venerdì, Novembre 22, 2024
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ZUK CONTRO MUSK: CHI CI PERDE E’ L’IMMAGINE POSITIVA DELL’ITALIA!!

È bastato lanciare l’esca in rete che tanti pesci sono abboccati. Per carità, non parliamo di “modernità”, di pragmatismo, di pubblicità e di valorizzazione. E non buttate nel calderone pure la beneficenza che fa tanto politically correct e basta più. Una buona maschera da mettere a quelli che una faccia non ce l’hanno più perché non possono più mostrarla.
Dopo l’annuncio dei due re del mondo social, Zuckerberg e Musk, di volersi sfidare in un incontro di arti marziali, di tenere una challenge, forse così è molto più international, dopo l’impossibilità di utilizzare quale location nientemeno che il Colosseo, abbiamo assistito al meretricio politico più spurio, che ha valicato i confini della decenza, ha superato la soglia della dignità, ha calpestato spudoratamente persino il decoro. Da nord a Sud dello Stivale, da Verona a Taormina, da Firenze a Pompei è stato un vero e proprio “offrirsi” ai due americani, affinché la “città aperta” ad ospitare l’evento potesse accaparrarsi lo “storico” avvenimento. E come se non bastasse già tutta questa vergogna tricolore, la Campania fa di più, bissa addirittura, non lascia ma raddoppia: se il Sindaco di Pompei mette a disposizione dei due “colossi” social l’Anfiteatro di Pompei, con tanto di bacchettata da parte del Primo Cittadino della vicina Ercolano che invita i due a venire in Campania “per le idee e non per le botte”, immediatamente Mastella, da buon mastino, candida Benevento tra i papabili della scelta col suo – di Benevento, non di Mastella – teatro romano.
Il copione che recita la politica è unico, nel senso che è uguale da nord a sud, isole comprese, monòtono e monotòno. Il politichese perfetto, la demagogia pneumatica incartapecorita di united colors rossa, bianca e blu con le stelline: la pubblicità. La visibilità. Dopotutto abbiamo a che fare con un mondo, quello di Zuck & Musk, perennemente in vetrina. Pubblico. E, forse, pure pubico. Non pudico.
Davvero dobbiamo credere che serviva il “duo yankee” per conoscere e far conoscere nel mondo intero l’Arena di Verona – e, perché no, quella di Pola – Firenze, ma solo su modello Leonardo vs Michelangelo (Nardella evidentemente ignora il taglio romano che i due avrebbero voluto dare al duello), Pompei ed Ercolano, Benevento, Matera e Taormina?
Se tutti questi Sindaci, amministratori che non sono altro, la smettessero di comportarsi come dei novelli promoter, potrebbero davvero iniziare a pensare ai siti archeologici che (s)vendono, in termini di pulizia, salvaguardia, formerebbero personale qualificato, si batterebbero per creare infrastrutture e potenzierebbero i modi per arrivarci. Potrebbero fare di tutto, eccetto, però, assecondare i capricci di due miliardari che vorrebbero rendere i nostri siti archeologici unici al mondo per bellezza, storia, età, conservazione, significato dei meri parchi giochi. Accessibili solo a loro. Ignorando e prestandosi al gioco di mettere un prezzo a ciò che ha solo un valore.
I due, però, potrebbero non essere il peggio dell’intera vicenda. Peggio di loro ci sono i nostri (ahinoi!) rappresentanti, che si sono scapicollati per farsi notare, come delle banderuole al vento, che si sono inginocchiati peggio di uno sciuscià che ha più dignità ed ora che i due sembrano aver bleffato e sono in procinto di annullare l’incontro-evento, la pubblicità promessa all’Italia tutta e, alla fine, non promossa da nessuno, non rimane che un’immane figuraccia, la prova plastica della spina dorsale ridotta a cinquantunesima stella o quattordicesima striscia. Una dimostrazione di fedeltà coloniale ai limiti dell’imbarazzo per l’identità italica e l’orgoglio tricolore.
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