Mentre a Roma i Segretari Generali dei Sindacati confederali (Cgil; Cisl e Uil) plaudivano al “nuovo metodo” di confronto inaugurato dal Presidente del Consiglio Conte sui temi del lavoro, della riduzione delle tasse e gli investimenti per il sud (come se con il precedente governo non fossero saliti e scesi dai palazzi del governo ad ogni piè sospinto!) a Napoli si consumava un nuovo dramma del lavoro e cresceva la disperazione e la rabbia per l’annunciata cessione del ramo d’azienda dello stabilimento Whirpool di Via Argine, nella periferia orientale della città.
La multinazionale americana, per la seconda volta in poco meno di un anno, ha mandato all’aria gli accordi con il Ministero dello Sviluppo Economico, sottoscritti nel mese di Luglio scorso per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Ponticelli e ha rinviato al mittente gli oltre 17 milioni di Euro offerti dal governo all’azienda metalmeccanica statunitense, sotto forma di sgravi fiscali e decontribuzioni per i 410 lavoratori da collocare in regime di “Solidarietà”. Tanto al fine di realizzare un efficace programma industriale di riconversione delle attuali produzioni e allontanare lo spettro della vendita o dei licenziamenti.
Solo pochi giorni orsono, infatti, si sono conosciuti i motivi del “passo indietro” del colosso degli elettrodomestici, riconducibili alla esiguità delle risorse già concordate e assegnate, spalmate in due annualità (10 milioni nel 2019 ; 7 milioni per il 2020) e contenute nel cosiddetto “Decreto Imprese” di fresca pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che contiene anche altre misure statali a sostegno di aree di crisi , industriale, soprattutto nel mezzogiorno. Decreto imprese che, a parere di Whirpool, spalmerebbe questi ulteriori 17 milioni di sgravi fiscali su tutti gli stabilimenti del gruppo industriale presenti in Italia (di cui tre in Campania) e , pertanto, non sarebbero dedicati esclusivamente alla riconversione e rilancio produttivo della fabbrica napoletana.
Da qui la valutazione negativa e postuma fatta da Whirpool, in quanto la proposta di sgravi avanzata dal Ministero non avrebbe garantito, da sola, la sopravvivenza del complesso industriale napoletano con il conseguente rifiuto di accettare la proposta formulata dal Ministro pro tempore Di Maio; il ritorno alla antica idea-progetto di Whirpool di vendita dello stabilimento; la ufficializzazione del nome del gruppo industriale acquirente ( gli svizzeri di P.R.S. Passive Refrigeration Solutions) specializzato nella costruzione di containers refrigerati ; i tempi e le modalità della cessione dello stabilimento napoletano (novembre 2019).
Il cambio di “colore” del nuovo Governo Conte ha dunque iniziato a mietere le prime vittime, partendo dai lavoratori di una industria situata in un’area del Paese fra le più martoriate per la crisi occupazionale e non soltanto.
A tal proposito e fermo restando l’atteggiamento a dir poco censurabile della Multinazionale Americana e lo sdegno per lo schiaffo in pieno viso sferrato alle Istituzioni del nostro Paese con questo vergognoso e alibistico dietro front unilaterale della Whirpool, va anche detto con estrema chiarezza che troppo flebile, raffazzonata e disorganica appariva ed appare la soluzione proposta dall’ex Titolare del MISE.
Anche agli occhi delle stesse parti sociali, la trattativa e la successiva sottoscrizione dell’accordo era parsa troppo frettolosa e orientata al ribasso, carente di un progetto di investimento credibile ed efficace predisposto dai tecnici del Ministero. Un progetto, al contrario affidato alla “benevolenza” della controparte e, pertanto, troppo discrezionale ed evanescente.
Una proposta economica avanzata in questi termini e in quei tempi così esigui, verosimilmente ed esclusivamente per dimostrare la rapidità di intervento del Ministro (nella doppia veste di Titolare del Dicastero dello Sviluppo Economico e di quello del Lavoro) e le sue qualità di “risolutore” delle controversie aziendali più spinose.
Nulla di più sbagliato, demagogico e supponente!!
La crisi Whirpool, del resto, si è aggiunta ad altri tavoli di crisi aperti presso il Mise in questi ultimi mesi. Anche più spinosi, dall’Alitalia alla ex Ilva di Taranto, dalle aree di crisi in Sardegna alla stessa Campania e via via ancora, sino a contarne almeno un centinaio. Naturalmente tutte irrisolte dal solerte ed efficiente pluri-ministro, da qualche settimana in fuga ……..verso l’Estero.
Campo Sud esprime la massima solidarietà ai lavoratori della fabbrica di Ponticelli e alle loro famiglie e si impegna a sostenere in ogni sede, con gli strumenti a disposizione di un giovane quotidiano, le iniziative di sensibilizzazione della pubblica opinione e di diffusione puntuale delle proposte che saranno avanzate dai lavoratori e dai loro rappresentanti, per la salvaguardia dei livelli occupazionali nel nostro territorio e la tutela dei propri diritti sacrosanti.