Ancora una volta, purtroppo, pare che la situazione italiana ed il futuro dell’Italia dipendano da Bruxelles.
Il presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen sembra essere venuta in Italia più per tastare il polso a questo esecutivo di contratto che per una visita di cortesia o per una colazione a Palazzo Chigi.
Mentre, infatti, propone, senza dettagli, nuove criteri di ripartizione circa l’accoglienza dei migranti e le conseguenti richieste di asilo fino ad arrivare a promettere la modifica del trattato di Dublino, che, però, deve essere approvato all’unanimità dal Parlamento europeo quindi, esprime solidarietà all’Italia, alla Grecia e alla Spagna. Ricordando, sottolineando, che a causa della loro posizione geografica, ob torto collo sono i primi porti di accoglienza.
Parole pronunciate subito dopo la situazione di stallo conclusasi con conseguente sbarco dalla Gregoretti, visto l’imminente arrivo della Alan Kurdi, nave ONG tedesca battente bandiera spagnola che punta verso il porto di Lampedusa e che ha prodotto le dichiarazioni/reazioni del Governo spagnolo che, con un tempismo ai limiti della casualità, fa sapere di non aver autorizzato alcuna operazione di soccorso. Mentre la Germania corregge il tiro e detta altre condizioni: si dice disponibile all’accoglienza di una parte dei profughi imbarcati-già-sbarcati sulla Gregoretti previo attracco in Italia della successiva Alan Kurdi.
Come a dire che sta ferma un giro che non è una penalità!
Il Presidente ci ricorda altresì che entro il 26 agosto bisogna esprimere un nome che andrà ad occupare una poltrona della Commissione Europea. Mentre Conte auspica un portafoglio di peso e la nuova eletta ricorda che è nelle sue facoltà rifiutare il nominativo qualora non lo ritenga all’altezza del compito da svolgere, si apre una nuova falla nella alleanza di governo gialloverde: la Lega esprime una rosa di tre candidati. Ritirato il nome di Giorgetti, presenta come papabili i fedelissimi Centinaio, Garavaglia e la Bongiorno che, dal canto loro, non sembrano guardare molto entusiasticamente alla carica di Bruxelles, preferendo avere le mani libere per un eventuale rimpasto.
Il Carroccio è già inviso al successore di Juncker visto che nemmeno l’ha sostenuta nell’elezione, contrariamente al Movimento 5 Stelle che non solo l’ha votata, ma i cui voti 14 sono risultati addirittura decisivi.
Forte di rimarcazione che evidenzia le quote rosa e in ossequio all’istituzionale amicizia, spunta il nome del ministro della Difesa (dell’inclusione e del pacifismo) Elisabetta Trenta. Che in un eventuale e millantato (ma mai ufficialmente richiesto rimpasto di governo) potrebbe addirittura volare a Bruxelles. Mossa a doppio taglio per i grillini che potrebbero essere criticati e paragonati agli euroburocrati di Bruxelles dalla Lega che – a questo punto – pretenderebbero di occupare con il leghista Raffaele Volpi il dicastero di via XX Settembre.
DiMa sceglie di essere cauto ed adotta la strategia dell’attendismo, dando così la precedenza nella scelta al partito di via Bellerio essendo il partito vincitore dell’ultima tornata elettorale in questione.
Meglio, dunque, evitare lo scontro (ponte Morandi, Flat tax, riforma della giustizia, autonomia regionale) ed attendere che si plachi la tempesta chiedendo solo di voler governare. Magari in autunno… quando Mario Draghi sarà libero da ogni vincolo europeo e Mattarella potrebbe proporgli la guida di un esecutivo di transizione (previa nomina a senatore a vita). Sul nome del(l’ex) governatore della BCE vi è il parere favorevole anche Silvio Berlusconi orfano ormai di Carfagna, di Toti e che potrebbe votarsi al Nazareno
Certi che al Quirinale stanno già misurando la temperatura “popolare”, anche se estiva.