Ci si mette anche la riduzione del numero di parlamentari da eleggere in questa prossima Legislatura che prenderà ufficialmente il via dopo le elezioni del 25 Settembre.
Problemi su problemi, diciamo almeno uno al giorno per il PD, che é alle prese con la coperta corta di dover “prepensionare” un buon numero di ex parlamentari per la nota riduzione dei seggi nelle due Camere, oltre a dover “necessariamente” lasciare spazi in lista proporzionale o nei collegi uninominali per i fuoriusciti del Movimento 5 Stelle riparati in questi mesi sotto le insegne dei “Democrat.”
Il caso più eclatante, l’ex bibitaro dello Stadio San Paolo, che ancora non ha deciso se accettare il collegio di Chiaia nel centro di Napoli, o piuttosto candidarsi in casa sua, in quella Pomigliano d’Arco ove l’attuale e ancora per poco Ministro degli Esteri, non dovrà sentirsi troppo sicuro ne sufficientemente blindato quale candidato del PD. Forse teme troppo la reazione dei suoi concittadini al cambiamento repentino di partito e di casacca. O, piuttosto, teme il giudizio degli elettori storici del PD di Pomigliano nelle cui orecchie risuonano ancora le invettive e i giudizi al vetriolo espressi dal Di Maio nei comizi delle politiche del 2018 contro il Partito Democratico. Elettori che oggi sarebbero costretti ad esprimere un voto proprio per “l’enfant prodige” del più deteriore trasformismo in stile “Prima Repubblica”. Altro che Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno!!! Un esempio davvero fulgido di coerenza politica e di fedeltà alle proprie idee e agli elettori che lo votarono.
Ma i problemi del PD non si limitano solo alle defezioni degli ex Deputati o Senatori cui viene scippata la poltrona dalle natiche, o dei nuovi aggregati ex Grillini da sistemare. C’é ancora un numero davvero considerevole di ex parlamentari eletti nel PD di Renzi e che oggi scontano l’amicizia troppo palese con l’ex Segretario DEM. A costoro non vien proposto alcunché o, al massimo, viene “offerto” un collegio uninominale nelle aree del Paese ove risultano più forti gli avversari di Centro Destra. Di qui le feroci polemiche, i piagnistei, le dichiarazioni di immediata vendetta, la porta del Nazareno sbattuta con ira feroce.
Ma non sempre é così ! Qualcuno, sempre in casa PD, prende spunto dal trambusto seguito alla predisposizione delle liste elettorali e annuncia a sorpresa la conclusione della sua esperienza di militante e di Dirigente politico di primo piano del partito di Letta. Tanto per manifesta incapacità di sopportare soprusi e scelte scellerate a danno dello stesso partito e di altri militanti della vecchia guardia. A suo dire mortificati dalle candidature di parenti, amici e cortigiani dell’attuale dirigenza PD. E’ il caso dell’autorevole ex Senatore salernitano Alfonso Andria, ex Presidente della Provincia di Salerno ed ex Parlamentare Europeo nella VI Legislatura. Poi Senatore della Repubblica. Alla notizia che la Direzione Provinciale di Salerno del PD in pochi minuti ha “liquidato” senza alcun dibattito la ratifica delle liste elettorali del partito per le prossime elezioni politiche di Settembre, sbotta con classe ma altrettanta fermezza, affidando il suo disappunto ad una lettera-documento inviata a Letta: “Il PD non é più un partito politico ma una porta girevole. Ormai é diventato uno strumento padronale ammalato di Deluchismo”. Andria si riferisce alla decisione di candidare alla Camera dei Deputati nella circoscrizione di Salerno il primogenito del Governatore De Luca. Il giovane rampollo é parlamentare uscente, eletto nel 2018 in un collegio casertano. Ed é in quel collegio che, secondo Andria, De Luca Junior andava ricandidato quale uscente. Anche in questa occasione. Per altro, senza l’inserimento del De Luca boys, ci sarebbe stato posto in lista per un altro Salernitano, Federico Conte, costretto a ritirare la sua candidatura a seguito di espresso veto del Governatore Campano. Che risulterebbe, tra l’altro, l’ispiratore e il tutor assoluto dei nominativi dei candidati cui affidare un posto nel proporzionale o un collegio uninominale nel vasto territorio della Provincia di Salerno. Tutto questo con il silenzio complice e assordante della Segreteria Nazionale del PD, Letta in primis, sempre più impaurito dagli strali e dalle “sceriffate” del “fumantino” e incontrastato Governatore campano. Una situazione davvero imbarazzante per il PD Salernitano. Ove in città, oltre che in gran parte della Campania, lo sceriffo regna sovrano e fa esattamente quello che gli pare e quel che gli conviene.
Alla faccia del “Manifesto dei valori” etici e politici che fu alla base del processo fondativo del PD. “Un percorso svilito e poi tradito -scrive Andria- attraverso il ripiegamento del partito salernitano entro logiche padronali e il ricorso continuo a metodi assolutamente opposti ai principi ispiratori del PD, pur di affermare una egemonia spesso basata sull’esercizio muscolare, fino a contraddire la sua stessa denominazione”.
Ma Salerno, malgrado De Luca, non é il solo caso in Italia ove il PD perde pezzi ritenuti di primo piano. E’ di ieri mattina la notizia del ritiro (travagliato) della candidatura alla Camera del Segretario Regionale della Basilicata, Raffaele La Regina, reo di aver postato un demenziale, ma soprattutto offensivo, post su Twitter in ordine alla legittimità dello Stato di Israele. La notizia dello scivolone dell’esponente PD si diffonde immediatamente sui media ed é subito gran confusione. Entra immediatamente in ballo Enrico Letta che, nella mattinata precedente, presentava alla stampa un gruppo di candidati, giovanissime leve di belle speranze dei DEM. Tra questi proprio il buon Raffaele La Regina da Potenza, studente universitario presso la Federico II di Napoli. Letta si affanna a difendere il suo giovane candidato, affermando che non può essere certo un twitter goliardico ad evitare la candidatura di un giovane politico particolarmente promettente. E respinge sdegnosamente la ipotesi di un ritiro del giovane già designato ad occupare un posto nelle liste del PD in Basilicata. Ma più tardi, con un tira e molla che non riesce ad essere tenuto nascosto, ecco un nuovo contrordine: Raffaele La Regina ritira la sua candidatura alla Camera dei Deputati per evitare difficoltà al suo partito, smontando sul nascere ogni possibile strumentalizzazione in danno del PD. Un “Beau Gest”, non c’é che dire, che nasconde in realtà un ripensamento dei vertici del partito sulla opportunità della candidatura dell’ingenuo (?) contestatore dello Stato di Israele.
Il caso dello studente di Potenza segue tuttavia un’altra vicenda dai contorni foschi e imbarazzanti: ci riferiamo al video pubblicato dal quotidiano “il Foglio” che ritrae una rissa tra uomini politici di primo piano del PD, per strada e di notte nel cuore di Frosinone, dopo una cena in un ristorante rinomato del centro cittadino. Si tratta di Albino Ruberti, Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma Gualtieri, della sua fidanzata Sara Battisti, Consigliera Regionale del Lazio del PD, Francesco De Angelis, Eurodeputato del PD ed ex Assessore Regionale del Lazio con suo Fratello Vladimiro, di professione broker assicurativo, più una quinta persona ancora non identificata nel video prontamente sequestrato dalla magistratura frusinate. Perché tanta attenzione della Magistratura per una lite per strada fra conoscenti o comunque tra colleghi dello stesso partito? La risposta risulta fin troppo evidente: perché nel corso del concitato diverbio sono state pronunciate frasi molto gravi. Minacce di morte da parte del Ruberti verso gli altri partecipanti alla rissa e poi, ventilate a voce alta, ipotesi di ricatti e tentativi di corruzione. Elementi molto discutibili e diremmo gravissimi soprattutto se a minacciare omicidi o dichiarare tentativi corruttivi siano soggetti politici di notevole levatura (Capi di Gabinetto del Sindaco della Capitale, Parlamentari Europei, Consiglieri Regionali. Tutti in carica.) E tra l’altro, proprio il Parlamentare Europeo del partito di Letta, coinvolto nella rissa, l’On. Francesco De Angelis, era pronto a candidarsi a Roma nel listino del PD per le elezioni politiche di Settembre prossimo.
Un autentico guazzabuglio in salsa elettorale queste disavventure calate sul capo di Enrico Letta prima ancora di ufficializzare le candidature degli uomini e delle donne Pd alle prossime elezioni politiche.
Da cittadini onesti non possiamo che essere soddisfatti della circostanza che una buona parte di questi “integerrimi” uomini politici del PD siano stati esclusi dalle liste. E che per nostra fortuna non li vedremo (almeno in questa legislatura) seduti tra i banchi del Parlamento nazionale.