Che Italia strana, stravolta e capovolta quella che stiamo vivendo. Quella che vuole gli anziani, che rappresentano la nostra memoria e le nostre radici, isolati e lontani. Soli. I giovani, invece, obbedienti, dietro uno schermo di compiuter per l’apprendimento scolastico, o per le relazioni sociali, o solo per svago. L’Italia del politicamente corretto, delle quote rosa, dell’inclusione e dell’essere forzatamente tutti uguali arrivando all’esasperazione del cancella-culture, delle verità infoibate e del negazionismo.
In questo contesto storico, politico, sociale e “coolturale” c’è una generazione che non si arrende e che dà vita a veri e propri atti rivoluzionari. Accade così che un manipolo di giovani osa ancora riunirsi de visu e mettersi in ascolto di un novantenne venuto dall’altro capo d’Italia. L’Associazione “L’Uroboro” di Cava de’ Tirreni (SA) ha ospitato Sergio Pessot, scrittore, giornalista e saggista che ha presentato la sua ultima fatica letteraria “Figli del Sole”, libro autobiografico che racconta una vita eroica degna di essere vissuta. Agli antipodi della melassa amarcord di nostalgici ricordi, di personaggi riaccreditati post mortem, di movimenti utopici passati e non più riproponibili, la vita di Sergio Pessot è l’idea che si fa azione, la concretizzazione della militanza identitaria.
Adolescente impegnato in azioni goliardiche, da meri franchi tiratori nella sua Genova “liberata” che lo vede sparare ad un carro armato americano, frutto di anni di ferocia e di morte, nutrite dalle bombe “alleate” e alimentate da quel desiderio di vendetta che serpeggia nell’intero Stivale. Quella Idea dell’arrendersi mai – Niemals! – quando tutti gli altri avevano già il fazzoletto rosso al collo. Una fascinazione per quella Idea. attraverso i canti e l’Esercito che, schierato, passa in rassegna e lo porterà ad appuntare sul bavero le Fiamme Bianche della Repubblica Sociale Italiana. E a combattere anche contro la sorte avversa, a lottare per una Idea che in tanti avevano abbandonato, ma che non li ha mai visti arrendersi alla sconfitta.
L’Italia inizia a stargli stretta e allora Sergio fa ritorno in Sud America – era figlio di genitori emigrati – sempre con le stesse idee ben radicate nell’animo. Idee che lo portarono a combattere guerre rivoluzionarie laggiù e a diventare un cantore del peronismo. Idea e Movimento politico che egli vedeva più vicina al suo Fascismo. Dall’Argentina si sposta in Bolivia per cercare di restare fedele alle Idee preservandole da ogni “contaminazione” revisionistica, postuma e folkloristica. Intanto, grazie al suo impegno giornalistico che offre “orientamenti” sempre più importanti e vincolanti, ritorna in Italia per tentare di (ri)costruire qualcosa di nuovamente importante. Partecipa, quindi, alla fondazione del Movimento Sociale Italiano dando vita ad una formazione così estrema tanto da guadagnarsi l’epiteto – manco a dirlo, ribaltato anch’esso – di “figli del sole” portato con orgoglio nel corso di quella vita che, a mano a mano, diventava più “normale” con distacco dalla lotta e dall’interventismo in prima persona. Sino a quando incontra i militanti di Casa Pound in cui vede i nuovi “tedofori” di quella fiaccola testimone di quella Idea immortale.
Al netto della vita eroica e “da manuale” che è degna di essere conosciuta oltre che raccontata, il valore aggiunto di questo incontro è Pessot stesso. E’ il suo entusiasmo coinvolgente, che quasi viene scaricato contagiosamente sulla platea di astanti che non possono far altro che essere ipnotizzati dal pathos che anima l’esposizione e destarsi “solo” per battere le mani. Magari a seguito di una risata spensierata. Come si fa a non ridere quando racconta di essersi arrampicato sulla facciata di Palazzo Chigi – da buon amante della montagna- per esporre il tricolore che il Presidente del Consiglio non aveva issato al balcone istituzionale e farsi beffa di quella che sarà successivamente la DIGOS che, in netta non ottemperanza ai voleri del Presidente del Consiglio in carica, avrebbe voluto identificarlo? Si arrampica sulla facciata del palazzo, dopo aver issato la bandiera sul pennone, chiede di entrare dalla portafinestra per poi uscire scortato dal portone principale del Palazzo che i suoi camerati stavano meditando di sfondare per liberarlo e, infine, rifilare un sonoro calcio negli stinchi a Giorgio Almirante.
Dispensatore di autentiche perle come quella che ci restituisce un Che Guevara – col quale condivideva l’alloggio – immerso nelle “sue” letture. Un giorno Sergio scopre il Che é intento a leggere il Manifesto di Verona e se ne stupisce molto: “Ma Ernesto, questo è Fascismo!”. “No, questo va oltre il Comunismo” controbatte il rivoluzionario cubano. Autentico italico adulatore che apostrofa poeticamente le donne quali “portatrici di acqua”.
Paradigma delle Idee che divengono azioni anche a novant’anni, che coinvolge e stravolge l’interlocutore per la sua vivacità, per la sua vitalità mai doma. “Militare, militare, sempre militare” è la sua preghiera. Rivolta a quei giovani lontani anni luce dalle sue “gesta” di adolescente già uomo, impensabili al giorno d’oggi, inattuabili con questa generazione che dovrebbe infuriarsi contro chi ruba loro la vita (altro che Greta!) con la DAD, la mancata socializzazione, l’omologazione al pensiero unico, l’amorfa imitazione degli influencer, la passiva somiglianza al divano, il rimbambimento ormonale, lo stordimento neuronale.
Chissà che non intenda proprio questo nel suo Figlio del Sole. ove scrive testualmente: “saper essere primavera che irrompe nell’inverno, nella stagione di sonno e di sedazione che stiamo attraversando dobbiamo riuscire a trovare il risveglio dentro di noi e saperlo trasmettere alla società narcotizzata che ci circonda.”.
E chissà se imitandolo, prima ancora di ringraziarlo, ci scopriremo anche noi “figli del sole”, magari dello stesso sole che non muore.
Tony Fabrizio, da un incontro con l’autore.
FIGLIO DEL SOLE, EDITORE ALTAFORTE-HOEPLI. DI SERGIO PESSOT. PUBBLICAZIONE AGOSTO 2021 Euro 16,00. Disponibile in tutte le librerie o anche in piattaforma AMAZON.