Voglio spezzare una lancia in favore dell’installazione in Piazza Municipio, quella falliforme e preservata da telo trasparente che tanto ha fatto discutere. Quella del Pesce che ha preso il posto del Pistoletto. Quel coso glande glande che ha preso il posto del culo de La Venere degli stracci e che ha attirato l’attenzione dei tanti allogeni e stranieri al punto che nessuno ha visto il cuore trafitto… come quello di tutti, napoletani e no, quando hanno visto l’installazione. Opera d’arte. Strano, ma vero, quel tubolare cilindrico con tanto di cappello in punta, ricoperto da un telo di plastica trasparente che nasconde il corpo venoso e sanguicitante nei colori altro non è che Pulcinella. L’arte va capita! E allora qui tocca immaginare. Magari quel Pulecenella non più come una volta, ma oramai triste, sfiduciato, che non fa più ridere con la sua maschera nei vicoli di Napoli. Peccato che Suonno d’ajere è di quasi mezzo secolo fa sennò Pino Daniele avrebbe potuto essere ispirato da “Tu sì na cosa grande”. Pulecenella che non è cchiù Pulecenella. Immaginate quando scendete al molo Beverello, dopo aver goduto della vista meravigliosa del Golfo che è il più bello del mondo, navigato da Ulisse ed Enea fino all’American Cup, protetti da quel Vesuvio che funse da protezione naturale ai tempi degli antichi Greci tanto che non fu necessario costruire barriere e protezioni. Megaride, l’Uovo, Partenope. La Galleria Umberto, Chiaia, Spaccanapoli col suo Cristo Velato e la vita in quell’antica, atavica struttura metropolitana di cardi e decumani così moderna e inalterata che si respira l’essenza del Natale pure se stai in canottiera. L’aria salubre di Caracciolo, terapeutica in Napoli Milionaria! e il meraviglioso primato del Real Teatro San Carlo. E questo solo per rimanere nel raggio della Piazza Municipio, quella che ospita il Maschio Angioino. Guardi e ti chiedi: “Ma che ha fatto di male Napoli per meritare ‘sta gente?”. Perché deturpare quel meraviglioso scenario già offeso da colate di cemento dalla follia incontrollata che ha asfaltato le stupende aiuole che ormai non si ricordano più? Se da profani non si vuole discutere sul valore dell’opera, ci si potrebbe minimamente interrogare sulla collocazione della stessa. Almeno questo. La rassegna “Napoli contemporanea” sta collezionando certe figure del c… o, ops… di Pulcinella, volendo essere più ‘contemporanei’.
Pulcinella del Pesce, però, ha anche aspetti positivi: è riuscita a compattare i napoletani tutti e non solo e ha tirato fuori quella comicità che a Napoli è nata e nessuno è mai riuscito a eguagliare. Immaginatevi la stessa installazione a Milano o Bologna a Catanzaro: ci sarebbero state solo polemiche, lamentele, forse lo scandalo, ma nulla di più. Napoli, invece, sta “cuffiando” tutti, artisti, curatori, installatori; ha sfoderato l’arma dell’ironia che è la ricetta per sopravvivere a tanta gente che la vuole male, che tenta di ammazzarla ogni volta e puntualmente, ‘o napoletano se fa sicco, ma nun more! Dopo questa, speriamo che Napoli cessi davvero di essere solo Pulecenella, la pizza, anzi, la capitale dello street food come l’ha eletta, con un certo orgoglio, l’intellettuRAI De Giovanni, e ogni altro luogo comune che, a torto o a ragione, è tristemente limitante. Tanto limitante. Ora che anche “pezzotto” è entrato di diritto nella Treccani come neologismo, vuoi vedere che ‘o pacco non l’ha fatto nemmeno il sindaco ed ex rettore Manfredi alter ego di De Luca, – che ha dichiarato di aver pensato anche lui ciò che hanno pensato tutti del Pulcinella – per indicare il loro impegno politico nei confronti della città e del suo popolo. Anche perché, vedendo lo stato attuale di Neapolis, Napoli è forse veramente ‘no Suonno d’ajere!
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