Chi l’avrebbe mai immaginato questo esito tambureggiante e risolutivo della crisi di governo? Chi avrebbe scommesso sulle dimissioni irrevocabili di Draghi? E, soprattutto, chi avrebbe mai pensato che si potesse arrivare allo scioglimento anticipato dell’esecutivo di Unità Nazionale? E che il Presidente della Repubblica firmasse il relativo Decreto di scioglimento delle Camere in sole 24 ore dall’esito del voto di fiducia debole e dimezzato in Senato?
Ebbene tutto questo é accaduto. Ed é scaturito si, dalle fibrillazioni intestine del Movimento 5 Stelle e dalla decisione di questi ultimi di non votare recentemente la fiducia sul “Decreto Aiuti” predisposto dal Governo. Elemento dirimente che ha dato vita ad una settimana di “teatrino della politica” stile prima repubblica, per tentare di recuperare i recalcitranti grillini alle ragioni della sopravvivenza ad ogni costo del Governo di Unità Nazionale.
Ma poi le vicende politiche sono sfuggite di mano. E dopo il passo falso dei 5 Stelle, reso ormai troppo difficile da raddrizzare, ecco la proposta avanzata dal Centro Destra di Governo (Lega e Forza Italia) attraverso una propria mozione presentata in aula al Senato, per formare un nuovo Governo sempre guidato da Mario Draghi, che escludesse dal nuovo esecutivo solo quella forza politica tiratasi fuori ufficialmente dalla maggioranza di Governo. Ma Draghi, supportato e mal consigliato dal PD, non ha inteso accettare l’unica proposta fattibile per rimanere in sella, se pure alla guida di un Esecutivo Bis. Ipotesi che gli avrebbe consentito di continuare nella sua azione di governo, sostanzialmente con la medesima coalizione e con la sola esclusione dei 5 Stelle, per altro ritiratisi liberamente e convintamente dalla avventura governativa targata Draghi.
Ma il buon Primo Ministro e illustre banchiere di lungo corso, dichiarava ripetutamente di non voler derogare dal suo iniziale proposito di imbarcare nella propria avventura politico-istituzionale di quel Governo di Unità Nazionale, il maggior numero di forze politiche parlamentari. Anticipando più volte e ufficialmente che il suo Governo non poteva sopravvivere senza la presenza nell’esecutivo di tutte le forze politiche che avevano, dal primo momento, contribuito direttamente alla sua nascita. Una dichiarazione che, allo stato, anticipava la propria indisponibilità ad andare avanti nell’azione di governo se non fossero rientrati i 5 Stelle. Ma noi sappiamo bene che in politica tutto é confutabile. Tutto può essere modificato. Se la cosa conviene…..
Ed é a questo punto che la “intellighenzia” dei vertici del PD, preoccupati dalla proposta allettante del Centro Destra, convincono Draghi a non accettare la risoluzione presentata in aula da Lega e FI, che mirava a procedere speditamente verso un Draghi Bis. Tanto per continuare l’esperienza governativa e portare a termine il programma politico-amministrativo concordato a suo tempo con il Presidente della Repubblica Mattarella. Qualora infatti Draghi avesse accettato quella mozione, il PD non avrebbe potuto che aderire a questa ipotesi di coalizione. Con il risultato di abbandonare i 5 Stelle al proprio destino di opposizione. La qual cosa avrebbe ostacolato e non poco la ipotesi (a nostro avviso già traballante) di alleanza elettorale tra PD e 5 Stelle attraverso il cosiddetto “Campo Largo” coniato da Letta per le prossime elezioni regionali in Sicilia, ma più ancora per le successive elezioni Politiche nazionali, previste nella prossima primavera.
Nei conciliaboli organizzati da Letta, Speranza e qualche altro buon tempone dello schieramento sinistrorso con il Presidente Draghi, tra le stanze più appartate di Palazzo Madama, nelle pause del dibattito parlamentare di ieri l’altro, si consumava una scortesia istituzionale degna dei peggiori democristiani degli “anni d’oro”, a danno di Forza Italia e Lega, stabilendo che quella mozione, presentata dal cosiddetto Centro Destra di Governo, non dovesse essere discussa in aula, per evitare che rimanesse agli atti la volontà di parte della maggioranza di governo di continuare l’esperienza governativa di Draghi ed evitare lo scioglimento anticipato delle camere.
Anche questa iniziativa squallida e scorretta, maturava per una precisa volontà del PD, fortemente interessato a ingarbugliare le acque già tempestose e addossare artatamente la responsabilità dello scioglimento delle Camere ai due partiti di Centro Destra. Rei, a loro dire, di volere arrivare alle elezioni politiche nel tempo più breve possibile, approfittando delle dimissioni del malcapitato Draghi, costretto a farsi da parte dall’azione proditoria di Berlusconi e Salvini. E, naturalmente, tacendo sulle responsabilità reali del Movimento 5 Stelle, che di questa crisi politica é stato l’artefice principale ed esclusivo.
Un tentativo maldestro e palesemente squallido di una sinistra ormai completamente “in bambola”, disperata e mistificatrice che considera il popolo italiano alla stregua di un gregge di pecore, facilmente addomesticabile e “governabile” attraverso la presenza di un solo cane da pastore, che abbaiando, ne orienta il percorso.
Brutta uscita di scena per un professionista tanto stimato in Patria e all’estero. Un uomo avvezzo alle difficoltà ma anche alla rudezza del mondo della finanza internazionale. Un personaggio di notevole spessore che tuttavia, nonostante la sua innegabile esperienza, é riuscito consapevolmente o inconsapevolmente a farsi irretire e condizionare dalla politica contraddittoria e meschina del PD. Espressione ed esempio palese di partigianeria. E null’altro!