Cresce l’indignazione nel Paese per l’ignobile trattamento riservato dai vertici delle Forze Armate al Generale Roberto Vannacci, dopo la pubblicazione del suo volume “IL MONDO AL CONTRARIO”. Una “maggioranza silenziosa” si sta muovendo spontaneamente per esprimere solidarietà e comprensione per il vergognoso accanimento dei “soliti noti” della sinistra nostrana, questa volta supportati anche dal silenzio ipocrita delle forze politiche di governo. Senza dire “dell’impegno” profuso in queste ore dai “grandi” giornali nazionali che, come belve fameliche, si sono avventati sulla appetitosa preda della ennesima polemica farlocca. Preda che, tuttavia, appare oltremodo coriacea e tutt’altro che disponibile a farsi sacrificare o sbranare da chi che sia.
Campo Sud, nel sottolineare la più totale solidarietà al Generale Vannacci e la assoluta condivisione dei contenuti del suo libro, ha inteso pubblicare tutti gli articoli, le opinioni espresse via Web e le riflessioni a caldo di tanti cittadini che han preso posizione in difesa di questo servitore dello Stato, fatto oggetto di un vergognoso e ipocrita attacco alla sua libertà di espressione e alla sua persona. I testi di queste riflessioni o questi articoli li lasciamo volutamente e correttamente senza firma, a tutela della privacy degli autori. Anche se molte di queste riflessioni sono già state veicolate sul Web e dunque già di pubblico dominio.
La Redazione di Campo Sud.
LETTERA APERTA AL GENERALE ROBERTO VANNACCI
Caro Vannacci,
in una triplice veste di bersagliere di professione, paracadutista dilettante e parigrado (ancorché ottantenne e in quiescenza), ti scrivo nell’impaziente attesa che un corriere mi recapiti il tuo “Il mondo alla rovescia”. Nel frattempo ho cercato di farmene un’idea sfogliando qualche quotidiano e leggendo il Twitter nel quale il ministro Crosetto con raffinata eleganza sentenzia che le tue “farneticazioni personali”, così si esprime sua eccellenza, “screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”. Immagino che Crosetto intenda tenere al corrente l’opinione pubblica sugli sviluppi del caso attraverso You Tube, qualche whatsapp e altri social. A bruciapelo ho ribattuto che “la dichiarazione di Crosetto è una farneticazione che scredita il ministro della Difesa”, ma solo ora mi chiedo perché si sia limitato a tirare in ballo la Costituzione (cosa che di solito fa il nostro Capo Supremo delle Forze Armate) e non anche altri testi sacri come la Bibbia, il Corano e il Bhagavad Gita, poema sacro indù.
Ti confesso che quando un amico ha accennato a leggermi l’incipit del primo capitolo del libro, “Il Buonsenso”, mi son detto (e mi sia perdonato il sermo castrensis): “Vannacci si è fottuto con le sue mani!” Buonsenso oggigiorno è una bestemmia, una parolaccia che sul piatto della bilancia del pensiero unico non ha alcun peso. Oggi si va per slogan, per dictat, che ovviamente non possono che essere prerogativa degli intellettuali di sinistra, unico humus dove germoglia e si sviluppa la cultura. Lo stesso amico mi ha riferito anche che le superiori autorità hanno provveduto pronta-mente, cieca-mente e assoluta-mente (come il regolamento di disciplina vuole sia l’obbedienza) a disporre che in data 20 agosto 2023 tu venga sostituito nell’incarico di comandante dell’IGM e passi nella forza extra-organico di non so quale ente. Il tutto in linea con i desiderata dei vari Zan, Fassino, Fratoianni e la nota Elena Ethel Schlein soprannominata Elly dalla sua attuale compagna. Desiderata recepiti tempestivamente dal ministro della difesa. Dopo questa notizia il mio secondo impulsivo whatsapp è stato: “Già destituito! A quando la sua degradazione? A meno che Crosetto non abbia già disposto per la sua fucilazione”. Egoisticamente mi chiedo cosa sarebbe stato di me se durante la mia carriera fossi capitato sotto la mannaia di un Crosetto. Avendo criticato insistentemente sulla pubblica stampa ministri, la politica militare e le gerarchie interessate, penso che sarei stato defenestrato prima di vivere il privilegio di comandare la “Sassari”. La mia fortuna è stata quella di incappare in un …Capo di SME che anziché darmi in testa per avergli contrapposto su un quotidiano nazionale un mio assai critico ordine del giorno non in linea con il suo che inneggiava al contributo militare italiano nella Guerra del Golfo…ebbene, quel Capo non solo mi perdonò ma mi onorò della sua stima e della sua amicizia.
E la mia stima ed amicizia ora sono per Roberto Vannacci.
Omettiamo la firma di questa lettera aperta.
In Italia:
puoi primeggiare all’accademia e superare le selezioni per entrare nell’élite dei combattenti;
puoi superare brillantemente corsi roccia, sci sub, lanci in caduta libera da 8.000 metri;
puoi superare corsi di sopravvivenza e resistenza agli interrogatori;
puoi essere spedito a combattere in Somalia, Ruanda, Yemen, Costa d’Avorio, Bosnia, Afghanistan, Iraq o Libia;
puoi aver comandato il distaccamento operativo, la compagnia, il battaglione ed il reggimento dell’unico reparto d’assalto dell’Esercito, gli Incursori paracadutisti del “Col Moschin”;
puoi esserti lanciato da 8000 metri con l’ossigeno e tutto l’equipaggiamento a meno 35 gradi sotto zero;
puoi aver fatto parte di team di assalto specializzati nel controterrorismo e nella liberazione di ostaggi civili;
puoi aver denunciato il rischio di esposizione all’uranio impoverito a tutela dei nostri militari e preso tutte le cautele del caso;
puoi avere tre lauree e parlare fluentemente cinque lingue,
ma se scrivi un libro (senza parlare di argomenti militari) e la gogna mediatica si scatena perché hai contravvenuto alle rigide regole del “politically correct”, ecco che per quello Stato che hai servito con sacrificio per più di trent’anni diventi all’istante un peso da scaricare. E anche in fretta..
Perché un soldato così scredita l’Esercito, la Difesa e perfino la Costituzione, già, quella bella carta in cui all’Art 21 recita:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Evidentemente a parte i generali..
IO STO CON VANNACCI
Omettiamo la firma di questa nota per il Generale Vannacci.
La norma generale e i ministri mainstream
di : NOTO GIORNALISTA E SCITTORE ITALIANO
C’è stata una novità nella rubrica “Il mostro della settimana” che puntualmente addita al pubblico disprezzo e alla gogna mediatica l’orco del momento: stavolta per il generale Roberto Vannacci è arrivata la sanzione del governo, col ministro della difesa Guido Crosetto che ha rimosso dall’incarico l’ex comandante della Folgore, mentre il suo libro epicamente e rapidamente scalava e capeggiava le classifiche. Non dirò nulla del libro che ho ricevuto, guardato qua e là ma non letto; e se un libro non lo leggi non puoi giudicarlo. Dirò invece qualche cosa sul contesto.
La prima è sull’uso della parola “normale” che è stata la chiave del linciaggio mediatico e politico. Normale/Anormale non è una valutazione morale, etica ma una constatazione di fatto. Per anni, gli stessi movimenti omosessuali si appellavano ai diritti dei “diversi”, presupponendo che gli altri fossero i “normali”. Da sempre l’umanità, ma anche il regno animale, si riproduce e si perpetua con l’accoppiamento tra un maschio e una femmina; è la regola, normale e naturale e non c’è nessun sottinteso elogiativo o spregiativo nel dirlo. E’ la vita, la realtà e fa parte del senso comune; magari col tempo i numeri e i rapporti saranno invertiti. Normale/Diverso si applica poi a vari contesti: io per esempio sono un diverso perché mancino, e nonostante la cattiva fama dei sinistri che usano la mano del diavolo, non ho difficoltà a definirmi anormale, che non vuole dire abnorme, subnormale, malato, ma semplicemente diverso dalla norma. Inquietante, invece, è l’uso politico della normalizzazione applicata dai regimi totalitari e in uso presso l’Unione europea: serviva a sopprimere scelte e idee non allineate al potere dominante. Non è un caso che alla classica contrapposizione tra paese reale e paese legale, usata soprattutto in ambito nazional-conservatore, la sinistra ha opposto al paese reale “un paese normale”, cioè adeguato al suo standard ideologico e non alla realtà sociale e all’esperienza storica. Qui “normale” è un retaggio inquietante della mentalità totalitaria.
Le diversità sono da riconoscere e da rispettare quando non abusano delle vite e dei diritti altrui (come è il caso di pedofili e stupratori, verso cui legittimamente il gen. Vannacci esprime la sua avversione). Un conto è criticare l’esibizionismo, la supremazia, il lobbismo gay, un altro è condannare una libera scelta privata.
Due, c’è una bella differenza tra chi constata un fatto, seppur sgradevole a taluni; chi esprime un’opinione controversa, da confutare ma da rispettare, o almeno da tollerare; chi narra fatti infondati e spara giudizi cattivi che va sconfessato e spubblicato; e chi infine offende, diffama, dice il falso, che va punito, con un provvedimento penale o disciplinare. La gogna vigente, invece, funziona sin dal primo gradino e reclama punizioni e censure.
Tre, Vannacci, come si è poi dimostrato dal consenso ricevuto, ha detto quel che il senso comune generale pensava e diceva fino a qualche anno fa; e che molti pensano ma non dicono nel presente, per non incorrere nella scomunica pubblica. Se lo ha detto con un linguaggio da caserma è perché lui è un soldato, usa un linguaggio diretto e non mediato culturalmente.
Tre, prima di condannare e cacciare un uomo, un soldato, guardate al contesto della sua vita professionale e al suo comportamento generale. Vannacci è un militare leale, con un curriculum di valore al servizio della Patria e dello Stato, non può essere con leggerezza rimosso perché in un libro e non in un discorso ufficiale “ha dato voce ai pregiudizi” (che sono per il pensiero conservatore la base del pensare comune, lo dico al ministro di un governo di conservatori; legga Vico, Burke, persino Gadamer, fino al venerato Scruton).
Infine vengo ai ministri che si adeguano al mainstream o al minestrone. Serpeggia in molti ministri e in qualche governatore di centro-destra l’ego-ansia di essere al passo della gogna mediatica, di compiacere i “pregiudizi” discesi dalla “cappa” e non dal sentire comune e dalla tradizione, e di adeguarsi ai codici imposti dalla sinistra ideologica, mediatica e giudiziaria in tema di ambiente, storia, educazione, migranti, sessi. Frasi compiacenti, inchini melliflui, mimiche fino al pianto, ora persino decisioni prone al mainstream. Ponetevi però una domanda: per quanto tempo e fino a quando, la gente che vi ha mandato al governo sarà disposta ad accettare questo vostro “astuto” conformarvi al politically correct che fino a ieri avete criticato?
Sono realista, la cautela è una virtù ma non bastava già il silenzio, elegante ed eloquente, perché avrebbe detto che il governo non scende nella bagarre polemica tra pro e contro? Il silenzio avrebbe scontentato tutti, ma in parti uguali e ridotte, senza compromettere nulla. Ma vorrei osservare una cosa. Già la politica incide poco e decide poco, e la destra per restare al governo sta accettando grossi compromessi che vediamo tutti. Se cede pure sulle questioni di principio, sui temi sensibili, se si adegua ai pregiudizi altrui, cedendo sui propri o su quelli di sempre, allora chiedetevi perché la gente dovrebbe continuare a sostenervi. Ricordatevi che il ciclo del consenso si è già accorciato di suo, voi così lo accelerate, svendete il consenso ricevuto per ricevere l’assenso del mainstream, che mai avrete in pieno.
Il problema è saper dosare audacia e prudenza, e capire quando è il tempo dell’una e quando dell’altra, e saper coltivare anche la terza via; che non è la furbizia di lanciare la palla in tribuna o parlar d’altro, ma saper spiazzare assumendo un punto di vista meno prevedibile e più originale. Per farlo non ci vuole astuzia tattica ma un’intelligenza politica e non solo, che è merce rara in politica e non solo… Consiglio finale gratuito alla Meloni; lasci passare la buriana, poi senza smentire il suo ministro, reintegri Vannacci nel suo incarico dicendo che per un militare il fare conta più del dire, e la dimostrazione di lealtà alla patria e alle istituzioni vale più di una dissertazione su temi che esulano dalla sua competenza. Non è il massimo ma sarebbe almeno un decoroso paracadute…
NEI PROSSIMI GIORNI CONTINUEREMO A PUBBLICARE ARTICOLI E RIFLESSIONI DI TANTISSIMI ALTRI ITALIANI DEGNI DI QUESTO NOME.