È arrivato come un temporale d’estate e quanto un temporale d’estate è durato. Effimero, come impongono deve essere la concezione della vita in questo mondo moderno. Priva di radici, priva di valori, priva di un domani. Una esternazione di carattere politico laddove la politica dovrebbe lasciare spazio al pensiero, al libero pensiero, che avrebbe dovuto comportare conseguenze di un terremoto e invece, è caduta nel baratro del dimenticatoio a favore di un’altra folle esternazione. Di pari livello. Parliamo del mondo accademico, delle università di Pisa e di Trieste e dei loro magnifici rettori. L’università triestina, con il suo obbligo di green pass (anche) per dare gli esami che devono essere sostenuti in presenza, ha rubato la scena al rettore dell’Università di Pisa che, ancora una volta, tanto per cambiare, ha negato l’esistenza delle Foibe. Nessuno, però, gli ha attribuito del negazionista, quell’epiteto con cui si etichetta, ad esempio, chi osa mettere minimamente in dubbio i numeri della shoah. E attenzione a non definirla impropriamente olocausto, passato oggigiorno a definire chi si interroga sulla narrazione imperante, nel caso ultimo, sul covid 19
Nessuno, eccetto una forza extraparlamentare di “violenti, nostalgici picchiatori”, ne ha chiesto la rimozione dall’incarico di questo “illustre” accademico. Incarico che gli è stato recentemente conferito. Ed é davvero grave il silenzio delle Istituzioni su questo fatto di una gravità assoluta. Che, quanto meno, denota una profonda ignoranza storica di un cattedratico. Per non parlare della faziosità e della partigianeria insopportabile.
Imbarazzante, seppur eloquente il silenzio del ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi, che non è pervenuto non si sa perché. Se perché è in vacanza, nonostante lo stato di emergenza prorogato al 31 gennaio 2022, o perché… boh! Ma da uno che è stato chiamato a sostituire una Ministra che ha comprato migliaia di inutili banchi a rotelle sperperando denaro pubblico e che ora affollano i sottoscala delle scuole disastrate, non ci si poteva aspettare di meglio. Meglio persino il dj Bonafede quando espose la massima “un reato quando non è doloso, è colposo”. Non pervenuto neanche il Presidente della Repubblica, muto e probabilmente in vacanza anch’egli. Qualche post da parte dell’opposizione che paga lo stipendio allo spin doctor pure ad agosto, per cui meglio farlo lavorare. Già, perché oggi la politica si fa così. Con un cinguettio in riva al mare e non più in Parlamento, dove nessuno più usa e osa presentare proposte di legge, controbattere, opporsi, fare battaglie. Un Parlamento esautorato delle proprie funzioni, visto che ormai le Leggi sono state sostituite dai Decreti e prima ancora dai Dpcm, dalla Circolare Compensativa Ministeriale e dall’umore del Ministro che ha mal digerito la peperonata della sera prima, piuttosto che la salutare minestrina.
Evidentemente un atto dovuto quello del dr. Montanari, un ripetitivo “rito di iniziazione” di chi, magari in assenza di talento specifico, basa la propria carriera sul solito, ripetitivo antifascismo bislacco e da teatrino.
Nessuno che abbia avanzato dubbi sulla sua sanità mentale, sulla sua capacità morale – lapalissianamente assente – e sulle sue competenze culturali. Ma il Montanari, per essere davvero magnifico, non si limita a negare l’esistenza delle Foibe, ma addirittura chiede la cancellazione della Giornata del Ricordo. Quella che ogni anno il Presidente della Repubblica commemora pubblicamente al Quirinale.
Ma se l’illustre Rettore non vuol credere alla storia di Norma Cossetto, studentessa stuprata svariate volte solo perché era figlia al segretario politico del Fascio locale (Santa Domenica, oggi Croazia), può informarsi sulla fine, differente solo per età, di Giuseppina Ghersi che quando fu stuprata e uccisa di anni ne aveva solo 17. Se questo non gli basta può ricercare notizie in merito alle restanti 2363 donne, che sono solo quelle accertate, cui i partigiani comunisti hanno riservato la stessa fine. Se questo non gli è ancora sufficiente, può chiedere direttamente alla signora Egea Haffner, ancora vivente e “passata alla storia” come la “bambina con la valigia di cartone” privata persino del nome e dell’identità, come accadde pure al padre, colpevole solo di conoscere il tedesco. Può chiedere ai tantissimi deportati dell’Istria e dalla Dalmazia o ai loro figli e nipoti viventi, testimoni di inenarrabili atrocità.
Le opinioni del Rettore dell’Università per stranieri non saranno certo assunte a verità e Montanari, forse ne è cosciente anche lui, è solo l’ultimo utile idiota che si affanna in simili idiozie partigiane. Ma le sue affermazioni sono gravi perché vanno contestualizzate in un periodo in cui si imbrattano le statue, si rovinano irrimediabilmente le antiche vestigia, si annientano radici e valori, si distruggono sapere e sapori: un’altra tessera nell’orribile mosaico del cancel culture, del black lives matter, del finto buonismo e dell’essere forzatamente tutti uguali, senza capire che la vera ricchezza è proprio la diversità tanto negata e demonizzata proprio da quelli che la vogliono abolire.
In attesa che qualcuno in un futuro molto prossimo elogi per le “scelte economiche” gli infoibatori perché risparmiavano proiettili, visto che la gente da infoibare era legata con del filo spinato ai polsi per cui bastava colpire il primo perché trascinasse con sé tutti gli altri. In un misto di morte-vita-sofferenza in modo da acuire ancor più il trapasso. Ma queste sono verità storiche inconfutabili. Per cui ci si dovrebbe interrogare piuttosto sul perché di queste menate della “sinistra” intellighenzia. Cosa nascondono queste esternazioni folli e stomachevoli di rappresentanti del mondo Universitario, apertamente espresse da un uomo di sinistra che ricopre un ruolo pubblico, oltre che di educatore e docente?
Il punto è che rischiano di combattere, e la sconfitta appare più che evidente, ad armi pari: a partire dal definire il termine foiba, per troppo tempo vergognosamente derubricata a cavità carsica. Due parole. Stop. Meno si dice e meglio è. Magari dovrebbero ammettere che le brigate partigiane non erano altro che un’accozzaglia di personaggi che avevano tutti i crismi per essere considerati dei banditi, senza una uniforme, senza una regolarità e senza una parvenza di riconoscibilità. E men che meno di pietà umana. Che il loro odio è stato riversato esclusivamente nei confronti dei loro stessi connazionali. Spesso conoscenti che hanno condannato a morte in spregio ad ogni regola persino di guerra. Che sono stati capaci di atroci nefandezze verso gente che non c’entrava nulla con il loro livore. Che tanti crimini potevano essere evitati perché gratuiti. Che feroci delitti rispondevano solo al loro odio per una ideologia che non contemplava altro. Che loro stessi sono state solo pedine di un disegno volto a fare della loro Patria uno stato satellite di una Paese criminale, dove ogni libertà era bandita, dove ogni pensiero era vietato. Che sostanzialmente gli antifascisti hanno combattuto una guerra civile anche dopo che era già finita una guerra mondiale. Commettendo delitti di guerra a guerra finita. Che non è poi tanto differente dall’idea praticata oggi di combattere il Fascismo a 80 anni dalla sua caduta.