E basta! Diego Armando Maradona è morto e va lasciato riposare in pace. Il D10S del calcio, immortale per ogni tifoso e per i napoletani in particolar modo, ormai appartiene alla morte e – per dirla con un altro napoletano doc – in quanto tale, appartiene alla “categoria” delle persone serie.
Chi non è serio sono i viventi, gli speculatori che riescono a rendersi protagonisti di un (dis)livello vergognoso – evidentemente non per costoro – e che non disdegnano uno sfruttamento fino all’osso. Persino post mortem.
Il silenzio interessato del presidente De Luca sui festeggiamenti per la vittoria della Coppa Italia in piena pandemia, replicato e seguito a ruota dal sindaco de Magistris in occasione degli assembramenti per commemorare la dipartita del campione argentino in ogni dove in città, da Forcella ai Quartieri Spagnoli, dal Bronx allo stadio a lui immediatamente intitolato, sono stati il banco di prova, la prova del nove per accaparrarsi un poco di consensi, per cui, assodato che il calcio è un ottimo cavallo – ciuccio nella specificità topica – di battaglia, perché non (continuare a) cavalcare il “ciuccio” per essere un poco più “popolari”? E pure per farsi un poco di pubblicità in vista delle imminenti elezioni.
Dunque, se Giggino si inventa la dedica allo stadio, Vicienzo gli intitola la fermata dell’EAV con tanto di murales su cui è meglio non soffermarci.
Ma siccome ‘o Sinneco ha deciso di cambiare incarico e pure regione, quale migliore ereditiera dell’assessore alla cultura Eleonora De Majo per la “politica della bandana”?
L’assessora ex (?) centro sociale Insurgencia, paladina della Napoli violenta (da qui anche il titolo del libro del Sindaco-magistrato: sarà un caso?) che non disdegna di partecipare ai cortei contro la Polizia di Stato unitamente al compagno, assessore alla III Municipalità, seguiti alle aggressioni a danno delle Forze dell’Ordine in piazza Bellini la scorsa estate, “riesuma” ancora il Pibe de Oro e partorisce la “geni(t)alissima” pro-posta: chiamalo pure “crowdfunding per il monumento al D10S”, ma alla fine è la colletta per la statua!
Sul sito istituzionale del Comune di Napoli è già stata lanciata la ricerca di proposta per la realizzazione di un’opera artistica in memoria di Diego Armando Maradona da collocare all’esterno dello stadio, un’altra – sempre a detta della De Majo – dovrebbe essere collocata a piazzale Tecchio che dovrebbe addirittura riconvertire il nome proprio in favore del campione argentino.
La statua “vincitrice” sarà scelta da una commissione giudicatrice composta da personalità dello sport e della cultura e sarà finanziata attraverso un crowdfunding, “affinché si rispetti la proprietà collettiva, cioè del popolo napoletano”.
Che è dire che il popolo napoletano mette i soldi e lei/loro sceglierà/sceglieranno la statua. Per loro.
Senza pensare, poi – o prima – a come si sentirebbe l’artista ad essere pagato con la colletta!
A volerla dire tutta, una statua, dal pregevole valore artistico ed estetico, è già esistente e l’ha creata l’artista napoletano Domenico Sepe che ha immaginato Dieguito come un dio greco, ma… evidentemente non basta.
Così come, a conoscere il bilancio comunale, forse non bastano i soldi, nemmeno per una statua! Ma de Magistris e i suoi, quali dei 41 rimpasti e quali di quelli rimasti non si sa, sarà ricordato (anche) per i suoi eventi “magistrali”: uno su tutto i concerti in streaming costati ben 300 mila euro. Eventi che hanno prodotto molta visibilità e niente più.
Davvero Napoli, lo sport e la cultura hanno bisogno di tutto questo o la statua è il segno più evidente del loro immobilismo? La colletta, ops crowdfunding, non è forse l’immagine di questa amministrazione che non ha i soldi nemmeno per onorare la memoria storica? Che è un po’ come il messaggio politichese diffuso dall’”impanicato” presidente De Luca, contagiato dalle sue stesse fobie riversate nella gestione della cosa pubblica: correre a vaccinarsi per poi dare l’esempio. Eppure, Napoli è la città addò nisciuno è fesso!
Questa trovata fa parte addirittura di un progetto opportun(istic)amente orchestrato e che risponde all’esplicativo nome di “Sinfonia di felicità” che porta a puntare – e a rimpinguare – il rilancio del turismo facendo leva proprio sul tema “Napoli e Diego”.
Ma Diego sarebbe felice di tutto questo teatrino? Chissà cosa direbbe il numero 10 di tutto questo mercimonio sulle sue spalle. Proprio lui che era abituato a dare non a ricevere, che è rimasto povero e umile seppur milionario, che continua ad essere amato dalla gente semplice perché rispecchiava uno di loro.
Napoli e soprattutto i napoletani hanno davvero bisogno di pagarsi una statua per onorarlo? Per ricordarsi di lui? Per raccontare ciò che qui ha significato? Qui che prima che altrove la gente è scesa per strada per rivendicare pane e lavoro? Nella Napoli che in questo triste momenti i cinesi vogliono comprare a pezzi? Quella Napoli capace di amare e di accogliere i profughi istriano-dalmati già ai tempi dei campi IRO e che questa amministrazione sente la necessità di sottolinearlo con un’altra installazione “Nessuno escluso”. Quella Napoli che proprio i “primi” riescono a non amare. Questo è il loro modo di essere napoletani?
Diego, perdonali, se puoi!
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SINFONIA DELLA FELICITÀ: MA MARADONA NE SAREBBE FELICE?
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