Detto fatto. La politica del fare. Questo sì che è dare una parola, la parola fatta azione. L’aveva annunciato Vincenzo De Luca e, contrariamente alle direttive del governo centrale, che (chissà se) sentito il CTS – il Comitato Tecnico Scientifico di esperti, di rado consultato e praticamente mai ascoltato, chiamato a decidere al posto del governo “dei Migliori” e di quello prima, in Campania resta l’obbligo di mascherina. Al chiuso, all’aperto, nei locali, all’aria, da soli o in compagnia. Sempre, dovunque, comunque.
Lo aveva annunciato Cenzino De Luca che non dispone certo del CTS, ma, forse, nemmeno di altri rispettabilissimi pareri professionali – tutti concordi nel dire che l’uso prolungato della mascherina è sconsigliato in quanto provoca effetti che potrebbero rivelarsi anche gravi come l’ipercapnia – e legali che, nonostante imperi, o meglio, “collabori” tale magistratura”palamarizzata”, pur concorda nel non obbligare all’uso della mascherina in quanto non considerata presidio medico.
Si sa, De Luca è un pezzo… d’uomo, l’uomo che non deve chiedere mai. E allora mascherina sia! Per tutti, urbi et orbi. In saecula seculorum!!??
Un (non) senso di esasperazione smisurata di ogni forma di protagonismo egoistico a tutti i costi, detentore della verità assoluta e incontrovertibile e da non discutere, come da vizietto tipicamente sinistro, uno sciovinismo malato e deteriorato, nato già marcio, un padre padrone che vieta ai figli di mangiare per non ingrassar, non curandosi che possano anche morire di fame.
Che la mascherina sia la genialata deluchesca per “mascherinare” – che non è un ossimoro dei termini italo-partenopeo mascherina e denaro – al fine di alzare la soglia di attenzione ed evitare di far toccare con mano e pure con tutto il corpo il disastro sanitario che il “n/mostro” ha creato tagliando fondi e mangiandosi intere strutture ospedaliere in favore di un sistema degno di Salerno Capitale, per la serie “mangio ovunque e lo deposito a Salerno”, non è certo una novità, ma, per quanto incredi-bile possa essere, esiste qualcosa persino peggiore di tutto questo. La pezza peggiore del buco, ovvero le “giustificazioni” con cui Delukistan ha tentato di spiegare la sua ordinanza: proroga di mascherina in vista del Carnevale e di San Valentino. A Carnevale giù la maschera e a San Valentino effusioni protette. Non è una gara al ridicolo, al grottesco e non è nemmeno uno scherzo, ma solo… chiacchiere! Di governo. Centrale e periferico. Griffe contro sottomarca. Solo l’ultima battaglia di una guerra del governo-ombra al suo-ma-non-suo governo, sostenuto dal suo partito da cui era partito a sua volta. Chissà, magari col disincanto del tempo potremo affermare addirittura che il Covid non uccide, ma vitalizza pure. Almeno politicamente, a guardare il governatore col lanciafiamme che non è riuscito a spegnere l’incendio divenuto ormai virale e i cui strascichi sono ormai talmente grandi da non poter essere più nascosti sotto al tappeto. Per altro interamente occupato dalla gestione “sanitaria” – è proprio il caso di dirlo! – dall’inquilino di Palazzo Santa Lucia.
Eppure, la guerra al governo De Luca avrebbe potuto condurla anche in tempi di pandemia proprio su “sapori e odori” della propria terra: se proprio non riesce a vedere un’inflazione incontenibile che a breve esploderà, partite IVA che scompaiono come se fosse neve al sole d’agosto, conseguente disoccupazione ed inevitabile povertà, facile manovalanza per la malavita, serrande abbassate ovunque da far impallidire persino il peggior De Luca chiusurista, serratista e serramentista. Proprio nei giorni in cui nel Palazzo della Regione di redigeva la nuova ordinanza per la proroga della mascherina, in Parlamento venivano modificati, con fare da criminali come si confà a quei soggetti che da politici sono assurti agli oneri della cronaca quali cronici amministratori, liquidatori per i primi della classe, gli articoli 9 e 41 della Costituzione, principio cardine e opera prima di quella intellighenzia che, col tempo, ha dimostrato non solo di non averla mai redatta quella Carta, ma nemmeno di averla mai compresa e, chissà, se qualche volta almeno “Letta”. L’articolo 9 fa parte dei 12 articoli cosiddetti fondamentali. Ovvero intoccabili, che non si possono modificare, limitando, di fatto, l’ingerenza del Parlamento e del Governo rispetto al lavoro dei “Padri Costituenti”. Ma con la complicità di “collaborazione” di Parlamento e Corte dei Costituzionale, presieduta dal rinnovato Mattarella, costituzionalista, hanno solo creato il precedente perché si possa modificare non in futuro, ma già da subito, anche l’immodificabile: togliere la sovranità al popolo che non mi pare la eserciti più; revocare il divieto di discriminazione e anche qui mi pare che col green pass, base, rafforzato, super e mega l’apartheid sia bella che servita; cambiare bandiera: ma non abbiamo, forse, adottata quella dei liberatori ottant’anni orsono e quella blu con le stelline da cinque lustri a questa parte? Ma attenzione perché l’articolo 9 è anche quello che tutela “lo sviluppo della cultura” (De Luca ha messo in DAD tutta la scuola campana anche quando non lo poteva fare!) nonché “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi”. Lapalissiano aggiungere che De Luca governa la terra dei fuochi ed è uno dei protagonisti delle famigerate ecoballe. Dopotutto, anche Greta, come i ghiacciai, si sta sciogliendo.
L’articolo 41, invece, riguarda(va) l’iniziativa economica privata: sarà sempre più difficile fare impresa nel Bel Paese. Mi pare che con i lockdown siano tante le saracinesche che non si sono più alzate. Non solo quelle “non essenziali”. Ciò comporterà il definitivo smantellamento della classe media e un impoverimento generale. Collettivo. Comune.
Non una parola e nemmeno una ordinanza da parte dello Sceriffo lucano, niente. Silenzio. Assenso, ma non di assenza. Collaborazionista. Tengo famiglia: che s’ha da fa pe’ campà?
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SE IL GOVERNO FA (POCO E) MALE, DE LUCA FA PEGGIO !!
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