La assurda contestazione che ha visto vittima al Salone del libro di Torino Eugenia Roccella, ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità del governo Meloni, merita alcune considerazioni ed alcune informazioni.
Attiviste del movimento “Non una di meno” hanno impedito al ministro di presentare il suo libro.
Nessuno delle contestatrici ha sentito il bisogno di un franco ed educato confronto. Hanno scelto la strada della gazzarra. Non erano evidentemente in grado di controbattere eventuali dichiarazioni di Eugenia Roccella, la quale ha avuto un comportamento esemplare dichiarando “Non voglio che nessuno sia portato via con la forza”.
Stile e signorilità che evidentemente non fanno parte del bagaglio culturale delle contestatrici. Stile e signorilità che non fanno parte neppure del bagaglio culturale del direttore del Salone, lo scrittore Lagioia che non ha saputo né voluto prendere posizione.
E’ necessario riportare alcune affermazioni contenute nel libro che la ministra avrebbe voluto presentare.
Una colpisce in modo particolare:
“Un ginecologo cattolico, Adriano Bompiani, disse una volta che le donne sono disposte a tutto per avere un figlio, e disposte a tutto per non averlo”.
Si riferisce a quello che lei definisce “un minuscolo esserino” che entra nel corpo della donna senza chiederle permesso.
E prosegue con altre considerazioni sulla maternità che, chiarisce, non è tutta luce.
“Il corpo materno si divide, per nove mesi è due in uno, creature distinte in un unico corpo”
Il libro di Eugenia Roccella è stato definito, da Raffaele Oriani, che ne ha scritto su Repubblica, ben scritto e coinvolgente.
Lo hanno mai letto le contestatrici del Salone del libro?
Tuttavia non possiamo che evidenziare questo clima pesante e insopportabile che si va consumando di giorno in giorno. Ci riferiamo alle contestazioni più o meno “rumorose” a seconda dei manifestanti che “improvvisano” queste messinscena stile sessantottino.
Una rappresentazione miserevole che nulla ha a che fare con il confronto democratico anzi, rappresenta la negazione della democrazia e del confronto dialettico su temi sensibili che, al contrario, necessiterebbero approfondimenti e dibattiti aperti con soggetti esperti e disponibili al dialogo. Impedire di discutere di un libro appena pubblicato e che viene presentato in una apposita manifestazione culturale come il Salone del Libro di Torino, testimonia il vuoto mentale dei manifestanti, la carenza di cultura, anche democratica di costoro, il pericolo incombente sulla convivenza civile che questi professionisti della protesta “incivile” vogliono determinare con le loro manifestazioni violente e premeditate. Sarà così fino a quando?