Diventato sede di ben due Istituti scolastici distinti: Il Nido comunale “Rocco Jemma” e la Scuola materna statale “De Simone”, quale plesso dell’Istituto comprensivo “Fava-Gioia” nel quartiere di Materdei, l’edificio scolastico costruito nel 1937 in perfetto stile “razionalista”, oggi di proprietà del Comune di Napoli, é stato per circa quarant’anni la sede dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, sino allo scioglimento dell’Ente avvenuto nel 1975. Una sorta di Consultorio ante litteram per l’assistenza sanitaria, psicologica e sociale rivolto esclusivamente alle donne in gravidanza, ai piccoli nascituri e i bimbi in età pediatrica. La istituzione dell’ONMI, voluta da apposita Legge dello Stato del 1925, era la risposta del Regime Fascista alla mortalità infantile ancora troppo elevata negli anni 20 e trenta ed aveva un compito esaltante e fondamentale: la protezione e l’assistenza socio sanitaria della donna in maternità e dei bambini in età pediatrica o socialmente deboli o peggio ancora, abbandonati. Erano quegli gli anni in cui ancora ci si ammalava e spesso si moriva con la tubercolosi, la poliomielite, la difterite (per la quale ultima patologia fu messo a punto il vaccino già nel 1939). Ma si moriva anche di gastroenterite infettiva; broncopolmonite acuta; meningoencefaliti. E molto spesso anche la mal nutrizione incideva significativamente sui livelli di mortalità infantile. E purtroppo non esistevano ancora cure adeguate ma, soprattutto, farmaci e terapie efficaci per il contrasto di questi eventi morbosi.
Occorreva dunque intervenire con immediatezza e con strumenti eccezionali. Si istituirono con Legge dello Stato i Dispensari Antitubercolari Provinciali dotati di propri edifici e realizzati ad hoc, ove veniva svolta ricerca scientifica mirata; assistenza sanitaria e prevenzione; diagnosi e cura per categorie di lavoratori più a rischio o per fasce di popolazione individuate. Ma non bastava. Furono istituite a Roma (1935) e a Napoli (1939) le prime Scuole di Specializzazione Universitaria in “Tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio” per formare i giovani sanitari in una branca medica indispensabile. Ma occorreva comunque garantire una assistenza ospedaliera e una ospitalità alberghiera di prim’ordine per gli ammalati di tubercolosi, che avevano assoluto bisogno di luoghi di cura con alta ossigenazione, in ambienti salubri dotati di aree verdi e folte alberazioni circostanti. Furono pertanto realizzati i Sanatori antitubercolari per la diagnosi, cura e la indispensabile ricerca medico-scientifica. L’esempio più tangibile e tutt’ora in esercizio é dato dall’Ospedale Spallanzani di Roma che tanta parte attiva e qualificata ha espresso, di recente, nella ricerca scientifica e nel contrasto alla pandemia da Coronavirus. Ma anche a Napoli sarà realizzato l’Ospedale Principe di Piemonte (oggi Monaldi) con le medesime finalità di nosocomio antitubercolare e con le medesime caratteristiche costruttive, con ampie camere di degenza, ampie finestrature, spazi di socialità, mense modernissime, strumentazioni sanitarie di eccellenza, addirittura un albergo interno in stile Liberty per i parenti dei ricoverati (oggi chiuso) e tantissimo verde circostante.
I sanatori furono comunque realizzati in tutte le province italiane. Tutti con le medesime caratteristiche. Molti dei quali ancora operativi, pur se adeguati alle attuali esigenze di assistenza sanitaria. E a nessuno é venuto mai in mente di abbatterli o ricostruirli. Pur se realizzati in massima parte negli anni trenta in evidente stile architettonico razionalista che, notoriamente, sono caratterizzati da una evidente architettura monumentale e una conseguente solidità strutturale più che notoria. E diremmo anche, più che riconoscibile, apprezzata e tutt’ora collaudata da migliaia di pazienti al giorno.
Ed é per questo motivo che, ritornando al nostro iniziale discorso sull’Asilo nido di Materdei, non riusciamo proprio a capacitarci sulla “necessità” espressa dall’Amministrazione Comunale di Napoli di abbattere e ricostruire in loco l’attuale edificio scolastico, ex sede ONMI di via Guglielmo Appulo, nel cuore del centro storico della città. Da notizie apprese sembrerebbe che l’edificio costruito nel 1937 non sia dotato di criteri costruttivi antisismici. Bene! Si proceda ad un adeguamento sismico come spesso avviene in casi analoghi. Ma qualcuno sostiene che questo edificio sia stato individuato per essere sottoposto ad intervento ricostruttivo complessivo attraverso un programma predisposto dagli uffici tecnici e finanziati con risorse del cosiddetto PNRR. Meglio! Basterà richiedere allo Stato un finanziamento meno oneroso e procedere con il progetto di solo adeguamento sismico del plesso scolastico. In tal modo e tra l’altro, le risorse risparmiate potrebbero essere dirottate su tanti altri edifici scolastici comunali altrettanto noti e certamente più malridotti e “pericolosi” del Plesso di Materdei. Edifici scolastici che i tecnici comunali non possono non conoscere. Ma soprattutto non possono tacerne le condizioni di degrado strutturale nel quale versano.
Altra considerazione che non si può non sottolineare: leggendo la presentazione dell’Asilo nido “Rocco Jemma” sul sito del Comune di Napoli, apprendiamo che l’edificio scolastico é ampio e luminoso, é suddiviso in due piani, dotato di ambienti comodi e soleggiati, pensati e organizzati in funzione del bambino….e vanta una tradizione decennale di accoglienza per la primissima infanzia.
Una presentazione piuttosto soddisfacente dell’Asilo comunale che certamente corrisponde alla realtà. Ma l’elemento importante che emerge é che l’edificio é costituito da soli due piani. E a vederlo dall’esterno esso si presenta in ottime condizioni di esercizio (o abitative), con la medesima immagine di solidità e razionalità architettonica delle foto d’epoca che ritraggono “La casa della mamma e del fanciullo” nel giorno dell’inaugurazione. Pertanto ci domandiamo: é lecito chiedere danaro pubblico allo Stato (Fondi PNRR) per un intervento di abbattimento e ricostruzione di un edificio di soli due piani sul quale andrebbero eseguiti esclusivamente interventi di adeguamento sismico, meno onerosi e certamente meno invasivi e rapidi della paventata ricostruzione ex novo.
E cosa ne pensa la Sovrintendenza ai Beni Culturali e Architettonici della decisione di abbattere un edificio pubblico costruito oltre 80 anni or sono per il solo particolare che sarebbe privo di “patente antisismica”. Come é possibile prevederne l’abbattimento allorquando tutti conoscono l’esistenza del vincolo architettonico che ne impedisce l’abbattimento ma, piuttosto, ne favorisce eventuali interventi di restauro e conservazione dell’immobile? E’ stato richiesto dai tecnici del Comune esplicito e obbligatorio parere alla Sovrintendenza competente in ordine alla verifica della sussistenza o non sussistenza del vincolo architettonico, così come previsto dalla Legge n. 42 del 2004 e successive modificazioni (Legge 124del 2017 comma 175 lettera C).?
Insomma la questione é assolutamente aperta e lontana da una risoluzione in tempi brevi, come l’inserimento nell’elenco delle opere pubbliche da realizzare con fondi PNRR richiederebbe. E la nostra preoccupazione (oltre a quella dell’infelice proposta di abbattimento di un edificio pubblico tutelato da legge dello Stato) é che il piano di interventi di opere pubbliche sottoposto dal Comune di Napoli al finanziamento statale del PNRR , possa saltare proprio per un progetto privo di regolari pareri vincolanti della Sovrintendenza sulla fattibilità di abbattimento dell’asilo Jemma. Allungando i tempi di esecuzione di altri progetti finanziabili e di cui la città ha davvero assoluto bisogno.
Concludiamo con un vivo appello ai Signori tecnici del Comune di Napoli per scongiurare l’abbattimento della Scuola Materna Jemma di Materdei, attraverso una nuova e necessaria progettazione dei soli lavori di adeguamento sismico sul fabbricato, possibilmente sempre con i fondi del PNRR . Ma nel contempo, chiediamo a gran voce al Signor Ministro dei Beni Culturali, il napoletanissimo Gennaro Sangiuliano, di interessarsi di questa vicenda davvero inquietante che rischia di vedere un edificio storico demolito e cancellato definitivamente dal novero delle opere pubbliche di rilievo culturale e architettonico della nostra città. Tanto per il solo scopo di drenare danaro pubblico attraverso la immissione nella programmazione delle opere del PNRR, per l’eventuale inutile ricostruzione in loco di un asilo perfettamente agibile e fruibile. E, senza polemica, ma con viva preoccupazione, esprimiamo tutto il nostro disappunto in ordine alla circostanza, pure paventata da più parti e altrettanto gravissima, che la decisione di abbattimento della Scuola Materna di Materdei possa rispondere a valutazioni aberranti di ordine politico ideologico sulla natura e la funzione storica e sociale fondamentale e riconoscibile ricoperta in tutti questi anni dal fabbricato razionalista. Una sorta di “fumus” antifascista che di tanto in tanto resuscita in certi ambienti fortemente politicizzati e che rischia di cancellare un pezzo di storia della nostra comunità.