Italiani, “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. Una volta. Cent’anni fa. Non ci si crede, eppure sono ormai svariati giorni che nell’italico Stivale tiene b(r)anco una polemica nata da una influencer che, in veste di giudice, critica rigorosamente a posteriori – voce del verbo: dopo che qualcuno glielo ha spiegato e messo in bocca – un comico che partecipa ad un programma di ballo ma non per come balla, trasmesso sulla rete statale ammiraglia, quella sovvenzionata obtorto collo dalla popolazione tutta, indipendentemente se la si guarda o meno.
Inutile riproporre il solito e retorico sermone sulla legittimità dell’uso della maglietta della X MAS e sullo slogan dannunziano “Memento Audere Semper”, piuttosto che sull’attualissima e altrettanto inutile diatriba secondo cui il motto riprodotto sulla t-shirt (non è già abbastanza penoso così?) sia dannunziano oppure fascista. Dannunziano non fascista è un ossimoro intriso di una concezione antifascista che nemmeno il peggior Giordano Bruno Guerri oserebbe pronunciare con tanta nonchalance.
Peggio della maglietta indossata da Enrico Montesano a Ballando con le Stelle, dunque, c’è solo l’abiura di Enrico Montesano per aver indossato la maglietta del pluridecorato reparto speciale della Marina militare Italiana e, poi della RSI. L’andare a Canossa, nientepopodimeno che direttamente con una formale e urgentissima udienza presso il Santo Padre padrone e Presidente dell’ANPI presso cui, con capo cosparso di cenere e il corpo totalmente asperso e madido di lagrime catartiche, “rammentare il suo passato di uomo legato al rigoroso rispetto dei valori della libertà e della democrazia”. Quella stessa libertà e democrazia che lo vede essere costretto a giustificarsi per delle leggerezze sicuramente compiute “in buona fede” e per gli inciampi in cui è maldestramente (non sinistramente, si badi bene!) caduto. Parole sue, eh! Magari con la storica – e a questo punto pure stoica – tessera del PSI nella tasca mancina a riprova della mai perita fedeltà.
Che poi l’Eminentissimo Padron dell’ANPI mica siede allo stesso tavolo di Mamma RAI con lady Lucarelli! Certo che, se indossi una simile maglia e non ti aspetti il polverone di ritorno sei veramente un ingenuo. Come Giulio Andreotti e più dello stesso divo Giulio! Ingenuo non pensare che tutto lo spettacolo possa essere una immane messa in iscena creata ad hoc a favore di sorella audience e di fratello share. Soltanto che se decidi di prestare la maschera – con tutta la faccia – all’indecoroso spettacolo, non puoi non sfidare i pareri contrari, conditi ma non contriti, buoni, buonissimi, buonisti e non correre il rischio per le tue (?) idee. Altrimenti, penosamente passi dal “ricordati di osare sempre” al “ricordati di usare sempre”. Meno dignitosamente persino dei tifosi usati e abusati della neo-plutocratica monarchia parlamentare (in maschera), ma assoluta (in volto) del Qatar che, pur di non offrire il veritiero spettacolo degli stadi ad aria condizionati e condizionati dall’aria che si respira laggiù in Medioriente completamente deserti, pagherà i tifosi che faranno solo finta di tifare, oltre che dotarli di bandiere e sciarpe e biglietto con cui ritenersi precettati per la gara del campionato mondiale di calcio. Tempi di (permanenza del) tifo, indipendentemente dal cammino della squadra tifata (leggi assegnata) almeno quattordici giorni, allietati anche con escursioni gratis.
Dopo aver fatto finta di tifare per chiunque, si farà finta anche di non conoscere le stime delle svariate migliaia lavoratori (importati) che sono morti per gli sforzi e per le condizioni di lavoro nella costruzione degli impianti da realizzare per la kermesse e si farà finta di non sapere nemmeno che nel Paese organizzatore (leggi compratore) della competizione mondiale non vengono garantiti, oserei – ma non alla Montesano maniera – dire che vengono calpestati, come e più dell’erbetta finta degli stadi nuovi di zecca, i più elementari diritti umani.
Finti come quei tifosi (che potremo vedere) alti, con la chioma color peli di carota e la couperose far finta di urlare “Ordem e Progresso” e magari pure ballare maccheronicamente una samba che nemmeno il Sol de Mayo argentino è riuscito a sciogliere. Nemmeno parzialmente. Nemmeno solo la lingua per gridare e opporsi. Problema che, tuttavia, l’Italia non ha: non solo non è partita alla volta del desertico Paese dei balocchi del Medioriente, ma quando la FIFA (dei cuginetti d’Oltralpe) ha assegnato loro i Mondiali vent’anni prima, nessuno ha osato – non alla Montesano – proferire parola contro questa decisione. Nemmeno sulla commessa di qualche decina di aerei commissionati dal Qatar alla Francia per il valore di 14,6 miliardi di euro, non prima, però, di aver investito nel club del Paris Saint-German divenuto simbolo dei progetti del calcio della famiglia desertica regnante.
Meglio non parlarne nel Bel Paese col senno di poi, meglio non commentare le dichiarazioni di monsieur Sepp Blatter, artefice dell’assegnazione, che ormai considera “un errore aver assegnato i Mondiali al Qatar”. In compenso si potrebbe, però, parlare della decisione del presidente della repubblica Sergio Mattarella che ha telefonato a monsieur le président Emmannuel Mac(ca)ron per “sistemare” la questione migranti in stallo nel Mediterraneo. Continuiamo, dunque, ad essere mal-trattati dal Quirinale. Una “mattarellata” che non ha eguali nel settennato o poco più. Una gravissima ingerenza nell’operato del Governo (finalmente!) legittimamente eletto, inequivocabilmente maggioritario in quel Parlamento finora esautorato e ora nemmeno rispettato proprio dal Garante dell’unità nazionale. Un Costituzionalista che ormai fatica a capire che l’Italia, benché ci sia la Meloni a Palazzo Chigi, è ancora una repubblica parlamentale e non presidenziale, come lei vorrebbe. Una mossa alle spalle del Presidente del Consiglio impegnata nel summit dei Grandi (grandi che, poi?) 20 della Terra, col resto di uno. Dove, forse, si potrebbe far sentire la nostra voce. Dove per parlare della pace, o meglio, della guerra tra Russia e Ucraina si incontreranno Usa e Cina. Dove siamo parte in causa (silente) del conflitto scatenato alle tasche, alla pancia e al cuore dell’Europa. Italia in primis. Ma in Italia mica si parla di questo. Si parla del comico che balla giudicato da una influencer in una trasmissione andata in onda su una emittente televisiva che tutti pagano, ma nessuno guarda. O, meglio, che ci fanno guardare solo quando dicono loro, solo quello che vogliono. Quello che non serve. Quello che non ci è utile. Come il mondiale di calcio senza l’Italia. Come a sottolineare solo ciò che eravamo. Come siamo passati dall’osare ad essere usati.