“Tanto tuonó che piovve”……potremmo parafrasare questa antica affermazione di Socrate per spiegare compiutamente quanto sta accadendo in queste ore in casa PD, con l’annunciata uscita di scena di Renzi e del suo manipolo di fedeli parlamentari.
Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo il giuramento a Palazzo Chigi dei Vice Ministri e Sottosegretari del Governo Conte 2, con una telefonata al Presidente del Consiglio e successivamente ai Presidenti delle Camere, Matteo Renzi ha annunciato la “scissione” dal PD e la costituzione di nuovi gruppi parlamentari autonomi. Il tutto senza smentire il posizionamento all’interno della maggioranza politica, fresca di conio, che sostiene il giovane governo giallo-rosso. Governo cui proprio Renzi si e’ tanto speso perche’ nascesse, con il nuovo e vituperato alleato pentastellato.
Può essere solo l’insofferenza verso un partito che ormai gli andava stretto e che gli riconosceva solo un ruolo marginale da seconda o terza fila? Puo’ esser stato un sussulto di egocentrismo che gli ha suggerito di non affidare il ruolo di “oppositori critici” ai soli Calenda e Richetti?? Puo’ essere stata la sua riconosciuta bramosia di tornare ad essere l’ago della bilancia dello schieramento “sinistro” della politica italiana??
Tutte le cose insieme, potremmo dire, senza ombra di dubbio!
Ma certamente non trova sufficiente giustificazione l’ipotesi che la sua scelta sia orientata a
rinforzare la compagine di maggioranza in chiave anti-Salvini e di maggiore contrapposizione al centro destra unito e accreditato da numerosi e ripetuti sondaggi elettorali, sempre più incoraggianti e difficilmente contestabili.
Sin qui le spiegazioni plausibili e, a caldo, più verosimili sulla genesi della scissione in atto.
Tuttavia c e da dire che il buon Matteo, quello toscano per intenderci, è nato e si e formato nelle segreterie della sinistra DC. E ha assorbito fino al midollo doppiezza e ipocrisia tipiche del prototipo di politico democristiano.
Siamo convinti, pertanto, che l’autentico motivo della scelta scissionista del nostro, sia piuttosto da ricercare nella necessità di sedersi al tavolo del governo nel nuovo ruolo di leader di un pezzo di maggioranza. Con tanto di Ministri e Sottosegretari appena nominati. E a quel banchetto governativo, accomodarsi e aver voce in capitolo per assaggiare quelle pietanze appetitose che saranno servite al nuovo governo di qui a poco. Pietanze “nostrane” condite con nomine in Enti ed Organismi di Stato, troppo ghiotte per lasciarle sul tavolo ai soli Zingaretti e Di Maio, piuttosto che a Grillo e a Franceschini.
Siamo appena agli inizi del “nuovo giorno” del PD senza Renzi, ma siamo certi che a breve se non già nelle prossime ore…ne vedremo di tutti i colori!!!