Dunque, l’etichetta prevede: tweet con tanto di metti-tu-il-nome-tra-parentesi perché, come da preparazione catodica assurta (e assurda) istituzionale, tra il non conoscere nemmeno il nome di chi si scrive – che per te lavora – e strafalcioni nei post sui social che ha sostituito la vecchia cara agorà, vale la prima risposta; cravatta d’ufficio, giacca d’ordinanza, scarpe fresche di sciuscià, se nuove ancora meglio, da sfoggiare sulla passerella all’uopo preparata; silenzio, purtroppo solo quello fuori ordinanza, faccia falsamente triste di rito e ordine di preparare il compitino farcito della retorica più squallida per questo “Servitore dello Stato” – anche se erano due, ma non pretendiamo che uno sappia pure contare – da leggere in Camera. Dei deputati della Repubblica.
L’Ambasciatore italiano in Congo e il suo Carabiniere non erano ancora stati sepolti che già Di Maio riferiva in Aula, più che altro si affrettava a dire per smentire che il diplomatico viaggiava su un convoglio di auto non blindate e che era in missione per conto dell’ONU. Con convoglio di due auto.
Missione per conto dell’ONU – chissà se il Ministro degli Esteri lo sa – vuol dire nel pieno esercizio delle sue funzioni, per conto della Repubblica Italiana e, ed essendo egli stesso il titolare della Farnesina, anche sotto la propria egida. Almeno sulle carte. Quelle carte con cui, stando al dossier pubblicato da Il Riformista, il nostro Attanasio aveva chiesto scorta e mezzi blindati già nel 2018 proprio perché cosciente di operare in uno dei posti più a rischio della faccia della Terra. Percorso da un centinaio di diverse bande armate, da un sedicente fronte di liberazione del Rwanda e da predatori di minerali, animali ed esseri umani di ogni risma, dove in cinque anni hanno perso la vita duecento dei settecento “Ranger” in servizio in quella Riserva Naturalistica ove anche i due nostri connazionali sono stati trucidati.
Evidentemente alla Farnesina ritengono sciaguratamente che se un convoglio può consistere in due sole auto con normale equipaggiamento, come quelle che usano tutti i comuni mortali (eccetto certi politici) , per scorta può essere inteso anche un solo Carabiniere, con la sola pistola d’ordinanza, seppur perfettamente addestrato, ma pur sempre unico addetto alla sicurezza e alla sua prima missione operativa in Congo.
Solo che alla richiesta del “Servitore dello Stato” il governo Conte rispose picche, anzi, invece di provvedere immediatamente alla richiesta del diplomatico inviando un’auto con le caratteristiche richieste, magari usata, attingendo dal parco auto di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, pensò (male) di indire addirittura una gara d’appalto.
Ma l’italica burocrazia è nota a tutti e la procedura di appalto è andata per le lunghe. E così l’auto blindata l’ Attanasio-servitore-dello-
Apparirebbe persino lapalissiano che il governo, questo governo che non è tanto differente dal precedente, almeno per nomi e ripartizioni – nonché spartizioni – sia correo, se non il principale responsabile, di questo assassinio.
Ma forse nemmeno questo apparirebbe punto su cui riflettere, visto che in Parlamento è andata in scena la vergognosa lettura secondo cui i due “Servitori dello Stato” non potevano essere protetti dal Governo e dal ministro Di Maio tramite le sue decisioni, perché “erano troppo lontani dalla Capitale”. E quindi fuori dalla giurisdizione protettiva che lo stato assicura ai suoi diplomatici. Attanasio, dunque, è morto per il suo spericolato senso di consegnare le derrate alimentari ai bambini denutriti (si stava recando in una scuola elementare) e la sua avventata bramosia filantropica ha trascinato con sé anche il carabiniere Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo.
Eppure il nostro rappresentante alla Farnesina, Giggino da Pomigliano, dovrebbe sapere bene cosa sia un convoglio: ricorderà quando si recò nella pacifica Svizzera, a Mendrisio, appena una decina di chilometri al di là del confine italiano, con un corteo-processione di ben undici auto blu blindate, ottimamente equipaggiate. Ma ahinoi, non ricordiamo la stesura di nessuno storico trattato sottoscritto nel Magnifico Borgo tra le Alpi svizzere.
Se essere “avanguardisti” appare difficile e, sic stantibus rebus, pure pericoloso, oggi che il MoVimento è passato dal Vaffa al “mi consenta”, che persino un capopartito con ruoli di alto profilo istituzionale come Casalino si dà al meretricio politico arrivando ad autocandidarsi per lavorare persino “sotto” Berlusconi, i 5 Stelle potranno fare appello all’esperienza del Cavaliere e far tesoro di quando egli stesso in prima persona chiese a Claudio Scajola, allora al Viminale, di rassegnare le dimissioni all’indomani dell’assassinio del giuslavorista Marco Biagi per mano delle Brigate Rosse.
Lo facciano capire pure a Giggino che non è bastato gridare “honestà honestà” per non finire nello stesso minestrone berlusconiano in salsa renziana. Che l’uno vale uno può andar bene nel MoVimento che non è il Governo dove ci si è bullonati alla cadrega per cui non è valso più nemmeno l’uno vale l’altro. E che le dimissioni di un Ministro evanescente e pertanto inutile, oltre che dannoso, sono la cosa minima che ci si aspetta. Perché stavolta l’uno vale proprio niente!
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QUANDO UNO VALE UNO………..SI FINISCE PER NON VALERE NULLA !!
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