domenica, Novembre 24, 2024
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Per il Sud con l’Autonomia regionale occorre una fiscalità di vantaggio

La coalizione di governo, subito dopo l’approvazione della finanziaria, si troverà ad affrontare uno dei temi più caldi del suo programma elettorale.
Da quasi tre decenni si discute su una riforma che conceda ancora maggiori poteri alle regioni ma anche di una autonomia fiscale che reclamano soprattutto le regioni settentrionali.
In sintesi Lega, ma anche pezzi di Fratelli d’Italia, immaginano che le tasse rimangano sopratutto nei territori dove si pagano.
Se questa riforma dovesse passare inevitabilmente per il Sud arriverebbero meno risorse perché verrebbe meno il principio della equa distribuzione.
Per la coalizione di centrodestra inevitabilmente la polemica sarandivisiva anche al suo interno, ma il rischio più grande sarà costituito dal tentativo delle opposizioni di speculare su un argomento per il quale vale la pena ricordare che fu proprio un governo di centrosinistra nel 2001 ad introdurre una modifica costituzionale (art 116 e 117 Titolo 5°} che ha già concesso in modo errato maggiori poteri alle regioni.
Senza ancora entrare nella disputa tra regionalismo e statalismo rimane sul tavolo il problema dello sviluppo equilibrato dei territori.
Non riesco ad mmaginare che il Sud possa ritroversi ancora per troppi anni a supplicare maggiori finanziamenti ed una soluzione potrebbe essere una radicale riforma che riconosca per tutte le regioni meridionali (ex obiettivo 1) una fiscalità di vantaggio che attragga nuovi investimenti non solo di tipo industriale, ma anche nei settori culturali e turistici.
Aree franche in corrispondenza delle Autorità Portuali, ma anche azzeramento o riduzione dell’IVA per alberghi, imprese artigiane e produzioni di qualità .

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