Ancora un nuovo e accorato appello del Pontefice Argentino ai fedeli, lanciato in occasione dell’Angelus in Piazza San Pietro nella Domenica di Santo Stefano, a favore della centralità e sacralità della famiglia. Quella famiglia che ha costituito sempre il nucleo essenziale entro il quale crescevano e si sviluppavano le relazioni sociali e religiose dei suoi componenti e che, oggi, appare sempre più minacciata dagli egoismi, dalla vita troppo convulsa ed arida, dai comportamenti superficiali e personalistici di ciascuno di noi.
L’occasione si é subito presentata troppo ghiotta, in pieno clima Natalizio, perché potesse sfuggire a Papa Bergoglio di ribadire la necessità di rinsaldare i vincoli cristiani della famiglia tradizionale; del valore imprescindibile della sua millenaria funzione di ascolto e di comprensione, di accoglienza e di calore umano, di armonia e di fede, di protezione e di amore reciproco.
Valori essenziali che costituiscono l’essenza stessa della famiglia, la sua “storia e le sue radici antiche che, se recise, lasciano inaridire la vita stessa dell’uomo“.
Di qui l’appello accorato del Pontefice contro la denatalità che si registra in maniera preoccupante in Italia, soprattutto in questi ultimi anni. Un decremento delle nascite che preoccupa Papa Bergoglio oltremodo, tanto da definirlo “L’inverno demografico” perché confligge con il “nostro futuro“. Il futuro di una intera nazione. Una tragedia che il Santo Padre attribuisce alla mancata aspirazione dei giovani a formarsi una famiglia e portare avanti la propria vita con spirito cristiano e con il numero di figlioli che il Signore vorrà donare loro. Con queste riflessioni il Papa rivolge un augurio alle giovani coppie, ricordando che la “vocazione al matrimonio é una chiamata a condurre una barca instabile in un mare talvolta agitato“. Ma poi torna sempre il sereno. In mare, come nella vita di tutti i giorni, per ciascuno di noi.
Non sfugge a nessuno l’importanza di queste frasi pronunciate da Papa Bergoglio in un momento di estrema difficoltà per le famiglie cristiane e non soltanto. Un periodo oscuro e di difficile interpretazione nella sua genesi così repentina e globale. Ma l’accenno alla denatalità del nostro Paese colpisce fortemente le coscienze di tutti gli italiani per la attualità e drammaticità del fenomeno prevalentemente nazionale. Il monito di Bergoglio, indirizzato alle giovani coppie, non può che scuotere doverosamente ed efficacemente il cuore e la religiosità dei giovani. Ma noi tutti sappiamo che a questi giovani occorre dare una mano ancor più robusta ed efficace delle pur gradite e necessarie parole di incoraggiamento pronunciate dal Papa. E noi sappiamo pure che questa mano deve essere data dalle forze politiche e dalle Istituzioni. Creare le condizioni per l’incremento del lavoro giovanile, offrire opportunità nuove nella propria terra a generazioni intere di nostri figli e nipoti é la prima risposta indispensabile per evitare la fuga di questi ragazzi disperati verso Paesi che offrono ospitalità , opportunità e sicurezza ben diverse dal nostro Paese. E allora, e questa volta magari più efficacemente, il Santo Padre, così tanto ascoltato dalle Diplomazie del mondo intero per la Sua personale autorevolezza e umanità , oltre che per il ruolo politico, religioso e istituzionale che riveste, potrebbe anche rivolgere un monito più duro e convincente al Governo Italiano e alla politica italiana tutta, perché siano avviate politiche serie e autenticamente inclusive per i nostri giovani nel mondo del lavoro. Un monito dedicato a chi ha problemi di udito (forse DRAGHI?) ma che ha in mano le redini del potere e delle decisioni politiche ormai non più differibili. Altrimenti, ci rimane il forte timore che le preoccupate parole del Pontefice, rivolte ai credenti, non riescano da sole a risolvere la crisi irreversibile della famiglia e, tantomeno, il problema dell’incremento delle nascite in Italia. Con il risultato che il Papa, consapevolmente o inconsapevolmente, rischi di abbaiare alla luna.