Sarebbe potuto succedere ovunque, ma è successo a Napoli. Sarebbe potuto succedere ovunque a Napoli, ma è successo ai Quartieri Spagnoli, cuore pulsante della città dove riposa Megaride. Semplicemente ‘e quartieri per Napoli e per i napoletani. Ma per tanti sinonimo di degrado, di delinquenza, di rifugio di quegli scugnizzi che magari hanno appena scippato un turista intento ad ammirare Piazza del Plebiscito, Palazzo Reale, la Galleria Vittorio Emanuele.
Questa non è l’ennesima solita storia “gomorroide” del delinquente improvvisato finito male per la reazione del malcapitato di turno ad uno atto di delinquenza,(fenomeno in realtà in calo) ma che di Napoli ne fa la capitale. Questa volta è proprio Napoli a fa’ ‘o pacco!
Ambientata ‘ngopp’ ‘e Quartieri, quelli famosi in tutto il mondo, quelli “addò ‘o sole nun se vede, ma se vede tutto ‘o riesto e s’arapeno ‘e ffeneste e capisce comm’è bella ‘a città ‘e Pulecenella”, è la storia di uno sconosciuto, almeno finora, maestro elementare – Tonino Stornaiuolo – insegnante presso la scuola “Dalla parte dei bambini” che ha fatto davvero onore al nome dell’istituto.
Mentre in classe si sognava con le rime baciate di Gianni Rodari, mentre si programmava il centesimo compleanno dell’autore per bambini per antonomasia, si abbate su tutte le scuole della Campania la scure dell’ennesima ordinanza del presidente Vincenzo De Luca: si chiude!
E i progetti scolastici? Gli alunni? Gli insegnanti? Gli insegnamenti? Tanti i messaggi degli alunni arrivati al maestro Stornaiuolo, almeno quanti i sogni rubati, i desideri disattesi, i diritti sospesi. Tanta l’angoscia e la paura da parte dell’insegnante di non rivedere i suoi alunni per tanti mesi come l’ultima volta. Che ultima non è stata. Allora, facendo onore allo spirito di iniziativa napoletana, diciamo pure all’arte di arrangiarsi, componente essenziale del “mos maiorum” partenopeo, in tempi tristi e bui che hanno partorito la didattica a distanza (DAD), Stornaiuolo, vestendo i panni di novello prof. Keating, coglie l’attimo e s’inventa la DAB (didattica ai balconi): zaino in spalla, libro in mano e invito per i suoi alunni ad affacciarsi dai balconi delle loro case per assistere alla lettura delle poesie di Gianni Rodari. Direttamente dalla strada, sotto casa, dentro al basso. Per continuare quel progetto interrotto e per festeggiare in modo nuovo il centenario della nascita del poeta più amato dai bambini.
Alla speciale lezione si sono uniti, nemmeno a dirlo, anche i genitori degli alunni, fratelli e sorelle, semplici dirimpettai commovendo l’insegnante che, forse in maniera del tutto involontaria, ha insegnato concretamente ai suoi alunni, anche a quelli più grandi che stanno sui balconi e non sui banchi di scuola, a guardare le cose da un altro punto di vista, a non arrendersi, a credere nei sogni e… a percorrere la propria strada.
Ma se quelli americani sono sogni, magari film, Napoli ha già un altro precedente illustre e pure reale: Marcello D’Orta, scrittore sgarrupato dalla cui penna è nato il professor Sperelli, genovese trasferito per sbaglio ad Arzano che inizia una personale lotta contro la dispersione scolastica e finisce per lottare contro una richiesta di trasferimento “al nord” da lui stesso presentata.
Probabilmente come Sperelli, anche Stornaiuolo deve aver inteso che bisogna capire prima i bambini e poi gli alunni: la scuola non è solo la cattedra, il registro, i programmi, le riforme, il ministero: la scuola è amore, è passione. Sarebbe bello se tutti quelli che insegnano, prima di farlo, amassero ciò che fanno. Magari non si diventerebbe l’”omino dei sogni” di Rodari, ma almeno faremo bene le cose a cui siamo destinati. Piccole o grandi che siano, non importa.
Non è un gesto di protesta – ci tiene a far sapere il docente – tantomeno politica, non è un’azione contro nessuno, ma solo a favore dei bambini. Non sarà un atto rivoluzionario, ma sicuramente è unico. E speriamo non ultimo.
Finalmente una Napoli che non sarà “la Svizzera”, ma che almeno regala una storia di riscatto sociale, di insegnamento e di speranza. Ma soprattutto di vittoria: gli alunni hanno interiorizzato immediatamente il messaggio del loro insegnante, ne hanno preso parte dando a loro volta una lezione. Hanno colto l’attimo i ragazzi, rendendo unica e forse straordinaria, se non la vita, almeno una loro giornata. E se anche dovessero chiuderci ancora a “gennaio, febbraio, marzo ma non tutto” … speriamo che (almeno) loro se la caveranno!