giovedì, Novembre 21, 2024
HomeAperturaNAPOLI CHOC : OSPITATA E PUBBLICIZZATA LA GIORNATA DELLA BESTEMMIA !!

NAPOLI CHOC : OSPITATA E PUBBLICIZZATA LA GIORNATA DELLA BESTEMMIA !!

Chi credeva di aver visto tutto e il peggio di tutto in questi dieci anni di (indi)gestione della/e giunta/e de Magistris si sbagliava di grosso. Ebbene sì, Gigino ‘o Sindaco, con quasi tutte e due le gambe fuori da Palazzo San Giacomo e tutti e due i piedi in Calabria  (direzione andata o ritorno? ), ha deciso di fare un’ulteriore (e si spera, ultimo!) regalo al popolo napoletano.
Dopo aver deciso di ospitare al PAN, il Palazzo delle Arti di Napoli, il “ceci n’est pas un blasphème”  (letteralmente “questa non è una bestemmia”), primo Festival delle Arti per la libertà d’espressione, nato per difendere la libertà delle arti dalle leggi antiblasfemia, organizzata dallo staff della campagna nazionale​ Dioscotto​, ideata e diretta da​ Emanuela Marmo, il signor Sindaco non si é limitato a patrocinare la manifestazione –chiaramente con i soldi dei napoletani – in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione (o distruzione?), alla Cultura e al Turismo di Napoli, ​ma… ha addirittura deliberato il nulla osta per propagandare la manifestazione.
E come lo si può fare, visto il contesto? Con dei manifesti affissi nelle bacheche comunali. Manifesti chiaramente provocatori, inutili come tutte le “giornate mondiali di”, insignificanti come tutti coloro che per provare a dire cosa sono devono necessariamente ricorrere alla perifrasi di che cosa non sono: antiquesto, antiquello, antifa, antiqua, antilà.
I manifesti in questione sono stati affissi ovunque si trovi una bacheca con stemma del Comune di Napoli: davanti a scuole, chiese, supermercati e ovunque la gente, non ancora chiusa in casa grazie al bel tempo, potesse vederli e per meglio farli vedere hanno utilizzato veri e propri temi. A partire dalla politica e dai partiti (visto l’imminente rinnovo del Consiglio Comunale). E dunque un richiamo al partito politico a loro inviso con tanto di bestemmia; bestemmia anche su una marca di una nota casa di apertivi, con tanto di slpgan-spergiuro in rima. E perché non includere pure i bambini? Ecco servito, allora, Topolino e lo skyline di Disneyland con tanto di imprecazione scritta a chiare lettere. A caratteri cubitali. E se questo è poco, un codice a barre, ovvero l’antenato del QR code, con tanti 666666 e tanto di prezzo imposto: 6,66 euro.
Qualcuno di sinistra ha fatto notare a chi sta più a sinistra di loro che probabilmente si era un poco esagerato. Che qualcuno avrebbe potuto offendersi – e sotto elezione non conviene a nessuno – allora si è deciso di ricorrere ai ripari. Come? Chiaramente con la tattica, se tale può essere, dell’evitamento. Ovvero quel meccanismo di difesa simile al diniego, per cui un individuo si rifiuta di fronteggiare situazioni, oggetti o persone che generano angoscia. Diciamo pure lo scaricabarile: i manifesti sono abusivi? Il Comune non sapeva. Ma il Comune chi? Le pareti? Le porte? Le fondamenta? I manifesti non erano stati autorizzati? Da chi, quindi, li aveva visionati! E a fare l’avvocato del diavolo dell’ex (?) magistrato è dovuta ricorrere nientemeno che la curatrice dell’iniziativa Marmo in persona la quale, svincolandosi anche lei, attribuisce la campagna pubblicitaria all’opera di un writers subevertiser di un kollettivo a loro vicino. Chissà se vicino anche all’assessore Pagano, ex centrosocialista, una volta attivista degli Zer081.
Difficile credere alla versione di palazzo, visto che proprio sul sito ufficiale del Comune si legge che l’evento “è un inno alle libertà di espressione per il tramite della satira anticlericale e antireligiosa. I contenuti sono volutamente forti e possono risultare provocatori nei confronti di chi nutre sensibilità religiosa”. E non solo i contenuti hanno creato clamore, ma anche la rimozione dei manifesti – raggiungendo così il massimo della (peggiore) pubblicità, tramite l’Asia, l’azienda che si occupa dei rifiuti, partecipata dal Comune.
Al di là del gusto e del perché la Marmo parli di blasfemia del sentimento religioso quando ad essere offeso è solo la religione cristiana, la sensazione più becera e ripugnante arriva proprio dal Palazzo e dalla sua “amminestrazione”: le provocazioni lanciate e di cui nessuno sapeva nulla arrivano in un momento religioso molto intenso per i Napoletani, a ridosso della festività di San Gennaro, quando religione e laicismo si intrecciano e il credo e la superstizione si sciolgono fino a fondersi in un miracolo che solo a Napoli avviene. Don Gigino ‘o bluff e i suoi diranno di non sapere nemmeno che il 19 settembre ricorre la festa di San Gennaro che è patrono della città e a cui tutto il popolo napoletano è devoto?
Ma Napoli, che che ne dicano i “nostrani” ​ neoborbonici, è parte integrante dell’italico stivale e tale attacco alle radici e alle identità di un popolo sono tipiche, ma non topiche: il festival della bestemmia di Napoli arriva dopo che a Milano si è tenuta la fiera dell’utero e l’installazione del Caprone gigante con tanto di microfono dialogante apposto tra zampa sinistra e fallo – che per certa simbologia sono la stessa cosa -, dopo il fantasmagorico esercizio di fantasia demoniaca del San Gottardo, di Moloch gradito ospite al Colosseo (dove si giustiziavano i Cristiani), dell’inaugurazione a Cinecittà di Moloch e della divinità azteca che ammazzava gli uomini strappando via loro il cuore. Mentre il Quirinale, ultimo ma solo per ordine (!) cronologico, ospiterà la porta dell’inferno di Rodin. Incompiuta.
Religioso ed eloquente silenzio dal clero napoletano. Mentre quell’uomo vestito di bianco “facente finzione di papa” in fondo al Viale della Conciliazione ci parla dell’atto di amore inoculatorio, mica dei falsi profeti, mica dell’amore universale che si blocca e non valica i confini dello stato Vaticano che orami è green-pass free, della sua (?) volontà di non mollare il soglio di Pietro e che tanti nella città-stato bianco e giallo lo vorrebbero morto. Solo di questo si parla oltre il Tevere. Mica della Passione di Cristo!
Una retorica triste e un egoismo fallimentare come quella del Sindaco togato ormai in libera uscita dalla città, i cui eventi culturali in dieci anni possono contarsi sulle dita di una mano.  Ma il nostro  pensava a formare la flotta partenopea (naufragata) per la salvezza dei clan-destini – destini dei clan. O  magari preoccuparsi del bilancio in rosso delle casse comunali che nemmeno San Gennaro con qualche suo miracolo avrebbe salvato. Ma lui é riuscito con mille alchimie e vergognosi accordi politici a salvarsi ancora una volta.  Ma non a salvare Napoli!  Proprio lui che diceva di voler trasformare la città sino a compiere una “rivoluzione arancione” e che, al contrario e come prevedibile, ha lasciato la città con le pezze al culo!

RELATED ARTICLES

Most Popular