Quello che é accaduto a Caivano in questi giorni é semplicemente raccapricciante. Uno stupro di gruppo di due cuginette di 10 e 12 anni, così come l’altro episodio di violenza bestiale su una ragazza di 19 anni, consumato nella città di Palermo quasi contemporaneamente, sono la spia di un malessere profondo degli adolescenti che travalicano ogni discorso di natura sociologico sul degrado delle periferie e le condizioni di grave abbandono di sempre più vaste aree delle nostre città. Su questo argomento specifico di malessere dei nostri adolescenti ci soffermeremo comunque in altra occasione.
Ma la repressione di fenomeni criminali di questa portata, nel caso specifico di Caivano, non può che richiedere interventi massicci e continuativi di forze speciali, anche dell’Esercito, (penso ai “Baschi rossi” dei “Cacciatori di Calabria” dell’Arma dei Carabinieri)per l’efficace contrasto, per non dire l’estirpazione di fenomeni così radicati e perniciosi. La triste vicenda della cittadina a nord di Napoli, infatti, non rappresenta un caso “fortuito”. Non può essere ascritto ad un atto di violenza, sia pur bestiale, ma episodico e circoscritto. A Caivano, nel Parco Verde, la sopravvivenza é per tutti un inferno. Un comprensorio abitativo ultra popolare ove la malavita regola e impone ogni “rapporto sociale”. Dall’inserimento di nuovi nuclei familiari in abitazioni popolari occupate abusivamente, all’assegnazione delle piazze di spaccio ai ragazzini del quartiere, alla “regolazione camorristica” delle liti fra residenti, alla copertura di reati perpetrati anche da minorenni, al favoreggiamento aggravato per la ospitalità di ricercati, alla detenzione di armi. E chissà quante altre amenità del genere. Un contesto urbano così tanto caratterizzato da attività criminose che una Stazione dei Carabinieri (tra l’altro operativa da solo un anno con competenze sull’intera cittadina di Caivano che conta oltre 36mila abitanti) e qualche camper della Polizia di Stato presente saltuariamente sul territorio non possono certamente contrastare.
Eppure i segnali di una situazione tanto grave e oltremodo sottovalutata, sono stati diversi, conosciuti e anche datati. A partire dalla nascita della “piazza di spaccio” nel Parco Verde che fu creata dai narco trafficanti napoletani dei quartieri di Secondigliano e Scampia per ovviare all’accerchiamento delle forze dell’ordine su quei territori urbani di provenienza. Oltre alle faide tra camorristi (la faida di Scampia) in guerra perenne tra loro per il controllo del narco traffico sull’intero meridione d’Italia. E non soltanto.
Una situazione davvero esplosiva che, tuttavia, negli ultimi anni ha raggiunto livelli impensabili e intollerabili con la morte di due bambini: Antonio Giglio di 4 anni nel 2013 e di Fortuna Loffredo di 6 anni nel 2014, letteralmente scaraventati entrambi da finestre delle abitazioni del Parco Verde in una allucinante realtà di orrore e violenze ripetute sui minori. Violenze inaudite che, purtroppo, costituiscono l’ angosciante preludio di quanto accade ancora oggi con le due cuginette violentate all’interno del Parco Verde, tra le macerie di un centro sportivo vandalizzato e mai recuperato.
E domattina a Caivano, attesa dall’eroico Parroco degli Ultimi (come ama definirsi), Padre Maurizio Patriciello, che ha avuto il grande merito di aver “scoperchiato” la pentola maleodorante della cosiddetta “Terra dei Fuochi,” con le connessioni scientifiche certificate della insorgenza di malattie oncologiche sul territorio, in presenza di interramenti abusivi di sostanze tossiche contenute nei rifiuti speciali (occultati dalla camorra nelle campagne a nord di Napoli), sarà presente il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni. Invitata a Caivano proprio dal coraggioso Sacerdote, in un tentativo disperato di coinvolgere i vertici dello Stato nella risoluzione di questi drammi inimmaginabili. E di restituire, per quanto possibile e in tempi ragionevoli, la fiducia nelle Istituzioni e nella giustizia, negate per troppo tempo ai cittadini di Caivano.
La rapidità con cui la Premier ha inteso rispondere alle sollecitazioni e all’invito di Don Patriciello costituisce un primo positivo elemento di novità e va pertanto stigmatizzato. Tuttavia non possiamo tacere la preoccupazione di un eventuale impegno della Meloni, magari sottodimensionato rispetto alla delicatezza, gravità e alla complessità della situazione di Caivano. Lo abbiamo già detto in premessa: noi riteniamo che vada innanzitutto disposta una azione di presenza attiva e costante delle forze speciali dei Carabinieri e delle altre forze dell’Ordine per rivoltare come un calzino ogni abitazione del Parco Verde, le aree condominiali e ogni ambito ove é possibile occultare armi, droga o latitanti. Verificare la legittimità delle assegnazioni degli alloggi popolari di concerto con gli Uffici Comunali, procedendo agli sgomberi immediati degli abusivi. Presidiare il Parco efficacemente e per un periodo sufficiente al ripristino della legalità, procedendo sistematicamente a perquisizioni preventive. Avviare un intervento complessivo di risanamento delle abitazioni e delle aree comuni, a partire proprio dal complesso sportivo, teatro delle violenze sulle due cuginette. Rinforzare adeguatamente gli Uffici della Procura di Napoli Nord e i presidi di Forze dell’Ordine nella città di Caivano, anche e soprattutto per assicurare prontamente alla giustizia gli esecutori materiali delle violenze sulle due minorenni e gli eventuali complici e protettori.
La città di Caivano, (come tante altre realtà urbane del nostro territorio), afflitta suo malgrado dalla violenza camorristica, causa delle più inumane tragedie vissute, non può sopportare ulteriormente il silenzio e la “distrazione” dello Stato.
La visita del Presidente Meloni e, soprattutto, i suoi impegni con una comunità sofferente, siano all’altezza della gravità della situazione. La gente del sud sa essere riconoscente e non dimentica chi ha offerto una mano nel “momento del bisogno”.
Ma deludere questa gente impaurita e per troppo tempo abbandonata sarebbe una ennesima crudeltà che, come esseri umani, prima ancora che come cittadini italiani, proprio non meritano.