La Legge Delrio del 2014, ha preteso di rendere efficace la previsione della riforma costituzionale di introdurre nel nostro ordinamento le Città metropolitane, enti intermedi tra i comuni e le regioni, e che hanno sostituito le province nei territori delle principali città italiane. In realtà si è trattata di una pessima riforma, improntata più da principi di riduzione della spesa pubblica che da una reale analisi di quelle che sono le prospettive di sviluppo dei nuovi enti. Il risultato è che, nonostante gli sforzi di dare sostanza e scopo alla programmazione degli enti, ben poco è stato possibile ottenere. Ciò è dovuto sicuramente sia ad una scarsa differenziazione delle funzioni rispetto alle vecchie province, sia ad un deficit di rappresentanza istituzionale.
Le Città metropolitane, infatti, hanno quali organi di governo: il Sindaco metropolitano che, ope legis, è il sindaco della città capoluogo e che assume anche le funzioni di organo esecutivo; il Consiglio metropolitano, con componenti eletti con elezioni di secondo livello tra i consiglieri dei comuni dell’area metropolitana e che è presieduta dal Sindaco metropolitano; la Conferenza metropolitana, composta dai sindaci dei comuni e presieduta sempre dal Sindaco metropolitano. In realtà, quest’ultimo organo, è stato un totale fallimento. Basti pensare che per la Città metropolitana di Napoli, da quando è stata istituita, il numero legale è stato raggiunto solo in occasione dell’approvazione dello Statuo dell’Ente, andando deserte tutte le altre sedute convocate.
Il ruolo e l’ordinamento delle Città metropolitane dovrà essere sicuramente rivisto. A tal proposito era iniziata un riesame della legge Delrio nelle commissioni parlamentari competenti. Differenziare gli ordinamenti delle realtà urbane di maggiori dimensioni rispetto ad altri enti è una necessità che si pone perché si tratta di realtà con una complessità funzionale propria delle grandi città che hanno l’esigenza di adeguare la dimensione territoriale, demografica e organizzativa alla gestione d’efficaci politiche di aree più vaste dei comuni.
L’esigenza di una Città metropolitana cui corrisponda un giusto rapporto di rappresentanza del territorio, è particolarmente evidente nella Città metropolitana di Napoli.
La Città metropolitana, così come dicevamo, ha come Sindaco metropolitano il Sindaco di Napoli. Ma oggi la popolazione del comune capoluogo rappresenta soltanto poco più del 31% della popolazione dell’intera Città metropolitana, percentuale che è andata sempre più diminuendo. Da dati ISTAT, infatti, si deduce che la popolazione della Città di Napoli, nel 1971, era pari al 45% della popolazione dell’intera provincia, percentuale che si è andata via via riducendo sia per il decremento del numero degli abitanti di Napoli, oggi ben sotto il milione, sia per l’aumento della popolazione del territorio dell’intera Città metropolitana.
Altra peculiare caratteristica della Città metropolitana di Napoli, è rappresentata dall’incidenza sull’intera Regione Campania. La popolazione residente nel 2018, pari a 3.084.890 abitanti, rappresenta ben il 53% dell’intera popolazione Campana.
Nel corso di questi ultimi anni, si è andata sviluppando una politica di finanziamenti da parte dell’Unione Europea, che ha sempre più come destinatari le aree urbane e per esse quindi le Città metropolitane. È del tutto evidente, che le attenzioni sono rivolte a rendere strutturali realtà urbanizzate che tendono sempre di più ad uscire dagli stretti confini dei comuni capoluoghi. In particolare per Napoli, l’area urbanizzata che oramai cinge un perimetro vastissimo, ha l’esigenza di essere organizzata con criteri metropolitani. Occorre pertanto, ragionare in termini di grande Napoli, identificando con tale termine non solo la città capoluogo, ma l’intero territorio metropolitano che tende ad influenzare inevitabilmente l’intera Regione Campania.
L’Ente metropolitano, in prospettiva quindi, dovrà governare un processo di riorganizzazione e di sviluppo del territorio che oggi evolve in maniera disorganica, senza una visione complessiva.
Resta, per il momento, l’assurdità che tale processo non sia diretto da un Sindaco metropolitano eletto da tutti i cittadini dell’Area. Tale possibilità sarebbe prevista dalla stessa Legge Delrio, ma è condizionata alla suddivisione del territorio della Città di Napoli in municipalità dotate di autonomia e alla creazione di zone omogenee all’interno del territorio metropolitano.
È un campo questo dove ci si dovrà necessariamente confrontare. I problemi di Napoli nascono anche dalla miope visione della politica, che con difficoltà prende atto della tendenza di una realtà territoriale che, in ambito Europeo ed anche oltre, è stata già efficacemente elaborata. Una politica metropolitana guarda ai centri storici e all’integrazione delle periferie, alla mobilità integrata, alla pianificazione urbanistica, alla politica dell’ambiente, tutte problematiche queste che non possono più trovare soluzioni nello stretto ambito comunale.