Un clima strano sta caratterizzando queste ultime ore prima della
apertura dei seggi l’otto ed il nove giugno per le elezioni europee.
C’è in giro un senso di apatia, di disinteresse, di mancata voglia di recarsi
alle urne.
I cittadini non sentono assolutamente vicina ai propri interessi quella
istituzione, quel Parlamento europeo che legifera sulle cose più curiose e
tralascia sempre i grossi problemi.
Tutti ridiamo e stigmatizziamo sulle norme che regolano il raggio di
curvatura degli zucchini o la dimensione delle cozze.
Tutti ci rendiamo conto dell’assurdo delle due sedi, Bruxelles e
Strasburgo, con grossi Tir che trasportano due volte alla settimana casse
di documenti dall’una all’altra città.
Tutto questo incide sul disinteresse e sulla volontà di non recarsi alle
urne.
Lamentarsi, criticare, spesso ridere, non è sbagliato, ma proprio per
questo è necessario andare a votare.
Votare per fare in modo che qualcosa cambi.
Votare per evitare che dettino legge burocrati mediocri paracadutati nella
Commissione non avendo spazio nella loro realtà nazionale.
Solo con una massiccia partecipazione al voto si potrà sperare che si abbia
una inversione di tendenza.
Gli stessi eletti dei vari partiti capiranno che il loro seggio non serve solo
per avere un ricco emolumento ma anche per incidere sulle sorti reali
dell’Europa.
Non è certo l’Europa delle Patrie sognata da de Gaulle, non è l’Europa
Nazione sognata da Jean Thiriart, ma è sempre quel continente dove
viviamo, dove lavoriamo, dove crescono i nostri figli.
Continuare a disinteressarsene dati i suoi enormi difetti e dato il ridicolo
di certe leggi non fa altro che dare spazio a chi ha tutto l’interesse a che
nulla cambi.
Perciò, qualunque sia l’idea o il partito di riferimento, solo andando a
votare si potrà sperare in un parlamento europeo diverso dall’attuale, con
capacità di impegno e di azioni propositive.