Una vittoria di squadra, di società, di Gattuso. Una vittoria che può essere il viatico per una stagione che per come si erano messe le cose, sembrava oscura e non promettere nulla di buono.
Gran parte del merito va attribuita a due attori: il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha avuto il coraggio di mandare via il pluridecorato Carlo Ancelotti e l’attuale allenatore Gennaro Gattuso.
Il suo spirito di sacrificio, il suo senso del lavoro, i suoi valori morali hanno condotto la squadra partenopea a una lenta ma costante risalita che ha avuto il suo apice nella conquista di questo trofeo, battendo gli avversari di sempre.
Una vittoria per la verità mai messa in discussione grazie al modo in cui era messa in campo la squadra e anche grazie alla scarsa vena di Ronaldo e compagni. Una partita che è lo specchio del tipo di intendere il calcio di Gattuso: sacrificio, attenzione e sfruttamento delle occasioni. Eccole le occasioni: per poco Milik con il suo destro a giro sparato al cielo nel secondo tempo ci ha fatto mordere le mani perché se Mertens, che ha rinnovato fino al 2022, avesse avuto quella palla chissà forse avremmo risparmiato la lotteria dei rigori.
I troppi pali (Insigne, Elmas), le eccezionali parate di Buffon (il suo canto del cigno), non hanno comunque scalfito di una virgola la certezza che il trionfo potesse non avvenire.
E cosi è stato.
Nota stonata di una splendida serata di calcio, purtroppo senza pubblico, la scelta di un cantante ai più sconosciuto, che non conosce il canto degli Italiani, lo avrei evitato.
Forza Napoli Sempre