DALLA PAGINA ECONOMICA DI FANPAGE CONDIVIDIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO. “Contro il caro-vita, basta rincari”. Con questi slogan oggi scendono in piazza in tutta Italia le associazioni dei consumatori, “armate” di centinaia di pentole vuote, per chiedere interventi urgenti al governo Draghi contro l’inflazione. “Le pentole che porteremo in piazza– spiegano gli organizzatori- stanno proprio a simboleggiare la difficoltà dei cittadini a soddisfare bisogni essenziali, come portare in tavola quotidianamente pranzo e cena”.Secondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori la situazione, soprattutto sul lato alimentare, è diventata infatti insostenibile, con migliaia di italiani costretti a comprare cibi più poveri e convenienti per arrivare a fine mese.I rincari stanno colpendo anche e soprattutto gli alimenti di base: il prezzo della pasta rispetto a fine 2021 è salito del 77%, quello dell’olio extravergine del 28%, il pane del 25% al chilo. Il tutto in un quadro generale che vede un’inflazione annua arrivata al 6,9%, record assoluto dal 1986 ad oggi, mentre i salari rimangono fermi. Una situazione che, secondo le associazioni, sta mettendo in difficoltà oltre il 25% delle famiglie italiane, con forti riduzioni dei consumi anche in ambito sanitario e di cura della persona.Le manifestazioni di oggi si tengono nelle piazze delle maggiori città italiane, di fronte alle prefetture, a partire da Roma, in piazza Santi Apostoli (ci saranno poi manifestazioni anche a Vicenza, Firenze, Bari, Bologna, Trieste, Milano, Palermo, Catanzaro, Aosta, Napoli, Genova, Potenza, Pescara, Cagliari e Perugia). Le associazioni chiedono all’esecutivo di sostenere i redditi e il potere d’acquisto, soprattutto per i nuclei familiari più poveri. Quindi di intervenire contro le speculazioni su gas, energia, benzina, diesel e Gpl, liberando i prezzi dalle dinamiche e dalle volatilità di mercato . In particolare, Federconsumatori chiede di introdurre un criterio nazionale di calcolo dei costi che sia in linea con i costi stessi di produzione, ridurre in maniera permanente le accise (magari partendo da quelle più antiche ed anacronistiche come la guerra per la conquista dell’Impero del 1936 o quelle per il disastro del Vajont del 1963, per non parlare dei terremoti in Belice o del Friuli) ed eliminare l’IVA che vi si calcola sopra. Ma i manifestanti che oggi scenderanno in piazza chiederanno anche una riforma per abbassare gli oneri di sistema che pesano in maniera consistente sulle bollette di gas e luce.