NONNA MARIA
Questo è il ricordo che io do in pegno
Affinché di trasmetterlo tu ne sia degno,
è più di un prezioso, con tanto di nastrino sul pacchetto,
è un tragico ricordo, il sogno che si schiude dal cassetto.
Io te lo trasmetto, figlia, perché tu lo sai
Queste son storie di cui non si parla mai,
non sono storie belle, di quelle che si raccontano a tarda sera,
questa è una storia triste, è la mia storia vera.
Mi chiamo Nonna Maria, il cognome non ha importanza
Me l’ha tolto qualcuno infastidito dalla mia esistenza,
qualcuno che volentieri avrebbe affogato in una buia stanza
questo silenzioso grido, diventato testimonianza.
Potrei esser la nonna di tutti, in ogni città
Dopo che lo stesso qualcuno ha voluto togliermi l’identità.
La mia storia triste proviene da lontano
Ha inizio ben oltre il confine istriano
In un posto fatato, fatale, la mia bellissima Pola
Un posto troppo brutto dopo ch’ero rimasta troppo sola,
dove ormai ti entravano in casa e di tutto prendevano a più non posso
i signori con le mostrine, al comando del maresciallo rosso,
quelli che ti ordinavano di seguirli perché adesso ti tocca di andare
quelli che non han mai dato spiegazioni a chi non t’ha vista tornare.
Tanto sarebbe toccato a tutti, senza distinzione, senza alcun freno.
I “più fortunati” sarebbero stati per primi ammassati sul treno
Il resto – tutti – a piedi, trascinati dal filo spinato
La stessa sorte di chi, senza colpe, era già stato condannato.
Un comune destino, un comune progetto che non risponde al nome di sorte
Quel comune fine che già da vivo ha il puzzo stantio della morte,
tracciata dal ferro alle caviglie che nel terreno solcava la via
ché, donna o uomo non importa, ti allungava l’agonia:
donna o ragazza, il tuo corpo ti senti violare
marito o padre, inerme nella loro carne li assisti affondare.
Poi, come se nulla fosse, verso la fine, nera ma rossa
Ammutoliti nel pianto verso la comune fossa,
Desideranti solo l’imminente dimenticatoio,
eppur riluttanti verso quel naturale inghiottitoio.
A nulla serviva l’esser stata una buona drugarica
Il fine, la fine attendeva tutti nella cavità carsica.
FOIBA: laddove ai fucili si risparmiavano colpi
dove nella morte si triplicavano i corpi
Ché se non arrivava di botto, con fare violento
te la portava un altro corpo per trascinamento. Soffocamento. Lento…
Ero anch’io con la mia bambina sul treno, lasciato con paura
Quando lo sconosciuto grido “GREMO! GREMO!” di me e di lei si presa cura
offrendoci un tetto per la notte e una fetta di pane
utile a cacciare via almeno dalla piccola i morsi della fame.
A vegliarci sotto i portici prima della partenza solo le lunghe notti
a proteggerci nell’interminabile viaggio solo il vino nelle botti
Verso quella città nota a tutti perché “è nato ‘no critaturo, è nato niro”
Ma nessuno la ricorda per Porta Capodimonte e i suoi campi IRO
dove il veneto-croato non sposava il napoletano… a parole
Bastava, però, uno sguardo, bastava il loro immenso cuore
Che guardava l’animo che guardava il pane e diceva “Prendete,
mangiate, per pagare poi passerete…”
Potrei narrarti di tuo padre in guerra, eroe mai riconosciuto
Del suo atto eroico vanificato, cancellato e sottaciuto,
di te, di noi, della vita che è sempre una vittoria
ma non voglio mischiar le carte: questa è un’altra storia,
la storia di quel popolo ferito, del mio popolo partito e poi sparito,
di ciò che non si può raccontare: il capolavoro di Giuseppe Tito
cui “il più amato dagli Italiani” ha tributato riconoscenza
offrendogli dello stato la massima onorificenza;
la storia dei suoi imitatori, giganti nani
infagottati di rosso i banditi partigiani.
Quella del mio desiderio di riveder l’Arena
della mia Pola, ormai terra di cancrena.
Mi chiamo Nonna Maria, il cognome non ha più importanza
Me l’ha tolto qualcuno infastidito persino dalla mia esistenza,
qualcuno che volentieri avrebbe affogato in una buia stanza
questo silenzioso grido, diventato eterna testimonianza.
TONY FABRIZIO
Poesia premiata con Menzione di Merito dalla giuria del Concorso Nazionale di Narrativa “La Terra dei Padri”. La rassegna, giunta alla sua terza edizione si é svolta a Vasto (CH) in questi giorni e ha avuto come tema degli elaborati “Il giorno del Ricordo”, per onorare la memoria delle migliaia di vittime italiane delle foibe e nell’esodo Giuliano -Dalmata.
Il Comitato di Redazione di “Campo Sud Quotidiano” esprime i più vivi ed entusiastici complimenti al nostro collaboratore per il prestigioso riconoscimento.