Italia Viva chiede l’abolizione del Reddito di Cittadinanza. Promotore dell’iniziativa referendaria l’ex Premier Matteo Renzi che, con il suo entourage, prova a scalfire le alleanze di governo, attraverso una battaglia antica contro la misura assistenzialistica voluta dai 5 Stelle. Si è arrivati a questa proposta a seguito delle notizie ufficiali diffuse dall’INPS che vedevano Napoli e provincia riscuotere un importo di “Reddito di Cittadinanza” pari a tutto il nord Italia. La questione, davvero emblematica e per molti versi inquietante, ha generato un vespaio di polemiche tanto da incrementare i controlli di Fisco e forze dell’ordine a caccia dei tanti furbetti, italiani e stranieri, che continuano a percepire l’assegno indebitamente. Anche grazie a volontarie omissioni sulla veridicità dei dati forniti all’atto della richiesta.
La misura delle misure, servita al M5S per scalare la politica italiana, oltre ad ottenere facilmente il gradimento dell’elettorato meridionale, ha accumulato in questi primi anni tanti di quei buchi neri, distorsioni e illegalità diffusa. Ma, più ancora, ha determinato la impossibilità di garantire al mercato del lavoro, già asfittico di per se, l’individuazione di manodopera specializzata, anche stagionale, nel settore della ristorazione o degli operatori turistici e balneari, e tante altre attività di lavoro che in tempi recenti garantivano lo svolgimento delle funzioni economiche di intere filiere produttive di grande valenza economica per il Paese. Con il risultato, come spesso accade, di buttar via il bambino con l’acqua sporca.
Sull’argomento si sono espressi di recente numerosi leader politici, da destra a sinistra dello schieramento parlamentare e tutti hanno evidenziato la necessità di riformare il Reddito, focalizzando, piuttosto, lo strumento legislativo sul sostegno adeguato ed esclusivo, di aiuto alle famiglie realmente bisognose. (nuclei familiari numerosi e con soggetti con disabilità gravi; capi famiglia ultra cinquantenni con anziani a carico; capi famiglia invalidi con impossibilità di lavoro adeguato e soddisfacente ai bisogni familiari etc.) Condizioni che possono essere verificate e certificate direttamente dagli Uffici delle ASL, dell’INPS e le Direzioni Assistenza dei Comuni e quindi sottratte alla istruttoria troppo “debole” e spesso compiacente di taluni Caf.
“Sono pienamente in accordo con quanti sostengono la necessità di una profonda modifica del Reddito di cittadinanza” – commenta Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia – “Il reddito di cittadinanza non va cancellato, ma solo rimodulato, focalizzando gli obiettivi sulle vere aree di disagio e indigenza”. Il noto economista ha poi continuato: “La misura è una modalità utile per dare risposte concrete a reali e comprovate esigenze assistenziali, ma così come è attualmente concepito non va e, non solo perché genera disaffezione al lavoro, ma, piuttosto, perché crea quella sacca di resistenza al mercato del lavoro che ci ha condotto oggi all’allarme lanciato dalle imprese incapaci di trovare mano d’opera a tutti i livelli”. Lepre ha poi concluso: “Una misura così strutturata non garantisce il lavoro e toglie dignità a tanti giovani che oggi si trovano in una sorta di limbo, ove al lavoro non solo non ci si pensa più, ma non rientra nemmeno nelle ambizioni dei giovani disoccupati. Così facendo stiamo derubando le nuove generazioni del loro futuro e, soprattutto, le stiamo illudendo che la manna cada effettivamente dal cielo”.