C’era un’aria allegra un po’ ovunque in città domenica scorsa, nonostante la pioggia e le prime avvisaglie di un freddo autenticamente invernale che faceva capolino già da qualche giorno. Cielo plumbeo che aveva accompagnato anche la esposizione della statua di Maradona nei giardinetti del settore Distinti del vecchio San Paolo, in occasione del primo anniversario della scomparsa di Diego. Una settimana intera di commemorazioni, incontri, visite di tifosi allo stadio, eventi di ogni genere per ricordare il Pibe de Oro e festeggiare la intitolazione del “catino di Fuorigrotta” al Capitano dei due scudetti azzurri, cui i napoletani, e non soltanto, si sentono fortemente legati come ad un parente prossimo. Una persona di famiglia o un grande amico di sempre. Un legame autentico se non proprio una forma di amore per un atleta fantastico che ha regalato tutto se stesso alla città e ai suoi tifosi in un periodo particolarmente buio della storia di Napoli negli anni difficili del dopo terremoto. Risultati sportivi mai raggiunti e finalmente conquistati da un manipolo di giovanotti in maglia azzurra guidati da un autentico mostro del calcio, innamorato di Napoli e del suo tifo chiassoso e travolgente. Centomila cuori palpitanti che ogni domenica sostenevano i loro beniamini sugli spalti del San Paolo. E che nelle trasferte della squadra riuscivano, chissà come, a catapultare negli stadi avversari non meno di dieci mila tifosi azzurri (laddove la capienza dell’impianto lo consentiva) per far sentire a quei ragazzi in campo il calore del proprio pubblico e la sensazione di giocare in casa.
Momenti magici. Anni meravigliosi per i napoletani, Ma anche per Diego e i suoi compagni di squadra che porteranno sempre impressi nella mente e nel cuore quel calore umano, quella passione autentica, quel senso di gratitudine e quella gioia esplosiva che si leggeva sul volto di una città intera. Spettacolo questo, davvero unico ed emozionante. Così come emozionante fu per ciascuno di noi quel primo scudetto, la Coppa Italia dello stesso anno conquistata un mese dopo quel 10 Maggio del 1987. E poi la Coppa UEFA e il secondo scudetto. Sempre con Diego e i suoi colleghi calciatori per i quali fu sempre un grande amico, generoso e premuroso. Mai superbo, nonostante la consapevolezza di esser lui il trascinatore. Lui il grande ed autentico fuoriclasse. Lui il mito incancellabile.
Tante cose sono accadute da quegli anni. La generosità di Maradona, il suo carattere altruista e scanzonato, la voglia di vivere e di meravigliare in ogni occasione, lo han tradito. Ma nessuno avrebbe immaginato la sua scomparsa improvvisa e solitaria. Che certo non meritava. Il mondo intero ha pianto l’atleta, il campione universale e inarrivabile. Ma Napoli non ha dimenticato. Oltre al divino calciatore, la città ha pianto e ricordato l’uomo Maradona. Quel giovanotto tracagnotto con il volto da autentico scugnizzo, tutto riccioli e sregolatezza, che ha regalato gioia e speranza, soddisfazioni e lagrime, riscatto e dignità sportiva ad una intera città. E forse neanche la intitolazione dello stadio di Fuorigrotta a suo nome e la meravigliosa cornice della celebrazione di domenica, potrà essere sufficiente a ringraziare Dieguito per gli anni meravigliosi e le passioni forti che ha inciso nella mente e nei cuori di ciascuno di noi.
Ma poi é iniziata la partita contro la Lazio dell'”amico” Sarri. L’emozione si tagliava a fette tanto nel ricordo di Diego, quanto per l’importanza della partita di campionato che avrebbe potuto rilanciare il Napoli in vetta alla classifica in solitudine, o risucchiarlo in un gruppone con Milan e poi l’Inter, di un solo punto attardato. Ed é così che dal primo minuto della gara la squadra é sembrata tarantolata : si vedono solo i giocatori del Napoli che coprono il campo in ogni spazio verde. 11 furetti forsennati in maglia azzurra. Un costante susseguirsi di azioni pregevoli che culminano, solo al settimo minuto, con un potente gol di Piotr Zielinski favorito da una azione travolgente in area Laziale dell’incontenibile Ciruzzo Mertens. E’ l’uno a zero. Lo stadio Maradona esulta. Ma la partita é lunga e difficile. La Lazio é una Signora squadra. E i tifosi temono un pò il possibile “rientro in partita” dei capitolini. Pur se il Napoli non sembra affatto appagato. Manco il tempo di ragionarci sopra che Insigne scappa al suo marcatore e serve, dalla fascia sinistra, una palla invitante per Mertens che converge verso il centro, si insinua in area driblando tre avversari (uno lo siede a terra!) e fa partire un missile in direzione dell’incolpevole Reina, proteso in un tentativo di parata inutile, quanto plateale .E’ il decimo minuto (circostanza fatale!!!). Ed é il due a zero di Ciruzzo che fa letteralmente impazzire di gioia i 50 mila spettatori affascinati dalla rapidità e dalla qualità sopraffina della giocata del belga-napoletano. La partita sembra segnata. Ma la Lazio é squadra tosta e abituata a rimonte impossibili. Ne sono consapevoli anche i calcatori azzurri che continuano a macinare calcio di alta scuola. In campo c’é solo il Napoli e la Lazio arranca paurosamente. Tant’é che al 29esimo minuto, a coronamento di una gara esemplare e sempre saldamente nelle mani (o nei piedi) degli azzurri, si assiste ad una nuova e ancor più clamorosa azione di attacco in area laziale del furetto Mertens. Il quale riceve un cross dalla destra proposto da Lozano e al volo lo indirizza verso la porta con un tiro forte e preciso che si insacca sotto la traversa. E’ l’apoteosi! Mertens a fatica riesce a liberarsi dall’abbraccio dei suoi impazziti compagni di squadra. Lo stadio Maradona sembra essere tornato il San Paolo di Diego. Le grida di gioia dei tifosi sconfinano dal ventre dello stadio in tutto il quartiere di Fuorigrotta, che esulta nelle case avanti agli schermi, nei bar e in ogni luogo ove si segue la partita. E’ proprio fatta! E il particolare più emozionante viene proprio dall’autore degli ultimi due gol. Quel Mertens che per molti versi é l’azzurro che più somiglia a Maradona. Per le giocate di autentica classe e per l’amore viscerale che lo lega a Napoli e ai napoletani.
Il secondo tempo scorrerà senza particolari emozioni. Con una squadra azzurra sempre padrona del campo, intenta a controllare e gestire il gioco con naturalezza e padronanza assoluta. Sembrava ormai terminata la gara con il risultato tondo di tre a zero allorquando, in un ennesimo attacco verso la porta di Reina, lo spagnolo Fabian Ruiz non azzeccava un tiraccio forte e improvviso da fuori area che, con precisione chirurgica, penetrava nella difesa incolpevole dei laziali, beffando per la quarta volta la squadra di Sarri. L’allenatore toscano, ma napoletano di nascita, che torna nella capitale con le orecchie fischianti e una figura non proprio edificante.
Con il pregevole gol di Ruiz si chiudeva la partita e con essa una giornata indimenticabile per Napoli e i napoletani. Le celebrazioni di Diego Armando Maradona non potevano chiudersi in maniera migliore. Grande spettacolo ed emozioni a go-gò prima della partita. Entusiasmo alle stelle e gran bel gioco durante i 90 minuti in campo. I tifosi azzurri hanno risposto in maniera accorata ed entusiastica al ricordo di Diego. La squadra ha onorato da par suo il campione scomparso. E chissà se il buon Maradona, primo tifoso degli azzurri, possa e voglia “accompagnare” anche questa squadra, riscaldando i cuori e i muscoli dei calciatori azzurri sino alla fine del campionato. Un campionato che, se giocato dalla équipe di Mister Spalletti con la stessa voglia, la stessa determinazione e la stessa autorevolezza di domenica sera, non può che tingersi completamente di azzurro. L’azzurro di Maradona. L’azzurro del cielo di Napoli che spera ……. e ci crede.