Domenica scorsa si è conclusa la due giorni organizzata dall’ex ministro e sindaco di Roma Gianni Alemanno a Orvieto, intitolata “Un movimento per l’Italia”. L’idea è quella di offrire una sintesi politica al mondo del dissenso che negli ultimi due anni, politicamente si è dato molto da fare, dal green pass alla guerra in Ucraina, ha alternato piazze (talvolta) piene a urne vuote.
C’erano intellettuali del calibro di Franco Cardini, Francesco Borgonovo, Diego Fusaro, almeno una trentina di movimenti ed associazioni riconducibili alla galassia della destra sociale, tra cui anche l’associazione partenopea Campo Sud, guidata da Marcello Taglialatela.
Per la destra sociale il ritorno ad Orvieto rappresenta il ritorno ad Itaca. Il Palazzo dei Capitani della città umbra fu infatti la storica sede dei raduni di corrente nei primi anni Duemila: Alemanno era ministro dell’Agricoltura, Francesco Storace presidente del Lazio. C’erano la rivista Area e figure semi mitiche della militanza prima missina come Teodoro Buontempo e Andrea Augello, entrambi venuti a mancare. Altri tempi. Per un’emblematica coincidenza voluta dal destino, Alemanno torna alle origini nel giorno in cui Giorgia Meloni va a Washington da Biden: il titolo di uno dei panel di Orvieto era “per non morire americani”. “Siamo scesi dal carro dei vincitori” proclama infatti l’ex genero di Pino Rauti.
1) Taglialatela i soliti maligni affermano: in realtà sul carro dei vincitori non vi hanno fatto salire…
In questi cinque anni a me sembra che Fratelli d’Italia abbia dimenticato di fare opposizione in regione e di intraprendere iniziative politiche che rappresentassero gli interessi dei napoletani e dei meridionali in genere
A quanti sostengono che io abbia bussato a qualche porta rispondo semplicemente che certo non potevo rimanere in un partito che nelle scelte politiche e personali (quanti indagati tra candidati indicati dalla Meloni) tradiva sistematicamente il Sud e le posizioni della Destra Sociale
2) E dopo Orvieto cosa succederà? Pensate di essere già pronti per le europee e le elezioni regionali del 2024?
in questi giorni stiamo diffondendo quello che abbiamo denominato “Il manifesto di Orvieto”. Un documento di analisi politica che possa diventare un vero e proprio decalogo per quanti credono nella possibilità di una azione che sappia coniugare uno spirito sociale ed una scelta di indipendenza nazionale e territoriale.
Per gli appuntamenti elettorali rimandiamo ogni scelta a quella che sarà la nostra capacità di presenza in tutte le regioni. Indubbiamente esiste un vuoto di iniziative e di battaglie che il governo Meloni sembra aver dimenticato ed abbandonato.
3) Alemanno ha ricordato che nel Msi e in An hanno sempre convissuto due destre, una sociale e una conservatrice-liberista, ma ora – sostiene – la Meloni ha cancellato la prima. A Napoli, dove Fratelli d’Italia ha conquistato un risultato al di sotto della più funesta aspettativa con solo il 12% dei consensi conquistati che spazio può avere la vostra destra sociale?
Per il Sud anche questo governo sembra ripercorrere gli errori del passato. Mancano scelte chiare sulla necessità di alimentare una politica di sviluppo che continui ad aiutare i deboli ma contemporaneamente offra soluzioni per il futuro.
I consensi elettorali potranno arrivare solo se sapremo essere credibili agli occhi di quanti ad oggi sono delusi da questo centrodestra troppo liberista e poco sociale Per il meridione occorre una
valorizzazione delle aree portuali ed uno sviluppo delle aree industriali dismesse attraverso politiche fiscali di vantaggio. Ma occorre anche una azione di nuova edilizia popolare che programmi il recupero di aree abbandonate per realizzare alloggi per le giovani coppie. E questo vale anche per le grandi aree urbane di tutto il paese.
4) E la Lega? Potrebbe essere un interlocutore serio, anche alla luce della presenza di alcuni esponenti leghisti ad Orvieto, come l’ex senatore Pillon?
La Lega sembra avere di fatto abbandonato l’idea di poter essere un partito nazionale. Il punto centrale della sua politica, con la riproposizione delle Autonomie Regionali, sembra essere ritornato quello del separatismo. Al Sud non basta parlare di Ponte sullo Stretto per chiedere consensi. Piuttosto occorrerà una particolare attenzione verso quanti hanno nel passato votato per Salvini ed oggi sembrano smarriti di fronte all’abbandono dei temi attraverso i quali erano arrivati voti e consensi.
Se ne saremo capaci dovremo ribadire una politica di contrarietà al potere rappresentato dalle multinazionali economiche ed affermare una Europa che sia libera dalle pressioni americane e libera di dialogare con quanti vogliono porre fine ad ogni tipo di colonialismo