IL MINISTRO URSO ALZA LA VOCE CON STELLANTIS (EX FIAT) E MINACCIA LA REVOCA DEI FINANZIAMENTI DEL P.N.R.R. PREVISTI PER IL GRUPPO INDUSTRIALE DI ELKANN

Dall’autorevole palcoscenico del Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, il Ministro dello Sviluppo Economico e del Made in Italy accusa apertamente il Gruppo automobilistico “Stellantis” (ex Fiat) di non aver rispettato e pertanto di non essere conseguenziale agli impegni assunti con il Governo Italiano, solo lo scorso anno, in ordine all’aumento di produzione degli autoveicoli con marchio FIAT, “sfornati” dalle fabbriche sul territorio italiano. E, vieppiù, per i ritardi imperdonabili derivati dal mancato inizio dei lavori di riconversione degli stabilimenti di Termoli, in Abruzzo, per far posto al mega progetto del cosiddetto CIGAFACTORY, con la previsione di oltre 370 milioni di risorse statali provenienti da investimenti del PNRR, concordati sempre lo scorso anno con il management di Stellantis.

Quella del Cigafactory é un nuovo progetto già in uso da qualche tempo in Cina e Stati Uniti (con le auto TESLA) che consente la produzione di batterie al litio, oltre ad altri componenti elettronici per auto elettriche, con tecnologie molto avanzate che consentono di produrre autoveicoli di nuova generazione attraverso fonti di energia rinnovabili, con notevolissima riduzione dell’impatto ambientale.

Una rivoluzione davvero esaltante soprattutto per contenere significativamente le emissioni di co2 e, pertanto, vista con soddisfazione anche dalla Commissione Europea. Tanto che negli ultimi mesi molti Paesi del Vecchio Continente si stanno adoperando per realizzare questi stabilimenti produttivi di nuova generazione. In Germania con un investimento delle case automobilistiche Volkswagen e Mercedes, ma anche in Polonia e Paesi Scandinavi con altri marchi automobilistici storici.                                                                                    In Italia, al momento, é in programma la realizzazione di un impianto in Emilia Romagna promosso da AUDI, ed esiste già in avanzata realizzazione un nuovo stabilimento produttivo a Teverola, nell’area ASI in provincia di Caserta, ove il gruppo FAMM produrrà le batterie per auto elettriche con la nuova tecnologia del Cigafactory con energia rinnovabile.

L’ultimo in ordine di tempo é lo stabilimento programmato già nel corso del 2013 da Stellantis (ex Fiat) e annunciato con enfasi dall’azienda per la sinergia con il governo italiano preoccupato, quest’ultimo, e non poco dalla crisi del gruppo e le continue richieste di ore di cassa integrazione per i lavoratori di molti stabilimenti del gruppo in Italia. Si tratta dello stabilimento di Termoli, in Abruzzo ove la riconversione sembrava più utile e fattibile . Ed é su questo stabilimento che lo Stato Italiano ha inteso puntare, collaborando alla transizione ecologica e alla riconversione industriale annunciata da Stellantis e impegnando risorse pubbliche per oltre 370 milioni di Euro tra fondi PNRR e risorse Ministeriali, pur di mantenere gli attuali livelli occupazionali, anzi incrementandoli in maniera significativa. Purtroppo, ad oggi, questo impegno rimane disatteso dal gruppo automobilistico ormai divenuto franco-olandese e di riconversione industriale non si parla più. Nonostante gli ulteriori impegni assunti dal Governo Italiano con Tavares di procrastinare l’attuazione in Europa delle innovazioni tecnologiche delle auto Euro 7 (che ostacolavano le vendite delle vetture ex fiat già prodotte e giacenti nei concessionari). Provvedimento adottato tempestivamente dall’Esecutivo!  E poi l’adozione di un nuovo e più robusto piano incentivi per la vendita di autovetture nuove sul territorio italiano, impegno completamente mantenuto dal Governo attraverso l’adozione di un piano incentivi superiore al miliardo di Euro di sgravi fiscali e bonus per l’acquisto di nuove autovetture ibride o elettriche presenti sul nostro mercato.

Non c’é da chiedersi altro. Il gruppo Stellantis che qualche anno or sono ha abbandonato il nostro Paese “armi e bagaglio” lasciando nella disperazione migliaia di lavoratori del gruppo, consapevoli di come sarebbe finita questa triste storia, non ha assolutamente intenzione di investire nel nostro Paese. Lo prova la sua strategia aziendale che ha lasciato produrre in questi ultimi mesi due nuove autovetture, la Topolino ibrida negli stabilimenti di Kenitra in Marocco (presentazione dell’auto 4 Luglio 2024) e l’Alfa Romeo Junior a Tichy in Polonia, che sarà dal prossimo Settembre in vendita nelle concessionarie del gruppo in tutta Italia e in Europa. Altro che milione di autovetture da produrre in Italia. Altro che incentivi statali. Altro che blocco delle innovazioni dell’Euro 7. E bene ha fatto il Ministro Urso e il Governo Italiano ad imporre a Stellantis di sostituire immediatamente il nome assegnato a questo nuovo SUV Alfa prodotto in Polonia, cui era stato inizialmente affidato il nome di MILANO.

Un prodotto costruito all’estero, per di più di un gruppo industriale non più italiano, non può artatamente assumere un nominativo riconducibile alle produzioni italiane ai sensi della nuova normativa sul Made in Italy. E Amen!

Ma il problema di Urso e dell’intero Governo Italiano non é certamente la fame di profitto dei vertici di Stellantis e le sue scelte e piani industriali contraddittori e mortificanti per un Paese che ha consentito,  dal dopoguerra e sino ai nostri giorni, il consolidamento di questo gruppo industriale. A partire dalle migliaia di iniziative di finanziamento pubblici per l’espansione industriale delle sue fabbriche; i milioni e milioni di Euro erogati nel tempo dallo Stato italiano per cassa integrazione e ogni altra tipologia di ammortizzatori sociali concessi ai lavoratori per crisi presunte e ripetute del gruppo. E poi le agevolazioni di stato e i continui piani di incentivo alle vendite (bonus acquisto) per “rifocillare” i vertici di fiat e i suoi famelici azionisti.

Qui il vero problema é il lavoro e i lavoratori. E quello che magari va fatto nell’immediato per riportare a miti consigli Tavares e i suoi consulenti d’oltralpe.

Piuttosto andrebbe svolta una serena riflessione e una discussione seria e pacata sul come e chi ha lasciato “scappar di notte” dall’Italia John Elkann e i suoi uomini. Chi ha avuto negli anni timore reverenziale e subalternità rispetto a questi imprenditori (meglio prenditori!) e non ha inteso chiedere lumi sui volumi di produzione e sulla sorte delle innumerevoli fabbriche disseminate sul territorio italiano con tutto il bagaglio di uomini e donne impiegate lavorativamente nel gruppo. Chi ha omesso colpevolmente di interrogarsi sul trasferimento all’estero anche della sede sociale, evitando i dovuti approfondimenti e gli interrogativi doverosi sul fronte fiscale. Oltre che finanziario. Qualcuno ha forse pensato che “al nemico che fugge, ponti d’oro”? Mi sembrerebbe troppo comodo e per dirla meglio, scellerata.

Il “nemico,” l’oro se lo é portato con se fuggendo. E all’Italia spetta ricominciare. Ricostruire una politica industriale del settore automobilistico tutta nuova e al passo con i tempi. Senza creare rendite di posizione ne gruppi industriali privilegiati o dominanti. E in questo impegno é necessario il supporto delle forze sindacali e dell’opinione pubblica. Di tutte le forze politiche e del loro senso di responsabilità. Affrontare e risolvere queste problematiche, auspicando tempi certi e rapidi, deve diventare obiettivo di tutto il Paese.  Senza alcuna distinzione.