mercoledì, Dicembre 4, 2024
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IL DIRITTO ALL’ABORTO E’ LA NEGAZIONE DELLA VITA. Il pericolo subdolo della scelta francese.

Lungi da ogni moralismo e da ogni lettura “etica”, cerchiamo di capire quale significato ha l’introduzione del diritto di aborto nella Costituzione francese.
Innanzitutto diciamo che in Francia il diritto all’aborto esiste già ed è stato introdotto nel 1975, grazie alla Legge Veil che consente di potere interrompere volontariamente la gravidanza sino alla quattordicesima settimana di gestazione. Come in Italia. Ciò da cui partire è il binomio “diritto ed aborto”, dove aborto sta per sopprimere una vita che è in noi, ma che è altro da noi. D’altronde, questa è la società dei mille diritti e dei pochissimi doveri. Altra cultura. Cultura di questo tempi. Se anche l’Ansa, la principale agenzia di stampa italiana che dovrebbe essere per sua natura neutrale, parla di “diritto all’aborto”, capiamo subito che è inutile discorrere sul tifo e la dietrologia.
Se, dunque, esiste da ormai mezzo secolo qual è la portata di questa novità? Essenzialmente una portata storica, perché la decisione, passata con larga maggioranza, fa sì che il diritto all’aborto – ripetiamo, al di là di come la si pensi in merito – entra in Costituzione, ovvero diventa un asse portate delle istituzioni statali.
Colpisce, dunque, il fatto che la Francia, così come l’Italia, è affetta da un preoccupante calo demografico e, nel peggior momento di “vita” del calo delle nascite, i cuginetti d’oltralpe aprono la Costituzione ad una legge che non verte alla crescita della popolazione e alla proliferazione di nuove leve, ma al suo esatto contrario. Se è vero che non è un mistero che potrebbero attingere dalle loro colonie i “nuovi francesi”, è innegabile che sotto la Torre Eiffel hanno uno strano concetto di Costituzione.
La notizia ha fatto clamore, ma a favore (cfr. la posizione dell’Ansa di cui sopra) ed è arrivata in concomitanza con la festa della donna, quando le donne potranno festeggiare la libertà di ammazzare, tanto “il corpo è mio e lo gestisco io”, persino se non sono state capaci di gestire quel corpo che ricorre – poi – al diritto all’aborto (dell’altrui vita), quale mezzo anticoncezionale, anche se la concezione è già avvenuta. Un metodo riparatore postumo spacciato come diritto, libertà, emancipazione.
Avrebbe dovuto far clamore perché persino Marine Le Pen, a capo del movimento Rassemblement National, ha lasciato “libertà di coscienza” ai suoi in merito al voto e lei stessa, a voto avvenuto, si è detta “soddisfatta” della decisione presa.
Ciò vuol dire che, quando arriverà da noi la stessa questione – e già, perché è ormai almeno mezzo secolo (di cui sopra…) che se un membro (sic!) dell’Unione europea di Bruxelles partorisce qualche idiozia, presto o tardi la stessa idiozia arriva come un domino nelle altre “regioni” di Bruxelles, senza che sia necessariamente colpa di Bruxelles – non vi sarà, non ci potrà e non ci dovrà essere opposizione alcuna da parte di Salvini e similari cugini della Le Pen. Anzi, toccherà persino dirsi contenti. Con tanti saluti alle nuove vite.
Avrebbe dovuto fare clamore la posizione almeno del Papa che, però, si è espresso solo attraverso la Facoltà pontificia, ma stavolta non ha avuto il favore della stampa che non ha sponsorizzato e fatto megafono, come in merito alle recenti dichiarazioni di pace, seppur fuori tempo massimo, sulla guerra in Ucraina – le sole cose (scontate) che un Papa avrebbe dovuto dire.
La direzione di morte e non più di vita è data: presto arriverà anche il “diritto” di chiedere di morire e non la necessità, la volontà, una soluzione estrema.
Non ci resta, dunque, che attendere l’ennesimo piano inclinato. Dagli altri. Quelli del “pensiero progressista”.
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