Lavorare per 280 euro: Gianni Lepre, “il lavoro come schiavitù non esiste più da secoli”
La storia di Francesca, la ventenne partenopea a cui sono stati offerti 280 euro mensili per 10 ore e mezza di lavoro giornaliere e 12 ore il sabato in un negozio di abbigliamento di Napoli non solo ha fatto il giro del web, ma ha generato un vespaio di polemiche che si sono abbattute su politica e istituzioni. Da un parte i fan del reddito di Cittadinanza, a loro dire unica valvola di sfogo per queste prevaricazioni nel mercato del lavoro; dall’altra il mondo politico che mai aveva toccato con mano questa cruda realtà che, nel sud del Paese, diventa una vergognosa prassi. “E’ arrivato il tempo che politica e istituzioni si interroghino e si confrontino su questo – ha commentato Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 – perché il mercato del lavoro al Sud è questo purtroppo, e l’Italia continua ad essere un Paese non adatto ai giovani”. “Quello che è successo a Francesca – ha poi continuato il noto economista – lo abbiamo saputo solo perché lei ha avuto il coraggio di denunciarlo sui social, ma quanti si vergognano anche a pensare di poterne parlare?”. “Di lavoro ce ne sarebbe tanto, specializzato o meno – ha poi sottolineato Lepre che tra l’altro è presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli – ma fin quando sarà distribuito in maniera clientelare a scadenza elettorale, andranno sempre più di moda i lavori schiavitù, una catalogazione di mercato che non esiste più ormai da secoli. Poi ci si meraviglia quando si parla di Neet, o quando solo a Napoli e provincia si registrano il medesimo numero di percettori di reddito di Cittadinanza dell’intero Nord Italia”. Il prof. Lepre che è anche notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia, ha poi concluso: “Il lavoro è soprattutto dignità, e chi pensa di comprare la fame della gente non commette solo un reato contro lo Stato, ma lo commette contro la persona umana, contro i suoi diritti essenziali. Siamo in presenza di un crimine come tanti, e per questo va perseguito e vanno garantiti i diritti di tutti a partire dal salario, sui cui si fa un gran parlare in attesa dei fatti. Non a caso ci battiamo da tanti anni per l’apprendistato e la bottega scuola misure che, fatte funzionare bene, porterebbero decoro e certezze nel mercato del lavoro. Napoli non può e non deve continuare ad essere il metro di paragone di illegalità e prevaricazione”.