sabato, Gennaio 11, 2025
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Crisi Whirpool di Ponticelli: una follia targata 5 Stelle !!

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Il nostro quotidiano si é occupato più volte della crisi drammatica della fabbrica Whirpool di Ponticelli. A partire da quella frettolosa e inconsistente trattativa con la Multinazionale americana che l’allora Ministro, Luigi Di Maio, titolare del Dicastero dello Sviluppo Economico (oltre all’altro incarico altrettanto prestigioso e pertinente di Ministro del Lavoro) volle portare avanti nei Palazzi ministeriali di Via Veneto, sino alla imprevedibile e rapida conclusione della vertenza, con la sottoscrizione di un accordo tra le parti che avrebbe garantito la sopravvivenza della fabbrica e il mantenimento dei posti di lavoro delle maestranze impegnate sul sito produttivo napoletano. Un accordo che il Ministro Di Maio sbandierò ai quattro venti come esempio di concretezza, rapidità e risolutezza della personale azione governativa. Apparve subito il contrario! Troppo labili e inconsistenti le proposte Ministeriali di sgravi fiscali e provvidenze a pioggia per il gruppo industriale metalmeccanico. Carenti e insignificanti gli investimenti per la fabbrica, che la proprietà dichiarava di voler mettere in campo per la ripresa a pieno regime delle attività produttive. Un anno dopo il colpo di scena, con il disconoscimento dell’accordo raggiunto e la comunicazione della Multinazionale di voler abbandonare il sito produttivo di Ponticelli, attraverso la vendita del ramo d’azienda ove venivano realizzati gli elettrodomestici più sofisticati e moderni dell’intero gruppo industriale americano.

Un vero schiaffo in pieno volto per Di Maio e l’intero governo Conte che di li a poco sarebbe diventato il Governo Conte 2. Approfittando infatti della repentina crisi di governo, il buon di Maio sarebbe scappato nottetempo, traslocando con tutto il suo bagaglio di frottole e figuracce nel più comodo e tranquillo edificio della Farnesina. Lì al Ministero degli Affari Estri. Con il nuovo incarico avrebbe fatto dimenticare in fretta gli oltre 160 Tavoli di Crisi aperti nel periodo di sua competenza presso il Ministero dello Sviluppo Economico e ancora in attesa di risoluzione, auspicabilmente positivi. Tra questi, i più famosi e spinosi, proprio quello della Whirpool di Ponticelli; la triste vicenda della Arcelor Mittal di Taranto per la riconversione, bonifica e rilancio produttivo del Polo Siderurgico ex Ilva; la crisi infinita della Alitalia che viaggia con circa tre anni di rinvii, trattative sugli esuberi e strategie di rilancio della compagine che dovrà rilevare il pacchetto azionario della Società. Quando finalmente il Governo sarà in condizione di individuare e scegliere il partners più affidabile……..

La vertenza Whirpool passa a questo punto nelle mani del successore di Di Maio al Ministero dello Sviluppo Economico, il pentastellato Stefano Patuanelli. Si proprio quello che ancora oggi si palleggia la crisi aziendale della fabbrica napoletana con altrettanta “competenza e maestria” del suo brillante predecessore e compagno di partito. E’ superfluo sottolineare che si é trattato di un anno perso, tra sterili incontri fra le parti, proposte su proposte gettate senza molta convinzione sul Tavolo di Crisi e i vertici dell’azienda metalmeccanica che rimangono fermi sul loro proposito iniziale di dismettere la fabbrica e cederne il ramo d’azienda ad altri gruppi stranieri. Con buona pace dei lavoratori cui si profila un futuro incerto e con scarse possibilità di riapertura del polo industriale napoletano. In specie dopo l’ulteriore e tremendo colpo inferto alla nostra economia dalla epidemia di Coronavirus.

Ma in cosa difetta l’azione del Governo in ordine alla risoluzione di queste vertenze per il rilancio di aziende in difficoltà? Perchè questa crisi aziendale della Whirpool non riesce (come tantissime altre) a chiudersi in maniera soddisfacente per le parti in conflitto permanente? Perché una azienda che produce elettrodomestici sofisticati e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, non riesce o non vuole  far ripartire la produzione, malgrado esistano ottime opportunità di mercato per questo segmento di prodotto industriale? E’ il costo del lavoro e degli oneri sociali, contributivi e fiscali che strangolano la nostra economia. Questi, a nostro avviso, i nodi gordiani dell’intera vicenda. La Whirpool é ben consapevole di tali problematiche ed é altrettanto sicura che trasferire la produzione all’estero di elettrodomestici di ottima qualità, determini margini di guadagno molto più elevati per l’azienda. E spinge per questa soluzione, con evidente determinazione, immaginando magari lo spostamento della fabbrica in Slovenia o in Croazia, tanto per non allontanarsi troppo. La multinazionale con diversi altri siti industriali dislocati sul territorio nazionale, sa anche che il nostro governo non può troppo alzare la voce, proprio perchè migliaia di altri dipendenti italiani del medesimo gruppo sono attualmente al lavoro, anche in Campania. Ed una rottura troppo brusca non é auspicabile per nessuna delle due parti (Ministero e Whirpool). Ma la multinazionale degli elettrodomestici é anche ben consapevole che negli ultimi anni, proprio per evitare la chiusura dello stabilimento di Ponticelli, ha proposto ed ottenuto decurtazioni salariali per il personale dipendente, contratti di solidarietà, migliaia di ore di Cassa integrazione e robusti sgravi fiscali concessi dal Ministero dello Sviluppo Economico, per un impegno economico di oltre 20 milioni di Euro in soli due anni.

La Whirpool dimentica o finge di dimenticare, tra l’altro, che anche le altre fabbriche dello stesso gruppo presenti sul territorio italiano hanno percepito aiuti pubblici consistenti. Uno sforzo economico non di poco conto compiuto proprio per assistere adeguatamente le imprese del settore industriale in crisi e scongiurare lo spettro dei licenziamenti in qualsivoglia stabilimento del gruppo in Italia. Ed é per questo che tirare troppo la corda risulta improprio e addirittura criminale. Ma la Whirpool va avanti per la sua strada, forti della conclamata debolezza del nostro Governo. Troppo debole e impreparato a gestire trattative così complesse e articolate.

Occorre, a nostro avviso, agire sinergicamente con l’impegno di più Ministeri, a partire proprio dagli Affari Esteri. Occorre convocare l’Ambasciatore Statunitense in Italia e rappresentargli l’ azione meschina e scellerata del gruppo industriale americano, che alzano il tiro “giocando” sulla la pelle dei lavoratori di Ponticelli e sul loro stato di debolezza psicologica, oltre che economica. Occorre far capire al Governo degli Stati Uniti che questo atteggiamento irresponsabile e dilatorio della Whirpool, orientato esclusivamente al maggiore profitto. non può essere tollerato in un momento, tra l’altro tanto drammatico per il nostro Paese, ancora alle prese con gli strascichi della terribile pandemia. Occorre far comprendere con forza e la opportuna determinazione, che anche il mancato accordo su una trattativa di ordine politico-sindacale può compromettere i rapporti e i vincoli di amicizia tra due popoli. Bisogna che l’Ambasciatore Americano capisca che il dramma del lavoro a Napoli é ancora più pernicioso di altre parti del Paese. E che questa fabbrica sorge in piena città e offre lavoro a oltre 400 lavoratori disperati da anni di promesse e sacrifici indicibili. Che Napoli é la stessa città che ha ospitato per oltre 50 anni le truppe americane e il Comando Generale della Nato e che i rapporti tra la città e la vasta comunità statunitense é stata sempre molto forte e proficua. Pertanto un intervento autorevole del Governo Americano sui vertici dell’Azienda statunitense é assolutamente auspicabile e fortemente atteso dal Governo Italiano. Tanto perché si arrivi al più presto ad una benevola e soddisfacente intesa tra le parti che rilanci il complesso industriale cittadino e restituisca il lavoro e la fiducia nel futuro di tanti lavoratori in seria difficoltà.

Se il Ministro Patuanelli saprà puntare i piedi e alzare la voce con gli interlocutori giusti, in luogo di offendere i lavoratori napoletani della Whirpool per il loro dissenso espresso sulla interminabile vertenza, questa brutta storia troverà presto una soluzione. E così Patuanelli potrà tornare a casa da moglie e figli con l’animo sollevato per aver fatto il suo dovere fino in fondo e nel migliore dei modi. Come si conviene ad un Ministro della Repubblica Italiana.

 

Le lacune delle Città Metropolitane: Obiettivo Grande Napoli.

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La Legge Delrio del 2014, ha preteso di rendere efficace la previsione della riforma costituzionale di introdurre nel nostro ordinamento le Città metropolitane, enti intermedi tra i comuni e le regioni, e che hanno sostituito le province nei territori delle principali città italiane. In realtà si è trattata di una pessima riforma, improntata più da principi di riduzione della spesa pubblica che da una reale analisi di quelle che sono le prospettive di sviluppo dei nuovi enti. Il risultato è che, nonostante gli sforzi di dare sostanza e scopo alla programmazione degli enti, ben poco è stato possibile ottenere. Ciò è dovuto sicuramente sia ad una scarsa differenziazione delle funzioni rispetto alle vecchie province, sia ad un deficit di rappresentanza istituzionale.

Le Città metropolitane, infatti, hanno quali organi di governo: il Sindaco metropolitano che, ope legis, è il sindaco della città capoluogo e che assume anche le funzioni di organo esecutivo; il Consiglio metropolitano, con componenti eletti con elezioni di secondo livello tra i consiglieri dei comuni dell’area metropolitana e che è presieduta dal Sindaco metropolitano; la Conferenza metropolitana, composta dai sindaci dei comuni e presieduta sempre dal Sindaco metropolitano. In realtà, quest’ultimo organo, è stato un totale fallimento. Basti pensare che per la Città metropolitana di Napoli, da quando è stata istituita, il numero legale è stato raggiunto solo in occasione dell’approvazione dello Statuo dell’Ente, andando deserte tutte le altre sedute convocate.

Il ruolo e l’ordinamento delle Città metropolitane dovrà essere sicuramente rivisto. A tal proposito era iniziata un riesame della legge Delrio nelle commissioni parlamentari competenti. Differenziare gli ordinamenti delle realtà urbane di maggiori dimensioni rispetto ad altri enti è una necessità che si pone perché si tratta di realtà con una complessità funzionale propria delle grandi città che hanno l’esigenza di adeguare la dimensione territoriale, demografica e organizzativa alla gestione d’efficaci politiche di aree più vaste dei comuni.

L’esigenza di una Città metropolitana cui corrisponda un giusto rapporto di rappresentanza del territorio, è particolarmente evidente nella Città metropolitana di Napoli.

La Città metropolitana, così come dicevamo, ha come Sindaco metropolitano il Sindaco di Napoli. Ma oggi la popolazione del comune capoluogo rappresenta soltanto poco più del 31% della popolazione dell’intera Città metropolitana, percentuale che è andata sempre più diminuendo. Da dati ISTAT, infatti, si deduce che la popolazione della Città di Napoli, nel 1971, era pari al 45% della popolazione dell’intera provincia, percentuale che si è andata via via riducendo sia per il decremento del numero degli abitanti di Napoli, oggi ben sotto il milione, sia per l’aumento della popolazione del territorio dell’intera Città metropolitana.

Altra peculiare caratteristica della Città metropolitana di Napoli, è rappresentata dall’incidenza sull’intera Regione Campania. La popolazione residente nel 2018, pari a 3.084.890 abitanti, rappresenta ben il 53% dell’intera popolazione Campana.

Nel corso di questi ultimi anni, si è andata sviluppando una politica di finanziamenti da parte dell’Unione Europea, che ha sempre più come destinatari le aree urbane e per esse quindi le Città metropolitane. È del tutto evidente, che le attenzioni sono rivolte a rendere strutturali realtà urbanizzate che tendono sempre di più ad uscire dagli stretti confini dei comuni capoluoghi. In particolare per Napoli, l’area urbanizzata che oramai cinge un perimetro vastissimo, ha l’esigenza di essere organizzata con criteri metropolitani. Occorre pertanto, ragionare in termini di grande Napoli, identificando con tale termine non solo la città capoluogo, ma l’intero territorio metropolitano che tende ad influenzare inevitabilmente l’intera Regione Campania.

L’Ente metropolitano, in prospettiva quindi, dovrà governare un processo di riorganizzazione e di sviluppo del territorio che oggi evolve in maniera disorganica, senza una visione complessiva.

Resta, per il momento, l’assurdità che tale processo non sia diretto da un Sindaco metropolitano eletto da tutti i cittadini dell’Area. Tale possibilità sarebbe prevista dalla stessa Legge Delrio, ma è condizionata alla suddivisione del territorio della Città di Napoli in municipalità dotate di autonomia e alla creazione di zone omogenee all’interno del territorio metropolitano.

È un campo questo dove ci si dovrà necessariamente confrontare. I problemi di Napoli nascono anche dalla miope visione della politica, che con difficoltà prende atto della tendenza di una realtà territoriale che, in ambito Europeo ed anche oltre, è stata già efficacemente elaborata. Una politica metropolitana guarda ai centri storici e all’integrazione delle periferie, alla mobilità integrata, alla pianificazione urbanistica, alla politica dell’ambiente, tutte problematiche queste che non possono più trovare soluzioni nello stretto ambito comunale.

 

 

L’idiozia che imbratta e decapita statue e monumenti: La Crociata iconoclasta!

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La fase due è appena cominciata e dilaga ovunque trovando persino terreno fertile. Non è una nuova ondata di Covid-19 bensì un virus ugualmente contagioso e che fa danni terribili. È quello dell’idiozia umana che si manifesta con l’imbrattamento, la decapitazione, la distruzione delle statue ritenute razziste. Avete capito bene: le statue! E non se ne salva nessuna: da Montanelli a Colombo, dalla sirenetta Ariel a Jefferson. Persino la statua di Haile Salassie, icona dell’antirazzismo e mito  del politically correct.
Ma se in un primo momento la foga devastatrice si estingueva appena finita la vernice rosa o rossa, appena la testa rotolava giù al culmine dell’orgasmo dell’imbecillità plaudente, la fase due prevede la sostituzione di tali effigi con tutto ciò che il pensiero unico, sempre più unico pensiero, impone per essere imposto universalmente.
Una settimana fa, uno street artist anonimo ha, infatti, deciso, di prendere in prestito il volto dell’influencer campana trapiantata a Milano Flavia Corrado, nickname per i social “Zia Flavia Food and Boobs” – letteralmente cibo e tette – e di montarla  su un corpo di una Madonna prosperosa, quasi giunonica, dalle forme procaci e dalle grazie bene esposte grazie al drappo aperto sul petto a vantaggio del reggiseno. (un déjà vu della moda lanciata solo un anno fa in solidarietà di un’altra donna – si può ancora dire? – scaricatrice in porto e piatta come una tavola che fece togliere il reggiseno alle donne in forma di solidarietà. O forse di uni-formità).
Iniziativa apprezzata dalla sexy cuoca star del web che vide la validità di tale messaggio nella desessualizzazione della donna, creata in un contesto patriarcale, che ha da sempre derubato le donne del piacere carnale. Una lettura che basta solo ai loro occhi, senza il minimo senso della democrazia, del rispetto di chi crede, all’arte in primis, estesa – leggasi imposta – a tutti. Come dire: meglio una copulazione della Madonna che il dogma dell’Immacolata Concezione, con la specialità di essere alle altre uguale. Uniformata.
Se questi sono i muri di Napoli, nelle sale cinematografiche, prossimamente (speriamo vivamente di no!), per una strana alternanza della parità dei sessi, potremo assistere all’ennesimo film (Habit) che oltraggia la figura di Gesù Cristo, interpretato da un’attrice dai discutibili comportamenti, una lesbica che si abbandona a gesti lussuriosi con un’altra donna.
Se è vero che questa follia nero-rossa devastatrice ha già avuto ampio risalto, è altrettanto vero che – almeno in Italia – non una parola è stata spesa da alcun membro (ogni riferimento è puramente causale) del Governo Conte bis, quello che annovera – ancora! – al Ministero per i beni e le attività culturali un certo Dario Franceschini, una cosa a metà tra Ministro e un distruttore ante litteram, un precursore dell’oltraggio al patrimonio artistico che si trova a gestire, un avanguardista del cartonato con cui ricoprì le statue dei musei capitolini in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani. Una sorta di partecipata distruzione istituzionale che non risparmia di passare per la scristianizzazione del sacro. Il tutto – manco a dirlo – sotto religioso silenzio del Bergoglio di Romana chiesa: non una parola in merito alle madonne rivisitate secondo il “novo impressionismo” che dona loro sufficienti sembianze di vulva, nessun biasimo per la blasfemia perpetrata, nessun cenno di difesa dei cristiani offesi. O fessi, stando all’atteggiamento di papi e governat(t)ori. E se la distruzione, che altro non è che distrazione, viene tollerata, subita, taciuta e coadiuvata, nessuno si scandalizzi se i distruttori scendono in strada a volto coperto, armati e marciano in stile militare. Nessuno gridi al razzismo, nessuna guardi al pericolo, nessuno strillo di violenza. È intollerante la pedina degli scacchi, la parolina colorata presente sulla confezione dello shampoo, il film storico che ha sancito il primo Nobel conferito ad un’attrice di colore, il calciatore che non si inginocchia o la macchina da corsa cui va cambiata la livrea. Eccedendo nel senso opposto e valicando quel confine che si chiama libertà, quella altrui invasa in nome della propria.

Una farsa che è durata abbastanza, priva di consistenza e, dunque, montata a dovere. Una forza ciclonica conferita dai collusi dell’ignoranza che deve essere spazzata via con la stessa facilità con cui si è affermata.
Per cui… via col vento!

Taglialatela (Campo Sud): “a Napoli anziana sfrattata morta di infarto. De Magistris indecente”

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“A Napoli una signora anziana e disabile è purtroppo deceduta ieri dopo aver ricevuto una lettera di sfratto da parte del Comune di Napoli. Una vicenda di una gravità assoluta, gestita in maniera vergognosa da una amministrazione guidata da un Sindaco indecente.
Nella città dove i centri sociali occupano indisturbati decine di stabili comunali, ci si permette di sfrattare una vecchietta con patologie. Come Campo Sud andremo in fondo a questa storia”.

È quanto fa sapere l’on. Marcello Taglialatela, presidente della associazione Sud.

Comune di Napoli: il Sindaco non ha più mani per tappare le falle !! Cronistoria di un disastro finanziario.

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Quando nel  Marzo del 2011, a pochi mesi dallo scioglimento naturale del Consiglio Comunale di Napoli e del secondo mandato da Primo Cittadino di Rosetta Russo Iervolino, il Centro Destra napoletano, consapevole del disastro finanziario dell’Amministrazione comunale e dei paurosi buchi di bilancio prodotti da quella esperienza politico-amministrativa, raccolse 31 firme di Consiglieri di maggioranza e opposizione per interrompere prematuramente quella lenta agonia politica nella quale la Iervolino e i suoi “Sfrantummati” stavano trascinando l’intera città, lo schieramento di sinistra-centro che perdeva pezzi e fiducia ogni giorno, trovò la forza di accusare l’Opposizione di “avventurismo politico” e di essere interessati solo ad anticipare le elezioni per coglierne un evidente vantaggio elettorale.

Niente di più falso ed ipocrita! Quella maggioranza politica, a guida prevalentemente PD, si era progressivamente sfaldata e consumata sotto i colpi di continue indagini giudiziarie, a partire dal Global Service per la manutenzione di strade e palazzi di proprietà comunale, con arresti eccellenti di membri della Giunta e la conseguente tragedia del suicidio del povero Assessore Giorgio Nugnes del PD. Una Giunta comunale guidata da Rosa Russo Iervolino che fu bollata dallo stesso Sindaco con il termine dispregiativo di “Giunta di sfrantummati”. L’intenzione dei partiti di Centro Destra, con lo scioglimento anticipato della Giunta Iervolino era certamente più nobile e di natura squisitamente politica. Innanzitutto favorire un periodo di Commissariamento Prefettizio della città che avesse tempo ed opportunità di determinare in maniera asettica e corretta, dal punto di vista finanziario e contabile, l’esatta portata del deficit accumulato dall’Amministrazione civica. Tanto per avviare progressivamente un processo di risanamento complessivo della macchina economico-finanziaria dell’Ente Pubblico cittadino. Solo dopo si sarebbe potuto restituire la parola agli elettori per eleggere una nuova Amministrazione Comunale, libera da ricatti e rendite di posizione antiche e anacronistiche. Ma ancor più, risanata da buchi di bilancio, debiti crescenti e insopportabili, cronica mancanza di pagamento dei fornitori, blocco dei Servizi essenziali  e degli investimenti in lavori pubblici (strade, scuole e asili comunali, verde pubblico) e quant’altro necessario.

Ma la storia andò diversamente. Con un blitz della Prefettura di Napoli (la Iervolino era stata anche Ministro degli Interni, nel corso della sua lunga carriera politica) due firme  delle 31 necessarie, raccolte contemporaneamente e autenticate da un Notaio pubblicamente, furono ritenute non conformi alla procedura prevista dal Testo Unico vigente e la Iervolino fu rimessa in sella d’Autorità, 24 ore dopo essere stata dichiarata decaduta dal ruolo di Sindaco di Napoli.

Dopo tre mesi si celebrarono, nei tempi ordinari, le nuove elezioni Amministrative, con il rinnovo del Consiglio Comunale di Napoli. Quel buco di bilancio spaventoso, da tutte le forze politiche riconosciuto, ma non conosciuto nella sua reale portata ed entità (neanche Rosetta Iervolino poteva immaginare quanto fosse profondo !!), rimase congelato nei documenti contabili del Comune di Napoli. Pronto ad essere servito sul tavolo del nuovo Sindaco appena eletto e riprendere a governare con un fardello finanziario insopportabile sul groppone dell’intera città. La valutazione che i napoletani trassero dalla precedente giunta fu decisamente negativa. Crollò in maniera verticale il consenso del PD, partito guida della maggioranza di Iervolino. E non riuscì ad andare oltre il ballottaggio il candidato Sindaco proposto dalla coalizione di Centro Destra. Fu premiato, come tutti ricorderanno, il Sindaco Arancione. Quello che dichiarava pubblicamente e ripetutamente che avrebbe rivoltato la città come un calzino, risanando finanziariamente il bilancio comunale.

La verità é sotto gli occhi di tutti i napoletani!

E da allora (sono passati circa 10 anni), al di la delle dichiarazioni ipocrite e completamente fasulle di De Magistris, il risanamento del bilancio comunale non solo non si è mai avviato, ma piuttosto, si é incrementato paurosamente il deficit delle casse comunali.

Demagogia, istrionismo sterile e velleitario hanno caratterizzato i nove anni attuali della Giunta arancione, che ha ulteriormente portato ad oltre 80 milioni di Euro il disavanzo comunale. Con il sostanziale blocco di tutte le attività amministrative non legate alla ordinaria amministrazione ( di fatto si riesce a malapena ad onorare il pagamento degli stipendi del personale). I vertici Amministrativi prendono le distanze sempre più dal Sindaco, spaventati dalle personali responsabilità contabili emerse. Nel frattempo la Corte dei Conti ammonisce continuamente il Comune sull’uso improprio delle risorse destinate esclusivamente al pagamento dei debiti pregressi. E la Corte Costituzionale eleva un monito molto forte e indirizza una reprimenda senza scampo per la Giunta De Magistris, colpevole di aver prodotto, con artifici contabili, una spalmatura (differimento) dei debiti dell’Amministrazione nei bilanci dei prossimi 30 anni!

Dalla padella del PD, alla Brace degli Arancioni di DE.MA. Ed oggi, a meno di un anno dalle prossime elezioni comunali, con  De Magistris fuori dai giochi per lo scranno di Sindaco, gli attori e gli autori del disastro economico-finanziario degli ultimi 30 anni stanno già organizzandosi  per creare i presupposti di una nuova e più ampia coalizione di sinistra che coinvolga appassionatamente il pd (sempre presente ed egemone per natura e supponenza politica),  il Movimento Arancione di De Magistris con il suo codazzo di centri sociali, il Movimento 5 Stelle che ormai ha capito che da solo non va lontano e i vari cespugli dell’ultra sinistra quale ruota di scorta, sempre utile in caso si resti appiedati.

Non c’é che dire : é veramente un futuro “luminoso” quello che  attende questa città. A meno che un buon numero di napoletani stanchi di questo andazzo insopportabile non voglia aprire gli occhi e scuotersi dal torpore, dalla indifferenza e dalla rassegnazione che paralizza gran parte della cittadinanza. Napoli può ritornare a splendere. Ma spetta a noi adoperarci e muovere il primo passo.

Carabinieri all’Ospedale del Mare: sequestrati atti relativi alla gara per realizzazione dei prefabbricati Covid-Center..

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Si allarga l’indagine sulla realizzazione dei prefabbricati per il Covid-Center installato nel parcheggio dell’Ospedale del Mare, nei giorni della emergenza sanitaria.

L’indagine, partita da una efficace e documentata inchiesta giornalistica della redazione napoletana di fanpage.it e da una denuncia-esposto altrettanto dettagliata, presentata dall’ex Parlamentare napoletano, Marcello Taglialatela, Presidente dell’Associazione “Campo Sud”, ha posto l’attenzione sui tempi, modalità di esecuzione e procedure amministrative della gara d’appalto approvata con i motivi dell’urgenza dall’ASL Na1 della Regione Campania, con un esborso complessivo di circa 15 milioni di Euro.

Dopo un primo provvedimento di sequestro del carteggio e documenti di gara effettuato dai Carabinieri, su mandato della Procura della Repubblica di Napoli, presso gli Uffici della Società Regionale So.re.sa nelle scorse settimane, i Militari dell’Arma sono intervenuti nuovamente e questa volta direttamente presso l’Ospedale del Mare di Ponticelli ove, nel parcheggio antistante il modernissimo ma ancora sottoutilizzato  nosocomio, è stata realizzata la struttura prefabbricata modulare necessaria ai ricoveri di soggetti affetti da coronavirus. Una struttura ospedaliera prefabbricata, per fortuna mai entrata pienamente in funzione, anche perché ancora incompleto di attrezzature diagnostiche e apparecchiature necessarie alla ventilazione assistita dei pazienti. Un ospedale da 72 posti di terapia intensiva che, probabilmente, nella città di Napoli si poteva anche evitare di realizzare. Stante l’ancora parziale utilizzazione proprio dell’Ospedale del Mare, che avrebbe potuto facilmente ospitare reparti dedicati al covid, in luogo dei prefabbricati allestiti ex novo; la rifunzionalizzazione e l’impiego dell’Ospedale Loreto Mare quale ospedale esclusivamente dedicato alle cure per il coronavirus; il prestigioso Ospedale per malattie infettive “Cotugno”; i reparti dedicati  allestiti presso l’Ospedale Cardarelli e presso l’Ospedale Monaldi;   senza considerare il sostegno offerto dalle strutture Sanitarie Universitarie del  Policlinico cittadino, nei giorni più caldi dell’emergenza sanitaria in Campania.

Mostra d’Oltremare: parte “L’estate in Mostra”, dedicata all’artigianato, collezionismo,antiquariato e modernariato

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E’ partita l’iniziativa “Estate in Mostra” nello storico complesso espositivo di Fuorigrotta. Finalmente un vasto spazio verde, ma anche un luogo di grande storicità e cultura, torna a disposizione dei napoletani dopo la chiusura forzata degli ultimi mesi. Diverse le iniziative in programma. Il Venerdi dalle ore 17 e sino alle 23, via ai mercatini dedicati al piccolo antiquariato, al collezionismo, all’artigianato e modernariato di Bidonville. Sabato e Domenica gli stand saranno aperti dalle 10 alle 23. Inoltre non mancheranno i punti di ristoro presso il ristorante della Mostra d’Oltremare, che amplia la sua offerta. Ma il pezzo forte resta sempre la suggestiva Fontana dell’Esedra, che va ammirata nel suo splendore. Lo spettacolo di acqua, luci, musica e colori si ripete dal venerdi alla domenica alle ore 22. Un’altra novità riguarda l’apertura della piscina, la struttura rinnovata in occasione delle Universiadi dello scorso anno. Per accedervi è necessario prenotare. Un’occasione per nuotare liberamente in una piscina olimpionica di notevole valore architettonico, posta all’interno di quello che lo scorso secolo era il complesso espositivo più importante d’Europa. In tal senso la Mostra d’Oltremare andrebbe riqualificata nel suo insieme, per  attrarre  finalmente un numero adeguato di turisti, studenti e scolaresche delle scuole primarie. Occasione e spunto per creare nuove opportunità di lavoro. Del resto la mission originaria della Mostra era anche questa. La chiusura del Parco è prevista ogni sera alle 23.

Ripristinati i voli con 15 paesi extra comunitari in Italia e Unione Europea.

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Riaperte finalmente le frontiere aeroportuali in Italia e negli altri Paesi Europei dopo la sospensione di oltre tre mesi causati dall’epidemia di Covid 19. Ai cittadini di quindici paesi extra UE sarà finalmente consentito di imbarcasi in aereo per raggiungere mete europee. Si tratta di: Marocco, Algeria,Tunisia, Serbia, Montenegro,Georgia,Canada,Uruguay, Thailandia, Corea del sud,Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Ruanda. C’e’ anche la Cina ma soltanto se questo Paese rispetterà il criterio della reciprocità, eliminando la quarantena obbligatoria per i cittadini europei che si recano in Cina,

Esclusi dalla riapertura dei nostri aeroporti per il momento, i cittadini  degli Stati Uniti,  Brasile, Russia,India e Israele a causa dell’elevato numero di contagi che ancora si registrano in questi paesi.

Il Ministero della Salute comunica inoltre che i cittadini extra area Schengen dovranno comunque essere sottoposti a quarantena al loro arrivo in Italia.

Regionali 2020 in Campania : Presentata la Candidatura di Stefano Caldoro con i vertici regionali dei partiti di Centro Destra.

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Una conferenza stampa dai toni tradizionalmente amichevoli e distesi  con i giornalisti della carta stampata e delle testate televisive nazionali e regionali, questa mattina a Napoli per la presentazione ufficiale della candidatura alla Presidenza della Giunta Regionale della Campania di Stefano Caldoro, espressione unanime di un Centro Destra ritrovato e apparso più unito, motivato e battagliero come non si vedeva da qualche tempo in Campania.

Un clima amichevole, dicevamo, che si fa all’improvviso cupo quando arrivano le prime domande sul suo principale avversario e candidato uscente della coalizione di Centro Sinistra, Vincenzo De Luca ed, in specie, sulle modalità con le quali quest’ultimo ha affrontato la gestione della nuova emergenza sanitaria nel comune di Mondragone. Caldoro, visibilmente contrariato risponde: “Un focolaio può sempre capitare e la problematica si deve risolvere nel miglior modo possibile con i soggetti istituzionalmente deputati a tale evenienza. Altra cosa, assolutamente ingiustificata e incomprensibile, é nascondere i nuovi contagi che pure ci sono stati e affermare che é tutto sotto controllo. Informazione che abbiamo appreso dal Presidente della Provincia di Caserta, che ci ha comunicato 23 nuovi casi di contagio nella città Domiziana”. Dato poi ulteriormente confermato e ufficializzato dallo stesso Ministero della Salute nel pomeriggio di oggi. ” Che motivo c’era -continua Caldoro- di tener nascosti i dati reali di questo incremento di contagiati a Mondragone? Forse la preoccupazione che lo scoprisse Salvini nella sua visita in città? In questi casi tanto seri e delicati va sempre detta tutta la verità senza infingimenti ed evitando i comportamenti deprecabili e squallidi di negare la realtà, tenendo nascosti i dati della diffusione del contagio. Bisogna essere corretti. Sempre! Altrimenti si genera solo panico nella popolazione e scarsa fiducia nelle Istituzioni”

Caldoro poi ricorda di essersi immediatamente recato a Mondragone appena diffusa la notizia del nuovo focolaio. “ho voluto essere immediatamente e personalmente  a Mondragone ed esprimere la mia solidarietà alla popolazione, alle Istituzioni locali e alle Forze dell’Ordine sulle quali si scaricano ingiustificatamente le reazioni più dure e le presunte responsabilità in caso di proteste violente e reazioni inconsulte dei facinorosi di turno.”

Il vero dramma di questi territori è lo stato di abbandono di intere aree della nostra regione. Aree molto spesso di pregio anche naturalistico, lasciate sole a gestire problematiche sociali ed economiche di rilevanza nazionale rese ormai esplosive : il lavoro che non c’è, il fenomeno inarrestabile dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento di questi soggetti deboli in agricoltura, l’assenza totale di infrastrutture per una adeguata e civile accoglienza di questi migranti, le attività criminali gestite da intere comunità di extra comunitari sempre più agguerrite e minacciose che hanno devastato tutto il litorale Domitio e intere cittadine, un tempo fiore all’occhiello del comparto turistico regionale. Dal litorale di Licola e Varcaturo, passando per Pinetamare, Castel Volturno, sino a Mondragone e Baia Domizia.

Il candidato Presidente della coalizione di Centro Destra risponde anche a domande “piccanti” sul rapporto con l’alleato Salvini. E senza alcun tentennamento o apparente disagio, risponde : “la candidatura per la presidenza della Regione Campania da diverso tempo ormai era stato deciso che dovesse essere espressa da Forza Italia. E ritengo che Silvio Berlusconi non avesse alcun motivo di modificare la designazione già espressa da tempo”.  Dunque nessuna polemica o distinguo con Salvini e con la Lega. Tant’é che il Segretario regionale del Carroccio, On. Nicola Molteni era presente alla conferenza stampa di Caldoro, con i suoi colleghi Iannone di FdI e De Siano di Forza Italia.

” La forza del Centro Destra sta proprio nella coesione tra le sue varie anime. Si può discutere, avere anche una forte dialettica interna che piuttosto arricchisce l’intera coalizione. Ma quando c’é da dar battaglia il Centro Destra é unito e fortemente motivato. Questa é  storicamente la nostra capacità di serrare i ranghi nei momenti decisivi , la nostra autentica forza propulsiva.”

” E’ non é escluso -conclude Caldoro- che presto si possa finalmente votare anche per le elezioni politiche e a quel punto il Centro Destra unito sarà forza di Governo per il nostro Paese e per un periodo piuttosto lungo”.

 

 

Campi flegrei isolati per disservizi ferrovia Cumana.

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In altra parte del giornale ci siamo occupati dei ripetuti ed insopportabili disservizi della Metropolitana collinare (Linea 1).

Non gli è da meno la Ferrovia Cumana (ex Sepsa), che dal centro della città raggiunge le località marine dei Campi Flegrei. Un percorso antico e suggestivo di una strada ferrata indispensabile soprattutto in periodo estivo per i pendolari delle spiagge meravigliose del comprensorio naturalistico, storico, archeologico e termale a nord del capoluogo campano.  Ebbene,proprio in questo periodo particolare, con l’aumento dei viaggiatori della Ferrovia Cumana, ecco che l’azienda senza alcun preavviso, dimezza drasticamente il numero delle corse. E proprio a partire dai fine settimana. In tal modo arrivando a sopprimere oltre una decina di corse nell’arco del giorno, con disagi inenarrabili di bagnanti e residenti dell’Area Flegrea. La disfunzione sembra essere stata prodotta dal numero esiguo di macchinisti e personale viaggiante della Cumana. Soprattutto nei giorni di Sabato e Domenica ove si acuisce una tendenza alla diffusione di svariate patologie più o meno gravi del “fine settimana”. E i vertici aziendali cosa fanno per arginare questa moria di dipendenti? Non trovano di meglio, in piena estate, che riunirsi per trovare rimedi e soluzioni efficaci.

Invero una soluzione ci sarebbe e oltremodo efficace : 1) chiedere scusa pubblicamente della propria inqualificabile incapacità a gestire un servizio  di trasporto pubblico di primaria importanza. 2) dimettersi irrevocabilmente e senza ripensamenti!