sabato, Gennaio 4, 2025
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V° MUNICIPALITA’ (ARENELLA VOMERO): IL CONSIGLIERE EMANUELE PAPA (LEGA) ELETTO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE TRASPARENZA.

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Emanuele Papa è il nuovo Presidente della Commissione Paritetica per la Trasparenza.
Il neo Presidente Papa ha ringraziato per la fiducia e ha invitato i colleghi ad un lavoro improntato alla massima collaborazione nell’ottica della tutela di tutti i cittadini del territorio. A partire dalle prime settimane di settembre, ha annunciato, la Commissione sarà convocata su alcuni temi di particolare interesse per la Municipalità V° e per l’intero Comune di Napoli come: la riapertura della funicolare di Chiaia, del Parco Mascagna, della biblioteca Croce, la pedonalizzazione di piazza degli artisti, il piano d’ambito di Piazza Immacolata e una lunga serie di questioni pendenti insistenti sul territorio collinare.

“Ringrazio di cuore tutti i componenti per il voto e per le parole di stima espresse sia dalla minoranza che dalla maggioranza. Inizia un nuovo percorso di attenzione sui tanti temi che necessitano di controllo e chiarezza e ai quali daremo massima attenzione. Ho già evidenziato alla commissione che, sin da subito, nonostante il mese di agosto, sia necessario programmare i lavori e i temi da studiare in questi mesi”. Così il presidente della commissione trasparenza della V° Municipalità di Napoli nonché coordinatore della Lega giovani di Napoli.

Al neo Presidente le congratulazioni della Redazione di Campo Sud.

Attestati di benemerenza dal Comune di Napoli per l’economista Gianni Lepre e il Maestro pasticciere Lino Agrillo

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Un momento di gioia e commozione allo stesso tempo per l’economista Gianni Lepre, ed il maestro pasticciere Lino Agrillo, che alcuni giorni fa sono stati convocati dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per il ritiro di attestati di benemerenza.

L’economista Lepre e d il noto pasticciere Agrillo hanno ricevuto dalle mani del sindaco Manfredi gli attestati che sottolineano l’orgoglio della città per il loro operato. Nella pergamena consegnata al Prof. Lepre si legge: “Napoli Le è riconoscente e La ringrazia per la Sua intensa attività di economista e di autorevole osservatore delle questioni legate al potenziale sviluppo, anche in tema di innovazione, della nostra comunità. La Sua preziosa attività contribuisce, fortemente, al rafforzamento dell’ immagine della nostra Città quale grande Capitale europea e mondiale”.

Al noto artigiano invece una targa del comune “in segno di profonda gratitudine ed ammirazione in occasione del centenario della Sua storica attività di Via Giordano Bruno, a Mergellina – recita la benemerenza –  unanimemente apprezzata dai napoletani e dai visitatori per l’eccellenza del gusto e della qualità che hanno, sempre, caratterizzato la Sua variegata e molteplice produzione”.

L’incontro con il primo cittadino di Napoli e la consegna degli attestati, sottolinea il grande e proficuo lavoro svolto, nei vari campi, dal prof. Lepre e dal maestro Agrillo, segno tangibile non solo del grande amore per Napoli, ma anche e soprattutto della sensibilità sociale e produttiva verso un’area geografica da promuovere e valorizzare.

IL RICONOSCIMENTO DELLA VIA APPIA NEL PATRIMONIO MONDIALE DELL’ UNESCO, ENNESIMO RISULTATO STUPEFACENTE DEL MINISTERO DELLA CULTURA ITALIANO.

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E’ di questi giorni la notizia che il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco riunito nella sua 46 esima sessione di valutazione nella città di Nuova Delhi, ha deliberato l’immissione della Via Appia, antica strada consolare romana, tra le opere tutelate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Si tratta della prima candidatura avanzata direttamente dal Ministero della Cultura Italiano, che ha coordinato tutte le fasi del lungo processo di riconoscimento, predisponendo altresì la documentazione necessaria per la richiesta di iscrizione nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Enorme la soddisfazione del Ministro Sangiuliano che a caldo ha dichiarato:

“Voglio esprimere tutta la soddisfazione personale, con una punta di orgoglio, per l’importante riconoscimento conferito all’Italia. E’ stato il frutto di una assidua, determinata e qualificata azione corale di tanti, dalle Associazioni culturali ai Sindaci delle città attraversate dall’Appia e naturalmente i Ministeri della Cultura e degli Affari Esteri.”

“Ma questo é solo il primo passo- ha aggiunto il Ministro– perché d’ora in poi occorrerà che il Ministero si impegni al massimo per valorizzare, promuovere e tutelare questo enorme e meraviglioso patrimonio culturale e artistico dell’Umanità”.

La via Appia, voluta dal Censore Appio Claudio Cieco nel 312 A.C., definita da Stazio “Regina Viarum”, aveva inizio presso Porta Capena, tra le Terme di Caracalla e il Circo Massimo e dopo un tratto urbano che attraversava un’area di pregio del centro cittadino, si incamminava verso la via Latina, attraversando Porta San Sebastiano per poi dirigersi verso sud, sino a raggiungere, in una prima fase di realizzazione, la potente e importante colonia di Capua. Successivamente la strada Consolare fu prolungata fino a Benevento, altra importante città fondata dai Sanniti e successivamente annessa all’Impero Romano. Sempre seguendo le vittorie militari e l’espansione di Roma verso oriente, la Via Appia proseguì il suo percorso verso Venosa, poi Taranto e nel 109 D.C. raggiunse Brindisi ove, sul porto, furono collocate due colonne (una ancora esistente) per testimoniare il completamento della Consolare sino al mare, nella città dell’Impero più vicina alle coste delle colonie Greche. La via Appia costituì l’asse viario fondamentale per Roma sia dal punto di vista militare e strategico, sia dal punto di vista commerciale, per i traffici che si incrementarono più facilmente con i territori e le città della ex Magna Grecia e con il mondo ellenico attraverso il mare Ionio e l’Adriatico. L’arteria consolare, soprattutto a Roma, nel suo tratto urbano, ma anche nel suo lungo percorso verso sud, é costellata di monumenti sepolcrali di patrizi e personaggi pubblici che vollero edificare questi edifici proprio lungo il percorso della Via Appia e ai lati della stessa. Ciò era ritenuto un autentico privilegio per pochi eletti e costituiva per quel tempo uno “status symbol” che determinò anche la edificazione di splendide residenze patrizie ed edifici pubblici di grande pregio.

Un risultato, dunque, indubbiamente esaltante per il nostro Paese, la nostra Diplomazia e i Ministeri interessati che hanno costruito pezzo su pezzo la storia, l’arte e l’ingegno delle genti italiche, esaltando le peculiarità ingegneristiche e artistiche di un’opera pubblica che migliaia di anni or sono ha gettato le basi per un profondo stravolgimento negli scambi culturali, commerciali e nei rapporti sociali tra popoli così diversi e distanti da Roma e dal centro dell’Impero. Un risultato, questo del recente riconoscimento dell’ONU e dell’UNESCO, che premia la caparbietà, la competenza e la volontà ferrea, in primis del nostro concittadino e Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che sta inanellando risultati davvero sorprendenti nel recupero e valorizzazione di ogni sito di interesse culturale esistente sul territorio nazionale che non abbia suscitato, sin ora, il giusto riconoscimento artistico e culturale. Procedendo, nel contempo, in una meticolosa azione di indispensabile recupero e promozione del bene pubblico. Tanto per incrementare ed esaltare in maniera diffusa la fruizione di siti di interesse culturale e turistico ed offrire sempre maggiori opportunità di conoscenza del nostro impareggiabile patrimonio artistico, in ogni parte d’Italia.

La città di Napoli e la Campania, dobbiamo riconoscere, hanno ricevuto le “attenzioni” maggiori in questi due anni di governo di Centro-Destra da parte del Ministero della Cultura. Certamente per una particolare cura del Ministro verso la sua città, ma anche e soprattutto perché il comparto della Cultura a Napoli e nel Mezzogiorno stava vivendo un appannamento ingiustificabile, con una attività di promozione culturale ridotta e scaduta di interesse in tutti i siti museali, anche i più prestigiosi della Campania.

Il lavoro del Ministero si é immediatamente tradotto in una rivitalizzazione delle attività di istituto, attraverso incontri mirati e visite anche improvvise o inaspettate del Ministro in ogni sito di interesse culturale. Si é proceduto immediatamente nel disporre lavori urgenti e improcrastinabili nei giardini della Floridiana in Napoli, riscoprendo un parco storico della città e restituendo il Museo Duca di Martina al suo riconosciuto splendore.

Si sono disposte fonti di finanziamento ministeriali ad hoc per il recupero e restauro complessivo di Palazzo Fuga in Piazza Carlo III° implementando le risorse già disposte dal Governo attraverso il PNRR, per consentire in pochissimi anni di lavori particolarmente complessi di offrire alla città un nuova sezione museale del Museo Nazionale; aule universitarie e biblioteche affidate alla Federico II°; nuovi alloggi per studenti universitari fuori sede; una nuova e modernissima biblioteca nazionale multimediale con aule convegni/congressi per migliaia di operatori; spazi dedicati alla ricerca scientifica curati dalle università cittadine. Uno sforzo davvero notevole che investe il fabbricato storico più grande d’Europa, che verrà restituito a breve alla città nel suo antico splendore architettonico, con funzioni esclusivamente pubbliche nel campo della cultura, della didattica, della ricerca scientifica. Sono stati erogati finanziamenti ministeriali per il restauro complessivo del Maschio Angioino, di proprietà comunale, recuperati e riaperti i Musei di Castellammare di Stabia e di Sorrento. Rilanciata splendidamente La Fondazione Ville Vesuviane creando una virtuosa collaborazione con il complesso archeologico degli Scavi di Ercolano. Così da triplicare le iniziative culturali e le manifestazioni artistiche nelle sedi dei due prestigiosi presidi della cultura sul territorio, con incremento significativo di visitatori, ricercatori e studiosi. Potremmo continuare ancora a lungo ad elencare le eccellenti iniziative poste in essere in questo breve periodo dal Ministro Sangiuliano per il nostro territorio e per l’Italia intera. Non fosse altro per il nostro ruolo di cronisti che ci porta in ogni località ove é programmata una nuova iniziativa di promozione culturale del Ministero di Via del Collegio Romano.

Ed é proprio per questa profonda conoscenza delle attività ministeriali e la passione fuori del comune dimostrata dal Ministro Sangiuliano in ogni sua iniziativa, che ci  lascia semplicemente sconcertati nell’apprendere le polemiche sterili e pretestuose del Presidente del “Giffoni Film Festival” Claudio Gubitosi, rivolte a Sangiuliano, per la riduzione dei finanziamenti del Ministero al suo festival del cinema per ragazzi. Gubitosi, nel corso della conferenza stampa di chiusura dell’evento artistico, si é lamentato, in maniera veemente e scomposta, di questa riduzione del contributo pubblico, che avrebbe potuto, a parer suo, far rischiare lo svolgimento regolare della manifestazione. Gubitosi si é soffermato sul contributo erogato lo scorso anno al Giffoni Film Festival di circa 950 mila Euro. E la consistente decurtazione dell’anno in corso attestatasi su un importo di 400.000 Euro, tra l’altro, regolarmente e tempestivamente erogato. Con ciò avanzando l’ipotesi fantasiosa e personale di una ritorsione del Ministro per l’amicizia che lega Gubitosi al Presidente della Regione Campania De Luca. Bassezze davvero insopportabili se é vero, come é vero, che per l’anno 2024 il Ministero della Cultura, legittimamente, ha inteso porre un tetto massimo di assegnazione di contributi pubblici, in capo al Ministero, per non oltre 400.000 Euro per ciascuna iniziativa degna di sostegno. Tanto per allargare in maniera più ampia le iniziative culturali e promozionali per cui gli organizzatori avanzano proposte di  contributi  Governativi per il tramite del Ministero della Cultura. Questa dotazione economica del Ministero da anni si attesta intorno ai 7 milioni di Euro complessivi. Giffoni ha ricevuto lo scorso anno circa un milione di Euro, pari al 13,57% dell’intero ammontare del fondo. Praticamente secondi solo al Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Pensate un po’ ! Al fine di allargare questa base di partecipazione ai bandi di assegnazione dei contributi statali si é stabilito, da quest’anno, una ripartizione più equa;  un tetto massimo di erogazione per tutte le iniziative con evidente interesse culturale; l’allargamento del numero dei partecipanti e delle iniziative meritevoli di finanziamento attraverso questa scelta adottata.

Le accuse infondate e volgari espresse pubblicamente anche con “Sit in” dal Gubitosi presso gli uffici romani del Ministero, dimostrano, al contrario di quanto afferma il Presidente del Festival di Giffoni, che la motivazione della polemica é certamente politica, ma espressa solo e soltanto nelle intenzioni e nelle dichiarazioni del Gubitosi stesso. Probabilmente suggerite da qualcuno che aveva tutte le intenzioni e l’interesse di polemizzare con Sangiuliano. Tanto per creare un pò di “ammuina” e di vittimismo tanto congeniale alla sinistra nostrana. Ma quello che emerge da questa brutta storia é che nel nostro Paese non si può assolutamente tentare di riformare alcun che. Neanche se si prova soltanto a modificare vecchie regole clientelari nei criteri di assegnazione dei fondi ministeriali. Guai a toccare vecchi privilegi e rendite di posizione consolidate nel tempo.

Pertanto va sottolineato che nessuno ha mai espresso valutazioni negative sul Film Festival di Giffoni e sulla valenza culturale dell’iniziativa cinematografica. Men che meno il Ministro Sangiuliano. Ma non si può tacere ne contestare il principio che chi assume responsabilità di governo così importanti e fondamentali, ha il dovere di scegliere. Possibilmente bene. E chi agisce per razionalizzare e moralizzare un settore ove vengono erogate risorse pubbliche, ha il sacrosanto diritto e il dovere di farlo. E in questo “cammino” ha tutto il sostegno e la solidarietà degli italiani degni di questo nome.

 

 

 

 

 

ANCORA UNA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MARCO ALTORE NELLE ISOLE DEL GOLFO.

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Dopo le presentazioni a Napoli e Capri, “La regina del Mediterraneo. Napoli e la Mostra d’Oltremare”, il libro del giornalista Marco Altore, approda anche sull’isola verde. La presentazione avverrà lunedì 29 luglio, alle ore 18, presso la Biblioteca Comunale Antoniana di Ischia. A discutere con l’autore, saranno Felice Casucci, assessore al turismo della Regione Campania, e l’avvocato Marco Provera. Previsti i saluti di Enzo Ferrandino, sindaco di Ischia, e Lucia Annicelli, direttrice della Biblioteca Comunale Antoniana. Presente anche il docente Antonio Lepre, che ha curato l’introduzione del testo, mentre a moderare sarà il giornalista Amedeo Romano. Il libro di Altore è la rielaborazione della tesi di laurea magistrale che l’autore stesso ha discusso con lode nel 2017 presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. La pubblicazione dello scritto, curato nella prefazione dal giornalista Alessandro Cecchi Paone, è avvenuta per celebrare gli 84 anni del complesso espositivo di Fuorigrotta. L’inaugurazione solenne, difatti, avvenne il 9 maggio 1940. Il testo, pubblicato da “L’Orientale Editrice”, racconta nella prima parte il forte rinnovamento urbanistico di Napoli a cavallo tra le due guerre avendo come suo apice la realizzazione della Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare. Cosa rappresentava la Mostra per il governo fascista e per la città e cosa significa ancora oggi per Napoli e l’intera Campania. Nel libro spazio anche alla realizzazione della nuova Stazione Marittima di Napoli, attualmente funzionante, che era utile non solo a favorire i collegamenti con i possedimenti coloniali ma anche a migliorare ed incentivare i collegamenti con le isole del Golfo per sostenere economia, lavoro e turismo. Ischia, in particolare, già all’epoca era fortemente attenzionata dal governo per le sue bellezze e la sua peculiarità del termalismo. Il testo descrive una puntuale ricostruzione storica dei fatti attraverso fonti bibliografiche, siti specializzati ed anche giornali e testimonianze dell’epoca. Nella seconda parte si affronta la chiusura della Mostra per cause belliche, i conseguenti danneggiamenti e la riapertura nel 1952, alla presenza del Presidente Einaudi, come Mostra Triennale del Lavoro Italiano nel Mondo fino ad arrivare agli ultimi anni di rilancio dopo fasi di decadimento. La tesi di laurea del giornalista Altore ha ricevuto nel 2017 il Premio Masaniello Napoletani Protagonisti ed un estratto è stato pubblicato nel numero monografico della rivista “Meridione-Sud e Nord del Mondo” per celebrare gli 80 anni della Mostra. La presentazione del testo di Altore rappresenta un’occasione importante per ischitani e visitatori dell’isola di parlare di turismo ma anche di immergersi nella storia e nell’architettura di Napoli del secolo scorso. Un momento di riflessione sul ruolo passato, presente e futuro nel Mediterrano di Napoli e dei suoi territori circostanti.

LA REALIZZAZIONE DEL PARCO URBANO DELLA MARINELLA: UN ESEMPIO (ormai) STORICO E DURATURO DELL’INEFFICIENZA E DELLA INCONCLUDENZA DELLA SINISTRA CITTADINA!!

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Il Parco della Marinella. Un’opera pubblica di risanamento e di riqualificazione urbanistica di un’area vasta e strategica della città (oltre 30.000 metri quadri),  posta tra le porte (bastioni) aragonesi  di via Marina, in prossimità di Piazza Mercato, corre parallelamente lungo via Vespucci proprio di fronte all’Ospedale Loreto Mare, sino al fabbricato del Ministero del Lavoro, quasi a ridosso della ex Caserma Bianchini, oggi sede ministeriale e, sempre in via Vespucci, si allarga in un’area incolta e abbandonata sino a raggiungere il piazzale dello storico edificio del Mercato Ittico, lungo il  confine del porto di Napoli, in prossimità dei Cantieri del Mediterraneo. Un fiore all’occhiello della cantieristica napoletana per la costruzione e manutenzione di imbarcazioni anche di notevoli dimensioni presente all’interno del porto di Napoli. Il Parco ricalca e ripropone quello che, poco più un secolo fa, era già la “Villa del Popolo”, tra il porto e le abitazioni malsane dell’attuale via Vespucci. Un parco urbano che lasciò ben presto spazio alle nuove funzioni portuali in forte crescita sul finire dell’ottocento.

Fu il Consiglio Comunale di Napoli, nella seconda consigliatura del Sindaco Bassolino, (1998) ad approvare una Delibera alla unanimità delle forze politiche presenti, che conferisse mandato ai tecnici del comune di redigere un progetto articolato di rigenerazione urbana per il nuovo Parco della Marinella (nome ricavato dalla stradina di accesso al vecchio parco che partiva dai bastioni di Piazza Mercato). Ma é solo nel 1994 che il progetto viene affidato al noto Architetto e Docente Universitario napoletano, Aldo Loris Rossi, profondo conoscitore della zona di intervento urbanistico e accanito sostenitore di quell’indispensabile recupero urbano.

Da quel momento il buio più totale. A parte la luce che d’incanto apparì nel corso della presentazione al pubblico del meraviglioso progetto di Aldo Loris Rossi. Volumi immensi dedicati al verde, fontane con giochi d’acqua, percorsi alberati e aree giochi per bambini, il recupero e la intelligente iniziativa di inglobare anche l’edificio razionalista di Luigi Cosenza. Quel meraviglioso edificio che ospitava il Mercato ittico, abbandonato dopo il trasferimento del cosiddetto mercato del pesce presso il CAAN di Volla. Un volume storico da recuperare fortemente, ove sembra, nelle scelte dell’Amministrazione comunale, si voglia trasformare in Teatro e scuola di Teatro.

E’ la saga delle belle intenzioni dal 1998 a tutt’oggi. Una storia infinita che ha visto “impegnati” allo spasimo prima Bassolino, poi la napoletanissima Rosa Russo Iervolino per 10 lunghi anni, e poi il giovane magistrato, anch’egli napoletanissimo e “pieno di energie e di volontà di grandi cambiamenti”. Quel Luigi de Magistris che non riuscì neppure a cambiare, nel suo decennale impegno civico alla guida della città, il corso sventurato di questa opera pubblica tanto attesa dalla cittadinanza e tanto sofferta. Quel che appare sin troppo evidente e lapalissiano é la comune appartenenza di questi illustri e citati personaggi alla famiglia della sinistra nostrana. Stesso blasone, medesima esperienza e provenienza politica, stesso fallimento politico-amministrativo. Malgrado gli annunci entusiastici di una inaugurazione imminente gridati ad alta voce più volte e invano da ciascuno di loro. Con tutta la Corte dei Miracoli dei componenti delle loro giunte evanescenti, stile Avvocato Azzeccacarbugli di Manzoniana memoria. Ed oggi, a misurarsi con questa opera pubblica che ancora non c’é, é salito in cattedra, anzi sullo scranno più alto della Città, il Nolano Professor Manfredi. Che di anni a disposizione per l’ennesimo fallimento, in ordine alla realizzazione del Parco della Marinella, ne ha ancora tanti. Certo che la medesima provenienza del Sindaco Manfredi dalla “nota e rinomata” casa della Sinistra napoletana, costituisce un “buon biglietto da visita” per le speranze residue dei napoletani di vedere realizzato il “grande incompiuto”, alias Parco urbano della Marinella.

Ma noi siamo “cape toste” e faremo di tutto per spingere questi scienziati della politica comunale ad adoperarsi seriamente e concretamente per avviare questo progetto di riqualificazione urbana tanto necessario ed atteso in città. Sperando che il Sindaco Manfredi  sia  costretto ad interrompere la “sana tradizione” degli ultimi sindaci napoletani in tema di progetti annunciati e mai definiti.

UNA TRAGEDIA (ANNUNCIATA) FUORI DEL COMUNE !!

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Sì, Scampia è la piazza di spaccio più grande d’Europa e sotto le famose – ormai famigerate – vele si va in tre sul motorino e tutti e tre senza casco. E questa, sì, si chiama illegalità. Ciò che è successo ieri, però, non ha nulla a che vedere con l’illegalità tantum decantata, con l’abusivismo – gli alloggi sono stati regolarmente assegnati “illo tempore” – con la mancanza di civiltà e con la solita “zizzinella” di “non pagare le tasse” da parte di quelli che dal divano hanno ottenuto la posizione catastale e contributiva. Gente che per lo Stato non esiste semplicemente. E non per colpa di questi ultimi.
Scampia non è altro che un quartiere ghetto scientemente e (in)coscientemente costituito e costruito e la causa dei suoi atavici e irrisolti problemi inizia proprio da qui.
Scampia non è altro che il nome partenopeo del Corviale di Roma, del Serpentone per i più, di Quarto Oggiaro meneghino, dello Zen di Palermo o di Bari Vecchia di Bari.
Il crollo, immantinentemente ribattezzato “tragedia”, non certo per le proporzioni (men che meno quella umana), ma per mettere più luce mediatica possibile sul buio creato ad hoc negli anni, non è diverso da quello accaduto pochi mesi orsono nei gagà vomerese, alla Camilluccia o al Bosco Verticale di Milano.
Il crollo ha interessato un ballatoio al terzo piano che ha coinvolto anche il secondo e poi il primo della Vela Celeste. Poco, troppo poco eppure già abbastanza e del tutto inutile la notizia. Quello che interessa è che, se è crollato un ballatoio e non un muro portante interno non autorizzato dalla SCIA del Comune, è perché probabilmente quel Comune che non ha provveduto alla manutenzione, non ha condotto nemmeno gli accertamenti necessari affinché si prevedessero simili “tragedie”. Non è solo un fatto di delega, di colpa o di puntare il dito, ma un “accidente” di verifica sull’unica Vela esistente, (re)sistente se può piacere di più, e su cui, così come disposto, insisteva un piano di recupero e rilancio poteva pure essere messa in campo! Largo.
Un vero peccato che i soccorsi siano arrivati in tempo, che più ambulanze siano convenute precipitevolissimevolmente, che la popolazione abbia mostrato grande prova di solidarietà e abbia iniziato ad attivarsi ben prima che arrivassero i Vigili del Fuoco; nessun parente, nemmeno quelli dei bambini cui va il nostro augurio di una immediata guarigione, dei tanti feriti o dei due morti ha sfasciato i Pronto Soccorso. Una tragedia anche questa non poter continuare a far parlare (per far mangiare) i professionisti dello Sputtanapoli.
Tutto l’iter è stato seguito come da protocollo: la Magistratura ha aperto un’indagine, il sindaco Gaetano Manfredi ha fatto sapere che questo è il “momento del dolore e della speranza”, in Prefettura è stato convocata una riunione urgente, il presidente De Luca è andato direttamente al Santobono perché nelle tragedie donne e bambini “tirano” di più, la Meloni ha fatto sapere che è “addolorata”, è stato disposto il servizio antisciacallaggio – a mo’ di cartolina che ha rimpiazzato il sempiterno Vesuvio -. Si noti l’uso dell’impersonale in riferimento alle dichiarazioni rilasciate dalle istituzioni locali, declinazione tipica e topica della responsabilità.
Il boato è stato così fragoroso tanto e tale da essere sentito persino a Bruxelles, da dove la neotera Metsòla – e non la leggiamo alla napoletana maniera – ha fatto sapere che sono (chi?) “con voi”. Che, a giudicare da chi già c’era, non pare essere tutta ‘sta gran bella notizia.
Chi non c’è sono i tanti medici e aspiranti tali che, magno gaudio, erano stati annunciati da tutti i pulpiti della politica. Scampia, infatti, almeno nelle intenzioni della politica – leggi negli onanismi della demagogia elettorale – avrebbe dovuto ospitare il nuovo polo di Medicina e Chirurgia. Fuffa. Buona solo per passerelle e foto di rito. Come quando in diretta tivvù si assistette all’abbattimento delle altre vele, senza nessuna vergogna da parte di nessuno nell’ammettere che lo sgretolamento di quella irrazionale cementificazione altro non era che la rappresentazione plastica del fallimento dell’opera di politica e istituzioni.
Appena ripulite le strade da ferraglia e calcinacci, sullo stesso asfalto intriso di sangue, sarà nuovamente steso il red carpet per la prossima onorevole passeggiata. Intanto, lì ci sono le tende per gli sfollati di cui al momento nessuno sembra interessarsi. Come quando a gran voce avevano segnalato, denunciato, chiesto di verificare. Nessuno sa dove andranno, ma loro sanno dove sono stati mandate almeno le loro paure. Restano le due vittime, resta la speranza che le condizioni dei 7 bambini non peggiorino. Resta l’illusione che qualcuno possa fare qualcosa. “Chi” e “cosa” fa parte del gioco. E del giogo.
Una delle due vittime era un macellaio trentacinquenne, padre di una bimba di due anni ormai orfana, non un pregiudicato, non uno spacciatore, non un marijuolo; assenza di notizie “interessanti” anche per l’altra vittima, dunque una persona perbene. Anche questa è la gente che anima le Vele, questo il degrado di Napoli. Loro, i morti, saranno le vittime e i sicuramente colpevoli per aver avuto troppo caldo in quella casa della Vela Celeste. Che è solo un modo in napoletano per dire azzurro. Comm’ ‘o cielo, comm’ ‘o mare, come Napoli. Armocromia perfettamente sbiadita di questa Napoli delle istituzioni, della politica, della cultura.

800 MILIONI DI EURO STANZIATI, SIN ORA, PER INIZIATIVE DI PREGIO IN CAMPO CULTURALE IN CAMPANIA:

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800 milioni per la cultura in Campania. Gianni Lepre: “Un piano faraonico che ribalta le condizioni del Sud”

Come si può in maniera intuitiva e pratica colmare il gap sociale e istituzionale tra il nord e il sud del Paese? Attualmente ci sta provando in maniera energica il Ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano, nella cui agenda il Mezzogiorno occupa un ruolo fondamentale e strategico per quell’area geografica che sotto molti aspetti è la vera locomotiva del Paese. “Il Sud Italia e la Campania sono nel cuore del ministro Sangiuliano – commenta Gianni Lepre, economista – e non potrebbe essere viceversa. Solo per la nostra regione sono stati stanziati 800 milioni di euro che rappresentano un record se paragonati alle misure messe in campo dai governi precedenti; e stiamo parlando solo della cultura” – sottolinea il noto economista. “Il Ministro sta interpretando il suo ruolo alla perfezione, senza bloccare quello che di buono era stato fatto dai suoi predecessori, ma migliorandolo e aggiungendo iniziative di enorme pregio. Su questo ci sono testimonianze dirette come quella del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, che ha sottolineato la grande attenzione e i tanti finanziamenti da parte delle istituzioni”. Punto di diamante dell’azione ministeriale su Napoli è sicuramente la trasformazione di Palazzo Fuga nella più grande struttura culturale d’Europa, che includerà il raddoppio del Museo Archeologico Nazionale, una grande biblioteca e le sedi delle scuole d’eccellenza dell’Università Federico II. Su questo il prof. Lepre ha ribadito: “Il Ministro dialoga a prescindere dai colori politici, ed è animato dalla voglia di fare, rifuggendo le sterili polemiche politiche”. “Un piano faraonico quello del Ministero, destinato a ribaltare le condizioni del Sud. Il ministro Sangiuliano punta a realizzare interventi destinati a restare nel tempo e non finanzia di certo sagre di paese. È solo così che Napoli, la Campania e il Mezzogiorno possono recuperare il terreno che le separa ingiustamente dalle cosiddette aree forti della Penisola” – ha poi concluso Gianni Lepre.

FINALMENTE E’ RIPARTITA LA LINEA 6 DELLA METRO (ANCHE SE DOVREMMO CHIAMARLA LINEA 3 PER LA RIDOTTA FUNZIONALITA’ DEL 50%).

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In questi ultimi giorni sono state finalmente aperte al pubblico le 4 nuove stazioni della ex Linea Tranviaria Rapida, oggi linea 6. In totale, sin ora, cioè a dire finché non ne saranno progettate altre in direzione di Bagnoli, sono 8. (quattro iniziali, aperte al pubblico nel 2007 e poi richiuse subito dopo: Mostra/Universita’ ; Viale Augusto/Veniero; Piazza Lala/Piazza Italia; Mergellina.) e le altre 4 nuove stazioni: Arco Mirelli; San Pasquale; Chiaia; Piazza Municipio. Un’opera pubblica dimezzata se é vero come é vero che i suoi soli 3 trenini utilizzabili (quelli originari del 1990 previsti come vagoni di una tranvia leggera di superficie e pertanto prive anche di aria condizionata) andranno avanti e indietro lungo i 6 chilometri complessivi del percorso da Fuorigrotta a Piazza Municipio, ogni giorno, esclusivamente dalle 7.30 alle 15.30. Nelle ore pomeridiane e serali non si assicurerà alcun servizio pubblico per dichiarate verifiche alle infrastrutture e altri motivi tecnici. E questo parziale funzionamento della linea durerà almeno fino all’estate del 2025. Per quella data o, comunque nel corso del prossimo anno, dovrebbero entrare in esercizio i nuovi treni “Hitachi Rail” che consentiranno un trasporto più comodo e sicuro dei passeggeri, ma non l’ampiamento del numero delle corse.

E questo é un altro punto nodale delle difficoltà operative della nuova Linea 6. Infatti non esiste (ancora) una adeguata area di smistamento dei treni, ne’ un’area deposito con officina riparazioni e manutenzione dei vagoni. Questa attuale carenza infrastrutturale impedirà ancora a lungo la piena funzionalità e l’operatività della metro. Ed é per questo che insistiamo nel definire la nuova Linea 6 piuttosto una Linea 3. Proprio per l’attuale e ancor lunga riduzione del 50% delle sue capacità operative. C’é da dire, infatti che il deposito-officina, con l’indispensabile area smistamento dei convogli, pur se probabilmente già progettate, deve essere ancora finanziata e cantierizzata. Ciò significa ancora tempi biblici per la loro entrata in esercizio. E nel frattempo le verifiche e la manutenzione dei treni? Si faranno sui binari nelle ore pomeridiane e serali di sospensione del servizio. Ed ecco spiegato il motivo del funzionamento parziale e solo mattutino della nuova linea di Metropolitana (La linea 3, come diciamo noi di Campo Sud!).

Ma noi non vogliamo essere il “Bastian contrario” rispetto ad una “novità” che ci vede finalmente soddisfatti per una linea di trasporto pubblico che nasce in una città che ha certo fame di mobilità. Non possiamo, ne’ vogliamo trascurare che le nuove stazioni siano davvero molto interessanti, almeno artisticamente e quindi certamente godibili per i cittadini napoletani e i turisti. Elementi questi che determinano comunque valore aggiunto per una città con rinnovate ambizioni turistico-culturali. Magari si potrà pensare in futuro di tenere aperte per tutto il giorno almeno le stazioni artistiche………. così tanto per consentire qualche visita guidata delle nuove stazioni, allargando l’offerta turistica cittadina. Noi la lanciamo la proposta,  poi ……chissà!

Ma tornando alla nostra analisi, c’é da dire che Il nostro é soprattutto un quotidiano di inchiesta e non “abbocchiamo” ai facili entusiasmi della notizia di cronaca. Anche se annuncia un evento apparentemente positivo per la comunità. Il nostro compito é quello di spiegare gli eventi. Scrutare ogni dettaglio cercandone i lati più oscuri o quelli volutamente trascurati o omessi nella narrazione.

E sulla vicenda della linea 6 non possiamo dimenticare che i lavori per realizzare quella linea tranviaria rapida che doveva, nelle intenzioni degli amministratori cittadini dell’epoca, facilitare l’afflusso dei tifosi allo Stadio San Paolo in occasione del Campionato Mondiale di Calcio di Italia 90, ebbero inizio nel quartiere di Fuorigrotta nel lontano 1996, sconquassando le strade e la vita stessa dei residenti per oltre 4 anni di lavori invasisi e insopportabili. E alla fine la LTR non venne realizzata!  I cantieri furono nottetempo abbandonati e gli amministratori pubblici travolti dalle indagini di “Mani Pulite,” con arresti eccellenti e la decapitazione di una classe politica spavalda e corrotta.

E quando poi, negli anni del Governo cittadino di Bassolino, il Consiglio Comunale di Napoli votava la ripresa dei lavori per il completamento della LTR, molti Consiglieri espressero perplessità e preoccupazioni per l’adeguamento e la trasformazione che si voleva conferire all’opera pubblica, da tranvia veloce a nuova linea di metropolitana. Tanto per la fragilità del sottosuolo della città, quanto per l’inutilità di un opera trasportistica che già vantava sul territorio altre linee ferroviarie con  lo stesso percorso (Metro delle FFSS e Ferrovia Cumana).

Così come non possiamo non ricordare ai nostri lettori che nel mese di Gennaio 2007 il Comune di Napoli volle a tutti i costi inaugurare quella linea  ferrata (2 chilometri complessivi di percorso realizzata nel 90, da piazzale Tecchio a Mergellina) lasciandola inaugurare addirittura al Presidente del Consiglio Prodi. Una “marchetta” pubblicitaria della Giunta Iervolino del PD che navigava in pessime acque e che intendeva rilanciare la sua immagine politico-amministrativa con quella manifestazione inaugurale. “Peccato” che dopo pochissimi mesi quella linea metro sospese il servizio perché i costi elevati di gestione non erano coperti minimamente dai pochissimi transiti dei napoletani sulla ribattezzata linea 6. Cittadini che, con lo stesso costo del biglietto, preferivano ovviamente una linea diversa e ben collaudata negli anni, con un percorso di gran lunga maggiore. Ancora una scelta miope delle giunte di sinistra che decretò, di fatto, unitamente al flop politico esagerato,  la chiusura della linea 6 per ulteriori 17 anni, con due soli risultati conseguiti: la devastazione progressiva e scontata delle stazioni in superficie nel quartiere flegreo, stante l’abbandono totale degli impianti e la figura non proprio edificante fatta dal premier Prodi che si prestò ad una volgare messinscena!

Ma, avviandoci alla conclusione, non possiamo neanche tacere il rovinoso crollo dello storico Palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia, nel 2013, con un lungo processo civile che ha visto infliggere ben 9 condanne tra dirigenti comunali e titolari di imprese impegnate nei lavori in galleria della Linea 6. Evento drammatico che solo per fortuna o casualità non fece registrare vittime o feriti. Ma che ha certamente prodotto danni incalcolabili ai residenti del palazzo crollato e degli edifici adiacenti, oltre agli esercizi commerciali costretti ad abbandonare le loro attività per numerosi anni. Per non parlare dei danni incalcolabili per la viabilità della Riviera di Chiaia, elemento che aggravo’ per un lungo periodo la mobilità nell’intera zona coinvolta a macchia d’olio, con deviazioni obbligate e interminabili ingorghi anche nelle ore notturne. Con buona pace dell’inquinamento da idrocarburi.

Potremmo terminare qui. Ma non faremmo un buon “servizio” alla settecentesca e prestigiosissima Villa Comunale di Napoli. E’ indubbio che i lavori per la Linea 6 abbiano deturpato non poco la Villa con la ingombrante presenza degli invasivi cantieri di lavoro posizionati in prossimità di Piazza San Pasquale e di Piazza della Repubblica. Ma quel che disturba non poco é  la mancata rimozione dei cantieri medesimi, ormai ad opera completata. Così come é da appurare la responsabilità dei progettisti della linea ferrata, in ordine alla deviazione, o forse la tombatura definitiva, dei canali delle acque piovane e dei ruscellamenti provenienti dalle colline vomeresi verso la Villa Comunale. La qual cosa ha, nel tempo, prodotto la desertificazione della vegetazione della Villa Comunale e la perdita per essicazione di buona parte del patrimonio arboreo anche secolare, ivi presente.

E’ la solita storia che si ripete. Strafottenza; interesse primario di pochi a danno della collettività; mancata cura dei dettagli nella progettazione delle opere pubbliche; negligenza grave. Ed auguriamoci che questa volta, malgrado le stazioni artistiche e le buone intenzioni di tanti, la linea 6 possa sopravvivere, in questa forma “azzoppata”, alla rigida logica dei numeri e alla compatibilità tra spese di esercizio e numero dei passeggeri paganti. Ma nel frattempo, la cronaca ci suggerisce che………. la linea 6 é già in panne, con tre guasti sulla linea e sui trenini in soli tre giorni. Con la conseguenza inevitabile della sospensione completa del servizio metropolitano.  Il buon giorno si vede dal mattino!