venerdì, Dicembre 27, 2024
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#OdiareTiCosta: un pool di avvocati, di sinistra, in soccorso social della Sea Watch

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Noi (già stressati) utenti dei social abbiamo appreso da qualche giorno della nascita della campagna “#odiareticosta”: un’iniziativa ideata dall’avvocato bolognese e attivista LGBT Cathy La Torre che, insieme all’associazione Tlon ed allo Studio legale Wildside, avrebbe costituito un vero e proprio pool di avvocati (e non solo) per arginare l’odio espresso in rete e sui social, perseguendo in sede giudiziaria quegli utenti che scrivano, in forma di post, tweet (o come commento ai predetti), insulti, minacce o offese.

La  campagna #odiareticosta – lanciata dal neonato pool di avvocati, nostri odierni supereroi del politically correct – pare diretta, sostanzialmente, ad “educare” gli utenti dei social – a colpi di querele e richieste risarcitorie –  a non esprimere “odio” rispetto a certi temi.

Uno degli slogan usati per la campagna, infatti, è “L’odio ha i giorni contati”; Nell’annuncio pubblicato con un post sulla pagina Facebook della community “Odiare ti costa” si legge: “Da ora odiare ti costa. Non vi permetteremo più di danneggiare impunemente gli altri col vostro odio….”; Verrebbe da chiedersi: “arrogandosi quale particolare merito o ruolo?” poichè a questa cosa pareva avessero già provveduto sia il legislatore che il sistema giudiziario.

Non è dato ancora capire (o almeno alla sottoscritta non è chiaro) se le prestazioni professionali in discorso siano offerte dal pool a titolo gratuito oppure no; in tale ultimo caso sappiano gli utenti “offesi” che, una volta firmato il necessario mandato, avranno assunto anche l’obbligo di pagare il lavoro svolto dall’avvocato.

La prima beneficiaria della campagna non è però un’utente sconosciuto (troppo poco interessante), ma sarà, come si legge su il Giornale, Carola Rackete: l’Avvocato la Torre asserisce di avere avuto “mandato da Sea Watch di tutelarla civilmente dall‘odio sessista e insopportabile di cui è ormai vittima da un mese”.

Questo meraviglioso progetto sembrerebbe basato sulla “delazione”: il popolo dei social è infatti invitato a denunciare e segnalare al “Pool” qualsiasi frase d’odio. Lo studio legale Wildside invita gli utenti dei social e chiunque si ritenga vittima di questo tipo di atteggiamenti, ad inviare una email di segnalazione, riportando il link della conversazione, dopodichè il pool procederà (senza il necessario mandato? e come intenderebbe acquisirlo? via posta?)  con la richiesta di risarcimento per le offese ricevute.

Dunque, l’elemento originale della vicenda è che  si affida al popolo del web, non tutto munito di laurea in giurisprudenza, il compito di valutare e individuare quel sottile confine che corre tra la semplice ma aspra espressione di dissenso e l’offesa penalmente perseguibile; sarà il popolo del web in grado di discernere il diritto di critica, la libertà di opinione, la libertà di dissenso, anche duro (che sono diritti sacri e inviolabili) e, perchè no, anche la satira, dalle fattispecie penalmente sanzionate? 

Ma l’Avv. La Torre rassicura che ad essere perseguite (e non possiamo non ammirarne la solerzia) saranno  le offese, non le opinioni, né la libertà di dissenso. Ma l’ingiuria, la calunnia, le minacce.

Su Facebook l’iniziativa #Odiareticosta viene presentata spiegando che: “Criticare una donna per le sue posizioni politiche è un sacro diritto. Augurarle lo stupro è invece un delitto. Criticare una persona perché solidarizza con i migranti è un sacro diritto. Insultarla, accusarla senza prove di qualche crimine, calunniarla è invece un delitto….” e su questo non possiamo che concordare pienamente, aggiungendo però che la diffamazione, l’ingiuria, la calunnia, l’offesa e la minaccia (anche tramite social) già di per sè, costituiscono comunque reati perseguibili e risarcibili, anche laddove non ci si rivolga al mitico “Pool anti-odio”. E allora quid novi?

Come avvocato, consentitemi di esprimere (e vi giuro che è solo un parere personale e non una manifestazione di odio verso il “Pool”) qualche legittimo dubbio in merito al disinteressato sentimento di giustizia che fonderebbe questa “lodevole” iniziativa: insomma, siamo davvero sicuri, sicuri che sia un’iniziativa tesa solo ad arginare l’odio espresso in rete (ci auguriamo poi tutto e non solo quello espresso da una ben precisa parte politica), oppure si tratta, più meschinamente, di una delazione sollecitata per il procacciamento di affari e di clienti, peraltro severamente vietato e sanzionato dal codice deontologico forense?

E qual è il limite tra la pubblicizzazione di un’iniziativa “meritevole e disinteressata” quale questa in discorso e la violazione delle norme e dei divieti posti dal codice deontologico forense, quale ad esempio il divieto di “procacciamento di clientela”?  (violazione in cui incorrerebbe indubbiamente un ipotetico professionista che istigasse pubblicamente gli utenti alla  proposizione di azioni legali, cavalcando magari un tema capace di suscitare interesse mediatico, per un ritorno personale economico o di pubblicità).

Tralasciando poi le modalità “singolari” di divulgazione che l’iniziativa in discorso sta progressivamente acquisendo sui social: ad esempio, l’utente “Naira Regina di Lettera” con un commento pubblico al post pubblico di un giornale on line – riguardante l’uccisione a Roma del Carabiniere napoletano – ci ha tenuto subito, energicamente a ricordare, a tutti i lettori che si accingevano a commentare, che “Ogni commento pieno d’odio verrà fotografato e pubblicato senza censura, con nome e cognome e saranno visibili online sui vari siti e social a favore della campagna #odiareticosta...”

Insomma, va bene sanzionare chi deprecabilmente offende, ingiuria e minaccia ma che quelli cosiddetti “buoni che vogliono combattere l’odio” arrivino a tali vette di solerzia da minacciare per primi ed a priori (!) l’esposizione al pubblico ludibrio mi pare un tantinello fuori dai margini della legalità. O magari si tratta di una soluzione omeopatica al problema dell’odio sui social?

Senza considerare che questa divulgazione, a fini denigratori,  di post, tweet e di commenti duri o aspri innesca sempre, inevitabilmente, una spirale di commenti,  altrettanto discutibili e violenti, da parte di chi è schierato dalla parte opposta.

Ma torniamo un istante al Codice Deontologico Forense.

Il CDF pone specifici divieti in capo all’avvocato riguardanti l’offerta delle proprie prestazioni professionali, stabilendo che queste non devono assumere modalità che contrastino con il «decoro» o la «dignità» della professione e, all’art. 37, in particolare ai commi 4 e 5, stabilisce che: “4. E’ vietato offrire, sia direttamente che per interposta persona, le proprie prestazioni professionali al domicilio degli utenti, nei luoghi di lavoro, di riposo, di svago e, in generale, in luoghi pubblici o aperti al pubblico. 5. E’ altresì vietato all’avvocato offrire, senza esserne richiesto, una prestazione personalizzata e, cioè, rivolta a una persona determinata per uno specifico affare”.

Norme, queste, tese a sanzionare casi, verificatisi in passato, come quello dei c.d. «cacciatori di ambulanze in cui alcuni professionisti distribuivano all’interno delle corsie di ospedale i propri biglietti da visita, una «pratica vietata», superata però oggi da quella molto più efficace di intercettare i clienti attraverso i social, che si sostanzia nel «pubblicare un “post” rivolto alle vittime di un qualsiasi evento che susciti attenzione mediatica, in violazione del divieto, previsto dalla norma citata, di «rincorrere mandati professionali» con l’offerta di prestazioni non richieste.

Ma, ripensandoci, diamo fiducia al Pool, anzi vi dirò, se non fossi avvocato, approfitterei personalmente dell’iniziativa, visto che capita spesso di imbattermi in chi mi augura di essere stuprata e di penzolare a testa in giù solo per avere espresso le mie opinioni politiche in contrasto col pensiero unico di sinistra.

Per il Sud non basta ridurre le tasse

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Servono misure destinate all’aumento della spesa pubblica per investimenti.

In questi giorni il dibattito politico si sta concentrando sulla polemica all’interno del governo sulla necessità di ridurre le tasse per le imprese.
Salvini e Tria sembrano avere idee diverse circa il contenuto della prossima manovra finanziaria ed il vicepremier minaccia di porre fine al governo se le sue richieste non saranno accolte.
La polemica riempie le pagine dei giornali ma sembra improbabile che si arrivi ad una crisi su un tema sul quale oggettivamente è difficile sostenere che le tasse in Italia non debbano essere abbassate.
Quello di cui nessuno parla è invece cosa la prossima finanziaria dovrà contenere per bloccare la crisi economica e sociale nelle regioni meridionali.
Tagliare le tasse servirà per le imprese del centro nord ma non colmerà il divario economico con l’altra metà della nazione.
Per il Sud servono misure che consentano di aumentare la spesa pubblica per investimenti. Tra le misure da adottare si potrebbe eliminare dal calcolo del patto di stabilità tutte le risorse utilizzate per attivare la spesa di fondi europei.
Fino a quando il dibattito si concentrerà esclusivamente sul taglio delle tasse per il Mezzogiorno la crisi continuerà a determinare l’impoverimento sociale e materiale dei suoi territori.

Due nuove carceri nel “sito di interesse nazionale” di Bagnoli? Una follia !!

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Il 16 Luglio scorso,  con una buona notizia per i napoletani e per quanti hanno a cuore il destino dell’Area Flegrea e, segnatamente, del comprensorio di Bagnoli e Coroglio (ove insistevano le fabbriche inquinanti del l’Italsider, la Cementir e la Eternit) la Corte di Appello di Napoli ha proceduto al dissequestro delle aree del cosiddetto “Sito di Interesse Nazionale”  composto da circa 750 ettari, dalla linea di costa a Cavalleggeri d’Aosta.

Notizia questa di fondamentale importanza poiché in teoria, da quel momento, è possibile riprendere senza più l’alibi del blocco per motivi giudiziari e senza ulteriori indugi, l’attività di bonifica dagli agenti inquinanti presenti nel suolo e nel sottosuolo dell’ex polo industriale e progettare definitivamente il futuro di Bagnoli e del suo splendido litorale.

Le aree in questione, lo ricordiamo per dovere di cronaca, furono sequestrate dalla Magistratura napoletana nell’aprile del 2013, a seguito di accurati rilievi tecnici disposti dagli inquirenti che sancirono la mancata esecuzione dei lavori di bonifica o, quanto meno, la superficialità, la inadeguatezza e l’assoluta parzialità dei lavori medesimi.

Da qui, il fallimento della “Bagnoli Futura”, Società di trasformazione Urbana (STU), costituita dal Comune di Napoli e dagli altri Enti locali territoriali nel 2002, con lo scopo di procedere alla “sanificazione” e riqualificazione del comprensorio di Bagnoli/Coroglio/Cavalleggeri d’Aosta.

E poi, a seguire, la notizia non proprio inaspettata del rinvio a giudizio dei vertici della Società, con ipotesi di reato particolarmente gravi, dalla truffa con danno erariale al disastro ambientale.

Ma questa è un’altra storia che si sta ancora scrivendo nelle aule dei Tribunali.

Noi facciamo un passo indietro e ritorniamo al dissequestro del 16 luglio, con la conseguente concreta speranza della ripresa dei lavori. Chi si occuperà, dunque, delle bonifiche ambientali dopo la revoca del blocco disposto dai Magistrati? La risposta è INVITALIA, Agenzia Nazionale per l’Attuazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa,  di proprietà del Ministero dell’Economia. Istituto pubblico specializzato nel rilancio delle aree di crisi, in particolare del Mezzogiorno d’Italia.

 Una scelta condivisibile del nuovo governo “Giallo-verde” almeno per quanto attiene alla ”mission” specifica e coerente dell’ Ente Attuatore prescelto.

Invitalia è ora (si spera!) nelle condizioni di operare immediatamente, attraverso la individuazione di nuove imprese qualificate e specializzate nella bonifica di siti altamente inquinati da idrocarburi, amianto e dagli altri metalli e sostanze nocive presenti nei suoli di Bagnoli. Solo in una fase successiva si potrà intervenire sui progetti di fattibilità, immaginando e delineando il “futuro nuovo” dell’ex area industriale, già sancito attraverso gli strumenti urbanistici vigenti.

Ancora alcuni anni occorreranno dunque, per vedere “materializzato” il cambiamento e per garantire alle nuove generazioni la sanificazione definitiva dei suoli e del mare di Coroglio. Tanto per aspirare ad un futuro di sviluppo e di crescita sociale per questo territorio martoriato. Passando per una riconversione urbanistica e delle nuove funzioni economiche da assegnare ad una area strategica di oltre 750 ettari.

Se questa è la prospettiva (da noi sempre auspicata e sollecitata!), malgrado i colpevoli ritardi e le malefatte del recente passato, è lecito sentirsi sollevati e nutrire concrete speranze. Senza tuttavia abbassare mai la guardia e l’attenzione su tempi, procedure e progetti. Senza fidarsi troppo ed attuando, piuttosto, una sorta di controllo preventivo e continuativo. Monitorando le fasi di realizzazione dei lavori di bonifica e i successivi progetti di riqualificazione.

E la necessità di attivare un controllo stringente è confermato proprio dalla recente stipula (13 Giugno 2019) di un “Protocollo quadro di intesa” tra Ministero della Difesa e Ministero della Giustizia con tanto di firma in calce dei due Ministri Trenta e Bonafede.

I due rappresentanti Pentastellati, infatti, in tutta fretta e  di soppiatto, hanno deciso recentemente e in solitario, di utilizzare i suoli di proprietà del Demanio militare in Cavalleggeri d’Aosta (ex Caserma Cesare Battisti di Piazza Neghelli) al fine di realizzare nuove carceri.

Uno femminile e l’altro per minori, proprio in quella che doveva essere la porta di accesso del nuovo Parco Urbano di Bagnoli. Una iniziativa scellerata, demenziale e oltremodo scorretta sul piano Istituzionale. Anche e soprattutto per l’esclusione del Comune di Napoli da decisioni spettanti esclusivamente all’Ente locale partenopeo, per specifiche ed esclusive competenze di natura urbanistiche, previste dalle normative vigenti. Ma dai rappresentanti politici dei 5 Stelle c’e’ da aspettarsi veramente di tutto: ignoranza delle procedure di legge; arroganza politica a buon mercato; presunzione nell’adozione di provvedimenti dettati dalla incompetenza e improvvisazione cronica dei soggetti, sino all’abuso di potere.

Nel caso specifico, riteniamo che lo “sgarbo” istituzionale posto in essere dai “nostri scienziati” pentastellati, scaturisca senza ombra di dubbio dalla inconsistenza assoluta dell’interlocutore locale rappresentato dal Sindaco De Magistris che, allo stato, non ha speso neanche un flebile “vagito” sulla materia, in difesa della città e della sua comica Amministrazione. Ma veniamo ai dettagli:

L’area militare oggetto del colpo di mano della parte “sgangherata” del governo giallo-verde, risulta essere di oltre 100mila metri quadri e, al contrario, rientra nella previsione del Piano Regolatore della Città di Napoli, della Variante dell’Area Occidentale di Napoli e del PUA (Piano Urbanistico Attuativo) del comprensorio di Bagnoli/Coroglio. L’area, pertanto, è destinata, oltre che vincolata, ad ospitare edifici per civili abitazioni da collocare sul mercato immobiliare e da un rilevante numero di vani di edilizia popolare, attività commerciali, piccole aziende artigianali, edifici pubblici, scuole con attrezzature sportive per le necessità dei nuovi residenti.

Una previsione di circa 400mila metri cubi di edificato per evitare anche la desertificazione (attuale) dell’area. Arretrando i nuovi edifici verso Cavalleggeri, in un unicum con il centro urbano preesistente, secondo le previsioni del PUA, può  essere garantita la fruizione dell’intero comprensorio rendendolo vivo e palpitante. Ma si provvede anche a soddisfare il fabbisogno abitativo di lavoratori e giovani coppie dell’intera città.

Senza soffermarci sulla restante e consistente parte del territorio da riqualificare (che prevede la realizzazione di un polo per la nautica da diporto; Parco delle Scienze; insediamenti turistico-ricettivi; Polo produttivo avanzato ed ecocompatibile) che non viene, fortunatamente, inficiata dal Protocollo sottoscritto dai Ministri Trenta e Bonafede, non può essere sottaciuta la follìa o, se volete, la demenzialità della proposta di costruire nuove carceri in un centro urbano fortemente antropizzato e immediatamente a ridosso di una area di pregio ambientale, oggetto di una attesa e indispensabile opera di riqualificazione e recupero.

Tra l’altro, non possiamo dimenticare che nella stessa zona ben due penitenziari già esistono. Quello minorile di Nisida, che da solo costituisce una allucinante e bieca presenza in un sito archeologico e ambientale senza eguali e quello femminile di Pozzuoli, ospitato in un edificio storico, in una delle strade più antiche e ad alto valore paesaggistico. Edifici che andrebbero piuttosto delocalizzati immediatamente, in quanto pregiudicano irrimediabilmente le scelte di salvaguardia del territorio e le enormi potenzialità di sviluppo futuro dell’intera Area Flegrea.

Campo Sud vigilerà e incalzerà il governo centrale perché sia rispettato il Piano Regolatore della città e il PUA di Bagnoli, che escludono ogni altro tipo di insediamento non ricompreso negli strumenti urbanistici vigenti. E la presenza di altre carceri, al di là della scelleratezza dei proponenti, non rientra assolutamente nella fattispecie delle opere pubbliche realizzabili in un territorio riconosciuto dallo Stato, con apposita Legge,  ”Sito di Interesse Nazionale”.

Il plagio di Saviano è Cassazione

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01/06/2013 Trento, Festival dell'economia 2013, Nella foto Roberto Saviano
Roberto Saviano il nume tutelare della sinistra, l’eroe anti camorra, l’integerrimo nemico del clan dei Casalesi, l’ultracelebrato autore di GOMORRA , edito dalla casa editrice Mondadori e quindi con i soldi di Berlusconi, come sancito in via definitiva dalla Cassazione, ha copiato di sana pianta ben tre articoli tratti da giornali di Napoli e di Caserta per inserirli pari pari nel suddetto bestseller che lo ha reso famoso e ricco, ribadiamo: grazie a Berlusconi!
La vicenda dunque, ormai definitivamente chiusa, dimostra  che lo scrittore si é reso autore di un clamoroso plagio, peraltro attuato con “pezzi” tratti da quotidiani che erano stati oggetto di sue dure critiche ed accuse.
Non è la prima volta che i moralisti di professione fanno una brutta fine: Nenni parlava del “più puro che ti epura”; Pavolini stigmatizzava certi “ intransigenti” che nella realtà transigevano su ogni cosa, mentre il famoso scrittore degli anni 30 Pitigrilli affermava che bisognava diffidare degli incorruttibili “perché sono quelli che costano di più!“.
Meglio ancora il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia che si scagliava contro i “professionisti dell’antimafia”, categoria alla quale va sicuramente ascritto Saviano, la categoria di quelli  che “campano” ed anche molto bene (compreso l’attico a New York) con i comportamenti tipici della sinistra radical chic, della gauche au caviar, di quelli che predicano bene e razzolano male.
La Cassazione ha strappato la maschera a Roberto Saviano, oggi tutti sanno chi è il “compagno” tanto celebrato ed a cui addirittura più volte è stato richiesto di scendere in campo per “battere le destre“ ed anche per candidarsi a sindaco di Napoli.
Almeno quest’ultima sciagura non potrà realizzarsi!

L’elezione di Boris Johnson certifica che l’UE è finita

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L’elezione di Boris Johnson a primo ministro del Regno  Unito è stato un colpo pesantissimo per le élite globaliste che  fino all’ultimo moment avevano tentato di sventare l’arrivo dell’ex sindaco di Londra al numero 10 di Downing street.
Avevano messo in campo tutti gli strumenti di disinformazione in loro possesso in tutto il mondo e cioè le maggiori testate giornalistiche e televisive, informandoci nel dettaglio anche dei suoi problemi personali e familiari, fino all’ultimo presunto  violento litigio con la sua compagna per dimostrare (ridicolmente) che non potesse governare l’Inghilterra.
Lo stesso schema del Rubi gate o se vogliamo,mutatis mutandis, del Russia gate antisalviniano di questi giorni.
L’avvento al potere di Johnson ci conferma nella certezza che l’UE è finita e che quindi non bisognerà più chiedersi se accadrà, ma quando accadrà.
La presenza nel parlamento europeo di una significativa “fronda” sovranista contro i poteri degli euro burocrati al servizio delle banche d’affari e del sistema economico finanziario che da essi discende; i Paesi del Patto di Visegrad sempre più coesi; il governo italiano che sotto la spinta soprattutto della Lega rifiuta apertamente gli “ordini” delle Cancellerie di Parigi e di Berlino, ci inducono ad auspicare che il famoso piano B di Paolo Savona sia pronto e rapidamente implementabile quando il gigante economico con i piedi di argilla collasserà.
Prepararsi ad assorbire il colpo col minimo danno per rilanciare la creatività italiana fuori dai parametri dei banchieri di Soros che hanno soffocato e condannato alla miseria i popoli per garantire  la ripresa e lo sviluppo.
Avanti per la sovranità nazionale!

De Luca ed il pasticcio BROS

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Tra disoccupati “raccomandati” e disoccupati delusi

Era l’anno di grazia 2003 quando il governo Berlusconi, tramite il sottosegretario al lavoro Pasquale Viespoli, finanziava un progetto speciale per i disoccupati storici napoletani denominato ISOLA.
Questa mattina centinaia di persone, tutte ultra quarantenni, si sono trovate sotto gli uffici della Regione al Centro Direzionale per protestare contro il sistema attraverso il quale sono state attuate le condizioni da parte della società incaricata delle selezioni.
Quel progetto che inizialmente riguardava circa 1000 persone garantiva la formazione e l’avvio al lavoro nel settore ambientale che già all’epoca scontava una emergenza. Una emergenza che nel corso del tempo si è purtroppo trasformata in crisi permanente.
Sono trascorsi oltre 15 anni da quel momento ed il progetto ISOLA  è rimasto tale, cambiando solo nome per trasformarsi in BROS.
Il governatore De Luca durante la campagna elettorale del 2015 aveva promesso che quei disoccupati sarebbero stati finalmente avviati ad un lavoro vero, nonostante che nel corso di questi lunghi anni il numero si fosse praticamente triplicato attraverso inserimenti spesso di natura clientelare.
Magicamente, dopo oltre quattro anni dalle promesse elettorali ed immediatamente a ridosso della scadenza di mandato, il progetto arriva a quello che sembra un momento di concretezza.
Peccato che i numeri siano avari e che solo 800 tra i circa 3000 siano stati interpellati per una ipotetica occupazione.
Peccato che i soli ad essere stati convocati siano gli aderenti alle solite liste di movimenti organizzati di chiara matrice politica e quasi tutti seguaci dei partiti di sinistra.
Certamente seguiranno denunzie ed interrogazioni per segnalare le palesi irregolarità che sono già avvenute.
Una domanda per il governatore De Luca:
dopo le fritture di pesce da offrire per un voto al referendum ora ci proverà con la solita “clientela” politica per ottenere voti alle prossime elezioni?

La Lega tra i giovani “sfonda” anche al Sud

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Una dei grandi meriti  di Matteo Salvini è stato quello di puntare sui giovani, non formalmente, non propagandisticamente ma in maniera effettiva e sostanziale.

Il leader del carroccio 2.0 ha dimostrato di non guardare semplicemente al prossimo impegno elettorale ma di avere uno sguardo rivolto alle generazioni successive, al domani, all’Italia che verrà ed è per questo che ha nominato in qualità di vice segretario federale della lega l’on. Andrea Crippa brianzolo classe 1986 che si è distino da coordinatore nazionale lega giovani per l’impegno, la costanza e l’attenzione alle istanze dei vari territori, non solo quelli dove la lega è una realtà consolidata da anni, ma ha avuto il merito di esportare il modello ed il modus operandi lungo tutta la penisola recandosi in prima persona nelle varie regioni del sud Italia, coordinando le centinaia di giovani che anche al meridione ormai vedono nella lega una speranza di riscatto e di buona amministrazione consolidata, dopo decenni di classi politiche locali che hanno portato il mezzogiorno al dissesto.

Lega giovani (ex Movimento Giovani Padani), un progetto nato a Milano nel 1991 da un’idea del deputato Paolo Grimoldi, si è sempre caratterizzato per la dedizione e la passione dei suoi giovani militanti che nelle piazze, nei mercati, tra la gente in maniera naturale e trasparente si son  battuti e continuano a battersi strenuamente contro le contraddizioni sociali e politiche alle quali troppo spesso siamo stati abituati in questi anni.

In un epoca di intorpidimento giovanile, di stasi e inerzia delle menti la lega giovani rappresenta un unicum nell’attuale panorama politica italiano.

Giovani che si riuniscono per parlare di politica, per crescere culturalmente ed umanamente, che non si limitano ad una sterile e improduttiva dialettica elitaria ma  applicano nell’azione, nel volontariato, nella diffusione delle idee i loro anni più belli.

Il movimento  ha una propria struttura organizzata su base territoriale e gerarchica, ad ogni modo indipendente da quella del movimento politico principale, la Lega, nonostante ne segua a grandi linee lo schema.

Le figure di riferimento prendono il nome di coordinatori, ai vari livelli (federale, nazionale, provinciale e cittadino) e molti dei giovani militanti confluiscono nel movimento studentesco ed universitario, ispirati agli stessi principi cardine.

Perché un giovane campano si avvicina alla lega (ex lega nord) l’abbiamo chiesto a Nicholas Esposito coordinatore lega giovani Campania: “Per anni abbiamo assistito alla totale incapacità gestionale dei partiti tradizionalmente governanti al sud che hanno pensato ai propri interessi piuttosto che a quelli dei campani ed è per questo che nel 2014 vedendo Salvini in televisione mi sono reso conto che potesse rappresentare il vero leader di tutto il paese e con Gianluca Cantalamessa, ora deputato della Repubblica, e pochi altri iniziammo questo processo di costruzione  e radicamento del partito in Campania (non senza difficoltà e scetticismi), che ci ha portato oggi ad essere una realtà consolidata”.

Lega giovani si è dimostrata  fucina di politica e trampolino di lancio per molte ragazze e ragazzi appassionati di politica che dopo anni di militanza, formazione (principalmente a loro sono rivolte le scuole di formazione politica che ogni anno organizza la lega), hanno avuto l’occasione di candidarsi e di occupare posizioni prestigiose; basti pensare che nell’attuale legislatura ben diciassette deputati della lega hanno meno di trentacinque anni ed ormai sta diventando consuetudine che la lega giovani esprima almeno un proprio rappresentante nei consigli regionali, da nord a sud, passando per le isole. Gli stessi Salvini, Fontana, Centinaio provengono da una lunga trafila iniziata proprio nella sezione giovanile del partito.

Giovani che si formano per costruire in positivo il futuro del Paese, mossi da passione  e perseveranza. Una speranza per il domani insomma. Lunga vita ai sogni.

Il “mandato zero” che fa ridere anche Grillo

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Dopo la flessione in termini di consenso subita sia alle Europee che alle regionali, il Movimento 5 Stelle archivia, come era prevedibile, la famosa regola pentastellata del limite dei “due mandati”.

Gli iscritti del Movimento 5 Stelle sono, infatti, chiamati a votare, oggi giovedì  25 luglio e venerdì  26 luglio sulla piattaforma Rousseau, la proposta di Luigi Di Maio sulla riorganizzazione del M5S ed in particolare  sull’introduzione del cosiddetto “mandato zero”, che, in sintesi, non è altro che l’introduzione di una deroga alla famosa regola targata 5 stelle del doppio mandato, sino ad oggi intoccabile caposaldo del movimento ed emblema del tanto sbandierato “non attaccamento” alla poltrona dei politici a 5 stelle.

La regola del doppio mandato, nata per garantire il continuo ricambio della classe dirigente pentastellata e per evitare che gli eletti accumulassero troppo potere e si affezionassero alla poltrona, si appresta quindi ad andare in soffitta, ma in modo soft, graduale, con un escamotage che (almeno loro speravano) non desse troppo nell’occhio, affinché non appaia troppo evidente che i politici 5 stelle non sono affatto diversi da tutti gli altri che sino ad oggi hanno subito le loro critiche.

L’annuncio della votazione è stato pubblicato sul blog delle stelle.

La votazione sulla piattaforma Rousseau verrà aperta alle 10 del 25 luglio e proseguirà fino alle 13 di venerdì 26, e sarà aperta non  a tutti gli iscritti della piattaforma Rousseau, ma solamente a coloro i quali siano “iscritti da almeno sei mesi”.

Ma cosa prevede esattamente il “Mandato zero”, questa fantasiosa deroga alla matematica, più che ad una delle regole basilari del Movimento 5 Stelle? Questo  geniale, sublime “cavallo di troia” introdotto ora con furbo anticipo,  per amministratori comunali pentastellati, al fine evidente di creare un precedente da utilizzare ed estendere un domani, in vista ed occasione delle politiche, ai tanti parlamentari grillini che  altrimenti sarebbero costretti a lasciare la politica e che non hanno affatto voglia di tornare a casa.

L’idea di Di Maio è, sostanzialmente, quella di non far valere il primo mandato di consiglieri comunali e municipali nel conteggio dei due mandati (tetto massimo previsto per gli eletti M5S).

La deroga,  per il momento, dovrebbe riguardare solamente i consiglieri  comunali e municipali.

La regola del doppio mandato, quindi, dovrebbe restar valida per i parlamentari ed anche per i consiglieri regionali. In un video pubblicato sul blog delle stelle Luigi Di Maio spiega che si tratta di un mandato (il primo) che non si conta nella regola dei due mandati, cioè un mandato che non vale puntualizzando che: “Ora voglio essere molto chiaro: il mandato zero e l’eventuale introduzione del mandato zero, se vorrete votarlo come iscritti, varrà solo e soltanto per i consiglieri comunali e per i consiglieri di municipio“, “stiamo parlando comunque di persone che o gestiscono potere e prendono uno stipendio pieno o, in ogni caso, gestiscono potere“. Insomma “se tu vieni eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato e lo porti avanti tutto e poi decidi di ricandidarti e non diventi né presidente di municipio né sindaco, allora il tuo secondo mandato, quello precedente, cioè il mandato zero, non vale“. Ma Di Maio va oltre ed espone anche  la possibilità di allearsi con liste civiche (!).

Ed infatti ci domandavamo tutti: “Va bene, allora andranno tutti a casa dopo i “due mandati” che sono 3, cioè il numero zero, il n. 1 ed il n. 2?”

No, signori, in realtà è pronto anche l’escamotage “Liste civiche” cui il M5S apre la porta, per non rinunciare alla golosa “gestione del potere”.

Sul Blog delle Stelle Di Maio annuncia infatti anche la possibilità di avviare “sperimentazioni su quei territori dove per anni, cinque, dieci anni, magari abbiamo lavorato fianco a fianco con dei movimenti, con delle associazioni, con dei comitati, persone che conosciamo da sempre, con cui abbiamo condiviso valori“.

In sostanza, dunque, per fare un esempio, nulla potrebbe vietare a Virginia Raggi di ricandidarsi alla Regione Lazio all’interno di una civica alleata con il M5S. Si tratta della cosiddetta “continuità mascherata” di cui si parla in queste ore.

Inutile dire che la trovata geniale del leader pentastellato ha scatenato l’ironia e le critiche della rete, dal mitico Osho all’agenzia Taffo. In molti poi sono andati a ripescare un tweet di Di Maio del 2018 in cui il leader del Movimento 5 Stelle assicurava: «La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Questo è certo come l’alternanza delle stagioni».

Ma un commento sarcastico viene anche dal padre nobile Beppe Grillo che, in proposito, ha chiosato su Twitter: «Il mandato ora in corso è il primo di un lungo viaggio… ma di andarmene a casa non ho proprio il coraggio…»,  parafrasando «Se mi lasci non vale» di Julio Iglesias.

Commenta, sempre su Twitter, l’utente (@bujopesto) “Se questi, andando avanti col programma di matematica, scoprono l’esistenza dei numeri negativi siamo FOTTUTI”;  ma, aggiungerei, anche se scoprissero le frazioni.

 

 

A Ponticelli strade come discariche e residenti pronti alle barricate

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In zone della città di Napoli con densità di popolazione fra le più alte d’Europa da tempo intere strade sono cadute nel degrado più profondo  tanto da apparire, viste dall’alto, come, appunto, delle immense discariche.
Ovunque si accumulano rifiuti di ogni genere anche di edilizia ed industriali, erbacce altissime, terreno ideale per topi, blatte ed insetti vari, con il rischio di epidemie.
La situazione di Ponticelli fa il paio con tutti i quartieri periferici della Città.
Tuttavia non risparmia nemmeno i cosiddetti quartieri “bene”.
Giardinieri, vigili, spazzini, elettricisti, fontanieri, fognatori, ditte di manutenzione tutto il personale addetto alla vita civile dei cittadini sembra ingoiato in un buco nero.
Il sindaco invece partecipa a feste, inaugurazioni, meeting con la beata incoscienza di chi sembra non accorgersi di nulla.
Bisogna prepararsi per cambiare, seriamente, con i partiti ed anche fuori da essi. Ogni azione va fatta per evitare che la situazione attuale venga addirittura cristallizzata e, se possibile peggiorata, con l’accordo Fico-De Magistris, benedetto da Grillo, di cui qualche retroscenista solitamente ben informato ci informa.
Non c’è tempo, bisogna rimboccarsi le maniche.

I Navigator della discordia

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Sono oramai mesi che il governatore della Campania non perde occasione per attaccare Luigi Di Maio. La sua sembra una fissazione personale che prescinde dalle questioni specifiche.
A vedere bene De Luca preferisce attaccare  in modo particolare i suoi conterranei, lasciando intendere che la sua azione politica sia rivolta sopratutto a delegittimare i suoi potenziali competitori piuttosto che ad ottenere risultati per la nostra regione.
De Maio, De Magistris, Caldoro, Carfagna sono spesso caduti sotto la scure dei suoi insulti. Contemporaneamente non si ricordano attacchi a Renzi, Gentiloni, Conte e Salvini. Eppure la nostra regione subisce ancora ingiustizie e noncuranza che danneggiano tutti noi.
Ultima vicenda emblematica èquella dei circa 500 giovani selezionati dal Ministero del lavoro per potenziare il funzionamento dei Centri per l’impiego della Campania.
In tutta Italia queste figure sono state accettate dalle regioni proprio per migliorare il funzionamento di uffici pubblici che spesso sono privi della necessarie professionalità necessarie ad incrociare imprese e giovani disoccupati.
Ebbene De Luca ne ha fatto una questione personale ed ha impedito fino a questo momento l’utilizzo di questi giovani professionisti che hanno superato una selezione pubblica del Ministero.
Una guerra personale combattuta sulla pelle anche dei tanti disoccupati campani che, a causa della impuntatura del governatore, rimarranno orfani di una reale occasione di trovare nella nostra regione uffici pubblici che possano aiutarli nella ricerca di un lavoro.