domenica, Dicembre 29, 2024
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Salvini: la crisi per sfuggire alla trappola contro l’Italia

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La crisi provocata da Matteo Salvini è una scelta obbligata quanto l’unica percorribile nonché ponderata.
Il Vicepremier e Ministro dell’Interno, dopo aver incassato i “tanti no” dai cofirmatari del contratto di governo, passando per i molteplici bastoni messi tra le gambe atti solo a screditare il suo operato che ha acuito sempre più le distanze tra loro, si è visto sempre più isolato dopo il voto (decisivo) ad Ursula Van der Leyen alla detenzione del potere Ue nonché dal silenzio (eloquente) sulla vicenda Rubligate

Ai danni di quest’ultimo è stata ordita una vera e propria trappola. Politica. Mediatica. Giudiziaria. A livello europeo. Perché Salvini non è controllabile, non ha un “burattinaio” che il Superpotere può controllare (Giorgetti è fedele e lealE nei confronti di Salvini) ed il suo consenso è cresciuto in maniera esponenziale e inversamente proporzionale nel tempo.

Crisi scatenata a ridosso del Ferragosto, con cronisti impreparati costretti a rincorrere la notizia e lui che richiama i parlamentari “a lavorare” in un periodo in cui tutti sono in ferie. In questo momento Salvini ha tutti contro: ha contro Grillo che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment, ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti hanno fatto la promessa di dargli una (altra) chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni e Zingaretti è un altro agnello sacrificale, come Salvini.

La partita è ancora apertissima se si tiene conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate e l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: taglio dei parlamentari che richiederebbe un iter di almeno 8 mesi e quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale” il cui candidato naturale sembrerebbe essere Giuseppe Conte. Se, invece, lo spread (?) dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: a quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro “banchiere” centrale Carlo Azeglio Ciampi.
Che già “manovrano” spread, esercizio provvisorio e Iva al 25%. Ed in tale contesto si deve ancOra esprimere il candidato alla carica di commissario europeo per l’Italia.

C’è puzza di finti salvatori della Patria: inciucio Pd-5Stelle, accordo interno Renzi-Zingaretti ed ipotesi di coinvolgimento di Draghi per “indebolire” Berlusconi visto l’avvicinamento delle ultime ore al naturale alleato.
La sola via d’uscita (vincente) sembra dunque essere quella intrapresa da Salvini: battere tutti sul tempo. E che tutti siano stati colti di sorpresa lo testimoniano il silenzio di Francia e Germania.
Questo è il piano di Salvini per la salvezza della Nazione. Solo gli Italiani se vogliono “salvarsi” debbono “salvare” il capitano che il potere Ue vuole “morto”. E i servitori nostrani, da Grillo a Renzi, sono pronti a servirlo su un piatto d’argento.

La partita per Bagnoli passa per Edenlandia?

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È di questi giorni la notizia che i lavoratori di Edenladia non percepiscono lo stipendio da tre mesi. Edenlandia, insieme allo zoo ed all’arena flegrea (alla cui direzione c’e il fratello del sindaco di Napoli) è gestita da società del pianeta Floro Flores.
Francesco Floro Flores, già  componente del cda di Cassa depositi e prestiti in quota grillina, da circa un anno è  anche il commissario di Bagnoli, sempre su indicazione 5s.
Grande imprenditore, Floro Flores, non c’è dubbio. La sua Trefin vola nel campo informatico e conta centinaia di dipendenti. Ma come mai un imprenditore così capace improvvisamente sembra uno sprovveduto quando in qualche modo entra in contatto con il “pubblico”? Forse i ricatti, i veti incrociati della politica gli mettono i bastoni fra le ruote?  Eppure ha nominato direttore dell’ arena flegrea Claudio De Magistris, il fratello del Sindaco (quello, per intenderci, socio dell’unico locale di piazza Vittoria ad aver avuto la concessione del marciapiede, opportunamente allargato). È  diventato il commissario unico per la bonifica di Bagnoli, il cui destino è  strettamente connesso alle aree vicine, di cui edenlandia, lo zoo e l’ arena flegrea fanno parte. Quando la società di un imprenditore così illuminato e con interessi così grandi nell’area si ritrova a non pagare più gli stipendi ai lavoratori, è  chiaro che qualcosa non torna. Gli introiti sono troppo bassi?  I veti della Sovrintendenza hanno bloccato l’installazione di nuove attrazioni, dunque è in atto un braccio di ferro? Oppure la questione riguarda lo sviluppo di Bagnoli e gli investimenti che li si andranno a fare? A suo tempo criticammo la scelta di Floro  Flores quale commissario per Bagnoli proprio per i suoi interessi nell’area . Forse i nodi cominciano a venire al pettine.

Da Palazzo San Giacomo su Edenlandia lacrime di coccodrillo

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Alla fine anche l’amministrazione comunale di Napoli si accorge della crisi del parco giochi cittadino e si dice preoccupata di quello che sta accadendo.
Lo fa con colpevole e complice ritardo fingendo meraviglia ed indignazione.
Ovviamente non spiega perché la Mostra d’Oltremare, della quale il comune è socio di maggioranza assoluta, ha omesso i controlli che avrebbero potuto evitare la assegnazione della struttura ad una società che dopo solo pochi mesi dalla riapertura ha già portato Edenlandia ad una nuova crisi.
De Magistris chiederà spiegazioni ai vertici della Mostra che lui stesso ha nominato?
Il Consiglio Comunale troverà modi e tempi per occuparsi della vicenda? La Regione chiederà conto al suo esponente del Consiglio di Amministrazione di quello che è accaduto oppure il governatore De Luca farà il distratto.
Purtroppo, mentre Sindaco e Presidente della Regione parlano di mirabolanti progetti futuri con migliaia di nuovi posti di lavoro, le amministrazioni pubbliche napoletane e campane incassano un nuovo fallimento.

E se fosse Macron a muovere la crisi?

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E se non fossero il presidente Mattarella e neanche i presidenti di Camera e Senato a dirigere le operazioni tese a sbloccare la crisi? Certo è  una tesi ardita la mia ma degli indizi ci sono secondo me: 1) l’antipatia politica di Macron contro i “populisti “e Salvinisti in particolare è stata dichiarata e mostrata in più occasioni, ultima la visita del francese a Mattarella dribblando il governo 2) l’attività francese tesa a non fare iniziare l’azione per eccesso di debito da parte dell’Europa mentore il commissario francese  Moskovici 3) la benevolenza di Macron che tesse una tela per dividersi l’Europa con la Metkel, mercé i buoni uffici di Renzi (ma non aveva stragiurato agli italiani che avrebbe abbandonato la politica con la Boschi?) e tutta l’inesperienza ed un po’ di presunzione di Conte che  ha creduto farina del suo  sacco aver conquistato all’Italia la presidenza del parlamento europeo ed un posto per un commissario di peso e forse una vicepresidenza 4) è ancora misteriosa la persona che registrò un incontro segreto tra italiani e russi a Mosca per far pervenire alla fine divina operazione commerciale 65 milioni di soldi non meglio identificati alla lega, fatto immediatamente gridato al mondo da Renzi che ancora ci lavora, specie dopo aver rilanciato lo scandalo dopo la pubblicazione della registrazione dell’incontro russo, dopo la visita di Obama a Renzi  in Italia 5) oggi leggiamo che Renzi briga contro i proclami del segretario del suo partito Zingaretti per un governo tecnico per mettere in sicurezza i conti italiani doppiando l’operazione di Napolitano del 2011 ai danni di Berlusconi. Napoleone è sempre in agguato ai confini italiani presidiati da sentinelle che si vogliono addormentare, ma si sa “io so pazzo”.

Pur di evitare le elezioni PD e 5 stelle sono disposti alla “grande ammucchiata”

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Di Maio e Renzi che a livello locale si tramuterebbe in De Luca, De Magistris e Fico.

Siamo ancora agli inizi della crisi politica determinata da Matteo Salvini oramai stanco di dover combattere ogni giorno con un alleato sempre più preoccupato del consenso elettorale svanito. Ma è bastato evocare la eventualità  di elezioni anticipate per determinare scenari che sembravano impossibili.
A livello nazionale cinque stelle e renziani sembrano terrorizzati dall’idea di lasciare il parlamento ed ipotizzano future alleanze.
A livello locale la situazione sembra addirittura più complessa.
Fino ad ieri Di Maio considerava l’attuale sindaco un fallito seriale e De Luca non perdeva occasione per giudicare i grillini una sciagura epocale.
Da domani le cose potrebbero cambiare e determinare una ammucchiata che incredibilmente coinvolgerebbe insieme De Luca, Di Maio, De Magistris e Fico.
In cambio di un posto sicuro al parlamento il sindaco arancione potrebbe lasciare il posto a Fico ed i grillini potrebbero rinunciare a schierare un loro candidato contro De Luca.
Oggi questo scenario sembra ancora lontano, ma il desiderio di evitare le elezioni politiche sarebbe un collante poderoso per tutti questi personaggi.
Ovviamente gli interessi dei napoletani e dei campani andrebbe in secondo piano. Ma le ambizioni personali per De Magistris, De Luca e Fico valgono molto più dei loro amministrati.
Il centrodestra locale purtroppo già appariva confuso prima degli ultimi avvenimenti. Dobbiamo solo sperare che da domani si cambi passo per poter offrire alternative forti e credibili.

Le ragioni superiori della politica vanno difese dall’equivoco distruttivo del grillismo

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Voglio fare la stecca nel coro della demagogia imperante per difendere e sostenere le ragioni superiori della Politica che, non a caso, scrivo con l’iniziale maiuscola.
La riduzione del numero dei parlamentari è una proposta appunto demagogica di bassissimo profilo culturale ed etico che (s)qualifica tutti quelli che la sostengono
La premessa è l’antipolitica, cioè l’idea che la politica sia una cosa sporca, fatta da delinquenti per meri interessi, perlopiù inconfessabili e, quindi, per piacere alle masse ignoranti, allevate all’ipocrisia ed all’invidia sociale, aizzano i loro sostenitori affinché esprimano il peggio di sé.
Per costoro che eccitano i peggiori sentimenti che si annidano nei recessi della coscienza collettiva, dei rappresentanti del popolo e della Politica se ne potrebbe pure fare a meno e quindi bisogna ridurre  al minimo i numeri dei parlamentari e magari retribuirli con stipendi da fame, di cui comunque dovranno vergognarsi.
Tanto, pensano, per attuare le politiche imposte dalle Banche e dalla Finanza della UE, bastano pochi e sconosciuti funzionari allineati e coperti “simil Monti” che si scambiano di ruolo a seconda delle necessità imposte dai loro padroni.
Una qualunque struttura di servizi, commerciale o produttiva a necessità, per esercitare il suo ruolo, di organizzazione, di personale di ogni ordine e grado che assicuri la corretta attuazione della sua missione, in stretto rapporto con il territorio.
La struttura politica, la rappresentanza dei cittadini, invece, grazie al becero qualunquismo grillino e di quanti lo inseguono per non rimanere spiazzati,  rispetto al “popolo bue” che ne apprezza le gesta, può essere ridotta ai minimi termini, quando invece andrebbe rafforzata e qualificata per rispondere sempre meglio alle istanze popolari e delle categorie.
Allo stesso modo andrebbe ricostruito, con un sistema elettorale basato sul consenso reale e non virtuale il rapporto,  eletto/elettore che garantisce il sistema e lo rende realmente rappresentativo e democratico .
Per far questo la Politica deve liberarsi al più presto dall’equivoco distruttivo del grillismo ignorante ed irresponsabile, con la sua classe dirigente di dilettanti allo sbaraglio che tanti disastri ha causato.

Gay Pride: ad Amsterdam hanno da saldare i conti con la storia

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Lo scorso week end ad Amsterdam si è svolto il Gay Pride, il più grande Gay Pride tra quelli che hanno luogo annualmente in Europa. La città viene addobbata a dovere e per chi non è della festa meglio fare una gita a Marken. Chi ha viaggiato in quei giorni avrà certamente incontrato negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie di tutt’Europa le varie delegazioni in partenza per l’Olanda. Anche loro tutti addobbati a dovere, come come fanno i tifosi di calcio al seguito della squadra del cuore oppure i fans di Vasco Rossi che vanno ad un concerto.
I Paesi Bassi sono da tempo considerati l’avanguardia del pensiero “progressista” nella vecchia, tradizionale Europa. Il sesso (prostituzione) libero, il fumo (hashish, marijuana) libero etc.  Naturale che sul tema LGTB siano la voce più autorevole.
Eppure la storia dice altro. Circa 250 anni fa, nell’Olanda commerciale e già cosmopolita post Dutch Golden Age, ebbe luogo la più dura persecuzione nei confronti degli omosessuali mai vista nel vecchio continente. I “processi per sodomia di Utrecht” sono una pagina nera poco conosciuta, che ebbe luogo nella Repubblica delle Sette Province Unite partendo proprio dalla città di Utrecht nel 1730. Nel corso dell’anno seguente, le persecuzioni dei sodomiti si allargarono a macchia d’olio in tutta la nazione, avviando tra i 250 e i 300 processi conclusisi in molti casi con la condanna a morte, nella migliore delle ipotesi con l’esilio. Altre ondate di persecuzioni seguirono nel corso del secolo: nel 1764 (Amsterdam), 1776 (in diverse città) e 1797 (Utrecht e L’Aia).
Evidentemente oggi hanno da saldare i conti con la storia.

Crisi estiva, capolavoro di Salvini

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Si potrà pensarla come si vuole, condividere o meno le idee e la politica di Salvini, ma un dato è condiviso dai maggiori esperti della materia: oggi, nessuno come lui, sa gestire la comunicazione politica. Anche L’idea di provocare la crisi di governo a ridosso del ferragosto, rappresenta un autentico capolavoro, non solo di strategia politica, ma anche di comunicazione, al punto da far trovare impreparati i media in un periodo, quello estivo, tipicamente avaro di notizie,  e di costringerli ad una rincorsa affannata.
Il Capitano, per contro, è già in campagna elettorale con comizi organizzati sulle spiagge. Salvini sta dimostrando di essere non solo un ottimo comunicatore, ma anche un abile stratega politico. Ha stretto nell’angolo l’alleato – avversario e lo sta colpendo ripetutamente su argomenti particolarmente sentiti dai cittadini.  Oltre che la politica migratoria, sta rilanciando con forza la riduzione delle tasse e il via libera alle grandi opere per consentire sviluppo ed occupazione, ribadendo di essere stanco di chi sa dire solo di no. Rilanciare questi temi,  in un periodo di vacanze, fa un certo effetto. Così è di effetto la richiesta di convocare il Parlamento il prima possibile, facendo ritornare a “lavorare” i parlamentari. Questo è sicuramente apprezzato dagli elettori.  Non sappiamo come evolverà la crisi, ma al momento il gioco lo sta conducendo Salvini, spiazzando tutti.
Mattarella correrà il rischio di proporre un governo tecnico? I partiti che potrebbero sostenerlo potranno mai addossarsi la responsabilità di manovre lacrime e sangue? Probabilmente no, anche perché il messaggio che viene percepito in maniera chiara, allo stato, è quello del leader della Lega: andiamo a votare, siamo pronti a governare.

Edenlandia nuova crisi

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Comune e Mostra incassano un nuovo fallimento.

Dopo si pochi mesi da una riapertura celebrata da De Magistris come un nuovo suo personale successo ricompare lo spettro della chiusura.

Da oltre mesi i dipendenti della società scelta dai vertici comunali non ricevono lo stipendio e questo la dice lunga sulla capacità di scelta del Comune e della Mostra d’Oltremare.

Il parco giochi di Fuorigrotta era rimasto chiuso dal 2011 e nel corso del tempo De Magistris ha sempre dimostrato una pessima capacità amministrativa. Gli storici dipendenti hanno accettato un accordo sindacale rinunciando ad una serie di loro diritti pur di salvare il posto di lavoro.

Ci domandiamo cosa ora dirà il primo cittadino. A quali scuse si aggrapperà per giustificare questo nuovo fallimento.

La crisi di Edenlandia si aggiunge a quella delle Terme di Agnano e dell’Arena Flegrea, sempre meno utilizzata per eventi di spettacolo.

Eppure Napoli è piena di turisti e dovrebbe essere facile utilizzare le due strutture per offrire opportunità di svago agli ospiti ed ai napoletani.

Seguiremo con attenzione quelli che accadrà per evitare che anche questa vicenda venga dimenticata dall’amministrazione comunale.

Bang! Bang! Bang! Tre “spari” secchi in questo agosto di caldo infernale

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Bang! Il primo lo spara Steve Bannon, stratega della campagna elettorale di Donald Trump e ideatore di The Movement, che anticipa i fatti e decreta in un’intervista data ad inizio settimana al Venerdi del Corriere la fine del governo Lega – 5 Stelle. “Non tutti i matrimoni funzionano, ve lo dice uno che si è sposato tre volte… Penso che quello tra Salvini e Di Maio sia stato un nobile esperimento…. Hanno cercato di tenere unite due visioni diverse dell’ economia e degli scenari internazionali, da una parte il salario minimo e dall’altra la flat tax… Salvini è sempre più vicino a Trump mentre Di Maio a Xi Jinping”. Bannon dichiara inoltre di non credere al sondaggio che indica un maggior gradimento di Giuseppe Conte rispetto a Salvini: “Conte ha un ruolo molto più facile: va al G7, al G20, può far crescere la propria popolarità senza dover prendere decisioni difficili, a differenza di Salvini. Se dovesse decidere sugli enormi problemi finanziari dell’Italia o sull’ immigrazione, vedremmo per quanto tempo manterrebbe quel tasso di popolarità”.
Bang! Il secondo colpo lo spara Papa Francesco. In un’intervista rilasciata a La Stampa dichiara: “
Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. Sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura”. Subito rilancia La Repubblica: “Papa Francesco punta nuovamente il dito sul pericolo che sente arrivare dall’onda nera che si sta diffondendo anche, ma non solo, in Italia.”
Bang! Il terzo colpo lo tira proprio lui, il leader leghista Matteo Salvini. È un colpo improvviso, mortale, diretto al cuore del governo. “Basta, così non si può andare avanti, subito elezioni.”
Dicono che in questo week end in Italia le temperature sono destinate a salire fino a 40/41 gradi. Ma questo Salvini non lo sapeva.