Dietro il Conte bis
Pacco, doppio pacco e contropaccotto
La disgustosa presunta democrazia elettronica che annulla definitivamente i 5 stelle
Napoli ha una malattia, si chiama borghesia
Duro, durissimo Ernesto Galli della Loggia sulle pagine de Il Corriere del
Mezzogiorno. A ben vedere il suo attacco alla borghesia napoletana ha
radici profonde. Più che il popolo di Scampia, come invece accusa
Grillo, è infatti proprio il ceto medio/alto la palla al piede della città. Una
palla pesante ed un piede puzzolente che trattiene qualsiasi anelito di
riscossa, legato com’è alla propria egoistica aspirazione di benessere.
Sin dagli anni ‘90 professionisti, notabili, pseudo imprenditori si sono
legati al potere politico per convenienza, mai per convinzione. Tutti
impegnati in una corsa dell’uno-contro-l’altro verso posizioni di privilegio
si sono consegnati in blocco ad un destino di miseria.
“A Napoli c’è una borghesia, un ceto medio che ha subito una profonda
trasformazione e rende molto improbabile l’eventualità di un riscatto. C’è
stata una vera e propria camorrizzazione della borghesia. Il ceto
professionale — avvocati, notai, commercialisti, eccetera — si trovano a
dover lavorare con la camorra, magari chiudendo gli occhi, perché della
camorra sono i flussi finanziari dominanti in città. Le persone migliori se
ne sono andate”.
È come tutte le agonie, lente e inesorabili, sfalda il corpo sociale,
immobilizzandolo. Sfinendolo. La vista è talmente annebbiata che
confonde la folla di turisti, che Napoli può vantare con alti e bassi dalla
notte dei secoli, come il frutto dell’azione di qualcuno. Lo fa il Sindaco
De Magistris, lo fa il Presidente De Luca ed invece è il destino. Tant’è
che nulla muta nell’economia cittadina, perché nessuno ha la capacità
ed il merito di governare questo fenomeno, questo potenziale flusso di
denaro, vero, pulito. Non siamo abituati: non c’è mazzetta, non c’è il
favore all’amico, non conosciamo questa matematica sincera.
E allora? E allora il Prof. Della Loggia non è il primo e non sarà
probabilmente l’ultimo a scrivere queste cose. Ma chissà, forse un
giorno i pagliacci torneranno nei circhi e la politica ad essere centrale,
ad avere visioni. Se queste saranno condivise dalla maggioranza dei
cittadini ci si potrà rialzare in piedi ed offrirsi al mondo con il sorriso e
senza vergogna.
In dirittura d’arrivo l’esecutivo Macron
Forse avrebbe fatto persino piacere scoprire che in Italia vi siano politici in grado di tessere le trame di questa o quella strategia politica, abili strateghi dell’amministrazione della Polis. In realtà il governo giallo – rosso – arcobaleno che sta per nascere (usiamo una perifrastica a beneficio del dubbio) è solo il capolavoro di Macron. Che ha incoronato Conte. Il bis. Che in quanto tale deve durare fino all’elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Dove si potrebbe bissare anche Mattarella. Dopo Conte. Come Conte.
Conte, nonostante le continue prese di posizione strategiche di 5 stelle e Pd, lavora alacremente alla com-posizione della nuova squadra di governo, proprio adesso che ci sono i vertici delle partecipate da rinnovare, da Eni a Leonardo, dall’Inps a Enel.
Ora che anche la Germania è in recessione e vive la sua crisi, la Francia ha una ghiotta occasione per farla da padrone. Come la storia insegna.
Per meglio capire la situazione di casa nostra bisogna andare in Africa dove il Il 7 luglio a Niamey, in Niger, è stato firmato l’accordo di libero scambio (AfCFTA) tra gli Stati africani.
È la creazione di un mercato comune africano. L’unica potenza europea egemone in grado di approfittarne è la Francia. Parigi, dunque, intende dominare il Mediterraneo.
Da spartirsi con la Cina. La Via della Seta ad opera grillina e l’elezione del pdino Sandro Gozi, già sottosegretario agli affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, a responsabile agli affari europei sotto l’egida della bandiera francese non sono di certo un caso. E se lo sono, accade con un tempismo quantomeno sospetto. La Francia, dunque, per mettere in atto la sua politica espansionistica eterodiretta ed avere un dominio sul Mediterraneo deve necessariamente “comandare” in Italia affinché possa permeare in Africa, o meglio, svuotarla.
Per conquistarla. Per impadronirsene. Sarà questo il motivo per cui l’Italia è ridotta sempre più a corridoio umanitario e a parcheggio succursale del continente nero?
Sarà per questo che il Pd è fautore di questo trasbordo intercontinentale fino all’esaurimento (locale ed estero) delle forze autoctone? Sarà per questo che i 5 stelle vengono contesi e corteggiati a mo’ di compagnia di ventura? Sarà per questo che il di-missionario Conte si è recato al G7 di Biarritz dove, a sorpresa(?), ha partecipato anche un ministro iraniano? Dove anche Trump ha “benedetto” un Conte dimissionario? Lo stesso Trump che è sotto accusa per lo stesso motivo della Lega: aver aperto a Putin. Sarà questo il piano ordito a Biarritz alle spalle di Salvini, il malsopportato da Bruxelles, il temuto dell’asse di Aquisgrana, l’obiettivo degli europoteri forti? Se così fosse bisogna riconoscere che il riscatto e l’orgoglio italiano passano per Salvini e per il sovranismo.
Peppe “si a chiave e l’acqua” (dissero Macron e Merkel)
Così raccontano i retroscenisti il saluto di commiato di Manu Macron a “OI Pe'” all’ultimo G20 di luglio scorso, quando l’italia rischiava l’incazzatura europea per eccesso di debito e le due M (Macro/Merkel) per avanzo voti per mangiarsi l’Europa.
Al nostro “oi Pe'” non sembrava vero di aver acquisita una dimensione da statista a livello dei big europei con i quali aveva una simile confidenza, così forse in Italia ad organizzare il sostegno concertato con Manu a Guenter Oettinget quale nuova commissaria europea in quota tedesca per un piatto di lenticchie al nostro Paese. “Oi Pe'” non faceva nemmeno caso che alla fine della fiera a beccare posti sicuri erano due eurodeputati del Pd che già sostenevano per scelta della formazione europea cui aderisce il partito cioè quella socialista.
Non basta, il nostro statista allo scorso G7 reincontra Manu Macron che gli spiega come fregare Salvini facendo esattamente quello che gli dirà in Italia Matteo Renzi, grande amico della Francia e dell’Europa. Come se non bastasse per certificare la cogenza del pensiero globale Manu Macron invita Don Trump a dire due parole a Peppino nostro: uaglio’ fa com’è te rice o francese che vai buono, Ok? Ok risponde “oi Pe'” in perfetto americano.
Appena torna in Italia gli dicono che ci sta la crisi ma isso non parla finché il Matteo francese non prende la parola e spiega: Zingaretti non conta niente, devi fare come dico io e cioè “oi Pe'” fa o governo e io ti do i ministri.
Così stiamo aspettando quale sarà l’ambasciata di Renzi alle nostre istituzioni e zitto chi sape o iuoco! Che grande paese è l’italia
Emergenza rifiuti | Si aprono nuove discariche
Niente libere elezioni: ce lo dice l’Europa
Il temporeggiare, dopo la prima fase di consultazioni, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato un esplicito invito, una speranza, l’ultimo strenuo tentativo di evitare il voto. Perché le elezioni le chiede Matteo Salvini e Salvini e la Lega le elezioni le vincerebbero. Non da meno, Salvini e la Lega a Palazzo Chigi sarebbero sgraditi all’Europa, la stessa Europa di Ursula Van der Leyen non votata da Salvini, ma sostenuta (in maniera decisiva) da 5 Stelle e Pd. Che debbono ob torto collo ricorrere anche all’impossibile affinché trovino un accordo per governare. O meglio, per non far governare Salvini.
Non è solo una questione di “simpatica – antipatia” del capo del Quirinale nei confronti del leader del Carroccio, ma lo “impone” la modifica della Costituzione apportata nel 2011, nel segno dell’Europa, dall’eurobbediente prof. Mario Monti, altro Premier mai votato. E Mattarella, oltre ad essere un Costituzionalista, è stato un manifesto sostenitore della composizione del governo Conte con espresso dovere di fedeltà al governo Ue.
Grazie agli articoli 81 e 97 della nostra Costituzione, poi, gli organi Ue sono difatti parte integrante del nostro indirizzo politico.
Per indire nuove elezioni, già oggi il Presidente Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere, dunque dovranno trascorrere almeno 60 giorni per la prima data utile per il voto. Si arriverebbe così ad Ottobre, tempo di bilancio, tempo in cui il governo nazionale – per Costituzione- è subordinato alle direttive impartite dalla Ue. Dunque ogni decisione istituzionale deve essere improntata verso una soluzione che abbia almeno la fiducia di Bruxelles: inciuci, trattative, accordi vari sono solo messe in scena di contorno.
Mattarella ha l’arduo compito di coniugare questi “benedetti” articoli 87 e 91 per farli aderire il più possibile alla volontà di Bruxelles senza dimenticare il popolo italiano. Che in casa sua è comandato da altri con il proprio consenso.
Con buona pace di Salvini, che ha citato Cicerone in Senato: “La libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno”.
È lo scotto che paghiamo per la mancata attenta vigilanza delle classi dirigenti che si sono finora succedute affinché i trattati europei non permeassero troppo nel nostro dettato costituzionale fino a modificarlo. A stravolgerlo. Ad annullarlo. E che solo un personaggio scomodo e non governabile da Bruxelles (come Salvini) potrebbe porre rimedio. Lo stesso dettato costituzionale che al primo posto dei principi fondamentali recita “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla Costitizione”. Ovvero attraverso le libere elezioni. Che sceglierebbero Salvini, volontà del popolo italiano, ma non del potere di Bruxelles.
Per i napoletani sempre peggio
Salvini sacrosanta rottura. Tornata la grande politica
Tutti i “corrotti”, nel profondo delle loro coscienze, dalla politica politicante, anche i nostri (ex) “camerati“, non fanno altro che dire e ridire, con la stoica sufficienza dei cretini, con il sorrisetto intelligente e furbetto, che Salvini è uno stupido, che ha sbagliato il momento e poi aggiungono che il potere gli ha dato alla testa e, come i super esperti di calcio e di politica al bar dello Sport, spiegano cosa, loro i veri von Klausewitz della strategia delle crisi di governo, avrebbero invece pensato, progettato ed attuato.
A nessuno di loro è venuto in mente che è tornata in Italia e non solo in Italia la grande politica, quella che non vive di compromessi e spartizioni per sistemare amici e parenti, per risolvere piccoli problemi lasciando tutto immutato ( tanto chissenefrega). Lo abbiamo spiegato in questi ultimi anni, dal profondo dell’anima dei popoli sale precipitosa una rivolta potente, inarrestabile, il populismo, che se ne infischia degli equilibri interni di cinque stelle e Pd, che non considera la presidenza dell’Ente tal dei tali una conquista strategica epocale, che ne ne fotte del piccolo cabotaggio parlamentare.
Si chiama Politica con la P maiuscola senza la quale gli uomini non avrebbero mai conosciuto grandi rivoluzioni accompagnate e seguite da grandi conquiste.
L’idea che finalmente sia emerso un capo politico vero che abbia tratto dalla polvere bandiere valoriali per innalzarle contro le gravi degenerazioni che stanno progressivamente distruggendo la civiltà europea ed occidentale, nemmeno li sfiora.
Abituati a fare liste e listarelle per aggiudicarsi l’assessore e la presidenza dell’Ente di gestione, con procacciatori di preferenze e non di consensi, hanno smarrito la strada della Politica intesa come attività elevata dell’intelletto e dell’impegno civile volta all’ esclusivo interesse dei popoli amministrati .
Salvini vuole fare la Politica, governare, non stare al “potere”della Polis, ha portato avanti un’alleanza spuria con dei quisque de populo privi di alcuna visione fin quando é stato possibile.
Quando si é reso conto che non si poteva più fare alcunché ha rotto e bene ha fatto.
Meriterebbe riconoscimento e sostegno da parte di quanti come noi sono, in qualche modo, i figli e nipoti di intere generazioni che per la grande politica hanno sacrificato tutto.
Avanti dunque fino alla vittoria !