sabato, Gennaio 4, 2025
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Dietro il Conte bis

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Li abbiamo visti dopo il trucco e il parrucco, con tacchi e cravatta salire al Quirinale per giurare fedeltà alla Repubblica ed alle Istituzioni. Mentre la borsa saliva, lo spread scendeva e Bruxelles salutava con plauso gaudente i nuovi Ministri. Ma ciò che abbiamo visto al giuramento è davvero il volto del nuovo esecutivo del Conte bis? O è solo un sorriso di circostanza e la faccia di rappresentanza?
Ciò che è subito saltato all’occhio per questo nuovo governo nato dalle trattative di Palazzo e costruito a tavolino, forse suggerito (non solo) da Roma, è il mancato bagno di folla plaudente che solitamente riempie Piazza del Quirinale prima della pronuncia della formula di rito.
I soliti bene informati riferiscono che il giorno prima della salita da Mattarella per la presentazione della lista dei Ministri, le luci dell’ufficio di Conte di Palazzo Chigi siano rimaste accese fino a tarda notte se non fino a mattino presto. Segno che il Premier incaricato ha dovuto smussare, se non mediare, fino all’ultimo per la composizione della nuova squadra. Pare che a notte fonda in ambiente pd sia circolato un messaggino che recitava “è saltato tutto”: il nodo era circa il veto per la carica di sottosegretario al Consiglio dei Ministri da parte di Di Maio che, se non è riuscito a diventare vice premier, avrebbe voluto affidare tale compito delicato, lasciato vuoto dal potentissimo Giorgetti, ad un suo fedelissimo. Così come poi è stato con Roberto Chieppa. Ciò fa presupporre che il capo politico del Movimento 5 Stelle non nutre piena fiducia nemmeno del professor Conte, nonostante sia una sua scelta disegnata e difesa con i denti, soprattutto dopo che il Premier, nei giorno scorsi, si è più volte “smarcato” dall’etichetta pentastellata. Il che fa presagire un’apertura sempre maggiore verso il Pd. Lo stesso pd scontento di questo “compromesso” cui vuole porre rimedio quanto prima (forse per reciproca sfiducia?) e che per bilanciare gli equilibri (e assicurarsi il potere) punta alla presidenza delle società partecipate che a breve si dovranno rinnovare.
Altra cosa che si notata è l’assenza dei “big” del partito di Largo Nazareno: nessuna carica, nessun ministero principale è stato affidato ai veterani piddini, eccezion fatta per la nomina  di Dario Franceschini alla cultura (ed in queste ore di Paolo Gentiloni a commissario europeo). E con Di Maio alla Farnesina tutto fa presagire che si vada verso una futura e stretta collaborazione in ambito estero ma anche nazionale. Gentiloni potrebbe diventare un prezioso consigliere per l’inesperto Di Maio e dunque lavorare per tessere le fila di una alleanza anche in vista delle imminente elezioni regionali. Dell’Umbria in primis.
Guardando al Parlamento nostrano, il 5 Stelle si troverebbe in difficoltà non solo verso quelli che “potrebbero rappresentare” i garanti della nuova legislatura, essenziali per lo scampato pericolo delle elezioni, ma anche per garantire una maggioranza affinché questa legislatura duri.
Se è vero come dicono che il loro è stato ottimo lavoro verrebbe naturale chiedersi il motivo per cui non è bastato sostituire i ministeri lasciati vuoti dalla Lega con quelli del Pd, ma si è dovuto affidare anche un ministero (di peso) al gruppo misto (ai Leu Grasso e Boldrini) per poter contare su una maggioranza che appare ancora molto molto risicata.
L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato addirittura da Forza Italia che potrebbe decidere di tenere in vita il governo ogni qualvolta si presenterà nell’aula di palazzo Madama per votare un emendamento, una proposta di legge o un decreto. Quella forza centrista liberale e partner naturale di coalizione che ha sempre chiesto al leader della Lega di “staccare la spina” al governo giallo-verde. Dunque sarà interessante vedere se Berlusconi, Tajani, Carfagna e Bernini saranno coerenti con le loro richieste e chiederanno ancora di andare al voto opponendosi alla guida di questa 66esima legislatura o saranno fedeli verso quel patto che è stato il Nazareno.
Intanto non è passata inosservata la decisione di Matteo Salvini di garantire la propria presenza lunedì prossimo in piazza Montecitorio accanto alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, quando il nuovo esecutivo si recherà in aula per ottenere la fiducia. Una piazza che sarà un forte segnale di coesione e compattezza dopo che il  leader  della    Lega aveva indetto la manifestazione dell’orgoglio nazionale per il 19 di ottobre, vista come la “sua” manifestazione.
Risultano, quindi, infondate le voci di una spaccatura che i “franchi tiratori” avevano voluto vedere nel manifestare ognuno per sé.
Sarà fondamentale osservare non solo il comportamento di Berlusconi, ma anche quelli del gruppo misto ed autonomi: Gregorio De Falco e Elena Fattori su tutti, entrambi espulsi dal 5 stelle che ancora non hanno secretato le proprie decisioni.
Fiducia o meno che sia lunedì, questa sarà un’altra legislatura al cardiopalma visto che la fiducia dovranno conquistare a ogni volta che si recheranno in uno dei due emicicli e verso quegli italiani, se non contrari, almeno scettici. Quegli Italiani la cui assordante assenza è stata notata Piazza del Quirinale venerdì 5 settembre.

Pacco, doppio pacco e contropaccotto

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Come si sa e come è ormai noto in tutto il mondo, grazie ai molti films e documentari trasmessi periodicamente da anni, a Napoli si sono sempre fatti e tutt’ora si fanno “e’ pacc”, i pacchi!!!
Voi mi direte: ma come? Tutti sanno che nella zona della Ferrovia e del Porto girano i più grandi pacchisti del mondo, eredi di quei geniali e fantasiosi scugnizzi malandrini  che quando, dopo la guerra, cominciarono ad arrivare a Napoli turisti esteri e “piemontesi” si inventarono la più geniale e fantasiosa truffa che poi negli anni della emigrazione esportarono anche fuori la capitale borbonica.
Un giorno, molti anni fa, ricevetti al mio studio un signore(!?) che era moroso di una nota compagnia telefonica per una consistente somma e, stranamente, egli, pur non avendo  niente da perdere, si professò effettivo debitore e disponibile al pagamento di quanto dovuto, interessi maturati compresi.
Il tizio che aveva tutte le caratteristiche antropologiche dello spavaldo e provocatore imbroglione, e ciò si evinceva anche dalle informazioni che una società di investigazioni mi aveva fornito, mi suscitò grande curiosità e, volendo capire se era venuto per prendermi in giro, stetti al suo gioco.
Mi chiese che per pagare il suo debito aveva bisogno di un mese di tempo perché ad agosto andava fuori Napoli a lavorare ed al ritorno avrebbe pagato tutto in una unica soluzione, chiedendomi di avere fiducia in lui e, nel frattempo, in cambio, la promessa di non fargli staccare la linea telefonica perché il telefono era nella disponibilità della sua “commara” (amante) .
Il fatto ed il racconto mi incuriosì sempre di più.
E così, a bruciapelo, gli chiesi: “scusate Vi voglio pure credere, ma Voi che mestiere fate? Dalle informazioni che ho agli atti Voi risultate disoccupato ed anche nulla tenente!”.
E lui: “avvocà, io facc e’ pacc”, e gli brillarano gli occhi neri da ex scugnizzo napoletano.
Il dialogo si fece sempre più interessante, nonostante la mia segretaria, preoccupata, ogni tanto con una scusa entrava nella mia stanza per controllare se tutto procedeva tranquillamente.
“E scusate, ma Voi questi pacchi dove li andate a fare?”. Spontanea ed anche divertita fu la mia domanda.
“Avvocà ad agosto (eravamo a luglio) vado fuori Napoli, in trasferta a Rimini e torno con i soldi per pagarvi”.
Sempre più incuriosito: “scusate, ma ci sta ancora gente che si fa imbrogliare con i pacchi?
Oramai il trucco tutti lo conoscono, Nanni Loy ha fatto anche un noto film sull’ argomento”, fu la mia domanda.
“Avvocà, vuie nun sapit quanta strunz (cretini) ci stanno in giro per l Italia”, la risposta.
“E va bene, questi sono fatti vostri e non mi interessano, il consiglio che Vi dò è di trovarvi un buon lavoro per vivere bene e pagare il debito”.
“Avvocà, avit proprio ragione, ma mò truvat vuie o’ lavor? a piccirill ò sto cercando, ma nun l’ aggio mai incontrato.
Comunque, come dite voi, chist song fatti miei, entro il venti settembre vi porto i soldi, interessi compresi, e vi ringrazio per il consiglio ma io, oramai, sul e’ pacc s’ accio fare, mi sono specializzato”.
Il quindici settembre tornò puntuale allo studio, capelli neri ricci, camicia abbondantemente sbottonata per mostrare una invidiabile abbronzatura ed una catena d’oro sul petto villoso: “avvocà, buon giorno” esclamò sorridente entrando nel mio ufficio introdotto dalla sempre più preoccupata segretaria, e senza sedersi, in piedi avanti la mia scrivania, con orgoglio recitò: “qua stanno i soldi, fino all ultima lira”.
“Avvocà ed il vostro onorario, quant’ è?”.
“Niente, per Voi ho lavorato gratis.
Ma ascoltate il mio consiglio: sfruttate la vostra intelligenza per trovarvi un lavoro onesto e vedrete che camperete meglio”.
“Avvocà grazie per il consiglio ma mò tengo una età e sul chest saccio fà…. Comunque song a vostra disposizione e se vi serve qualcosa, a Napoli e dintorni, facitm… nà bella telefonata, tenit pure il numero”, beffardo si congedò…
Questa non breve premessa, per introdurre una considerazione sugli avvenimenti politici di questi giorni che hanno visto Matteo Salvini protagonista.
È il caso di ricordare il già citato episodio raccontato da Nanni Loy in un suo celebre film: “pacco, doppio pacco e contropaccotto”.
Seguendo in questi giorni ed ancora stamane le varie trasmissioni ed i talk show che hanno raccontato l’evolversi della crisi politica ho potuto dedurre che “il pacco” a Salvini glielo ha fatto Zingaretti che gli avrebbe assicurato che anche egli avrebbe chiesto di andare alle elezioni anticipate se lui avesse staccato la spina al Governo.
Il “doppio pacco”, glielo ha fatto Renzi che, bisogna riconoscerlo, argutamente e tempestivamente, a spina staccata, è sceso in campo segnando in goal da fuoriclasse della politica politicante, sbaragliato tutto e tutti, soprattutto Zingaretti che voleva liberarsi dei suoi deputati andando alle elezioni anticipate.
Il “contropacco”, glielo ha fatto Conte con quel discorso-accusa pronunciatogli in faccia, anzi alle spalle, guardandolo dall’alto in basso, tra gli scranni ove siedono i rappresentanti del Governo.
Che bella frittata, ai danni della maggioranza del Popolo italiano che vorrebbe andare a votare per vivere libero ed, invece, ora si deve subire gli incompetenti ed i comunisti al governo della Nazione.
A Salvini, se potessi, gli darei un modesto consiglio: prima di agire di impulso bisogna riflettere, specie quando si ha a che fare con gli Zingaretti di turno.
E se vuoi un poco di lezioni di “cazzimma”, vieni a Napoli che ti presento qualche amico e, perché no, qualche scugnizzo vesuviano che va facendo ancora oggi (sbagliando) i pacchi, dalla parte della Ferrovia e del Porto, dove arrivano i turisti stranieri ed i “piemontesi”.

La disgustosa presunta democrazia elettronica che annulla definitivamente i 5 stelle

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Confesso che ho avuto un attimo di malessere quando il direttore mi ha chiesto di commentare il voto dei grillini pomposamente espresso sulla cosiddetta “piattaforma Rosseau” sull’avvio del governo rossogiallo.
Chi ha partecipato alla meravigliosa stagione dei congressi del MSI, che si sono svolti per quarant’anni in tutte le migliaia e migliaia di sezioni territoriali del partito, con la partecipazione appassionata di decine di migliaia di militanti (come ben sanno i genitori di Di Maio e di Di Battista) non può che provare un senso di profondo disgusto per questa squallida forma di presunta “democrazia elettronica”, senza testa e senza volto, grazie alla quale un comico fallito, che non faceva più ridere nessuno, si è posto a capo di un movimento qualunquista che ha fatto dell’antipolitica il suo “core business” e che, come un vecchio negromante, è riuscito, con uno show di qualche minuto, ad impartire, con toni allucinati, al grumo vischioso di incompetenti, di acchiappanuvole, privi di visione di qualunque problema, agli  iscritti cioè  alla “piattaforma”, l’ordine di “cliccare” si, cioè votare per governare con un partito sul quale lui ed i suoi hanno gettato per anni tonnellate di escrementi, al quale avevano, sino a pochi giorni prima, addebitato ogni possibile nefandezza.
I 5 Stelle si consegnano mani e piedi ad un apparato politico, erede del PCI e della Dc, molto articolato che finirà per strozzarli e non farli contare nulla. Diventeranno un’appendice inconcludente della sinistra.
Ci voleva coraggio per ribaltare la situazione, occorreva una visione ed un progetto, occorreva la Politica.
L’antipolitica, che fu alla base del successo grillino, muore insieme ad un partito senza identità e quindi senza futuro.
Dall’altra parte inizia una lunga e difficile marcia nel deserto, ma per affrontarla occorreranno gambe, nervi, muscoli, una volontà di ferro ed un grande progetto. Per realizzarla non basta un capo ed un nugolo di generali, ma un intero popolo forte, motivato e convinto della giustezza della battaglia di civiltà che si va a combattere.
La destra politica italiana del MSI già fece, contro un intero mondo, la sua vittoriosa marcia nel deserto: finì con AN che si impantanò nelle sabbie mobili del PDL, avendo smarrito Fede e progetto eppure c’erano uomini temprati da una lunga e durissima guerra, con tanti morti e feriti.
Dubito che l’attuale esercito possa iniziare la sua marcia nel deserto se non addestra e specializza le sue truppe e si dà un obiettivo alto e nobile.
Spes ultima dea!

Napoli ha una malattia, si chiama borghesia

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Duro, durissimo Ernesto Galli della Loggia sulle pagine de Il Corriere del
Mezzogiorno. A ben vedere il suo attacco alla borghesia napoletana ha
radici profonde. Più che il popolo di Scampia, come invece accusa
Grillo, è infatti proprio il ceto medio/alto la palla al piede della città. Una
palla pesante ed un piede puzzolente che trattiene qualsiasi anelito di
riscossa, legato com’è alla propria egoistica aspirazione di benessere.
Sin dagli anni ‘90 professionisti, notabili, pseudo imprenditori si sono
legati al potere politico per convenienza, mai per convinzione. Tutti
impegnati in una corsa dell’uno-contro-l’altro verso posizioni di privilegio
si sono consegnati in blocco ad un destino di miseria.
“A Napoli c’è una borghesia, un ceto medio che ha subito una profonda
trasformazione e rende molto improbabile l’eventualità di un riscatto. C’è
stata una vera e propria camorrizzazione della borghesia. Il ceto
professionale — avvocati, notai, commercialisti, eccetera — si trovano a
dover lavorare con la camorra, magari chiudendo gli occhi, perché della
camorra sono i flussi finanziari dominanti in città. Le persone migliori se
ne sono andate”.
È come tutte le agonie, lente e inesorabili, sfalda il corpo sociale,
immobilizzandolo. Sfinendolo. La vista è talmente annebbiata che
confonde la folla di turisti, che Napoli può vantare con alti e bassi dalla
notte dei secoli, come il frutto dell’azione di qualcuno. Lo fa il Sindaco
De Magistris, lo fa il Presidente De Luca ed invece è il destino. Tant’è
che nulla muta nell’economia cittadina, perché nessuno ha la capacità
ed il merito di governare questo fenomeno, questo potenziale flusso di
denaro, vero, pulito. Non siamo abituati: non c’è mazzetta, non c’è il
favore all’amico, non conosciamo questa matematica sincera.
E allora? E allora il Prof. Della Loggia non è il primo e non sarà
probabilmente l’ultimo a scrivere queste cose. Ma chissà, forse un
giorno i pagliacci torneranno nei circhi e la politica ad essere centrale,
ad avere visioni. Se queste saranno condivise dalla maggioranza dei
cittadini ci si potrà rialzare in piedi ed offrirsi al mondo con il sorriso e
senza vergogna.

In dirittura d’arrivo l’esecutivo Macron

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Forse avrebbe fatto persino piacere scoprire che in Italia vi siano politici in grado di tessere le trame di questa o quella strategia politica, abili strateghi dell’amministrazione della Polis. In realtà il governo giallo – rosso – arcobaleno che sta per nascere (usiamo una perifrastica a beneficio del dubbio) è solo il capolavoro di Macron. Che ha incoronato Conte. Il bis. Che in quanto tale deve durare fino all’elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Dove si potrebbe bissare anche Mattarella. Dopo Conte. Come Conte.

Conte, nonostante le continue prese di posizione strategiche di 5 stelle e Pd, lavora alacremente alla com-posizione della nuova squadra di governo, proprio adesso che ci sono i vertici delle partecipate da rinnovare, da Eni a Leonardo, dall’Inps a Enel.

Ora che anche la Germania è in recessione e vive la sua crisi, la Francia ha una ghiotta occasione per farla da padrone. Come la storia insegna.

Per meglio capire la situazione di casa nostra bisogna andare in Africa dove il Il 7 luglio a Niamey, in Niger, è stato firmato l’accordo di libero scambio (AfCFTA) tra gli Stati africani.

È la creazione di un mercato comune africano. L’unica potenza europea egemone in grado di approfittarne è la Francia. Parigi, dunque, intende dominare il Mediterraneo.

Da spartirsi con la Cina. La Via della Seta ad opera grillina e l’elezione del pdino Sandro Gozi, già sottosegretario agli affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, a responsabile agli affari europei sotto l’egida della bandiera francese non sono di certo un caso. E se lo sono, accade con un tempismo quantomeno sospetto. La Francia, dunque, per mettere in atto la sua politica espansionistica eterodiretta ed avere un dominio sul Mediterraneo deve necessariamente “comandare” in Italia affinché possa permeare in Africa, o meglio, svuotarla.

Per conquistarla. Per impadronirsene. Sarà questo il motivo per cui l’Italia è ridotta sempre più a corridoio umanitario e a parcheggio succursale del continente nero?

Sarà per questo che il Pd è fautore di questo trasbordo intercontinentale fino all’esaurimento (locale ed estero) delle forze autoctone? Sarà per questo che i 5 stelle vengono contesi e corteggiati a mo’ di compagnia di ventura? Sarà per questo che il di-missionario Conte si è recato al G7 di Biarritz dove, a sorpresa(?), ha partecipato anche un ministro iraniano? Dove anche Trump ha “benedetto” un Conte dimissionario? Lo stesso Trump che è sotto accusa per lo stesso motivo della Lega: aver aperto a Putin. Sarà questo il piano ordito a Biarritz alle spalle di Salvini, il malsopportato da Bruxelles, il temuto dell’asse di Aquisgrana, l’obiettivo degli europoteri forti? Se così fosse bisogna riconoscere che il riscatto e l’orgoglio italiano passano per Salvini e per il sovranismo.

Peppe “si a chiave e l’acqua” (dissero Macron e Merkel)

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Così raccontano i retroscenisti il saluto di commiato di Manu Macron a “OI Pe'” all’ultimo G20 di luglio scorso, quando l’italia rischiava l’incazzatura europea per eccesso di debito e le due M (Macro/Merkel) per avanzo voti per mangiarsi l’Europa.

Al nostro “oi Pe'” non sembrava vero di aver acquisita una dimensione da statista a livello dei big europei con i quali aveva una simile confidenza, così forse in Italia ad organizzare il sostegno concertato con Manu a Guenter Oettinget quale nuova commissaria europea in quota tedesca per un piatto di lenticchie al nostro Paese. “Oi Pe'” non faceva nemmeno caso che alla fine della fiera a beccare posti sicuri erano due eurodeputati del Pd che già sostenevano per scelta della formazione europea cui aderisce il partito cioè quella socialista.

Non basta, il nostro statista allo scorso G7 reincontra Manu Macron che gli spiega come fregare Salvini facendo esattamente quello che gli dirà in Italia Matteo Renzi, grande amico della Francia e dell’Europa. Come se non bastasse per certificare la cogenza del pensiero globale Manu Macron invita Don Trump a dire due parole a Peppino nostro: uaglio’ fa com’è te rice o francese che vai buono, Ok? Ok risponde “oi Pe'” in perfetto americano.

Appena torna in Italia gli dicono che ci sta la crisi ma isso non parla finché il Matteo francese non prende la parola e spiega: Zingaretti non conta niente, devi fare come dico io e cioè “oi Pe'” fa o governo e io ti do i ministri.

Così stiamo aspettando quale sarà l’ambasciata di Renzi alle nostre istituzioni e zitto chi sape o iuoco! Che grande paese è l’italia

Emergenza rifiuti | Si aprono nuove discariche

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Da oggi, ma la cosa era già stata programma da molti mesi, chiude interventi di manutenzione l’impianto di Acerra.
Il termovalorizzatore dopo oltre dieci anni dalla sua realizzazione rimane ancora l’unico esistente in Campania e  rappresenta l’unica risposta seria e funzionante al problema dello smaltimento dei rifiuti.
Napoli insieme alla sua provincia sono già invase da tonnellate di rifiuti che non vengono raccolte per la incapacità di De Magistris di garantire l’avvio del ciclo integrato dei rifiuti con una efficace raccolta differenziata.
I ritardi in tale senso sono oramai decennali nonostante che i napoletani siano costretti a pagare per il loro smaltimento le tasse più alte di Italia.
Nonostante il tempo che la Regione e le altre amministrazioni pubbliche hanno avuto per non farsi trovare impreparate sembra purtroppo che la Campania dovrà subire la apertura di quattro nuove discariche che dovranno accogliere circa 80 tonnellate giornaliere.
Caivano, Casalduni, San Tammaro e Polla sono i territori individuati per questo nuovo scempio.

Niente libere elezioni: ce lo dice l’Europa

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Il temporeggiare, dopo la prima fase di consultazioni, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato un esplicito invito, una speranza, l’ultimo strenuo tentativo di evitare il voto. Perché le elezioni le chiede Matteo Salvini e Salvini e la Lega le elezioni le vincerebbero. Non da meno, Salvini e la Lega a Palazzo Chigi sarebbero sgraditi all’Europa, la stessa Europa di Ursula Van der Leyen non votata da Salvini, ma sostenuta (in maniera decisiva) da 5 Stelle e Pd. Che debbono ob torto collo ricorrere anche all’impossibile affinché trovino un accordo per governare. O meglio, per non far governare Salvini.
Non è solo una questione di “simpatica – antipatia” del capo del Quirinale nei confronti del leader del Carroccio, ma lo “impone” la modifica della Costituzione apportata nel 2011, nel segno dell’Europa, dall’eurobbediente prof. Mario Monti, altro Premier mai votato. E Mattarella, oltre ad essere un Costituzionalista, è stato un manifesto sostenitore della composizione del governo Conte con espresso dovere di fedeltà al governo Ue.
Grazie agli articoli 81 e 97 della nostra Costituzione, poi, gli organi Ue sono difatti parte integrante del nostro indirizzo politico.
Per indire nuove elezioni, già oggi il Presidente Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere, dunque dovranno trascorrere almeno 60 giorni per la prima data utile per il voto. Si arriverebbe così ad Ottobre, tempo di bilancio, tempo in cui il governo nazionale – per Costituzione- è subordinato alle direttive impartite dalla Ue. Dunque ogni decisione istituzionale deve essere improntata verso una soluzione che abbia almeno la fiducia di Bruxelles: inciuci, trattative, accordi vari sono solo messe in scena di contorno.
Mattarella ha l’arduo compito di coniugare questi “benedetti” articoli 87 e 91 per farli aderire il più possibile alla volontà di Bruxelles senza dimenticare il popolo italiano. Che in casa sua è comandato da altri con il proprio consenso.
Con buona pace di Salvini, che ha citato Cicerone in Senato: “La libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno”.
È lo scotto che paghiamo per la mancata attenta vigilanza delle classi dirigenti che si sono finora succedute affinché i trattati europei non permeassero troppo nel nostro dettato costituzionale fino a modificarlo. A stravolgerlo. Ad annullarlo. E che solo un personaggio scomodo e non governabile da Bruxelles (come Salvini) potrebbe porre rimedio. Lo stesso dettato costituzionale che al primo posto dei principi fondamentali recita “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla Costitizione”. Ovvero attraverso le libere elezioni. Che sceglierebbero Salvini, volontà del popolo italiano, ma non del potere di Bruxelles.

Per i napoletani sempre peggio

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Per i napoletani appena rientrati dalle ferie e per quelli che in ferie non sono mai andati i problemi sono esattamente gli stessi.
La città, nonostante la notevole presenza turistica, riserva tante spiacevoli sorprese sulle quali ovviamente il sindaco De Magistris fa lo svagato rinunciando a qualsiasi tentativo di dare spiegazioni ed affrontare i problemi.
Dalla lettura dei giornali o molto più semplicemente vivendo la città i napoletani devono fare i conti con nuovi cantieri stradali che bloccano il traffico, con il disastroso utilizzo dei fondi europei per il recupero del centro storico Unesco, con la perenne crisi dei rifiuti e con l’annunciato blocco delle politiche sociali nei quartieri popolari.
Dopo una estate torrida a causa delle inesistenti politiche ambientali si annuncia un autunno caldissimo a causa della incapacità amministrativa del nostro primo cittadino.
De Magistris parla molto ma lo fa solo affrontando temi nazionali ai quali riserva proprie dottrine pur non avendo alcuna competenza.
I napoletani purtroppo sembrano essere armati di una pazienza infinita che alla fine diventa dannosa per loro stessi.

Salvini sacrosanta rottura. Tornata la grande politica

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Tutti i “corrotti”, nel profondo delle loro coscienze, dalla politica politicante, anche i nostri (ex) “camerati“, non fanno altro che dire e ridire, con la stoica sufficienza dei cretini, con il sorrisetto intelligente e furbetto, che Salvini è uno stupido, che ha sbagliato il momento e poi aggiungono che il potere gli ha dato alla testa e, come i super esperti di calcio e di politica al bar dello Sport, spiegano cosa, loro i veri von Klausewitz della strategia delle crisi di governo, avrebbero invece pensato, progettato ed attuato.

A nessuno di loro è venuto in mente che è tornata in Italia e non solo in Italia la grande politica, quella che non vive di compromessi e spartizioni per sistemare amici e parenti, per risolvere piccoli problemi lasciando tutto immutato ( tanto chissenefrega). Lo abbiamo spiegato in questi ultimi anni, dal profondo dell’anima dei popoli sale precipitosa una rivolta potente, inarrestabile, il populismo, che se ne infischia degli equilibri interni di cinque stelle e Pd, che non considera la presidenza dell’Ente tal dei tali una conquista strategica epocale, che ne ne fotte del piccolo cabotaggio parlamentare.
Si chiama Politica con la P maiuscola senza la quale gli uomini non avrebbero mai conosciuto grandi rivoluzioni accompagnate e seguite da grandi conquiste.
L’idea che finalmente sia emerso un capo politico vero che abbia tratto dalla polvere bandiere valoriali per innalzarle contro le gravi degenerazioni che stanno progressivamente distruggendo la civiltà europea ed occidentale, nemmeno li sfiora.
Abituati a fare liste e listarelle per aggiudicarsi l’assessore e la presidenza dell’Ente di gestione, con procacciatori di preferenze e non di consensi, hanno smarrito la strada della Politica intesa come attività elevata dell’intelletto e dell’impegno civile volta all’ esclusivo interesse dei popoli amministrati .
Salvini vuole fare la Politica, governare, non stare al “potere”della Polis, ha portato avanti un’alleanza spuria con dei quisque de populo privi di alcuna visione fin quando é stato possibile.
Quando si é reso conto che non si poteva più fare alcunché ha rotto e bene ha fatto.
Meriterebbe riconoscimento e sostegno da parte di quanti come noi sono, in qualche modo, i figli e nipoti di intere generazioni che per la grande politica hanno sacrificato tutto.
Avanti dunque fino alla vittoria !