martedì, Gennaio 7, 2025
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Le buche solidali

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L’amministrazione comunale di Napoli ha raggiunto un ulteriore obbiettivo. Stanchi delle accuse di trascurare le periferie a vantaggio del centro e delle zone collinari ha operato una netta inversione di rotta garantendo a tutti i cittadini lo stesso risultato.
Dalla cronaca locale emerge infatti che non sono più solo le strade dei quartieri più poveri ad essere contrassegnati da marciapiedi divelti, tombini fuori uso e da pericolose buche. Anche al Vomero e sopratutto a Posillipo De Magistris ha assicurato le stesse condizioni, ponendo fine ad una odiosa discriminazione sociale.
Se a Ponticelli si apre una voragine a causa di infiltrazioni segnalate da mesi agli uffici competenti, contemporaneamente in via Orazio e via Petrarca i marciapiedi sono dissestati e i pochi alberi rimasti sono transennati per evitare pericolo per i passanti.
De Magistris e la sua giunta hanno garantito in questo modo una parità ed una uguaglianza che rappresentano un modello solidale anche per le altre città.
Buche e crolli non si negano a nessuno.

De Magistris si scioglie

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Da arancione a marrone

Finalmente il sindaco di Napoli ha proclamato quale sarà il suo futuro.
Ha sciolto il mistero sulle sue aspirazioni.
In una delle tante interviste che concede tra una onorificenza ed una cittadinanza onoraria ha solennemente promesso che sarà candidato alle prossime elezioni politiche.
Il primo cittadino infatti ha anche affermato che vede il suo futuro tra Montecitorio e Palazzo Madama perché è convinto di poter regalare agli italiani quello che ha già dato ai napoletani.
Non si è spinto a proporsi come primo ministro ma il tempo saprà essere galantuomo e garantire al “nostro sindaco” un ruolo consono alle sue capacità.
A dire il vero qualche mese fa De Magistris, con la stessa solennità di oggi, aveva annunciato la sua candidatura alla Presidenza della Regione.
Le motivazioni erano state le stesse. Regalare ai campani tutto quanto aveva già dato ai soli napoletani.
Nel frattempo qualcuno ha fatto notare che mentre il primo cittadino “scioglieva” per l’ennesima volta la sua riserva sul proprio futuro politico, il colore della bandana da arancione si avvicinava sempre più al marrone.
Vuoi vedere che le brutte figure in serie stanno involontariamente avvicinando il colore della bandana a quello attinente il materiale organico che caratterizza i suoi fallimenti?

A Pomigliano d’Arco anche i grillini c’hanno famiglia

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Sono ormai lontani i tempi in cui il Movimento 5 Stelle mirava ad incarnare il cambiamento a suon di “Vaffa, Casta e Onestà”.
Così, se li abbiamo sentiti scagliarsi contro tutto e tutti per eliminare i concetti di “alleanza” e “compromesso” sostituendoli semplicemente con altri quali “contratto” e “patto civico”, pare giunto il momento  per i grillini di integrarsi alla casta, passando dal concetto di meritocrazia a quello di “maritocrazia”.
È il caso dell’eurodeputata grillina Chiara Gemma che ha assunto “con contratto per un anno che prevede una prova di 6 mesi” – fa sapere la diretta interessata – l’avv. Mimmo Migliorini (nomen – spes – omini) che “è una persona che ho conosciuta nel corso della campagna elettorale e del quale ho imparato ad apprezzare la straordinaria conoscenza del territorio. Ho ritenuto, per questo, che il dottor Migliorini potesse rappresentare un valore aggiunto nel gruppo di lavoro della mia circoscrizione e curarne i rapporti con le realtà del territorio” precisa la pentastellata brindisina.
Nulla di illegittimo o di illegale, ogni politico sceglie (e può) gli assistenti che più aggradano. C’è solo un problema di opportunità politica per quel che ci riguarda, visto che l’avvocato in questione è il marito di Valeria Ciarambino, grillina della prima ora, compaesana del capo politico Luigi di Maio, di quella Pomigliano d’Arco sempre più fucina di statisti, già Capogruppo alla Regione Campania del MoVimento.
La pasionaria che da anni denuncia vizi, sfizi, lazzi, sollazzi, privilegi e raccomandazioni divenuti peculiarità di una classe politica che è agli antipodi della meritocrazia. Ora si ritrova lei stessa in una sorta di “parentopoli” a 5 stelle contro cui finora lo stesso MoVimento si era sempre scagliato, combattendola, criticandola e avversandola.
Ed ora che anche la vicenda Whirpool si è conclusa così come la stessa azienda (non in crisi) aveva preannunciato, ovvero andando via da Napoli, i panni sporchi non potranno più lavarsi in famiglia, ma di lavato restano solo le mani dei 5 stelle passati dal Ministero del Lavoro a quello degli Esteri, proprio come la Whirpool.
Chissà quale sarà d’ora innanzi alla Regione l’atteggiamento della Ciarambino che finora ha dato filo da torcere al Governatore De Luca sui temi storici e tanto cari alla formazione pentastellata. E quale la risposta del Presidente della Regione Campania che era arrivato a definirla persino “chiattona”. Ora che anche in Umbria, dopo Roma, i due avversari ed avversati storici e giurati si ritroveranno a correre a braccetto.
Il “familismo” a 5 stelle – però -​ par non fermarsi qui, almeno come si evince da alcuni manifesti apparsi nella stessa Pomigliano d’Arco qualche giorno fà, che recitano testualmente a caratteri cubitali: “A.A.A. POSTO DI LAVORO OFFRESI. CITOFONARE DI MAIO”.
Si tratta di una denuncia circa i favoritismi riservati “al clan degli amichetti” (così come si legge testualmente).

Scorrendo più giù, infatti, è possibile leggere gli esempi che appaiono eclatanti: “Dario De Falco, candidato Sindaco del MoVimento e consigliere “desaparecido” approdato a Palazzo Chigi senza curriculum e su raccomandazione dell’amico suo”; “Salvatore Esposito consigliere comunale 5 stelle trasferito dalla Leonardo di Nola alla sede di Pomigliano (vicino a mamma e papà – li separavano una quarantina di chilometri -) saltando ogni lista di attesa”; ed il caso tristemente noto di Mimmo Migliorini Ciarambino.
Aldilà della ironica denuncia che tanto amaro in bocca lascia ai tanti militanti, simpatizzanti dei pentastellati, il manifesto si tinge ulteriormente di… giallo. Nonostante in calce alla denuncia affissa sia possibile riscontrare i simboli del gruppo consiliare, ai piedi del Monte Somma c’è chi è pronto a giurare che tale manifesto sia il frutto del tiro incrociato del “fuoco amico”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti (quelli che ancora resistono) da quando i grillini invadevano le piazze al grido di vaffa, casta, meritocrazia e honestà, lontani (e archiviati a quanto pare) i tempi dell’uno vale uno da quando uno vale zero. Parole parole parole.
L’opposizione è il sale della democrazia, ma se tale malumore investe anche la base come rivela la fuga di followers dalla piattaforma Rosseau e dalle pagine social degli esponenti del movimento, Gigino avrà davvero dei grattacapo che produrranno veri movimenti… intestini.
Intanto una parziale rassicurazione viene proprio dal manifesto ed è indirizzata al consigliere pomiglianese Salvatore Cioffi, altro “stretto” di Di Maio, l’unico escluso, o meglio, l’unico ancora a non essere “stato sistemato”. Ma i firmatari ne sono certi: “ce la farà anche lui!”.

La “svolta” green del Conte bis: tassa sulle merendine e sui voli aerei

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Non è ancora trascorso un mese dall’insediamento del Governo Conte II° e già gli sbandierati  buoni propositi di “discontinuità” e  nuovi percorsi nell’esclusivo interesse del Paese, sembrano dissolti nel nulla, o anche solo, accantonati in attesa di tempi migliori. Ed è così che il PD, attraverso i suoi uomini di governo, torna al passato e avanza propositi bellicosi e consueti di applicazione di nuove tasse. Pur se fatte passare o giustificate quali necessarie,  al fine di individuare risorse economiche fresche  per fronteggiare la “svolta ambientalista” o, come la hanno definita, la “rivoluzione verde” del nuovo Esecutivo.

Impauriti dalla espressione truce della sedicenne Greta Thunberg,  che al Summit per l’Azione Climatica di New York non ha lesinato accuse precise contro l’indifferenza e il disimpegno dei governi di tutto il mondo nei confronti dei temi non più differibili del surriscaldamento della terra e delle ripercussioni sul cambiamento del clima, il Presidente del Consiglio Italiano e il suo Ministro degli Esteri, presenti per l’Italia alla Assemblea Generale dell’ONU, hanno illustrato il “poderoso” pacchetto di misure per la rivoluzionaria “Svolta Ambientalista”  voluta e  programmata  dal Governo Italiano.

Ma di quale svolta si parla? Cosa contiene di innovativo il “pacchetto verde” del nostro Esecutivo?

In primis la pagliacciata della annunciata tassa sulle merendine e sulle bibite gassate. Una misura che, solo per inciso, non sarà mai  varata e per due motivi essenziali: il primo perché demenziale! Il secondo perché, verosimilmente, avrebbe trovato un flebile motivo di applicazione solo se immaginata e varata come tassa di scopo di natura sanitaria. Cioè a dire, a tutela della salute dei bambini e degli adolescenti, sovente  in sovrappeso o addirittura obesi. Fenomeno, tra l’altro, presente in molti paesi Occidentali e  dunque plausibile,  per esclusivi  motivi di prevenzione, anche in ambito Comunitario.  Ma non certo giustificata quale tassa di scopo  per il contrasto al surriscaldamento del globo terrestre!!

Ma quel che più ci preoccupa, tornando in particolare al PD, è che costoro, quando si ritrovano al Governo del Paese, non affrontano mai alcun tipo di problema ne immaginano di risolvere tematiche di gestione della “cosa pubblica” o di natura squisitamente politica, se non ricorrono all’incremento delle tasse o la creazione ex novo di ulteriori  gabelle. Una sorta di ossessione o, per dirla alla napoletana, di “fissazione” atavica. Una “consuetudine operandi” quella degli amministratori del PD, che affonda le radici nella storia stessa della sinistra italiana e dei suoi metodi centralisti e dirigisti e che manifesta in tutta evidenza la cosiddetta “coazione a ripetere” di Freudiana memoria, che consiste nel ripetere  inconsciamente gli errori già commessi e le scelte sperimentate negativamente. Con l’aggravante, nel caso di specie, di non avere assolutamente altre opzioni percorribili (in ragione del proprio bagaglio politico-culturale  e amministrativo) se non quelle dell’aumento della pressione fiscale.

Per quanto attiene alle altre misure da adottare per rendere più corposo il cosiddetto “pacchetto verde”, c’è da dire che  risultano ancor più dannose e sciagurate delle precedenti. Facciamo riferimento alle proposte avanzate di aumento del costo del diesel agricolo attraverso la eliminazione degli attuali sgravi sulle accise previste per il carburante delle macchine agricole. Una follia pura che determinerà, se applicate, l’aumento automatico dei prezzi delle produzioni agricole nostrane.  A tutto vantaggio dei prodotti agricoli di importazione che potranno mantenere  invariati i prezzi al dettaglio e alla faccia del made in Italy e della promozione delle  produzioni di eccellenza dell’agroalimentare  italiano, che il governo italiano a chiacchiere dichiara di sostenere, nel nostro Paese  e anche all’estero.

E per finire, passiamo poi alla proposta di predisposizione di una nuova tassa (sul tipo della tassa di soggiorno) sui voli delle Compagnie aeree. Probabilmente un Euro o forse più che saranno applicati al costo attuale di ciascun  biglietto aereo.  Tanto semplicemente per far cassa o per indirizzare questi proventi al contrasto dei cambiamenti climatici.  Ma quale contrasto si intende adottare?  Quali proposte innovative, strutturali ed efficaci il nostro governo ha in animo di mettere in campo per rendere plausibile e consistente questa “stagione” di impegno ecologico che dovrà caratterizzare l’azione del nuovo esecutivo nei prossimi mesi??

Al momento nessuna!!!

O almeno nessuno degli autorevoli rappresentanti di governo si è preoccupato, sin ora,  di definire nel dettaglio le attività che andranno poste in essere e gli obiettivi che si intendono perseguire. Ne pare siano noti i report di medio e lungo termine da raggiungere e gli ambiti di intervento ; gli eventuali settori produttivi  coinvolti;  gli altri Enti Pubblici o Organismi Istituzionali chiamati a contribuire alle attività  da intraprendere, laddove previsto.

E’ sempre la solita storia. Vista e rivista. Una storia che si ripete con i medesimi protagonisti, le stesse lacune e la consueta incapacità, lo stesso incorreggibile pressapochismo e, non ultima, la solita preoccupante e disarmante improvvisazione.

Il Comune va a pezzi

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Mentre il sindaco arancione continua nelle sue rappresentazioni teatrali, sposando le rivendicazioni di chiunque protesti per qualcosa che non riguardi la sua amministrazione, centinaia di persone, tutti abitanti di un complesso di case popolari del comune di Napoli, hanno deciso di denunziare De Magistris per le pietose condizioni nelle quali versano una serie di immobili ubicati nel quartiere di Chiaiano.
Si sono costituiti in un Comitato ed hanno dato mandato ad un legale per articolare le accuse nei confronti della Amministrazione Comunale, colpevole di intascare i soldi dei pigioni mensili versati dagli assegnatari delle case popolari senza però garantire nessun tipo di manutenzione.
In quelle abitazioni non funzionano gli ascensori, gli impianti di illuminazione notturna sono fuori uso, tutte le tubature comprese quelle fecali presentano perdite e crepe che determinano un serio pericolo per le condizioni igienico sanitarie.
Nei suoi tour pre elettorali De Magistris qui non si è visto e difficilmente si farà vedere in giro fino a quando non saranno stati effettuati gli interventi necessari.

Sono sempre gli stessi: i “sacerdoti” della globalizzazione

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Sono gli stessi, dal Black Friday al Friday for Future.
Sono i sacerdoti della globalizzazione, del grano che dal Canada raggiunge l’Italia e, dopo essere lavorato, ritorna in Canada sulle piattaforme di Amazon. Del cotone egiziano che si impregna di sudore di lavoratori pakistani sottopagati e poi viene venduto nel mondo. E così via.
La Merkel annuncia trionfante: “sosteniamo la svolta energetica con aumenti sugli aerei e sconti sui treni”, come se i treni non consumassero energia e l’energia non inquinasse. “Chi più inquina deve sostenerne il costo”, continua la Merkel. Eppure in Europa, dall’Olanda all’Irlanda e gli altri a seguire, è tutta una corsa a detassare le multinazionali della produzione e della distribuzione purché investano nei loro Paesi.
Hanno desertificato le campagne del sud dell’Europa, hanno smembrato il tessuto urbano, commerciale e sociale delle nostre città a vantaggio del world wide market. Poi ci convocano in piazza per protestare contro i cambiamenti climatici, chi non partecipa è complice o insensibile.
Sono sempre gli stessi, trafficano uomini, bambini ed organi. Assassini e giudici, devastatori e misericordiosi salvatori, sempre gli stessi.
Non vi è alternativa: vanno “spazzati via”.

Le due Napoli

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In mancanza di risultati amministrativi ascrivibili  alla sua amministrazione il sindaco di Napoli spesso magnifica le bellezze della nostra città, compiacendosi di poter mostrare agli ospiti internazionali di turno il mare azzurro, i palazzi ed i monumenti del centro storico, il calore umano dei suoi cittadini.
Lo ha fatto anche ieri in occasione della visita napoletana del presidente della Repubblica tedesca e di quella italiana.
Non riuscendo ad essere orgoglioso dell’operato della sua giunta in tema di ciclo integrato dei rifiuti, di manutenzione delle strade cittadine e di recupero di aree industriali dismesse si affida a quanto di meraviglioso ha creato nostro Signore nel tentativo di coprire e nascondere i suoi personali molteplici fallimenti.
Il tour cittadino lo ha portato ovviamente prima nelle strade dei due decumani e poi sulla collina di Posillipo, evitando accuratamente qualsiasi luogo dove i napoletani sono costretti a vivere tra insopportabili disagi.
Ad esempio proprio ieri gli abitanti di Scampia hanno dovuto sopportare l’ennesimo incendio sviluppatosi nel campo Rom che “generosamente” De Magistris ha voluto dislocare per “valorizzare e recuperare” le periferie.
Per oltre quattro ore un fumo denso ed acre ha costretto gli abitanti di quelle zone a chiudersi in casa e sigillare balconi e finestre per difendersi dal fumo e dai miasmi maleodoranti.
Il sindaco non ha detto una parola sull’accaduto. Era troppo occupato a pavoneggiarsi con gli illustri ospiti.

Senza confini il mondo sarebbe cruento

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Un mondo senza confini, sarebbe un mondo molto più cruento e violento di quello attuale. Grazie ai confini, quelli che i romani chiamavano limes, ovvero “linea di confine”, “limite”: una barriera per difendersi all’interno dei confini imperiali, si riesce a coesistere su questo pianeta, potendo applicare le proprie regole in base alle proprie esigenze , in maniera indipendente gli uni dagli altri. Gli stati sconfinati, con una capitale fisicamente e sentimentalmente lontana, sono ormai anacronistici, nazioni incapaci di gestire le piccole peculiarità territoriali.

Queste ultime sono  sempre più sono minacciate dall’ultracapitalismo più sfrenato che mira al livellamento più becero delle diversità: culturali, sociali, ed antropologiche: non più italiani con i propri usi e costumi, non più scandinavi o nipponici ma semplicemente consumatori universali, senza gusto, senza pensiero, semplici consumatori nevrotici di merci e di idee astratte, manipolabili, deboli, sradicati, perché un uomo senza radici, senza orgoglio, senza consapevolezza della sua storia e delle sue origini è di certo più facilmente manipolabile.
I maxi imperi della storia sono crollati, si sono sbriciolati, anche perché non si può obbligare a tenere insieme con la forza popoli meravigliosamente diversi, perché non si può pretendere che ciò che sia giusto per un popolo lo sia anche per un altro sviluppatosi a migliaia di chilometri di distanza, perché nulla è più forte dell’anelito di libertà, di autonomia, di speranza che accomuna le genti e spezza qualsiasi giogo.
Non si possono cancellare tradizioni e retaggi secolari, come si cancella una frontiera.
La più atavica delle spartizioni territoriali è la classica linea tirata in terra fra due bambini che per non continuare a litigare, arrivano ad un negoziato: “Ciò che sta aldilà è tuo, io non lo tocco senza prima chiedere il tuo permesso, da quella parte si fa come dici tu …. aldiquà quando vuoi venire, lo devi fare rispettando le mie condizioni e le mie regole“. Quindi invece di lottare all’interno di un unico maxi territorio (di tutti, ma di nessuno), in cui sarebbe guerra perenne per far prevalere una regola o un’altra su tutto quanto e tutti quanti, ognuno gestisce il proprio spazio e la propria libertà. Rispettando il principio di autodeterminazione dei popoli, ogni territorio può avere leggi e risorse destinate alle proprie esigenze, e ogni popolo può continuare a vivere come gli aggrada, senza doversi omologare a leggi che competono problematiche legate ad aree molto distanti, insomma per farla breve: ogni terra ha il suo popolo ed ogni popolo ha la sua terra. Ma cosa succede quando, non singole persone, ma intere comunità decidono di abbandonare la terra dei padri, e si dirigono verso l’ignoto? Che possibilità di crescita lasciano alle terre natie abbandonandole e cosa trovano al di là del confine? E soprattutto l’Italia è un paese di emigrazione o di immigrazione? Le situazioni sono molto differenti e variegate ma sebbene l’immigrazione sia stato un processo epocale che costantemente si è verificato nel corso della storia, oggi data la maggiore facilità nei trasporti e le continue instabilità politiche soprattutto dell’africa subsahariana ha assunto dimensioni considerevoli: secondo Eurostat, al 1º gennaio 2017 l’Italia era il quarto Paese dell’U.E. per popolazione immigrata, ovvero nata all’estero, con 6,1 milioni di immigrati, dopo Germania (12,1 milioni), Regno Unito (9,3 milioni) e Francia (8,2 milioni), appena davanti alla Spagna (6,0 milioni). Era invece il terzo Paese dell’Unione Europea per popolazione straniera, con 5 milioni di cittadini stranieri, dopo Germania (9,2 milioni) e Regno Unito (6,1 milioni) e davanti a Francia (4,6 milioni) e Spagna (4,4 milioni). E dal nostro paese c’è ancora chi si muove verso l’estero in cerca di fortuna? L’Italia sta vivendo Una terza ondata emigratoria destinata all’espatrio, che è cominciata all’inizio del XXI secolo e che è conosciuta come Nuova Emigrazione, è causata dalle difficoltà che hanno avuto origine nella grande recessione, crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007. Questo terzo fenomeno emigratorio, interessa principalmente i giovani, spesso laureati, tant’è che viene definito come una “fuga di cervelli”. Lo scenario non è lusinghiero se pensiamo che siamo incapaci di trattenere le nostre “menti”, istruite dopo anni di formazione e che vanno a generare profitto, sviluppo e crescita in altri paesi, ed importiamo braccia, manodopera a basso costo che abbassa il costo del lavoro, le tutele dei lavoratori e diventa business ignobile ma prolifico per mafie e caporali. Secondo l’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), il numero di cittadini italiani che risiedono fuori dall’Italia è passato dai 3.106.251 del 2006 ai 4.973.942 del 2017, con un incremento pari al 60,1%, se tutto ciò è rapportato al drammatico calo delle nascite e alla crisi demografica che sta vivendo il nostro paese di certo il quadro della situazione appare drammatico, in numeri:  Al 31 dicembre 2017 risiedono in Italia 60.483.973 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all’8,5% dei residenti a livello nazionale (10,7% al Centro-nord, 4,2% nel Mezzogiorno). Complessivamente nel 2017 la popolazione diminuisce di 105.472 unità rispetto all’anno precedente. Il calo complessivo è determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (202.884 residenti in meno), mentre la popolazione straniera aumenta di 97.412 unità. Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 200 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 61 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 251.537 unità. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il terzo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (458.151, -15 mila sul 2016), di cui 68 mila stranieri (14,8% del totale). È necessario che gli italiani tornino a fare figli, bisogna costruire quelle condizioni sociali, economiche e culturali per dare un domani al nostro popolo perché non è di certo la sostituzione etnica, come certa sinistra paventa, la risposta a questo problema.
Da questo articolo può trasparire una visione pessimistica e arrendevole, ma non è così, c’è chi non si arrende, c’è chi lotterà allo strenuo delle forze, c’è chi non arretrerà di un passo, scusate i toni ma siamo burberi, all’apparenza severi e bruschi nel trattare col prossimo ma buoni in fondo all’animo come diceva Goldoni.

Whirpool | Il Govero Conte bis miete le prime vittime

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Mentre a Roma i Segretari Generali dei Sindacati confederali (Cgil; Cisl e Uil) plaudivano al “nuovo metodo” di confronto inaugurato dal Presidente del Consiglio Conte sui temi del lavoro, della riduzione delle tasse e gli investimenti per il sud (come se con il precedente governo non fossero saliti e scesi dai palazzi del governo ad ogni piè sospinto!) a Napoli si consumava un nuovo dramma del lavoro e cresceva la disperazione e la rabbia per l’annunciata cessione del ramo d’azienda dello stabilimento Whirpool di Via Argine, nella periferia orientale della città.

La multinazionale americana, per la seconda volta in poco meno di un anno, ha mandato  all’aria gli accordi con il Ministero dello Sviluppo Economico, sottoscritti nel mese di Luglio scorso per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Ponticelli e  ha rinviato al mittente gli oltre 17 milioni di Euro offerti dal governo all’azienda metalmeccanica statunitense, sotto forma  di sgravi fiscali e decontribuzioni per i 410 lavoratori da collocare in regime di  “Solidarietà”. Tanto al fine di realizzare un efficace programma industriale di riconversione delle attuali produzioni e allontanare lo spettro della vendita o dei licenziamenti.

Solo pochi giorni orsono, infatti, si sono conosciuti i motivi del “passo indietro” del colosso degli elettrodomestici, riconducibili alla esiguità delle risorse già concordate e assegnate,  spalmate in due annualità   (10 milioni nel 2019 ; 7 milioni per il 2020) e contenute nel cosiddetto “Decreto Imprese” di fresca pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che contiene anche altre misure statali a sostegno di aree di crisi , industriale, soprattutto nel mezzogiorno. Decreto imprese che, a parere di Whirpool, spalmerebbe questi ulteriori 17 milioni di sgravi fiscali su tutti gli stabilimenti del gruppo industriale presenti  in Italia (di cui tre in Campania) e , pertanto, non sarebbero dedicati esclusivamente alla riconversione e rilancio produttivo della fabbrica napoletana.

Da qui la valutazione negativa e postuma fatta da Whirpool, in quanto la proposta di sgravi avanzata dal Ministero non avrebbe garantito, da sola,  la sopravvivenza del complesso industriale napoletano con  il conseguente rifiuto di accettare la proposta formulata dal Ministro pro tempore Di Maio; il ritorno alla antica idea-progetto  di Whirpool di vendita  dello stabilimento; la ufficializzazione del nome del gruppo industriale acquirente ( gli svizzeri di P.R.S. Passive Refrigeration Solutions) specializzato nella costruzione di containers refrigerati ; i tempi e le modalità della cessione dello stabilimento napoletano (novembre 2019).

Il cambio di “colore” del nuovo Governo Conte ha dunque iniziato a mietere le prime vittime, partendo dai lavoratori di una industria situata in  un’area del Paese  fra le più martoriate per la crisi occupazionale e non soltanto.

A tal proposito e fermo restando l’atteggiamento a dir poco censurabile della Multinazionale Americana e lo sdegno per lo schiaffo in pieno viso sferrato alle Istituzioni del nostro Paese con questo vergognoso e alibistico  dietro front unilaterale della Whirpool, va anche detto con estrema chiarezza che troppo flebile, raffazzonata e disorganica appariva ed appare la soluzione proposta dall’ex  Titolare del MISE.

Anche agli occhi delle stesse parti sociali, la trattativa e  la successiva sottoscrizione dell’accordo era parsa troppo frettolosa e orientata al ribasso, carente di un progetto di investimento credibile ed efficace predisposto dai tecnici del Ministero. Un progetto, al contrario affidato alla “benevolenza” della controparte e, pertanto, troppo discrezionale ed evanescente.

Una proposta economica avanzata in questi termini e in quei tempi così esigui, verosimilmente ed esclusivamente  per dimostrare la rapidità di intervento del Ministro (nella doppia veste di Titolare del Dicastero dello Sviluppo Economico e di quello del Lavoro) e le sue qualità di “risolutore” delle controversie aziendali più spinose.

 Nulla di più sbagliato, demagogico e supponente!!

La crisi Whirpool, del resto, si è aggiunta ad altri tavoli di crisi aperti presso il Mise in questi ultimi mesi. Anche più spinosi, dall’Alitalia alla ex Ilva di Taranto, dalle aree di crisi in Sardegna alla stessa Campania e via via ancora, sino a contarne almeno un centinaio. Naturalmente tutte irrisolte dal solerte ed efficiente pluri-ministro, da qualche settimana in fuga ……..verso l’Estero.

Campo Sud esprime la massima solidarietà ai lavoratori della fabbrica di Ponticelli e alle loro famiglie e si impegna a sostenere in ogni sede, con gli strumenti a disposizione di un giovane quotidiano, le iniziative di sensibilizzazione della pubblica opinione e di diffusione puntuale delle proposte che saranno avanzate  dai lavoratori e dai loro rappresentanti, per la salvaguardia dei livelli occupazionali nel nostro territorio e la tutela dei propri diritti sacrosanti.

L’ultimo flop per Giggino

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È un De Magistris iperimpegnato quello che si sta vedendo ultimamente. Reduce dalla passeggiata tra i rifiuti e combattuto dall’avversare la maggioranza del Conte bis cui contemporaneamente offre collaborazione “per il bene dell’Italia e senso delle istituzioni”, partecipa al Festival “Imbavagliati” dedicato ai giornalisti che subiscono minacce o limitazioni della libertà in tutto il mondo (Saviano non c’era) ed attacca il governo per non aver ancora fatto “sparire” Salvini ed il salvinismo, impegnato anch’egli in quella battaglia tipicamente sinistra contro i fantasmi. O meglio, il frutto del lavoro e dell’impegno di chi esercita il potere legislativo: le leggi appunto.

Il Primo Cittadino insignisce del premio Pimentel Fonseca honoris causa la (ex?) comandante della Sea Watch 3 Carola Rachete ed attacca il governo per non aver ancora abolito le norme contenute nel Decreto Sicurezza Bis approvato dal Parlamento della Repubblica. “Carola è una vera comandante, che andava in mare a salvare le persone contro la disumanità del governo (in cui Salvini era minoritario) e l’illegittimità dei suoi atti – ha detto l’ex PM ospite di un talk politico su rete 4 – ma bisogna ancora lottare perché le leggi sicurezza stanno ancora lì e consentono l’arresto di persone come Carola”. Forse dimentica che la Rackete ha mancato di ottemperare alle leggi vigenti, che seppur dure, sono leggi ed, anche se non condivise, vanno rispettate. Le stesse – incalza il DeMa – che Carola ha combattuto con “ragionamento e cuore nel luogo in cui il Governo (Conte 1 o Conte zero) ha portato disumanità e irregolarità”; se poi a dirlo non è solo egli stesso, ma perfino il Pm di Agrigento (noto anti-salviniano) che ha scritto che questa “donna ha rispettato il diritto internazionale, la Costituzione e la Giurisprudenza”. Probabilmente per questo “rispetto” ha subito un fermo ed un processo previa derubricazione dei reati?

Infine, dopo il concerto di pensiero tra magistrati, per sentirsi un poco Carola anch’egli (che già aveva avuto modo di emulare –o di anticipare- con la regata comunale rivelatasi una solitaria autentica fetecchia) si schiera a favore degli immigrati ricordando che “il porto di Napoli è sempre aperto all’umanità”. Quella “immigrazione clandestina” che finisce per infittire le file della corruzione e delle mafie, vere e sole emergenze sociali anche a detta del Primo Cittadino.

Chissà se, ora che il fenomeno Carola sarà definitivamente archiviato, qualcuno darà ascolto alla voce solista di De Magistris che da tanto tempo tenta di occupare quel posto di Governo alla sinistra del Pd (operazione oggi più complicata, ora che “Italia Viva” di Renzi  ha spedito lo stesso PD a sinistra del centro-sinistra). Sarà per questo che si prodiga incessantemente, urbi et orbi, mare e monti, destra e sinistra, bene e male nell’annunciare che non si candiderà alle prossime Regionali? O forse è solo consapevolezza dell’ennesimo annunciato flop. Dopo la disfatta di Giggino sui conti pubblici che ha comportato solo ulteriori balzelli, previa dichiarazione di predissesto economico fino alla vendita di immobili esistenti solo sulla carta, dopo aver promesso di risolvere il problema legato ai rifiuti che è stato guadagno solo per l’Olanda, dopo il disastro trasporti pubblici, dopo aver mandato sul lastrico la maggior parte delle aziende partecipate, e chi più ne ha più  ne metta, per il  Sindaco in bandana arancione arriva un altro flop: dopo 12 anni si chiude la vicenda Why Not e si chiude con una doppia sconfitta per Gigino ‘a manetta, così come sottolineato dal procuratore aggiunto di Catanzaro Murone: “Tutte le mistificazioni, le bugie, le cattiverie sono finite. L’assoluzione di primo grado è stata ribadita a dimostrazione che le vicende successe al signor de Magistris non sono il frutto di congiure e complotti, di poteri forti a livelli superiori, ma solo il suo modo di fare il pubblico ministero già stigmatizzato dai provvedimenti di carriera che lo hanno colpito, portandolo fuori dalla magistratura”.

L’ex magistrato, in barba alle sentenze, sicuramente continuerà a parlare di complotti e congiure, intanto che il disincanto del tempo (e forse la rabbia storica) ci dica se sia peggiore il Sindaco o il Magistrato.