mercoledì, Gennaio 8, 2025
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Con Matteo Salvini in Piazza San Giovanni contro l’ennesimo inciucio di Palazzo

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Nella giornata di ieri l’associazione Campo Sud ha aderito al fianco di Matteo Salvini alla manifestazione di Piazza San Giovanni per dire basta a questo ennesimo Governo illegittimo nato da un altro inciucio di palazzo contro la volontà del Popolo.

Una piazza piena quella andata in scena ieri a Roma che rappresenta l’Italia dei lavoratori, delle famiglie, dei liberi professionisti, degli amministratori capaci, di tutte quelle donne ed uomini perbene che non ci stanno più a sottostare a questa dittatura dei poteri forti che mortifica e schiaccia il nostro Paese e che si ripercuote quotidianamente in maniera distruttiva sulla crescita e sullo sviluppo economico e sociale dei nostri territori.

 

Avellino d’Italia di trova in Campania

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Alla faccia di chi accusa di inettitudine e di inefficienza il governo “giallorosso”, i suoi rappresentati continuano ad inanellare un successo dietro l’altro e mettere tutto in bacheca (che presto potrebbe essere solo quella dei ricordi).
L’ultimo – solo in ordine cronologico – punto portato a casa da Luigi Di Maio, il famoso punto GiGi, vale doppio, se non triplo: doppio perché ha dimostrato di essere un politico che non dimentica la “sua terra” e triplo perché è un successo che possono vantare ben tre ministeri: Farnesina, Viminale e Giustizia.
Dopo l’ultima “figura di cioccolato” firmata Pernigotti a ricordo di quando egli sedeva al Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico e quella delocalizzazione della Whirpool di Napoli non in crisi, ora che è agli Esteri il capo politico del 5 Stelle si ricorda della sua terra e fa suo l’accordo siglato a Malta circa la redistribuzione di 90 migranti provenienti da Agrigento tra tre Paesi dell’unione europea: Terni, Ancona ed Avellino. Che, ad oggi, risultano ancora essere tre capoluoghi di provincia italiani e non Stati esteri, anche per la Farnesina.


Poi si scopre che pure l’inquilino della Farnesina è Italiano (come è normale che sia!), napoletano di adozione, addirittura nato ad Avellino, dunque, quello che era un successo resta sì un successo, ma non per l’Italia e per il Ministro degli Affari Esteri che pure rappresenta, o almeno dovrebbe, la Nazione di appartenenza.
E questo non è che l’inizio! Della rotazione dei porti: dopo la lettera A, ci sarà la B – annuncerà fiero l’ex vicepremier degradato – quindi sarà la volta di Barcellona (che fortuna, pare ce ne sia una anche in Italia!) Udine e Benevento e poi la C quindi Caltanissetta, Zagarise e Caserta fino ad arrivare alla Z.
Ma Di Maio è uno stakanovista e salta… di Matteo in Matteo: se “giocare a fare Renzi” con l’istituzione dei 40 euro nel cuneo fiscale gli fa guadagnare le accuse di quest’ultimo non per plagio (o mezzo plagio, visto l’importo) ma per aver proposto un “panno caldo”, eccolo rifarsi sotto e proporre un “decreto che non urla, ma fa i fatti”: rimpatri certi e pure in 4 mesi!
“Alla faccia del bicarbonato di sodio!” avrebbe detto un altro suo conterraneo altrettanto comico, ma che per vivere aveva scelto in maniera consapevole di far ridere la gente, non di governarla.
Quindi gioca a fare il Salvini per salvarsi, ma a leggere il testo, frutto del lavoro congiunto con Bonafede (assente alla questione interna Lamorgese) si legge che tra i Paesi oggetto di rimpatrio compaiono stati come l’Ucraina, attualmente colpita da una guerra civile che ha fatto più di 10mila vittime negli ultimi anni, ma non il Bangladesh, il Pakistan o la Nigeria, non interessati da alcun conflitto.
In pratica tempo e risorse dei nostri governanti saranno impiegati (e sprecati) per rimpatriare e non accogliere più badanti dell’Est, ma in compenso ci teniamo la mafia nigeriana che, ormai, soprattutto sul litorale domizio (non lontano da casa Di Maio) commercia anche in organi umani. Ad acuire la situazione di una terra difficile, problematica e che se non è dimenticata dallo Stato, lo stesso sembra non porre la dovuta attenzione attraverso gli esponenti locali. E di origine locale.
Intanto anche nel capoluogo irpino è già montata la massiccia protesta dei Sindaci del Centro Destra capeggiati dalla rappresentanza locale della Lega che hanno prontamente scritto al Prefetto ricordandogli che il territorio, già interessato da misure in materia (adesione allo SPRAR in primis), è largamente provato da significativi fenomeni di svuotamento, mentre si dovrebbe auspicare ad una permanenza delle nuove generazioni.
Chissà se è chiaro persino a Di Maio che la politica dell’uno vale uno Che poi diventa zero, non significa che l’uno vale l’altro.
Tra qualche mese questi personaggi si presenteranno ai cittadini campani in vista delle elezioni regionali. Compreso Di Maio ben cosciente (?) che Avellino (dove egli è nato) si trova in Campania e che non è di certo un’enclave. Dove egli potrà – quindi dovrà – pur candidarsi (ma con chi?) per ripartire da quel (fu?) serbatoio di voti che fa gola a molti, al governatore uscente per primo, ma in nome del quale si è poco propensi a stringere alleanze, contrattualizzare patti e consumare inciuci.
Un’occasione che il Centro Destra locale dovrebbe saper cogliere affinché gli elettori campani si sentano rappresentati da idee e programmi e si identifichino ancor più nel programma svolto. In nome della serietà, dell’impegno della parola data e dell’interesse del cittadino.
Fino ad allora potremo continuare a gustarci dell’ideologo del 5 Stelle e le battute ruspanti del Governatore De Luca, magari “insieme in giro” in macchina – rigorosamente berlina tedesca -​ per la “campania elettorale” magari con DiBa al volante, sperando in una maggiore conoscenza del territorio. Lui la strada almeno fino a Bruxel la conosce…

La festa dei Peppini

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La nostra città in questi giorni ospita un nuovo festival: quello dei Peppini. Ora sarà per difetti organizzativi o per qualche altra oscura ragione è accaduto che, nonostante le iscrizioni fossero aperte a tutti i peppini che lo avessero voluto, solo due sono state le iscrizioni pervenute: un grillo preoccupato ed un conte decaduto, all’anagrafe peppini. Il loro canto attesa da una platea curiosa non è apparso libero, le loro voci tradivano pensieri di vergogna perché consapevoli di fare percepire la loro indicibile preoccupazione.

In realtà il Conte sa che il suo avvenire è in mani altrui ed il Grillo forse è ancora tramortito dalla brutta storia di un figlio che pare coinvolto in vicende di droga e alcol e violenza carnale insieme ad amici vacanzieri.

Ora se ci ricordiamo che il PD grazie a Lotti ed a qualche altro di renziana memoria è incappato in un’accusa di complotto per la nomina dei procuratori capi della Repubblica c’è da chiedersi in quali mani siano finiti i poveri peppini: l’uno in quelle dell’amico tifoso americano e l’altro nel non meno affettuoso amico sinistro. Ma la folla pietosa ha innalzato il suo canto libero, “sereno è” con parole e musica di Matteo Renzi: “andante allegro ma non troppo”. Ballata tango.

Instancabile De Magistris. Nella sterile ed ormai ridicola propaganda

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La campagna elettorale per le prossime Regionali è già entrata nel vivo e tra occhiate a destra e strette di mano a sinistra, il sindaco metropolitano de Magistris, accantonate (per il momento?) le ambizioni nazionali, tenta di trasportare la sua rivoluzione arancione (che è un miscuglio di rosso e di giallo) di Palazzo in Palazzo. Da Palazzo San Giacomo a Palazzo Santa Lucia.
E lo fa con temi “evergreen”, intramontabili visti anche gli scenari nazionali apertisi e la sua esponenziale (ed esposta) bramosia di sedere più a sinistra della sinistra del Pd: i migranti.
Che siano profughi, migranti economici, clandestini, per lui tutto fa brodo… e “campania” elettorale.
E se l’occasione del recente consiglio dei ministri dell’interno dei Paesi Ue è stato un flop (e lui lo sa!) che fa al caso suo, sulla questione curda addirittura batte sul tempo (di dichiarazione) il suo omonimo e conterraneo deputato alla Farnesina.
Quindi apre case (da chi ha avuto la disponibilità?) ed offre alloggio a “chiunque” passi del Mediterraneo perché “chiunque” possa potersi dire “napoletano”, “berlinese” e “lussemburgese”; ma il summit non è fallito proprio perché i Paesi Ue non vogliono una simile situazione?
Approfittando poi del mancato invito alla convention 5 stelle tenutasi alla mostra d’Oltremare, Gigino se ne va in Spagna e ritorna parlando di futuro. Nei paesi baschi ha visto i treni metropolitani che porterà a Napoli in merito ai quali è già partita la gara d’appalto, ma mancano i fondi. Però arriveranno a Febbraio 2020 per essere messi in funzione a Settembre. “Faranno di Napoli – continua il cittadino primo – una città seconda per efficienza solo al Giappone” dove però i treni viaggiano con cadenza di 3 minuti su una rete di oltre 2000 km, ma a Napoli – dicono i fatti – su una strada ferrata di qualche decina di km non funzionano nemmeno i tabelloni per sapere se e quando passerà il prossimo treno ed è attualmente impossibile dal centro città raggiungere l’aeroporto internazionale Capodichino.
Chissà se i nuovi treni faranno il miracolo di viaggiare sull’acqua: quella piovana che si concentra nelle stazioni metro fino a chiuderle per non essere utilizzabili già al primo nubifragio autunnale.
Si potrebbe convogliare quell’acqua fino a raggiungere la località di Agnano e ridare vita alle storiche terme che versano in uno stato di degrado totale, incuria esemplare e completo abbandono, chiaro indice dell’amministrazione de Magistris, malgrado le promesse.
Dove anche l’albergo è una maceria che, tuttavia, ancora testimonia ciò che è stato e che potrebbe ancora essere.
Una bellezza simile, con caratteristiche uniche e senza eguali che, è notizia dei giorni scorsi, il Comune di Napoli ha deciso vender (https://www.camposud.it/2019/10/il-comune-abbandona-le-terme/). Un altro tassello che si aggiunge all’ormai conclamato fallimento politico ed amministrativo di De Magistris e dei suoi accoliti.

Il Comune abbandona le Terme

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La notizia sembra fresca di giornata, ma in questo caso la (s)vendita era annunciata da molto molto tempo.
Il Comune di Napoli, dopo anni di disastrose scelte amministrative, ha deciso di vendere le Terme di Agnano che aveva ricevuto in dono dal Ministero del Tesoro alla fine degli anni novanta.
Un complesso bellissimo inserito in un contesto ambientale unico al mondo è stato ridotto in uno stato di completo abbandono.
De Magistris solo qualche anno fa si pavoneggiava tra i giardini delle Terme di Agnano durante una delle tante finte inaugurazioni che caratterizzano la sua amministrazione.
Anche in quell’occasione giornali e televisioni registrarono dichiarazioni del “nostro” sindaco che con orgoglio mostrava le fonti termali naturali come se fossero una sua creatura.
Nemmeno la presenza all’interno del parco termale di un albergo con oltre cento camere e con un elevato valore turistico è stato sufficiente per evitare un nuovo fallimento politico ed amministrativo di Palazzo San Giacomo.
Oggi le Terme di Agnano vengono poste in vendita, ma la figuraccia l’ottimo De Magistris la affida al suo vicesindaco che pare le abbia offerte all’INAIL.
Una vergogna che si aggiunge ad altre vergogne per le quali il primo(?) cittadino dovrà rendere conto ai napoletani.

Un copione già visto. Adesso basta!!

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Sono passati solo pochi giorni dal tragico episodio di Trieste. E ci ritroviamo ancora una volta increduli ed impotenti di fronte ad un nuovo fatto di sangue che ha letteralmente travolto uomini delle forze dell’ordine. E, con loro, le nostre coscienze di cittadini normali e di buon senso.  Quel numero sempre crescente di uomini e donne che guardano i tutori dell’Ordine  con ammirazione e rispetto. Consapevoli che il loro lavoro, duro, pericoloso e mal pagato, sia oltremodo indispensabile per garantire sicurezza e rispetto delle leggi, in ogni angolo, anche quello più remoto, del nostro martoriato territorio nazionale.

In tutte le ore del giorno e della notte. In tutte le condizioni e in ogni circostanza, anche le più avverse e imprevedibili, le forze dell’ordine ci sono! Tempestive e risolute, comprensive e rassicuranti, capaci e disponibili. Sempre!

Ed è proprio questo diffuso sentimento di gratitudine che pervade la stragrande maggioranza del popolo italiano che viene mortificato e oltraggiato sistematicamente, all’indomani di accadimenti drammatici che coinvolgono uomini in divisa.

Indigna oltremodo ascoltare tra le righe dei commenti televisivi o sulle pagine di carta stampata che i due agenti di polizia trucidati a Trieste,  hanno pagato in proprio per la loro impreparazione a svolgere quel lavoro così delicato. Indigna ancor di più, che qualche altro zelante giornalista rincari la dose ponendo sul tappeto la presunta malattia mentale dell’omicida che avrebbe agito, presumibilmente, in un momento di turbamento psicologico e dunque inconsapevole di quanto stesse facendo. Indigna anche la tempestiva intervista alla madre dell’assassino che racconta del “disagio psicologico” del figlio, in un tentativo pur comprensibile per una madre, di sottrargli una buona parte di responsabilità, nella genesi della sua azione criminale culminata con il duplice omicidio di due agenti di polizia.

Ecco, dunque, dipanarsi innanzi ai nostri occhi, un copione già visto. La replica di una commedia paradossale rappresentata solo quattro mesi or sono a Roma, con l’uccisione del nostro conterraneo, Vice Brigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega. Anche in quell’occasione, il barbaro omicidio consumato in pochi istanti e in maniera proditoria da un cittadino straniero in cerca di droga, veniva prontamente “annacquato” dalle immagini dell’arresto dell’omicida, apparso immobilizzato e bendato in caserma. Con il non troppo recondito obiettivo di attribuire all’Arma dei Carabinieri comportamenti non regolamentari, fino ad ipotizzare gli estremi della tortura….

Con tanto di vergognosa e inopportuna visita in carcere all’assassino, da parte dell’idiota di turno!!

E ancora, con la notizia, diffusa con malcelata soddisfazione, che il carabiniere ucciso non avesse con sé l’arma di ordinanza. Altra circostanza che induceva molti a sentenziare e dubitare sulle capacità e preparazione professionale del militare e, altri ancora, ad affermare con lucido cinismo: “se l’è cercata”!!

Adesso basta!!

La vomitevole rappresentazione teatrale messa in scena dai “soliti noti” che vede i tutori dell’ordine interpretare sempre e comunque le parti dei violenti e degli intolleranti (o anche degli ignoranti e incapaci), ormai non convince più nessuno. I registi di questa messinscena mediatica devono capire che non è più tempo di manipolare l’informazione a proprio uso e consumo. E tantomeno per le loro squallide necessità di ordine politico. Ma soprattutto devono comprendere che esiste un legame sempre più stretto ed un sentimento troppo profondo che lega la maggioranza del popolo italiano con tutti gli uomini in divisa. Malgrado i tentativi maldestri e vigliacchi di screditarne la reputazione in ogni occasione. Anche quelle tragiche.

Le immagini commoventi di Trieste che si è mobilitata spontaneamente, stringendosi in un cordone di affetto, di solidarietà e di cordoglio senza precedenti intorno al palazzo della Questura, segnano un profondo spartiacque e annunciano con forza la nascita di una nuova stagione di impegno civile e politico che vedrà, ben presto, il nostro Paese scrollarsi di dosso i fanatici e ipocriti fautori dell’accoglienza a tutti i costi. I nostalgici dei “confini aperti” e dell’integrazione tout court. Atteggiamenti  irresponsabili di una sinistra allo sbando che ha ridotto in pochi anni questo Paese in un immenso campo profughi, ove soggiornano certamente tanti poveri sventurati in fuga da povertà e violenza e pertanto meritevoli di assistenza e protezione ma, nel contempo, ove si infiltra un numero sempre crescente e purtroppo non quantificabile di criminali senza scrupoli. Gente che si confonde fino a sparire nel buco nero degli improbabili controlli di polizia, alimentando esponenzialmente i fenomeni di microcriminalità urbana, dello spaccio di droga, dello sfruttamento della prostituzione, organizzati con criteri mafiosi.

Questa, purtroppo, la realtà triste e autentica del nostro Paese. Contesto nel quale si alimentano accadimenti delittuosi sempre più cruenti e difficilmente arginabili come purtroppo la cronaca recente ci insegna, ma anche i dati ufficiali del Capo della Polizia, Dott. Franco Gabrielli confermano : nel 2016 i reati commessi da stranieri con o senza permesso di soggiorno erano il 22,2% del totale. Nel 2017 la percentuale è salita al 29,8. Nel 2018 la percentuale si è attestata al 32,01 così come in questi primi 6 mesi dell’anno in corso……….. “e considerando che gli stranieri presenti nel nostro Paese sono il 12%  tra legale e non, questi dati esprimono la misura del problema”, conclude Gabrielli.

……….. E a nulla valgono le parole di “dolore” e di solidarietà espresse dai vertici dello stato. Frasi retoriche e di circostanza che più nessuno è disposto a sopportare!!

A questo punto avremmo voluto esprimere il nostro dolore e il cordoglio  per la fine tragica e repentina di Pier Luigi Rotta e Matteo Demenego. Ma la commozione ce lo impedisce.

Campo Sud decide, dunque, di ricordarli così, attraverso una foto recente che li ritrae insieme e sorridenti!!

 

De Luca “tifa” Lega

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È tutt’altro che sconosciuto l’umorismo sui generis del Governatore campano Vincenzo De Luca che non è nuovo a dichiarazioni originali e bizzarre. Ma se finora ha fatto ridere e sorridere, l’ultima trovata spiazza tutti. Alle imminenti elezioni per il rinnovo della Consiglio regionale umbro l’ex Sindaco di Salerno “tifa” per la Lega, o meglio, non augura la vittoria al candidato unico Vincenzo Bianconi, personificazione del patto civico Pd – 5 Stelle.

Nel caso, infatti, la “nuova alleanza giallorossa” dovesse funzionare a Terni e Perugia, non è difficile che possa essere riproposta anche in Campania, dove si aspetta solo la data per conoscere il nuovo inquilino di Palazzo Santa Lucia e dove il Presidente uscente conta di tornare. O quantomeno di provarci.

Proprio in Campania il Pd, sempre meno partito e sempre più contenitore di voti, dalle esperienze più disparate e separate, non ha ancora deciso come presentarsi agli elettori. Una cosa, però, è certa: se il Pd dovesse cercare l’intesa con il 5 Stelle, De Luca si presenterà ugualmente, ma sostenuto da liste civiche, rispolverando quel progetto che ha già funzionato alle amministrative di Salerno e quindi il sogno molto ambìto “deluchiano” di trasformare le liste civiche in un partito. Non è escluso, anche, che potrebbe rivedere la propria posizione sul nuovo soggetto renziano Italia Viva. Proprio a Italia Viva stanno guardando – per ora senza aderire – il consigliere regionale Giovanni Zannini, mentre sembra ritornare nella schiera Pd Luigi Boschi, fedelissimo dell’attuale ministro della Sanità Speranza, anche se voci di corridoio danno avviato il dialogo anche con lo stesso Renzi, quindi anche con un probabile De Luca.

Scelta “quasi” obbligata per Di Maio e compagni vista l’indigestione del Governatore uscente verso il partito di Grillo che, fin dai tempi dell’amministrazione a Salerno prima e della Regione poi, ha rappresentato la spina nel fianco dell’attuale amministrazione e che ora ha più di qualche difficoltà a correre in solitaria, ma che di certo non vuole rinunciare alla candidatura, costi quel che costi ed a costo di qualsiasi alleanza (patto per dirla con il capo politico del M5S) proprio nella “propria” terra, vicino a quella Pomigliano sempre più “fucina di statisti” che tanto ha dato e da cui, adesso, tanto ci si aspetta, come abbiamo avuto già modo di parlare proprio sull’edizione di Campo SUD di qualche giorno fa ( https://www.camposud.it/2019/09/a-pomigliano-anche-i-grillini-channo-famiglia/).

Se, dunque, la scelta grillina pare obbligata, De Luca e i suoi – e la sua ormai nota “lista già pronta” – devono solo scegliere con chi stare: non è escluso che in questo generale guazzabuglio trovi uno spazio anche Luigi De Magistris che finora non ha mancato occasione per dire e ribadire di essere interessato alla competizione. Anzi, la sua “rivoluzione arancione” potrebbe addirittura fungere da ago della bilancia – sempre a detta del Primo Cittadino – visto il doppio mandato a Palazzo San Giacomo.

Scegliere di appoggiare un candidato alternativo a De Luca, quindi, potrebbe far giocare la partita sul filo di lana.

Candidato che potrebbe esprimere solo il 5 Stelle, tra i suoi storici, possibilità poco probabile, in consiglio regionale (vedi Ciarambino) o, ipotesi molto più probabile, attraverso un big nazionale di garanzia, uno tra i Ministri Sergio Costa e Vincenzo Spadafora.

A meno che il PD non li “costringa” a virare su di un nome realmente “civico”, con buona pace, in tutti i casi, di Vincenzo De Luca e delle sue, già pronte, civiche.

Il delfino

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Sarà sicuramente fantapolitica, congettura, fantasticheria, elucubrazione, ma qualcuno che di politica ne sapeva più di tutti, amava ripetere che “a pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.

E noi proviamo per un attimo a “pensare male”, analizzando con un poco di malevola fantasia quello che è accaduto, sta accadendo e forse accadrà sul palcoscenico del teatrino della politica.

Quello che è accaduto lo avemmo bene o male previsto ed ormai dai vari retroscena emersi non siamo andati lontani dalla realtà.

Salvini, sicuro di aver a che fare con un uomo di parola, Zingaretti, ad agosto, dalla spiaggia di Milano Marittima, staccò la spina al prof. Conte, anche perché costui aveva cominciato a dargli chiari segni di inaffidabilità.

Lo fece con sicurezza perché Zingaretti, pur consapevole che andando a votare avrebbe consegnato il Governo alla destra, e non al centrodestra, avrebbe avuto l’interesse di perdere le elezioni, pur di liberarsi definitivamente dei deputati e senatori fatti eleggere nella lista del PD dall’ex segretario Matteo Renzi durante le ultime elezioni politiche ed avrebbe liberato il PD del peso politico del fiorentino.

Zingaretti avrebbe assicurato Salvini che lo avrebbe assecondato nell’andare a votare.

Ingenuo? Ipocrita? Furbo? Doppiogiochista?

Sta di fatto che non aveva fatto i conti con i vari Prodi, Veltroni, Casini, Franceschini ed altri, soprattutto con Matteo Renzi.

E, forse, a sua insaputa, anche con Berlusconi.

E qui scatta la congettura, malevola ma, anche se fantasiosa, verosimile per chi abbia la minima conoscenza delle trame che da sempre hanno avvelenato la vita politica del Paese.

A pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca….

E che c’entra Berlusconi?

Ragioniamo:

A chi conveniva andare a votare?

A Salvini ed alla Meloni che, con l’appoggio di qualche lista civica creata ad hoc, avrebbero avuto i numeri per fare il primo governo di destra nell’Italia repubblicana.

Conveniva al PD ed alla sinistra di Zingaretti, di D’Alema, di Bersani che avrebbero affondato il politico di Firenze.

A chi non conveniva:

Al comico di Genova, a Fico, a Di Maio che sarebbero spariti dal palcoscenico e soprattutto all’avvocato del popolo(?) che, avendo assaporato la notorietà, sarebbe tornato nel suo modesto anonimato dopo un giro di squallido vassallaggio alla corte del duo Salvini-Di Maio.

Ma non conveniva neppure a lui: a Silvio Berlusconi, ancora oggi forse l’uomo politico più potente, competente ed astuto d’Italia.

Forza Italia sarebbe andata fuori dai giochi.

Messa nell’angolo dalla coppia Salvini-Meloni, i sovranisti.

Ed ecco il fantasioso seppur verosimile colpo di teatro.

Salvini beffato da Matteo Renzi in combutta con Grillo, “Giuseppi” Conte ed anche da Di Maio e da  Zingaretti che seppur malpancisti sarebbero stati costretti ad assecondare.

Regia di Silvio Berlusconi(?).

E si, il Cavaliere finalmente, in cuor suo, avrebbe trovato il suo tanto agognato “delfino”: Matteo Renzi; altro che Fini ed Alfano, dilettanti allo sbaraglio a confronto, piscitielli e’ cannuccia,che politicamente hanno fatto una brutta fine.

Ed ecco che per magia è nata Italia Viva di Matteo Renzi…. e di Silvio Berlusconi?

Fantasie? Vedremo….

Forza ragazzi

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Una squadra dalle grandissime potenzialità che cerca ancora continuità di gioco e maggiore agonismo.
Questo Napoli ci piace. Ha inserito in un organico già molto forte cinque elementi che assicurano esperienza e prospettive future.
Manolas e Llorente hanno già dimostrato tutto il loro valore, mentre sopratutto Di Lorenzo, ma anche Elmas e Lozano promettono di alzare ancora di più il tasso tecnico della squadra.
L’allenatore non si discute eppure rimane la sensazione che manchi ancora qualcosa per raggiungere le vittorie ed i trofei che tutti noi ci auguriamo.
Probabilmente manca ancora un vero leader in mezzo al campo.
Insigne da napoletano verace rappresenta la nostra napoletanità, ma non ha mai ancora dimostrato di saper comandare la squadra in campo.
Ecco, al Napoli del dopo Cavani e Lavezzi è mancato il trascinatore che abbia saputo dato la scossa necessaria nei momenti di difficoltà.
Il Napoli di Mazzarri aveva limiti tecnici ma anima da vendere.
Quello di Ancellotti deve ancora dimostrare la capacità di vincere sui campi difficili dove alle tattica ed alla tecnica occorre aggiungere la forza mentale e la rabbia agonistica.

La follia del reddito di cittadinanza alla terrorista Saraceni

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Che il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, presentasse sin dal primo momento più luci che ombre  appariva evidente ai molteplici addetti ai lavori, ma anche e forse soprattutto a coloro che son dotati di buon senso e ragionevolezza. Fiumi di parole in tutte le trasmissioni televisive di approfondimento politico e di inchiostro sulla carta stampata sono stati spesi  per evidenziare storture e contraddizioni di un provvedimento legislativo  approvato  dal Governo Conte I°,  frutto del  “compromesso”  sottoscritto  nel  “Contratto di Governo”  tra Lega e Cinque Stelle  e tutt’ora “congelato”, anzi “digerito” nel suo impianto originario, anche dai nuovi  alleati dei  5 Stelle del secondo Governo Conte.

Quelle storture, quelle contraddizioni palesi e per certi versi  insopportabili del Reddito di Cittadinanza, denunciate e osteggiate dal PD e da tutto lo schieramento di sinistra nel corso di un anno intero, si sono immediatamente sciolte e dissolte in una bonaria e ipocrita accettazione postuma del cavallo di battaglia targato 5 Stelle. Tanto per tirare a campare e non creare troppi motivi di attrito con i nuovi alleati, ma soprattutto, eccessive tensioni e disturbo al nuovo  e riconosciuto “manovratore” Conte.

D’un tratto non si parla più del fallimento di un provvedimento legislativo  che avrebbe dovuto creare nuovi posti di lavoro e che il lavoro non ha offerto sin ora a nessuno.

Non si è più parlato delle  fantomatiche Convenzioni con gli Enti Locali per utilizzare, da subito, i beneficiari del Reddito di Cittadinanza nelle cosiddette attività dei “lavori socialmente utili”. E tutti sappiamo quanto risulterebbe salvifico per i nostri Comuni poter impiegare, a costo zero per le Amministrazioni Locali, questo gran numero di aspiranti lavoratori al fine di  colmare gli attuali e  paurosi  vuoti di organico. E ciò, anche solo temporaneamente e per un ridotto numero di ore.

Nessuno più critica i ritardi imperdonabili e patetici nell’inserimento dei giovani “Navigator” o facilitatori nei già pochi e inefficienti  Centri  Per  L’Impego dislocati in ogni Provincia italiana. Nessuno più parla della “querelle” per non dire della lotta cruenta, scoppiata in Campania tra il Governatore De Luca e l’Esecutivo Nazionale sulla opportunità di impiego di questi Navigator, freschi vincitori di un concorso pubblico. Unica Regione italiana, la Campania ove queste nuove figure professionali vengono tenute lontane dalle sedi dei Centri per l’Impiego in quanto non ritenute legittime e dunque non riconosciute dal potente e fumantino Governatore del Partito Democratico. Polemica tutta interna alle forze attuali di Governo che nessuno ha il coraggio di affrontare, o contestare. Men che meno il Pd locale e nazionale. Polemica, tuttavia, che allunga ancor più i tempi  di attivazione dei Centri dell’impiego  con il nuovo personale dedicato.

Potremmo continuare ancora per parecchio tempo nella elencazione delle carenze strutturali e legislative  del  Reddito di Cittadinanza, ma quel che è accaduto in queste ore rischia davvero di far saltare il banco della già precaria e zoppicante credibilità del nuovo Esecutivo. Di quanti si sono spesi con tanto fervore nel sostenere questa sciagurata e assistenzialistica misura governativa e di quanti oggi, ancor più scelleratamente e ipocritamente, la sostengono così com’è !!

Faccio riferimento alla notizia diffusa da alcuni organi di informazione riguardante la scellerata  assegnazione delle provvidenze del Reddito di Cittadinanza alla terrorista delle “Nuove Brigate Rosse” Federica Saraceni, che il 20 Maggio del 1999 con un manipolo di suoi compagni di lotta armata, assassinò il Professore Massimo D’Antona, Docente Universitario e Consigliere Legislativo del Ministro del Lavoro del Governo D’Alema. La terrorista, figlia del Magistrato Luigi Saraceni, successivamente passato alla politica ove ricopri il ruolo di Parlamentare, prima nelle file del PDS e poi dei Verdi Arcobaleno, venne condannata dalla II° Corte d’Assise di Appello di Roma a 21 anni e 6 mesi per concorso in omicidio volontario e partecipazione a banda armata. Sentenza successivamente confermata in Cassazione. Ma probabilmente, in virtù di qualche “aiutino” di Palazzo (di Giustizia), dopo soli 5 anni di detenzione in carcere riesce ad ottenere la detenzione domiciliare. E cioè la possibilità di scontare il resto della pena inflitta (sul totale di 25 anni e 4 mesi comminati complessivamente per ulteriori reati minori commessi in concorso con gli altri terroristi nel medesimo fatto di sangue) comodamente presso la propria abitazione. Ed è proprio da casa sua che, probabilmente, la Saraceni ha potuto presentare l’istanza per accedere al Reddito di Cittadinanza. Domanda accolta dall’INPS nonostante gli arresti domiciliari a seguito di condanna definitiva, non  ancora scontata completamente.  E come si è potuta verificare una situazione così grave e imbarazzante?

Semplicemente per una palese e macroscopica leggerezza e per le omissioni del dettato legislativo del Reddito di Cittadinanza, che stabilisce che tale provvedimento non  può essere erogato a chi abbia ricevuto una condanna penale nei (soli) 10 anni precedenti. Per tale motivo la domanda di sussidio della terrorista è stata accolta dall’INPS nel mese di Agosto scorso, in ragione di Euro 623,00 mensili e in quanto la sentenza di condanna della Saraceni fu pronunciata nel corso dell’anno 2007. Cioè a dire, dodici anni or sono. Nel nostro caso, dunque, La Saraceni sarebbe già da due anni fuori dalle ” maglie” della previsione di Legge e quindi abilitata, a tutti gli effetti, a percepire il Reddito di Cittadinanza.

Una follia pura !!! Incompetenza assoluta del Legislatore che ha inteso, di fatto, “riabilitare” una persona condannata a 25 anni e 4 mesi di carcere per un delitto esecrabile, nonostante questa stessa persona  stia ancora scontando (pur se agli arresti domiciliari) la pena prevista  per il reato principale di concorso in Omicidio volontario e partecipazione a banda armata.

In tal modo mettendo lo Stato Italiano nell’imbarazzante e assurda condizione di sovvenzionare con denaro pubblico una persona che si è “distinta” nella lotta armata per abbattere le Istituzioni, attraverso atti terroristici cruenti ,culminati con l’assassinio di un autentico e ignaro servitore dello Stato.

La Redazione di Campo Sud attiverà ogni strumento di civile e democratica pressione sulle forze politiche presenti in Parlamento, affinché sia al più presto revocata la concessione delle provvidenze alla terrorista Saraceni e cancellata questa norma ignobile che regola il Reddito di Cittadinanza, le sue condizioni di accesso e di fruibilità.

 

C A R L O      L  A M U R A