venerdì, Gennaio 10, 2025
Home Blog Page 105

Coronavirus, Unarma (Associazione Sindacale Carabinieri): “parere della IV Commissione difesa: “Un secondo colpo di mano dopo Nassiriya?”

0

“In queste settimane di piena emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19, mentre migliaia di persone appartenenti alle Forze Armate e al corpo della Polizia rischiano la propria vita in mezzo alle strade, negli ospedali e nei luoghi strategici della Nazione a difesa della sicurezza nazionale e vigilando affinché i cittadini rispettino le disposizioni dettate per il contenimento dell’epidemia del coronavirus, nelle stanze parlamentari si sta consumando l’ennesimo tradimento ai danni dei militari, “di quelli di grado inferiore” che, anche in questo periodo di crisi sanitaria, adempiono al proprio dovere in modo esemplare.

Infatti, con un parere approvato all’unanimità in Commissione Difesa del Senato (Resoconto sommario n. 56 del 26/03/2020), si è chiesto al Governo di valutare, “in conformità con quanto previsto in situazioni analoghe per le altre amministrazioni dello Stato, di garantire forme di tutela, in sede civile e penale, nei confronti dei responsabili delle strutture delle Forze armate (compresa l’Arma dei carabinieri), limitando la loro responsabilità qualora questi abbiano assolto agli obblighi di informazione del personale sui rischi di contaminazione da agenti virali, e gli ordini emanati siano conformi alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie”.

E così, mentre i militari sono chiamati al rispetto degli ordini superiori (in verità emessi in modo del tutto confuso, contraddittorio e raffazzonato) in situazione di estrema incertezza e senza che vengano loro garantite le necessarie misure e condizioni di sicurezza, i parlamentari – che dovrebbero occuparsi di ben altre emergenze, sanitarie ed economiche, che in questo tragico periodo stanno affliggendo il popolo italiano

– non hanno trovato di meglio che proporre una sorta di impunità per i gradi superiori delle Forze Armate, che si ritroverebbero così ad essere profumatamente pagati senza avere alcuna responsabilità nei confronti dei sottoposti nel caso in cui questi ultimi dovessero contrarre il coronavirus dopo aver adempiuto a ordini e direttive emanate in violazione delle norme di prevenzione e di salvaguardia dell’integrità fisica degli inferiori in grado.

Non possiamo sottacere ne sopportare che questa vergogna venga perpetrata ad esclusivo danno della stragrande maggioranza dei militari che stanno combattendo in prima linea e a vantaggio di una “casta”, che da una parte sta facendo di tutto per non far equiparare i militari al resto degli impiegati civili dello Stato ma, dall’altra, tenta di appropriarsi delle norme di salvaguardia proprie dei dirigenti dello Stato, al fine di ottenere, così, una totale immunità anche nel caso di inadempimento ai doveri che incombono sui superiori. Noi conosciamo il valore della gerarchia; sappiamo cosa significhi obbedire ad un ordine; siamo ben consci che, con il giuramento, ci siamo impegnati (e sempre ci impegneremo) ad operare per assolvere i nostri compiti con assoluta fedeltà alle istituzioni della Repubblica italiana, anche a rischio di sacrificare la nostra vita; porteremo sempre alto il nostro senso di responsabilità ed il sentimento di solidarietà che sono stati sempre i cardini dell’Arma dei carabinieri sin da quando essa è stata fondata.

Non possiamo però accettare di essere lasciati da soli da quelle istituzioni che noi per primi tuteliamo e difendiamo, che vorrebbero cancellare con un colpo di spugna le norme della Costituzione, delle leggi e dei Regolamenti che impongono ai superiori in grado di dare, essi per primi, l’esempio del rispetto della disciplina e dell’osservanza dei regolamenti e di assicurare ai subordinati il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione.

Chiediamo, pertanto, che le forze politiche non diano seguito al disonorevole parere approvato dalla Commissione Difesa del Senato, e sin d’ora promettiamo a tutti i militari che nulla sarà lasciato intentato affinché tale abietta norma, se approvata, venga posta nel nulla dai competenti organi giurisdizionali, perché non si ripeta un’altra Nassiriya!”.

E’ quanto fa sapere in una nota inviata alla stampa la Segreteria Nazionale di UNARMA, Associazione Sindacale Carabinieri.

Taglialatela (associazione Campo Sud): “Comune e Regione attivino tessera alimentare”

0

“Al fine di evitare l’esplosione di quella che può divenire una vera e propria bomba sociale, la Regione Campania ed il Comune di Napoli si attivino per predisporre quanto prima una “tessera alimentare” da destinare alle famiglie più indigenti dei quartieri popolari di Napoli e dell’hinterland napoletano che oramai, in molti casi, già da quasi un mese non percepiscono alcun introito.
Già diversi momenti di tensione si sono verificati quest’oggi all’esterno di qualche supermercato della città.
Questo eviterebbe da un lato l’aggravarsi di una situazione già di per sé critica e dall’altro che parte della politica possa soffiare sul fuoco e speculare quando la situazione sarà già irrimediabilmente compromessa”.
È quanto dichiara in una nota l’on. Marcello Taglialatela, Presidente dell’associazione culturale Campo Sud ed esponente della destra sociale napoletana.
“La tessera potrebbe essere utilizzata per l’acquisto esclusivo di beni di prima necessità in determinate attività commerciali che si andrebbero a convenzionare. Vi è un numero elevato, purtroppo, di nuovi poveri che si sta andando a delineare tra artigiani, lavoratori autonomi, giovani professionisti che hanno bisogno di risposte immediate e celeri da parte delle Istituzioni.
La Regione ed il Comune potrebbero, tra l’altro, attivare un fondo specifico, con conto corrente dedicato, sul quale i cittadini che possono dare un aiuto potrebbero versare contributi direttamente ai due Enti per aumentare la capacità operativa dell’iniziativa e realizzare questo processo di solidarietà. Donazioni che andrebbero ad implementare il budget che glie Enti Pubblici dovrebbero stanziare per realizzare quello che appare una misura indispensabile e non rinviabile”.
Conclude la nota dell’on. Taglialatela.

“Cura Italia”: il dramma nazionale richiederebbe interventi più vasti

0

E così, dopo lunghi ed estenuanti tentennamenti e ben sette Decreti Legislativi approvati a ripetizione e in maniera convulsa e approssimativa negli ultimi 15 giorni, la “navicella” del Governo è giunta in porto con il suo “carico” da 25 miliardi di Euro, destinati a fronteggiare la terribile epidemia di CORONAVIRUS e i suoi effetti devastanti sulla nostra salute e sull’economia del Paese.
Settimana dopo settimana, duramente incalzati da una opposizione parlamentare finalmente più coesa e univoca che ha sempre richiesto a gran voce e con determinazione provvedimenti immediati per oltre 30 milioni di Euro, il Governo Conte 2 si è “piegato” alla drammatica realtà e ha approvato il Decreto “CURA ITALIA” per complessivi 25 Miliardi di Euro, salvo ulteriori ripensamenti e sforamenti già annunziati per il prossimo mese di Aprile. O forse anche prima! A dimostrazione della inconsistenza delle risorse fin qui impegnate, rispetto a un dramma nazionale che richiederebbe interventi di più vasta portata.
Un risultato significativo, tuttavia, quello incassato dalle opposizioni di Centro-Destra che solo agli albori della crisi vedevano il Presidente del Consiglio, i Ministri Economici e l’esangue Ministro della Salute (sich!) cocciutamente arroccati a difendere la proposta confezionata dall’Esecutivo di impegnare non più di 4,5 Miliardi di Euro, ritenuti più che sufficienti a fronteggiare una “belva famelica” come l’epidemia di COVID 19, che aveva già messo in ginocchio la Cina e gran parte dei Paesi del sud est asiatico. E che solo oggi, a distanza di poco più di 15 giorni, si è pericolosamente e repentinamente propagata in oltre 50 stati di ogni parte del globo terrestre.
Incapacità, ignoranza, supponenza e delirio di onnipotenza di una classe politica governante che sta “dando il meglio di se” in questa occasione tragica ed esasperante. Come si è potuto, ad esempio, sottovalutare le condizioni catastrofiche della Sanità italiana in termini di inadeguatezza dell’edilizia ospedaliera e dei suoi presidi sul territorio, sopravvissuti alle robuste cure dimagranti disposte da governi miopi e cialtroni negli ultimi 10 anni? Come può essere affrontata questa guerra con il più subdolo dei virus, con centinaia di ospedali dismessi e il risultato conseguente di diverse migliaia di posti letto tagliati inopinatamente e colposamente su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alle Regioni del Centro-Sud a seguito del deficit di bilancio certificato per le Regioni Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e chi più ne ha più ne metta? Come è possibile tentare di arginare un virus così virulento con un Servizio Sanitario Nazionale che, sarà pure riconosciuto tra i migliori al mondo, ma che affronta una epidemia con le armi spuntate di un organico sottodimensionato che sopporta oltre 20 anni di mancate assunzioni di medici, infermieri e personale tecnico-sanitario, oggi indispensabili più dello stesso ossigeno terapeutico per i nostri ammalati?
Come è possibile, in piena emergenza sanitaria, lasciare senza adeguati presidi di protezione i nostri medici e tutto il personale dei pronto soccorso, delle Terapie intensive e rianimazione, dei reparti di malattie infettive dei nostri Ospedali? Come è possibile che le strutture ospedaliere, per quanto numericamente insufficienti, siano prive o fortemente carenti di respiratori meccanici, necessari per la sopravvivenza degli ammalati di coronavirus ed altre gravi patologie?
Come è possibile che uno dei paesi tra i più industrializzati del mondo non riesca autonomamente a convertire una parte del sistema produttivo nazionale per far fronte alle esigenze prioritarie della sanità pubblica? Perché ci si ostina e si perde tempo prezioso nell’acquisto in altri Paesi delle tute da lavoro, mascherine e respiratori necessari e adeguati alle attività di assistenza dei nostri operatori sanitari? E ciò soprattutto quando appare ormai chiaro a tutti che i paesi fornitori riservano queste attrezzature sanitarie per le proprie necessità di contrasto dell’epidemia, ormai divenuta pandemia. Basterebbe riflettere sul recente rifiuto di Francia, Germania e Turchia che sono arrivati al punto di respingere ordini di acquisto già liquidati dal Governo Italiano. O peggio ancora come il furto di materiale sanitario spedito in Italia via aerea dal governo Cinese per i nostri ospedali in grave sofferenza, sequestrato proditoriamente nel corso di uno scalo tecnico in un aeroporto della Repubblica Ceca. Una grande Europa solidale, non c’è alcun dubbio !!! E come tacere il vergognoso e demenziale tentativo di “autorevoli” esponenti di governo e Leaders dei partiti di maggioranza di far passare e diffondere dichiarazioni rassicuranti sulla scarsa virulenza del Coronavirus, paragonandone gli effetti alle più note e ricorrenti epidemie influenzali dei nostri mesi invernali. Dichiarazioni scellerate e senza alcun fondamento scientifico che hanno inopinatamente contribuito a diluire la percezione reale del pericolo e al conseguente propagarsi del contagio su vasta scala. Dichiarazioni troppo spesso avallate da un manipolo di presunti scienziati o esperti della materia, fortemente inclini alle riprese televisive, impegnati a gettare acqua sul fuoco e confermare le castronerie del governante di turno, piuttosto che impegnarsi sul fronte dei contagi o nella ricerca spasmodica di una terapia efficace per sconfiggere il morbo.
Questo il quadro desolante della nostra recente storia nazionale. Una storia fatta di tanto dolore. Quello delle famiglie che han perso tragicamente un congiunto. E che troppo spesso non conoscono neanche il luogo di sepoltura dei propri cari. Ma è anche la storia scritta giorno dopo giorno da tanti medici, infermieri e operatori sanitari che, in una situazione così tragica e per certi versi paradossale del nostro Servizio Sanitario Nazionale, sono capaci di supplire con capacità professionali uniche e indiscutibili, con una umanità non comune e con senso del dovere elevato sino al sacrificio della propria vita, alle criticità e alle distorsioni prodotte dalle politiche di depotenziamento e smobilitazione della Sanità Pubblica.
Un barlume di luce in tanta drammaticità e sofferenza ci è data dalla decisione (si spera non tardiva) della Commissione Europea di sospendere i vincoli stringenti di bilancio imposti ai Paesi membri dell’U.E. dal cosiddetto Patto di Stabilità. Questa decisione, in altri tempi e per altre circostanze pur rilevanti, praticamente mai assunta, consentirà ai singoli stati dell’U.E. colpiti dagli effetti della pandemia, di impegnare risorse eccezionali in campo sanitario per sostenere adeguatamente la lotta al coronavirus, nonché misure di soccorso e sostegno al reddito per cittadini e imprese danneggiati dall’evento morboso. Le prossime settimane ci diranno se il Governo avrà il coraggio e soprattutto la capacità di approfittare della favorevole opportunità offerta dalla Commissione Europea per uscire dalla crisi e avviare una ricostruzione autentica e profonda del nostro Paese.

Prove generali

0

Guardo all’Italia di oggi: irriconoscibile per il suo troppo isolamento e per la troppa gente in giro, per quell’Italia arcobaleno, ma orfana della sua Festa del Papà, per le sue mille facce che, forse, è il costume degli Italiani, per l’abitare i propri balconi per essere restati tutti a casa e per l’affollare i parchi per prendere una boccata d’aria, ora che pare non si neghi più nemmeno ai carcerati.Mentre tutti preparano manicaretti da mettere più sui social che sulle tavole e diventano pittori di arcobaleno, ideatori dell’”andrà tutto bene” e del “ce la faremo”, fedeli osservatori e ligi dispensatori del DPCM “restiamo a casa”, scopriamo che l’ATM milanese aumenta le corse della metropolitana, che i Navigli di oggi non sono meno popolati dai baretti a Chiaia di ieri.
Situazione che ha portato il governatore Attilio Fontana, in accordo con la Protezione Civile Cinese a chiedere un’ulteriore stretta al Governo, un totale lock down. Già attuata dal Presidente della Campania De Luca, già Commissario straordinario per la Sanità campana. Forse, proprio per questo.
Solo che i Cinesi vengono da una Nazione in cui vige una dittatura, in Italia c’è chi impugna davanti al TAR una ordinanza regionale per fronteggiare un’emergenza – forse pandemica – perché non si potrà più correre al parco per un po’.
Guardo all’Italia, popolo di teatranti, e mi sovviene il ricordo de “’O scarfalietto” una commedia del teatro di Scarpetta, il tormentone della ballerina Emma Carcioff “la prova generale, la prova generale, la prova generale”.
Dopo secoli in cui siamo stati calpesti e derisi e abbiamo provato ad essere tutti fratelli d’Italia, proprio nel giorno della proclamazione dell’unità nazionale, 159 anni orsono, un altro strappo tra il Nord e Sud della penisola si consuma. Proprio in piena emergenza sanitaria mondiale del Covid-19, che ci dovrebbe “livellare” tutti.
A Napoli hanno sperimentato l’efficacia del Tocilizumab, farmaco impiegato per combattere l’artrite reumatoide che pari sembri funzionare anche sul e contro il Coronavirus, per dirla con la stretta attualità, e di lì la segnalazione all’AIFA affinché ne approvi l’uso. Quanto basta per far vomitare bile al prof. Galli della Loggia, virologo lombardo, che pare non abbia digerito quanto fatto dall’equipe partenopea e che possa salvare la vita di tanti suoi conterranei in primis alle prese con una situazione drammaticamente mortale. Forse per un fatto di tempistica, forse per un fatto di prestigio deontologico, forse (più) per un “provincialismo”, ma è sembrato che certi medici siano più avvezzi a dare spettacolo che salvare vite umane. Anche nel giorno dell’unità nazionale.
Se questo è il popolo, i rappresentati dell’esecutivo Conte bis non sono immuni da contraddizioni che farebbero ridere, se la situazione non imporrebbe d’ufficio il pianto. Dai decreti delle mezze misure allo slittamento di tasse e imposte, dalla chiusura totale, ma ad orario, dei locali alla libera circolazione dei mezzi pubblici, dall’invio di tonnellate di mascherine al far rimanere senza persino medici ed infermieri. Che è un poco come voler mandare i nostri soldati senz’armi nelle retrovie a parlare di pace ed oggi trasformati in becchini per l’occasione. Al comando del capo della Protezione Civile Borrelli che quotidianamente e puntualmente sgrana il Rosario per la conta dei morti ora che i vivi non possono farlo più nemmeno nelle chiese.
D’altronde come si può pensare di fare diversamente se 500mila tamponi prodotti da un’azienda farmaceutica di Brescia, nel focolaio Lombardia, partono dalla base americana di Aviano alla volta degli Stati Uniti? Tamponi che avrebbero potuto soddisfare la domanda di tutto il nord-Italia, colpito molto duramente dalla pandemia, ma il numero uno della Protezione (!) Civile riferisce che l’Italia, per il tramite di Consip, ha acquistato 390mila tamponi che saranno assicurati a tutte le Regioni. Però occorre restare in casa perché si potrebbe essere portatori sani e asintomatici del virus, a nostra insaputa e che non sapremo mai perché al tampone si accede solo in caso di una sintomatologia.
Scene degne di un pessimo delirio e che non accennano a finire: a scuola non si andrà prima di maggio, se mai si andrà più. Tutto fa pensare che il decreto “restiamo a casa” lascerà il posto ad un altro decreto, simile e uguale, quasi sicuramente con maggiori strette. Stessa sorte per il decreto Salva Italia. Ammesso che, tra decreti, decretoni e decretini, resti ancora qualcosa da salvare. Magari è tutta una messa in scena per terrorizzare la gente, per provare a far passare misure che in tempi di pace darebbero vita a delle rivolte ma non in Italia, per distruggere quel poco di Italia che resta, quella delle eccellenze e delle altrui contraffazioni. Quella Italia che tutto il mondo ci invidia, tanto da imitare persino questo esecutivo e provare a perdere tempo nella lotta al virus, come noi. Le cui prime vittime sono ancora, instancabilmente il Nord e Sud della stessa terra o, meglio, più l’avanti ed il didietro della stessa faccia. Delle mille italiche facce. Forse è ancora alla prova generale anche questa nostra Italia.

Coronavirus. Il Sindacato di Polizia UPL Sicurezza scrive a De Luca: “tampone preventivo per uomini e donne in divisa”

0

“Per accertare che chi garantisce ogni giorno con il rischio della propria vita l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, sia scientificamente escluso che possa essere un soggetto infetto, anche asintomatico”.

La sezione napoletana del Sindacato di Polizia UPL Sicurezza, attraverso il suo Segretario Generale Roberto Massimo, ha inviato nelle scorse ore una lettera indirizzata al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca per chiedere al Governatore “di accertarsi che chi garantisce ogni giorno con il rischio della propria vita l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, sia scientificamente escluso che possa essere un soggetto infetto, anche asintomatico, predisponendo un tampone preventivo per la sicurezza degli uomini e delle donne in servizio”.
“I poliziotti – si legge nella lettera- come dispone l’art. 7 del decreto legge n. 14/2020, anche se hanno avuto contatti con soggetti risultati positivi al “Coronavirus”, in assenza di sintomatologia specifica, non vengono posti in quarantena e continuiamo a lavorare al servizio della collettività.
Per questo Le chiediamo di far eseguire, il prima possibile, i tamponi sui poliziotti impegnati sul nostro territorio, poiché non vorremmo essere noi stessi, senza saperlo, a costituire un veicolo di contagio.
Casi di positività tra i poliziotti ci sono, anche con epilogo drammatico, nonostante i nostri allarmi nei confronti di alcuni dirigenti indifferenti e sordi ma con le radioline accese per informarsi del loro percorso di carriera.
Il Segretario dell’ UPL Sicurezza ci ha tenuto, infine, a rimarcare al Presidente De Luca anche la incongruenza della ultima autodichiarazione compilabile che “porta ad escludere, da parte dei soggetti che la compilano, positività al virus, senza magari che gli stessi abbiano mai fatto il tampone”.

Quando tutto questo sarà finito ricorderemo di chi ci ha voltato le spalle?

0

Ma quando tutto questo sarà finito ci ricorderemo di chi è stato a fianco dell’Italia e di chi invece ci ha deriso sbattendoci le porte in faccia? Israele e’ stato il primo paese che ha interrotto i voli da e per l’Italia. Americani ed Europei ancora non si decidono a muovere un dito per noi. Di colpo chi ancora non aveva capito si è reso conto che il mondo occidentale persegue solo il profitto e ha dismesso ogni valore di solidarietà’. Ma ci dovremo anche ricordare dei nemici del paese che continuano a far del male all’Italia. Di quelli che vivono in mezzo a noi ma che non hanno nessun valore o ideale positivo. Emergono nei momenti di crisi i valori di appartenenza e scompaiono i disvalori di chi ha fatto dell’odio una bandiera. I medici ed il personale parasanitario sono gli angeli del momento,come in altri momenti lo sono stati i vigili del fuoco o le Forze dell’ordine. Categorie sociali sottopagate, perseguitate ed esposte in tante occasioni al publico disprezzo, ma quando servono ci sono e rispondono presente Passata la bufera il paese va “ripulito” da tutti i ciarlatani che si sono autoproclamati leader, senza averne ne’ titolo e tantomeno capacità. Va “ripulito” da chi odia il tricolore, da chi si dimentica radici, tradizioni, cultura e civiltà di un Popolo faro di luce nella storia del mondo. Va “ripulito” anche da una certa chiesa che in combutta con la politica ha messo a repentaglio le radici della nostra religione Cristiana. Va “ripulito” dal sistema delle banche che strangola l’economia e non aiuta il sistema paese a crescere. Oggi stringiamo i denti e sconfiggiamo il Covid 19,ma da domani cambiamo l’Italia definitivamente.

Ri(s)catto meridionale

0

Ci hanno provato. Ancora. Ininterrottamente dal 1861. Dando ulteriormente prova di grande fantasia e abilità sfiorando il goffo e a tratti il ridicolo.
L’ultimo ri(s)catto meridionale, sorta di accanimento terapeutico per il Meridione da parte dei fratelli nordici, passa niente meno che attraverso il cervellone nazional-meridionale, ricorrendo al neurone post-borbonico, millantando addirittura una scoperta globale in grado di salvare la specie umana, ma in realtà si scopre essere una bufala, non certo quelle autentiche e genuine dell’agro-aversano, ma delle medesime dimensioni.
Sono state riempite le pagine di ogni quotidiano del Belpaese e le cronache nazionali per dire che un team di ricercatrici universitarie tutte meridionali, manco fosse questo il vero contagio, aveva isolato il Coronavirus, la sola cosa cinese (?) che funziona e… resiste.
E giù di lì a “beatificare” l’origine meridionale delle ricercatrici che faceva davvero pensare che fosse la loro provenienza il vero virus da cui guardarsi e non la malattia cinese che ha seminato morte e contagio in tutto il globo terrestre.
Addirittura in una sinistra atmosfera buonista che fa tanto politically correct alla ricercatrice moliSANA che ha prestato i propri neuroni nonostante la firma del co.co.co quindi precaria, è stato offerto una regolarizzazione della propria posizione lavorativa (nessuno ha mai detto che si tratta di un contratto a tempo indeterminato) pur lavorando a Roma, in quella centralissima capitale d’Italia dove ancora vige quella regola secondo cui la meritocrazia non è la consuetudine né il metro di valutazione di questa bella Italia, ma il premio da dare non solo al merito appunto, ma soprattutto (anche) alla fortuna. Ma precaria fa molto più sinistra che fa molto più buonista che va molto più di moda che dà molte più garanzie.
Poiché detta bufala è durata il tempo di una puntura pur sperando nella propria diffusione (auspicando noi) solo nell’italica nazione e non ottenendo il risultato desiderato nemmeno attraverso il silenzio complice del Provenzano ministro del Sud (non è già questa una dis-crimi-nazione?), ci hanno spedito le “sardine”, presto rivelatesi sarPDine. Che se si è ben capito chi siano, non è altrettanto chiaro cosa vogliono e cosa facciano davvero, ma tuttavia sono ricevute al Senato, nelle istituzioni al pari di come Grillo, ideatore politico del (fu) Movimento 5 Stelle, è ricevuto in Commissione Giustizia, in Commissione Bilancio e nelle Ambasciate (cinese, ma solo in tempi non sospetti).
E se le sarpdine non erano a bordo del famigerato Britannia per mere questioni anagra-fiche, acclaratamente vi era qualche loro “padre-creat(t)ore”.
Sembra già vederle le SarPdine reclutate per la conquista del Meridione e di Napoli sua capitale al grido euro-italiota di “lavorare di meno e guadagnare di più”.
Quindi, coloro che nulla rappresentano se non il loro essere nulla, tra un “flop” a Scampia ed una magistrale moria in Piazza Dante, riescono a fare persino peggio del p.c. (primo cittadino) e dell’autoctono di provincia e bis-ministro e vice Di Maio dove, davanti agli stabilimenti (ormai in chiusura) della Whirlpool, il Ministro aveva promesso la risoluzione della crisi quindi lo scampato pericolo della chiusura dello stabilimento (poi avvenuta) e l’altro, seppur povero di idee, aveva ripiegato sull’immarcescibile “bella ciao”. Tanto per non fare niente.
Matteo Santori, sarpdina capo, fresco di convocazione di palazzo, in ossequio ai suoi predecessori inetti e sulla scia della coerenza (del non fare nulla) si è limitato a indossare la maglietta della Whirlpool, in barba ai tanto criticati simili atteggiamenti, non quella dei lavoratori, ma solo una t-shirt bianca con la scritta “Napoli non molla” facendo sapere che “non spetta a loro trovare le soluzioni della crisi”. Poi, tronfio come un kapo, scopre l’acqua calda affermando che “la mancanza di prospettiva e la disoccupazione sono i problemi principali. Non sta a noi risolverli, ma conoscere, approfondire e provare a dialogare con quella parte di società che si allontana dalla politica” sono i loro obiettivi. La via? Un flash-mob contro la presenza di Salvini in città. Che non è stato Ministro del Lavoro né è più al governo.
A questo punto viene da chiedersi cosa vogliono tutti questi “sudici” avvoltoi da questo Meridione incapace di risollevarsi, perennemente in ginocchio e piagnone, ma a cui nessuno ha tentato almeno di spiegare gli ultimi dati SMIVEZ ovvero quello secondo cui una famiglia meridionale preferisce far studiare la propria prole in una Università del Nord Italia in quanto i costi da sostenere sono addirittura minori. Perché le risorse stanziate alle Regioni meridionali sono dunque di meno rispetto al Nord quindi l’offerta formativa è minore se non scarsa e tuttavia non è singolare il caso secondo cui le giovani menti laureate che trovano impiego al Nord, anche se formatesi nel Sud dello Stivale, siano cervelli in gamba nonostante le minori possibilità. Forse solo con una maggior voglia di riscatto. E non me ne voglia Saviano che li vede tutti come fanciulli criminali.
Nessuno è venuto a spiegare al Sud che tra poco più di un mese si terrà in tutta la Nazione un referendum costituzionale per tagliare i parlamentari che non significa taglio di poltrone e nemmeno risparmio (l’equivalente di un caffè al giorno) visto che tra i propositori vi è lo staff più costoso dell’intera vita repubblicana, ma significa che si avrà sempre meno rappresentanza in sede di governo, si legga di comando, che significa che maggiore sarà la possibilità di corrompere e, soprattutto, che regioni come la Basilicata o lo stesso Molise della ricercatrice precaria e premiata non avranno più voce in capitolo.
Mi chiedo cosa ne sanno le sardine di Meridione se al Sud sono venute solo per le vacanze; se l’offerta formativa è bassa e direttamente proporzionale alle risorse stanziate, eufemisticamente per dire che fa schifo, come fanno a proporre l’Erasmus interno.
Eppure, di eccellenze meridionali che insistono e resistono il territorio ne è pieno. E non sono dentro i palazzi, ma spesso dentro le ambulanze assaltate che tuttavia salvano una vita. Dentro un pronto soccorso dove si lavora con mezzi di fortuna o con mezzi messi a disposizione dalle proprie tasche riempite solo del proprio lavoro, in una scuola di confine non sentendosi supereoi, ma testimoniando con la costanza della presenza quotidiana il proprio essere speciale, indossando una divisa ed essendo già derisi quando solo accompagni tuo figlio a scuola. Sono quelle eccellenze meridionali che non scendono in strada con pistola e coltelli ma se in mano hanno una moneta la investono in un caffè sospeso. Ciò che nel resto d’Italia nemmeno si sa cosa sia.
Il Sud è pieno di problemi, ma non molto differenti dall’evasione fiscale padana o della criminalità appaltatrice dell’Expo, la crisi idrica pugliese non è molto differente da quella vissuta dal Piemonte in questo inverno, quella parlata napoletana e siciliana che ha il riconoscimento di essere considerata lingua rispetto ai dialetti veneti. Quel Sud che aveva già fondato il Banco di Napoli quando altrove si faceva ricorso al baratto, quel Sud che pullula di palazzi e parchi reali a dispetto della palude diffusa altrove, quel Sud già fiorente repubblica commerciale quando altrove non si riusciva nemmeno a comunicare.
Se non si capisce che il Meridione è la vera ricchezza (inesauribile visto che da esso si attinge da oltre 150 anni) soprattutto attraverso l’erario, lo sfruttamento del suolo con la creazione di aziende fantasma che producono solo l’evaporarsi del “finanziamento”, ormai ridotto anche a “cimitero della monnezza”, se non provate a volere il suo bene ve lo trascinerete dietro sempre a mo’ di appendice territoriale, espressione geografica di “alè-magna” memoria, se queste sono le vostre volontà lasciate almeno risolvere a noi stessi i nostri problemi. Di sardine che abboccano, ormai, ce ne sono pure troppe.

Bisogna stare dalla parte giusta: del diritto e della legalità

0

È davvero singolare leggere analisi sociologiche sostanzialmente giustificazioniste in favore del giovane rapinatore freddato a Napoli nel corso di una rapina da parte di un altrettanto giovane carabiniere mentre era in auto con una sua amica al centro di Napoli. E’ ancora più singolare che alcune di queste provengano da destra (uso il termine per comodità).
A Napoli la criminalità è fuori controllo. Centinaia di bande armate si contendono l’intero territorio, si dividono le piazze di spaccio vendendo morte ai giovani e meno giovani, taglieggiano le attività economiche già estremamente precarie, minacciano la vita di chi si oppone. In molte zone le Forze dell’ordine non entrano da anni e se devono fare un arresto si organizzano con tecniche e mezzi militari.
Ad un livello più alto la malavita organizzata gestisce bar, cinema, ristoranti, alberghi ed attività di ogni genere.
Dispiace per la morte di un giovane, sempre e comunque.
Tuttavia la sua vita era già segnata dalla sua scelta nel solco di una tragica ”tradizione “ familiare.
Ci sono migliaia, decine di migliaia di giovani nelle zone a rischio delle nostre città: studiano, lavorano, si sacrificano, lottano per un futuro dignitoso.
Semmai i co-responsabili della perversione nella direzione della “cultura” camorristica sono gli autori di film e serie tv che hanno “creato” divi ed esaltato di fatto modelli criminali ai quali molti si sono riferiti ed adeguati, fosse anche solo intanto nel modo di parlare, di vestire, di tatuarsi
La spedizione armata contro la Caserma dei CC completa il quadro della pericolosità della criminalità napoletana giunta al livello dei Narcos sudamericani.
In definitiva si tratta di stabilire senza equivoci da che parte stare, senza se e senza ma.
Rammento in proposito la posizione del MSI e, segnatamente, di Almirante che giunse a proporre la pena di morte.
Chi condivide Valori essenziali della Comunità sarà sempre dalla parte della gente onesta e mai dei criminali dunque.
Il relativismo sociologico non ci appartiene.
Poi si potrà e si dovrà parlare di tutto: delle carenze della Societa’, dello Stato e delle sue strutture, dei servizi sociali e quant’altro, ma sempre dalla parte giusta, quella del diritto e della legalità.

Chiudete le Borse

0

Chiudete le borse. Lo so sembra una follia ma se si isolano le persone per paura del contagio le cui risultanze sono imprevedibili (quarantena, malattia, guarigione, morte) perché, visto che le borse non sono esenti dal contagio, anzi, con conseguenze oredibili ed attese, non possono essere poste anch’esse in quarantena? I potenti del mondo possono prendere in esame questa possibilità sottraendo i cittadini, già provati dalle limitazioni pesanti della libertà, dalle pesanti perdite delle borse: come dire oltre al danno la beffa. Oltretutto i governi potrebbero rendere così solidi i provvedimenti economici pensati dopo per tutti gli imprenditori, ma lasciando a secco i risparmiatori che hanno, grazie alle banche, et similia, investiti in borsa i loro risparmi. Ora mi domando che differenza c’è tra il rischio di impresa, risarcito delle perdite da contagio, ed il rischio di borsa ignorato, anzi detestato dai governi di sinistra. Il solito colto mi dirà che gli imprenditori sono datori di lavoro dimenticando che gli investimenti in borsa vanno appunto (dalla Fiat alla Deutsche Bank) a società datrici di lavoro. Quindi non parrebbe strano a nessuno se i Governi soccorressero senza distinzioni gli imprenditori ed i risparmiatori che investono in borsa, considerato che in ambedue i casi starebbero proteggendo posti di lavoro, se questa è la ragione dell’intervento con i soldi dei contribuenti, ben sapendo che sarebbero soccorsi anche i capitalisti.

Svelati

0

Spente le luci, smontati i palchi e le passerelle, ammainati gli striscioni e le bandiere a Scampia ripiomba il silenzio, rotto solo da un altro pezzo di un’altra vela rotta dal rumore delle ruspe che, dopo la polvere e il fumo, creano calcinacci.
Per quaranta giorni i calcinacci abiteranno ancora quella Scampia più volte distrutta, poi saranno portati via. Per sempre. Come i suoi abitanti, già sfollati a seguito del sisma del 1980. Si salverà solo la vela Azzurra che sarà riqualificata per fare spazio ad uffici della Città Metropolitana che sarà popolata ancora da quella gente che, senza bonifiche e salvataggi di sorta, a Scampia è riuscita a vivere e a sopravvivere e a testimoniare che esiste anche un altro volto di quella divenuta la piazza di spaccio più grande d’Europa, dove i bambini giocano a fare i boss sui tetti dei “mostri di cemento”, dove quelle che dovevano essere un giardino verticale con richiamo ai caratteristici vicoli di Napoli sono diventate un magazzino della droga.
Le musiche e le danze liberatorie offerte da quelli che – cresciuti lì – ce l’hanno comunque fatta sono state precedute dalle parole della politica, da quella politica che non ha atteso la fine della festa per andare via e che tornerà tra quaranta giorni. Quella politica andata via troppo presto da Scampia e che, grazie proprio alla sua presenza intermittente, ha lasciato che lì si radicasse l’antistato. Ha lasciato orfani e con poche guide quei “figli delle vele” a cui si fa visita una tantum, ogni cinque anni, ogni volta che un’altra morte “rumorosa” si impossessa di loro.
Loro che guardano con occhi lucidi di gioia mista a rabbia quel palazzone come fosse un mostro malefico, assistono ancora increduli alla distruzione di quell’ammasso di ferro e cemento che fino a poco prima era stata la loro casa, quel rifugio inerme e protettivo che viene giù a sporcare le loro magliette e i loro cappellini marchiati “NARCOS”. L’illusione permeata e cucita addosso.
Allora distruggere i palazzoni divenuti simbolo di degrado e illegalità diventa un poco come parlare con i muri, penzolanti, inzuppati e che hanno bisogno di essere puntellati, sostenuti, ricostruiti se non si vuol ridurre tutto in un polverone che, opportunamente e opportunisticamente diradato, viene solo guardato dissolversi, perdersi, scomparire.
Tra quaranta giorni non ci sarà più ferro, né cemento, né amianto, ma rischia di non esserci nemmeno traccia di quella ricostruzione più volte annunciata e che non è mai arrivata, una ricostruzione, una bonifica e una rigenerazione troppe volte promessa già ad altre aree, ad altre scampìe di Napoli, ormai spazi immensi ed abbandonati all’inutilità e alla vergogna.
Quell’ammasso di ferro e cemento che, ora come allora, potrebbero fruttare danaro, sinonimo di business, con la sola certezza dell’esistenza di un Giuda traditore pronto a svendere prima che a vendere i suoi fratelli. E non per la (loro) ricostruzione.
Tra quaranta giorni anche l’ultimo mattone dovrebbe essersi polverizzato sperando che con esso non porti via anche i sogni e i desideri, i sacrifici e i progetti per poter finalmente far volare alto questa Napoli periferica, finalmente riscattata e rinata, dopo tanto doloroso e immeritato calvario.