venerdì, Gennaio 10, 2025
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Finita la bufera, è tempo di occuparci di lavoro e di tutela dei diritti dei lavoratori!!!

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Riceviamo da Vincenzo Schiavo, Rappresentante Sindacale UGL Telecomunicazioni

In una “Grande Nazione” come l’Italia, culla del Diritto e Patria di grandi Giuristi, ove la Democrazia, ossia quel gioco che tanto piace ai ben pensanti, è stata sospesa; dove la Costituzione, “quella più bella della del mondo”, è stata maltrattata proprio da coloro che spesso la richiamano conto il “nemico” politico di turno, è urgente e necessario evidenziare l’ennesimo silente, lento e inesorabile depauperamento del Diritto del Lavoro e del Lavoratori.
La pandemia ha rappresentato l’ennesimo aiuto , voluto o fortuito, che ha supportato l’azione di coloro che in questi anni han lavorato per smantellare ciò che era divenuto un baluardo, uno degli ultimi lasciati alle nuove generazioni : il nostro Sistema Sociale, creato e sviluppato nel secolo scorso con grandi sacrifici e battaglie sacrosante dei lavoratori. In Italia e tutti i Paesi Occidentali.
In nome della sicurezza e della salute pubblica, “il nostro Welfare State” è stato di fatto messo in un cassetto e forse sarà sostituito dalle nuove regole imposte dal Covid.
Vero è che di fronte ai numeri spaventosi di vittime non si poteva fare altro che fermarsi per individuare e attuare nuove metodologie di lavoro e nuovi standard di sicurezza adeguati a fronteggiare l’epidemia o contenere i contagi tra lavoratori nei propri luoghi di lavoro. Ma è altrettanto vero che, se quei numeri agghiaccianti di vittime non davano scampo in quei giorni terribili di inizio anno, in queste ultime settimane di Maggio e i primi giorni di Giugno presentano una dimensione completamente diversa e infondono la consapevolezza che, probabilmente, stiamo uscendo definitivamente dal tunnel della pandemia.
E che, a questo punto, la necessità di rimettere in moto il Lavoro con le sue dinamiche non può più attendere oltre, evitando di passare da una Emergenza Sanitaria a Emergenza del Lavoro, ancora più perniciosa dell’altra.
Pertanto sottolineo la necessità di riprendere a discutere in tutte le sedi (Istituzionali; sindacali; datoriali) di lavoro e di dinamiche lavorative, in tutti i suoi aspetti, forme e specificità. E la mia richiesta, avanzata da Rappresentante Sindacale, nasce dalla preoccupazione sempre più forte e tangibile che qualche nostro imprenditore stia utilizzando le recenti vicissitudini di ordine sanitario per ridefinire, senza un confronto serio e costruttivo con le parti sociali, ciò che potrà determinare le nuove regole e l’organizzazione del lavoro. E con esse le nuove disposizioni in materia di dove e come lavorare e quanto pagare i lavoratori. Un esempio lampante è stato ed è tutt’ora, l’utilizzo, in molte parti senza accordi sindacali, dello SMART WARKING, così come indicato in uno dei famigerati DPCM governativi. Atto dovuto in una prima fase emergenziale. Ma in molte aziende, vedasi i call center, questi argomenti di lavoro a distanza, introdotti per motivi di sicurezza e di salute dei lavoratori, determinavano immediatamente, già prima dell’epidemia di coronavirus, l’irrigidimento dei manager. Oggi giorno, i medesimi manager, stanno intravedendo, proprio nel lavoro da remoto, nuovi orizzonti di risparmio economico per le proprie imprese, assolutamente necessario in questa fase di crisi per mantenere in vita l’azienda; ma divenuto strumento per accrescere i propri guadagni successivamente al periodo di crisi epidemica. Ed ancora più utile per far lavorare di più e pagare di meno i propri addetti. Molti esempi di “razionalizzazione” gestionale vanno di pari passo con esempi di risparmio in termini di riconoscimenti economici e, in alcuni settori come quelli delle “professioni intellettuali”, si è approfittato della Cassa Integrazione (questa sconosciuta!) per trasformare da tempo pieno a tempo parziale alcuni contratti di lavoro. Spesso senza neanche comunicarlo all’interessato. Ma, tuttavia, facendo lavorare le stesse ore se non addirittura di più. Aspetto ancora più grave è la confusione generata tra lo SMART WORKING e il LAVORO AGILE, che sembrerebbero la stessa cosa, ma normativamente sono due modalità di lavoro fuori sede assai diverse. Di fatto si è solo “REMOTIZZATO” il lavoro lasciando ai lavoratori l’onere di procurarsi il supporto tecnologico, la fornitura energetica, il supporto logistico. Per non parlare delle difficoltà organizzative di lavorare nelle proprie abitazioni, sovente non grandi, ove i componenti della famiglia condividono spazi e personal computer. Insomma un arrangiarsi necessario in tempi di emergenza sanitaria, ma che non può essere un qualcosa che prosegue ordinariamente. In tal modo lasciando intravedere o meglio ipotizzare un artificioso aggiramento della legislazione del lavoro. Morale? Occorre impedire che i soliti noti (un buon numero di imprenditori furbetti e senza scrupoli) si riempiano le tasche a spese di chi sta assistendo, giorno dopo giorno, ad una preoccupante precarizzazione del mondo del lavoro. Un fenomeno sempre più evidente e pericoloso, che sta pian piano e subdolamente trasformando la civiltà e il modello avanzato del lavoro italiano, con le sue tutele e garanzie, nel modello globalizzato, senza regole e senza diritti del “Lavoro Cinese”.

Vincenzo Schiavo
Rappresentante Sindacale UGL Telecomunicazioni

Taglialatela (Campo Sud): “terzo esposto alla procura sugli ospedali Covid

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“Procedure di gara illegittime e spese per ulteriori 4milioni di euro senza gara”

“Questa mattina mi sono recato alla Procura della Repubblica di Napoli per presentare un terzo esposto per evidenziare alle Autorità di giustizia una nutrita serie di ulteriori irregolarità perpetuate dalla SoReSa in ordine alle gare per la realizzazione di 120 unità mobili di terapia intensiva.

-Costi di realizzazione lievitati di € 3.937.436 dovuti all’acquisto di attrezzature e mobilio genericamente citati.
-Affidamento di tali spese senza alcuna procedura di gara.
-Tempi tecnici non congruenti con il rispetto della legge.
-Indeterminatezza del numero di posti letto per le singole unità modulari.

Sono queste le principali osservazioni contenute nell’esposto/denunzia che dimostrano come tutta la procedura di gara sia un unicum di atti contrari alla legge”.

È quanto dichiara in una nota l’on. Marcello Taglialatela, Presidente della associazione Campo Sud ed esponente della destra sociale partenopea.

Napoli, scontri al corteo. Usip: “feriti tre poliziotti. La politica attui riforma della giustizia”

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“Chiediamo alla politica unariforma della giustizia che assicuri certezza della pena. In un giorno digrande democrazia, professionisti della piazza hanno stabilito di sprecare laloro esistenza ad aggredire la Polizia di Stato. Tre poliziotti sono rimastiferiti nel corso degli scontri”.È quanto afferma in una nota RobertoMassimo Segretario Generale U.S.I.P Napoli in merito agli scontri che si sonoverificati ieri pomeriggio tra alcuni manifestanti e le forze dell’ordine aNapoli. “Nel corso di una manifestazione statica in piazza Dante, a cui hannopartecipato circa trecento persone tra lavoratori ed esponenti di varie realtàantagoniste, disoccupati organizzati e comitati civici, circa duecentomanifestanti hanno improvvisato un corteo, vietato dall’attuale normativacovid-19, verso piazza Municipio, venendo poi bloccati in via Toledo”. “In tale frangente – continua ilSegretario dell’U.S.I.P. Napoli – alcuni dei manifestanti hanno iniziato unlancio di oggetti verso personale del Reparto Mobile in servizio, uomini chegarantiscono ogni giorno l’ordine e la sicurezza pubblica della collettivitàpartenopea. Chiediamo certezza nell’attuazione della pena, siamo stanchi diassistere, ogni qual volta assicuriamo autori di reati alla giustizia, chequesti siano rilasciati senza espiare la pena prevista”.“Ci riconosciamo – conclude ilSegretario napoletano della Usip – Uil – nelle parole pronunciate dal Capodella Polizia Franco Gabrielli, il quale ha chiesto, con fermezza, che siarrivi al più presto alla individuazione dei responsabili della vileaggressione e che gli stessi siano assicurati alla giustizia. Non è accettabileche una manifestazione sfoci in violenza gratuita. Diciamo basta, la politica decidada che parte stare”.

Giorgio Almirante e la vocazione sociale e popolare del M.S.I.

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Un ricordo dello statista Emiliano a 32 anni dalla sua scomparsa.

L’Editore del quotidiano Campo Sud, questa mattina, mi ha invitato a scrivere un “ricordo” di Giorgio Almirante, in occasione del trentaduesimo anno dalla sua scomparsa.
Mi sono immediatamente reso conto di quanto sia difficoltoso comporre un profilo di un uomo politico così autorevole, rappresentativo, carismatico e, per molti versi controverso. Amatissimo e apprezzato da tanti, così come osteggiato e combattuto sino ai limiti della persecuzione politica e personale più livorosa, strumentale e fanatica. Basti ricordare le tappe della discriminazione che subì Almirante con la fine del 2° conflitto mondiale: dalla Epurazione post bellica quale ex combattente della R.S.I. , al provvedimento di Confino a Salerno comminato dalla Procura di Roma nel 1947 in quanto ritenuto “ elemento pericoloso all’esercizio delle Libertà democratiche”. Dalle innumerevoli denunzie per Apologia del Fascismo alla conseguente revoca della cattedra di Lettere presso un Istituto scolastico statale di Roma. Dalle 2 consecutive richieste di Autorizzazione a procedere inoltrate alla Camera dei Deputati dalle Procure della Repubblica di Spoleto (per le ipotesi di reato di insurrezione armata contro i poteri dello Stato e attentato contro la Costituzione) e Milano (Tentata ricostituzione del Partito Nazionale Fascista) alle accuse del quotidiano comunista L’Unità che lo definì fucilatore di partigiani e giovani renitenti alla leva negli anni della Repubblica di Salò. Cosa che gli costò anni di procedimenti giudiziari e danni di immagine incalcolabili.
Un continuo ed estenuante tentativo di frange della DC e dell’intero schieramento della sinistra comunista di eliminare giudiziariamente un avversario ostico e irriducibile divenuto, con il suo partito, un autorevole interlocutore delle classi sociali più disagiate e, dunque, pericolosissimo concorrente delle velleitarie e inconcludenti politiche sociali della sinistra nostrana, sul fronte delle battaglie contro l’emarginazione e le nuove povertà della società italiana negli anni 70.
A tal proposito, in quel periodo, Almirante lanciava un chiaro messaggio agli elettori e agli avversari storici :
“ Il M.S.I. non è totalitarismo, ma ritiene lo Stato diverso e superiore ai partiti;
Non è nostalgico, ma moderno;
Non è Nazionalista, ma Europeista;
Non è conservatore-reazionario, ma socialmente avanzato”.
Un messaggio efficace che esprimeva l’idea di Stato e di società che il Partito intendeva perseguire tanto in Italia, quanto in Europa. Un partito sempre più vicino alle classi più deboli e alle istanze dei cosiddetti invisibili. Già gli invisibili………. quella categoria di “cittadini senza cittadinanza” e senza diritti. Quegli uomini e donne italiane che erano sinceramente nel cuore e nei pensieri di Giorgio Almirante. Sempre. E se il mio Editore me lo consente, vorrei testimoniarlo con un aneddoto personale di vita vissuta:
era il mio primo anno di Liceo, il 1969. Ed era anche l’ anno della fase più acuta delle rivolte studentesche in tutta Italia. Napoli ribolliva nelle fabbriche, negli Atenei e nelle Scuole Superiori ed io, inconsapevolmente, pagai un prezzo davvero salato per l’”inconsueto” stile troppo ordinario di vestire : niente Jeans, niente Eskimo, niente tascapane per i libri (…. E tante altre cose….) ma solo la tradizionale molla di gomma colorata come in uso alle scuole medie, ma soprattutto niente capelli lunghi e trascurati ……….!!
Preso facilmente di mira con queste caratteristiche non proprio da studente “allineato”, fui oggetto di una aggressione piuttosto brutale, assolutamente gratuita, ma soprattutto improvvisa e imprevedibile, che mi costò un po’ di giorni di ospedale, qualche punto di sutura, un setto nasale deviato e tanta rabbia in corpo.
Capii subito che non potevo rimanere a guardare senza prendere posizione. E fu così che scelsi di iscrivermi, immediatamente dopo il ricovero, alla “Giovane Italia”, l’Organizzazione giovanile del M.S.I di Giorgio Almirante. E dopo qualche mese, ebbi la fortuna di conoscere il Segretario personalmente. Era il periodo Natalizio di quello stesso anno e Giorgio Almirante, come ogni anno, usava far visita a Napoli ai profughi Dalmati e Istriani che erano stipati nelle casette minime dell’ex Caserma della Canzanella di Fuorigrotta. Struttura trasformata, dopo gli eventi bellici, in Campo per profughi e sfollati della seconda guerra mondiale. Lo stesso luogo che, un anno dopo, si sarebbe ulteriormente riempito di altre famiglie italianissime scacciate dalla Libia di Gheddafi, senza poter portare con se, da quelle terre, assolutamente nulla, tranne abiti e qualche effetto strettamente personale.
Almirante arrivò al Campo profughi intorno le 11 del mattino con poche persone al seguito ed il suo autista. Fu accolto con grande gioia dai rappresentanti della comunità Istriano Dalmata tra i quali riuscirono ad intrufolarsi una decina di giovanotti della Sezione MSI di Fuorigrotta per assicurare una sorta di Servizio d’Ordine (del quale non c’era alcun bisogno vista la familiarità dei profughi con Almirante).Tra questi ragazzi della Giovane Italia c’ero anch’io. Appena quattordicenne e felicissimo di poter vedere Almirante così da vicino. La visita del Segretario non fu breve. Rimase a parlare a lungo con ciascuno dei profughi e ad ascoltare le loro istanze e le loro storie raccapriccianti. Qualcuno raccontò dei terribili momenti vissuti nelle loro terre di origine e le sofferenze e violenze sopportate, prima di essere scacciati con la forza come bestiame infetto. Per la prima volta venivo a conoscenza dell’epopea dei nostri connazionali di quelle terre lontane ma italianissime. E scoprii e le atrocità compiute dai partigiani di Tito con gli abitanti di quelle zone di confine a ridosso delle città di Trieste, Gorizia, Capodistria , Pola, Fiume. Venni a conoscenza di episodi cruenti e inimmaginabili. Seppi dell’esistenza delle foibe e delle centinaia di migliaia di nostri connazionali inghiottiti in quelle gole carsiche profonde, sospinti dai partigiani slavi dopo averli vigliaccamente legati gli uni agli altri con del filo spinato. Almirante ascoltava in religioso silenzio con i suoi occhi penetranti colmi di lagrime e commozione evidente. Dopo qualche ora il Segretario si congedò dai suoi amici profughi e dette loro appuntamento per la Santa Pasqua dell’anno successivo. E fu così che quell’appuntamento di Almirante con i profughi Istriani e Dalmati (e dall’anno seguente anche i nuovi profughi della Libia) del Campo della Canzanella, divenne anche il mio appuntamento fisso di Natale e Pasqua con questi nostri connazionali, sino alla metà degli anni 80.
Il terribile terremoto dell’Irpinia del Novembre 1980 aveva sconvolto anche la città di Napoli e con essa le fatiscenti casette minime del Campo Profughi della Canzanella. Almirante chiedeva con insistenza ai suoi rappresentanti in Consiglio Comunale e in Regione Campania di provvedere ad una sistemazione alloggiativa degna di questo nome per i profughi. L’occasione ci fu offerta dalla Legge sulla ricostruzione delle zone terremotate (il cosiddetto bando dei ventimila alloggi). Con una sinergica quanto efficace azione dei Gruppi Consiliari del MSI della Circoscrizione di Fuorigrotta e del Consiglio Comunale di Napoli, riuscimmo ad inserire gli alloggi dei profughi della Canzanella tra gli edifici irrimediabilmente compromessi dal sisma. E dopo qualche anno ciascuna famiglia poté finalmente vedersi assegnata una abitazione decorosa e sicura. Almirante che aveva sempre seguito questa vicenda con premura e ottimismo, volle per primo dare la notizia ai suoi vecchi amici profughi Istriano Dalmati, cui si aggiunsero gli Italiani della Libia. Quello fu l’ultimo appuntamento di Almirante con i profughi della Canzanella. Il Segretario si presentò a Fuorigrotta raggiante ma commosso come non mai. Il suo Partito, i suoi rappresentanti negli Enti Locali avevano compiuto quel miracolo da lui tanto desiderato. E i suoi vecchietti, grazie all’impegno infaticabile di quell’uomo con gli occhi profondi e azzurrissimi, potevano finalmente vivere un momento di felicità e di autentica soddisfazione. Una casa nuova e confortevole era stata assegnata anche a loro da quella ITALIA che avevano sempre amato più di qualunque altra cosa.

Tra i due litiganti, l’Italia rischia

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La fase due, che fa acqua da tutte le parti, tra rilanci e ritardi, sembra prendere il largo di un mare agitato in cui si intravedono timonieri assurti a marinai che, annaspando tra le onde alte, negano addirittura la colata a picco. Anzi, qualcuno non addetto né avvezzo ai lavori, smanioso di fare la propria comparsa o sfilata, addirittura ci mette il carico confutando, o facendo finta di farlo, che il pericolo corso è addirittura maggiore.
Tra il silenzio stampa di tutto il meanstream che ci propina ora le infinite polemiche per la liberazione della cooperante Silvia Romano, da cui il popolo ne esce ancora più diviso della distanza che continuano a chiamare sociale, ora snocciola le cifre dei guariti che sono più del doppio dei morti che non sono tali solo per il Coronavirus, invitandoci alla cautela con relativo indiretto avvertimento di un nuovo lockdown, si sta approntando lo scenario per quello che sarà uno scontro – se non una guerra – che ci vede direttamente coinvolti.
I due colossi mondiali USA – Cina, dopo aver riposto le ostilità sotto il tappeto per quella che è stata la guerra dei dazi, sembrano di nuovo incrociare le sciabole proprio sulle responsabilità taciute e secretate circa il contagio da Covid-19: Trump accusa direttamente Pechino di “aver fatto sfuggire il virus” e di aver taciuto la fuga mentre era in corso il Congresso del Partito Comunista Cinese, accuse non smentite dalla Cina che si limita a invitare a provare quanto afferma la Casa Bianca.
Dallo studio ovale, intanto, mr. President, che già mesi fa ha dato disposizioni circa l’inspiegabile (almeno allora) riapertura di Guantanamo, ha twittato “Obamagate”, un’operazione che si preannuncia essere senza eguali, che non trova paragoni e dimensioni nemmeno nello scandalo Watergate e che riguarda il tentativo di Obama e della Clinton di avversare l’elezione alla Casa Bianca proprio di Donald Trump e che arriva fino in Italia coinvolgendo le alte sfere del Partito Democratico nelle persone del conte Gentiloni e di Matteo
Renzi che – pare – abbiano finanziato la campagna elettorale anche della Clinton.
“Ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna che li guarda, anche se ride, a vederla mette quasi paura” cantava Lucio Dalla, anche se qui a far paura, è proprio l’America che non sta per niente dall’altra parte della luna: l’America ha trovato l’America proprio in Italia.
Dal piano Marshall all’operazione “Defender Europe 2020”, la maxi-esercitazione militare multinazionale di terra, a guida americana, che vede coinvolti dodici Nazioni, prevalentemente NATO, per simulare una situazione di guerra convenzionale sul lato Est dell’Alleanza nord-atlantica. Defeder Europe 2020, stando alle fonti ufficiali, è anche nota per essere il più grosso dispiegamento di truppe americane di stanza negli USA, la più considerevole degli ultimi venticinque anni in Europa, incluso il suo equipaggiamento. L’Italia non solo è un Paese “prevalentemente NATO”, ma è uno dei dodici fondatori e l’unico a ospitare sul proprio territorio ben cinquantanove basi NATO e centotredici installazioni militari degli USA. Un “piccolo ed insignificante dettaglio”, a quanto pare, che deve essere sfuggito a Ministri, Sottosegretari e Consiglieri e all’Esecutivo tutto che recentemente, tra giubili e gaudi, ha salutato come un successo internazionale – a 5 stelle- l’apertura della Via della Seta, ovvero una passerella privilegiata che facilita l’espansione –volto a predominio – commerciale cinese in quella che è stata definita l’Eurasia e che trova lo snodo strategico proprio in quella Italia, vecchia colonia americana, costellata di basi militari a stelle e strisce. Che dall’ospitare presidi di Washington potrebbe divenire luogo di scontro proprio per il predominio sul mondo visto che, se gli Americani sono già in casa nostra, è cosa altrettanto nota che i Cinesi, tendono ad espandersi, quindi ad occupare, predisponendo la presenza del loro Esercito che non perde occasione per fare sfoggio della sua forza ed efficienza davanti al mondo. E in Italia ha sede anche quel Partito Democratico di Matteo Renzi (già Italia Viva) e di Paolo Gentiloni – oggi commissario europeo per l’economia molto vicini, se non genuflessi, a quel Barack Hussein Obama, sostenuto da Hillary Clinton, avversari – e a quanto pare avversatori – già dell’elezione dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America.
Che cosa succederebbe se Pechino, che ha tutti gli interessi per comprare i nostri porti, aeroporti, autostrade, ed ogni altro snodo commerciale dovesse far correre sulla via della seta, anche le loro forze armate a salvaguardia dei loro prodotti commerciali che noi compriamo a danno dei nostri, della nostra occupazione e di quelli che il Piano Marshall già da anni impone? Che cosa succederebbe se in Italia, sempre più puttana del mondo e incapace, per mano dei suoi amministrat(t)ori di far valere la propria valenza, solo in primis geografica, si concerterebbero entrambi gli oppositori, se non nemici, commerciali e politici di Trump che proprio in Italia si sente – forse a ragione – proprio come a casa sua? Quindi in pieno e lecito diritto di difendere?
Ora che Silvia Romano ha chiesto silenzio, ora che ringraziamo la concessione di farci andare solo a fare la spesa che significa lavorare quindi far lavorare, ci tengono impegnati con il Decreto Rilancio che è il Cura Italia che ha cambiato nome per essere arrivato tardi, che significa impossibilità di fare e che consta di 464 pagine, 256 articoli che al decimosesto propone, come se fosse una scelta arbitraria, di prorogare lo “stato di emergenza – che ai sensi della norma vigente non è più prorogabile – di altri sei mesi” (31/01/2021) che, però, è solo una bozza e che dovrà approdare in Parlamento che finora stava per non essere più del tutto convocato e che fra poco chiuderà per ferie.
Prima, però, c’è la ricorrenza della Festa del 2 Giugno, attualizzata in sospensione della Festa della Repubblica Italiana, di quella cosa pubblica che è divenuta l’Italia, di tutti tranne che degli Italiani.

Da domani la Fase 2, sperando in una classe politica adeguata per il futuro

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Finalmente siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo del 18 maggio. La fase 2 scatta domani con la riapertura quasi completa di tutte le attività economiche, commerciali e dei servizi. Mancano ancora le palestre che dovranno aspettare sino al 25 maggio e le sale cinematografiche e i teatri che invece riapriranno il prossimo 15 di giugno. Nel frattempo possiamo liberamente raggiungere le case di vacanza, purché ubicate nella Regione di residenza. Per i viaggi fuori regione, invece, bisognerà attendere ancora sino al prossimo 3 giugno. Nelle città di residenza potremo finalmente e liberamente muoverci senza limitazione alcuna e senza dover più compilare autocertificazioni. Ma rigorosamente forniti di guanti e mascherine.
Detto così sembra tutto molto chiaro e plausibile e, diciamolo pure, ci ritroviamo tutti più ottimisti e sollevati. Poter uscire finalmente di casa e senza limitazioni costituisce un vero toccasana per il nostro sistema nervoso messo a dura prova da oltre 2 mesi e mezzo di insopportabile clausura (la famigerata quarantena).
Tuttavia, mentre ci apprestiamo a rivivere e gustare la nostra libertà pre-covid (possibilmente con tutte le necessarie cautele e precauzioni di ordine igienico-sanitarie) ci sembra opportuno, oltre che doveroso, che questi mesi e questi tragici accadimenti che ci hanno letteralmente travolti, non siano cancellati completamente dalla nostra memoria. Cosa che, al contrario, accade sovente e in maniera naturale dopo aver vissuto e superato un periodo difficile.
L’ansia e il terrore per un virus subdolo e sconosciuto; i lutti e le sofferenze che hanno colpito decine di migliaia di nostri concittadini e i loro congiunti; le tragedie per l’improvvisa perdita del lavoro in tante famiglie italiane; gli anziani abbandonati ad una lenta agonia nelle case di riposo; l’imperdonabile carenza e i ritardi nella fornitura di apparecchiature medicali per i reparti di terapia intensiva; l’assenza totale di presidi di sicurezza individuale per medici e infermieri; i posti letto carenti negli ospedali; le liti vergognose tra scienziati e virologi in tv; i ritardi spaventosi nella erogazione della Cassa Integrazione e le altre misure di sostegno economico per i lavoratori bloccati dalla pandemia; il balletto macabro e intollerabile tra governo e banche nella predisposizione delle procedure di erogazione dei prestiti garantiti dallo Stato per le imprese danneggiate dal Coronavirus. Misure annunciate e sbandierate nelle ripetute e squallide conferenze stampa dei rappresentanti di governo e tutt’ora in attesa di sblocco concreto; l’agghiacciante constatazione della sciagurata chiusura di oltre 200 ospedali in Italia negli ultimi 10 anni per i tagli strutturali operati a danno del Servizio Sanitario Nazionale; il numero gravemente inconsistente del personale medico e infermieristico nelle piante organiche degli ospedali, prodotto dei medesimi tagli ai bilanci del S.S.N.; l’imperdonabile sceneggiata delle mascherine chirurgiche, dapprima squagliate e poi introvabili…………… questi gli accadimenti gravi, le storture insopportabili, l’impreparazione palese e colposa di una classe dirigente inetta e arrogante. Queste le tragedie autentiche che abbiamo vissuto e che lasceranno per sempre ferite insanabili in tanti cittadini Italiani. Questi gli accadimenti che vorremmo non dimenticare. Per evitare in futuro nuovi errori e nuovi disastri annunciati. Perché inadeguatezza, improvvisazione e dilettantismo non rappresentino più la costante della classe politica nostrana.

Taglialatela (Campo Sud): “brutto colpo per lo sceriffo De Luca. Grazie a nostra denuncia Regione sotto inchiesta”

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“Il blitz effettuato stamani dai Carabinieri negli uffici della partecipata della Regione Campania Soresa rappresenta un brutto colpo per lo sceriffo De Luca ed avviene a margine della denuncia sulle procedure di aggiudicazione della gara “ospedali covid” che abbiamo presentato qualche settimana fa presso la Procura della Repubblica di Napoli”.

A dichiararlo in una nota è l’on. Marcello Taglialatela, Presidente della associazione Campo Sud.

“Abbiamo portato, tra l’altro, all’attenzione degli inquirenti una altra questione che riguarda la gara: l’azienda che se l’è aggiudicata non ha mai fornito agli ospedali modulari i ventilatori polmonari, apparecchi la cui disponibilità e successiva fornitura erano tra i requisiti obbligatori per poter partecipare al bando.
Questo non è avvenuto, tant’è vero che Soresa ha dovuto bandire successivamente una gara ad hoc per la fornitura dei ventilatori. Non capiamo come mai l’ente regionale non abbia provveduto a ritirare l’appalto alla ditta vincitrice, vista questa palese quanto grave irregolarità”.

Ha concluso l’esponente della destra sociale partenopea.

Polizia. USIP – UIL Confederale: Roberto Massimo nuovo Segretario Generale di Napoli

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E’ Roberto Massimo il nuovo Segretario Generale di Napoli e Provincia della U.S.I.P. (Unione Sindacale Italiana Poliziotti), unico Sindacato di categoria riconosciuto dalla U.I.L. Confederale ed ai cui valori si ispira.
Massimo subentra a Vincenzo Citarella, divenuto Vice Presidente Nazionale della struttura sindacale.
“L’ U.S.I.P di Napoli vede cambiamenti al vertice dove Roberto Massimo inizierà a guidare la squadra già ben amalgamata”, si legge in una nota diramata dai vertici nazionali.
Massimo si era da pochi mesi dimesso da Segretario partenopeo della U.P.L. Sicurezza, in contrasto con i vertici nazionali che non ne avevano appoggiato le numerose battaglie portate avanti in questa fase di COVID-19, tra cui le denunce fatte a nome di poliziotti che “con sintomi, da settimane erano in attesa di ricevere il tampone” che tanto risalto mediatico avevano ottenuto.
Da qui la decisione di uscire e di accettare, insieme alla gran parte dei suoi iscritti, la sfida dell’U.S.I.P. svuotando di fatto l’ex Sindacato in Campania.
“Una operazione politico-sindacale di grande spessore” dichiara il Neo Segretario Generale U.S.I.P. “dove attraverso l’adesione delle strutture territoriali di Napoli e Caserta al progetto U.I.L., il ruolo assunto come componente in Segreteria Nazionale del collega ed amico Antonio Nuzzolo, l’U.S.I.P. è proiettato a divenire per numeri e per forza della proposta progettuale tra i Sindacati di Polizia di riferimento nel napoletano e nell’intera Regione Campania”.
“Assumo questo impegno con la determinazione e la passione che da sempre contraddistinguono la mia storia sindacale, certo di poter contribuire al percorso di crescita dell’U.S.I.P. sul territorio napoletano. Ringrazio i vertici nazionali U.S.I.P per la fiducia, nonché i responsabili della U.I.L. Confederale ed il Segretario Generale Regionale U.I.L. Campania Giovanni Sgambati. Per me questo è un ritorno a casa”, conclude il nuovo Segretario Generale di Napoli.

Fase 2: preoccupante confusione di Conte

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Il discorso tanto atteso del premier Giuseppe Conte in merito alla partenza della cosiddetta fase due sembra aver deluso un po’ tutti, imprenditori, ristoratori, partite Iva, lavoratori dipendenti e privati, misure non chiare, e che sembrano non avere una correlazione diretta con le reali esigenze del paese che ogni giorno si manifestano sempre più urgenti e delicate.
La riapertura delle attività commerciali e di ristorazione sarà parziale e soggetta a non poche limitazioni, in più le misure contenitive di distanziamento sociale previste sono talvolta fisicamente inattuabili per attività di piccole dimensioni ed estremamente esose, infatti l’aggravio economico comportato dalla sanificazione obbligatoria degli ambienti per la quale è richiesto il supporto di una ditta esterna, l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi di distanziamento. L’aggravio dovrà essere sostenuto direttamente dalla gestione e risulta assolutamente insostenibile per molte attività chiuse ormai da più di un mese e che con il simbolico contributo di seicento euro, laddove ricevuto, non possono in alcun modo sopperire alle perdite subite, soprattutto se a questo si aggiunge la fisiologica flessione dei consumi che ripartiranno a rilento, quindi maggiori spese, maggiori accortezze, maggior sacrificio minor guadagno.
Da giovani cittadini di questo paese ancor prima che da attivisti politici chiediamo che sia fatta chiarezza circa le modalità di ripartenza del paese per il quale è prospettato un calo del PIL del 10%, miliardi di euro bruciati ed irrecuperabili, come le migliaia di vite che purtroppo ci hanno lasciato un vuoto incolmabile e chiediamo che sia fatta chiarezza sul come e se questo baratro potesse essere evitato, perché troppo spesso in questo paese a seguito di catastrofi chi ha responsabilità sfugge o viene sacrificato come capro espiatorio, sia chiaro che all’indomani della crisi tutto l’esecutivo dovrà rispondere delle scelte fatte, che i partiti non provino a trincerarsi dietro a qualche singolo esponente da sacrificare in pubblica piazza pur di continuare ad occupare gli alti scranno di governo, e non scarichino la colpa sui presidenti di regione che seppur con approccio differente in molti casi hanno mostrato molto più polso e pragmatismo del governo centrale.
La cosa che anche risulta preoccupante e di certo non sottovalutabile è Il modello adottato per arginare il contagio è un modello comportamentale che prevede gravi e stringenti limitazioni delle libertà, al quale si aggiunge la proposta di una continua e permeante tracciabilità dell’individuo, questo prender spunto dal governo della dittatura cinese piuttosto che dalle democrazie occidentali, questo atteggiamento di scaricare le colpe di eventuali contagi sull’inobbedienza dei cittadini piuttosto che sulle problematiche gestionali e strutturali del paese rischia non solo di non risolvere il problema, come pare non essersi del tutto risolto neanche in Cina dove il lockdown volente o nolente è stato rispettato, ma rischia di preludere ad uno stato di repressione e di limitazione inaccettabile delle libertà individuali molto faticosamente ottenute nel corso dei secoli, in più sembra doveroso osservare che in molti paesi occidentali, nonostante lockdown meno restrittivi, si stiano ottenendo migliori risultati epidemiologici e meno danni psicologici e sociali che una reclusione forzata necessariamente comporta.
Rischiamo dunque di continuare a perseguire la strada che oltre ad un drammatico numero di vittime, sta portando ad una drammatica crisi economica e sociale i cui risvolti potrebbero assumere scenari molto preoccupanti, primi focolai di ribellione sembrano già visibili, ed il rischio che anche la criminalità organizzata cavalchi il malcontento popolare è assolutamente da non escludere, si intervenga molto rapidamente e soprattutto guardando agli interessi nazionali piuttosto che ai “compiti” da svolgere per conto di Bruxelles.
L’unità nazionale , la collaborazione e la costruttività devono essere parole chiave di questo momento storico ma proprio per questo è necessaria una maggiore considerazione del parlamento, rappresentanza diretta delle istanze dei cittadini, e delle opposizioni che ad oggi stando ai sondaggi ed alle ultime competizioni elettorali rappresentano la maggioranza della popolazione, eppure sembrano essere relegati ad un ruolo così subalterno e anzi vengono anche scherniti da parte di un premier che si arroga l’ardire di accusare a reti unificate con tanto di “nomi e cognomi” chi prova a dare una diversa visione di quella che potrebbe essere la gestione dell’emergenza, come a voler scaricare i fallimenti delle scelte prese su di un opposizione che mai è stata presa realmente in considerazione.
Un altro punto interessante, che pare essere ben poco chiaro sarebbe capire come, con quali criteri e con che retribuzione è stata scelta la pletora di esperti, tecnici, virologi e consulenti di ogni sorta e con quali crismi verranno valutati a seguito di questa pandemia sulla quale gli stessi esperti mostrano pareri discordanti e poco chiari, chi parla di ripresa del virus in autunno, chi ancora nutre dubbi circa l’effettiva efficacia dell’utilizzo di mascherine, insomma una confusione che si trasmette a reti unificate ai cittadini che loro malgrado, complice anche la grande quantità di fake news circolanti su internet, sono tempestati da input differenti, confusionari e talvolta pericolosissimi.
Le opposizioni non indietreggino di un passo, ed il governo, adotti misure serie, concrete e risolutive prima che sia troppo tardi.

Sindacati. Polizia, i vertici campani lasciano U.P.L. Sicurezza per confluire nella U.S.I.P (Unione Sindacale Italiana Polizia) progetto della U.I.L.

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Nella decisione pesano le “tante denunce effettuate in questa fase da Covid-19 ma anche la mancata assistenza al territorio a cui i vertici nazionali non hanno dato seguito”

Terremoto nella U.P.L. Sicurezza: in Campania lasciano i Segretari Generali di Napoli e Caserta, Roberto Massimo e Antonio Nuzzolo, quest’ultimo rivestiva anche la carica di Segretario Nazionale, svuotando di fatto il Sindacato in Campania per confluire nella U.S.I.P. Progetto della U.I.L.
La decisione, che consentirà alla U.S.I.P. nella Federazione FSP, di divenire tra i maggiori attori sindacali tra le forze di Polizia in Campania, è da ricercare nella mancanza di “appoggio da parte dei vertici nazionali rispetto a tutte le battaglie e denunce effettuate in questa fase caratterizzata anche dal covid-19”.
Ricordiamo che la UPL Sicurezza, nella figura dell’allora Segretario Roberto Massimo, era stato l’unico sindacato a denunciare che un poliziotto nel napoletano “attendeva da due settimane il tampone pur avendo palesato tutti i sintomi da coronavirus”, oltre a segnalare costantemente la “mancanza adeguata di dispositivi di protezione individuale per gli agenti di polizia sempre in prima linea”.
La U.S.I.P. della U.I.L. Nazionale attraverso il proprio portale internet esprime “tutto il compiacimento di questa classe dirigente sindacale per la scelta operata a favore dell’unico progetto Confederale UIL all’interno della Polizia di Stato, cioè l’U.S.I.P. Una scelta fatta con serietà d’intenti la quale mette di certo in evidenza che l’appartenenza ai valori confederali non sono una bandiera da sventolare a proprio piacimento, ma al contrario sono un sistema di valori che devono, inevitabilmente, tradursi in fatti concreti di appartenenza ad un modello sindacale realmente applicato”.
“Con gioia ed orgoglio aderiamo alla U.S.I.P., unica sigla riconosciuta dalla U.I.L ed ai cui valori Confederali si ispira. Un ringraziamento per questa brillante operazione condotta (che porterà l’U.S.I.P. a divenire per numeri e per forza della proposta progettuale tra i Sindacati di Polizia di riferimento nel napoletano e nell’intera Regione Campania) ai vertici Regionali e Nazionali U.I.L., nonché al Segretario Generale Vittorio Costantini che con competenza ed esperienza ha chiuso una straordinaria operazione”. Ha dichiarato l’ex Segretario Generale di Napoli della UPL Sicurezza Roberto Massimo.