giovedì, Dicembre 26, 2024
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IL GOVERNATORE DE LUCA CONDANNATO PER DANNO ERARIALE

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La Corte di Conti campana oggi ha emesso un verdetto definitivo nei confronti del presidente della Regione Campania condannando lo stesso ad un risarcimento di oltre 600.000 Euro.
Dopo oltre quattro anni trascorsi tra indagini e procedimento giudiziario è stato riconosciuto il comportamento doloso del governatore che durante il periodo della pandemia COVID ritenne necessario realizzare uno card regionale che sostanzialmente duplicava senza alcun motivo una identica iniziativa ministeriale.
De Luca ha utilizzato le paure dei cittadini per adottare provvedimenti che sono costati alla Regione Campania milioni e milioni di euro senza che Ve ne fosse realmente bisogno.
Una condotta immorale determinata esclusivamente da interessi elettorali.
Come Campo Sud abbiamo più volte presentato esposti sia alla Procura Generale che a quella contabile e ci auguriamo che questa prima condanna faccia definitivamente luce sulla strumentale azione amministrativa che caratterizza ancora oggi il presidente De Luca

LA FERMEZZA, COERENZA E DETERMINAZIONE DEL GOVERNO IMPONGONO UN RADICALE CAMBIO DI ATTEGGIAMENTO DI STELLANTIS VERSO L’ITALIA.

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Su queste colonne, soltanto nel mese di Settembre scorso ci soffermammo, non senza soddisfazione, sulla ferma ed inequivocabile posizione del Ministro dello Sviluppo Economico e del Made in Italy, Adolfo Urso, nei confronti del Gruppo Automobilistico (ex FIAT) Stellantis, che ritardava senza motivo l’inizio dei lavori, già concordati con il Governo Italiano un anno prima, per la riconversione industriale dello stabilimento ex Fiat di Termoli (in Molise) ove doveva nascere il più grande stabilimento italiano del cosiddetto progetto “CIGAFACTORY”. Progetto che avrebbe consentito di produrre le nuove batterie al litio per auto elettriche, con tecnologie innovative ed avanzate, sfruttando fonti energetiche rinnovabili per una sostanziale riduzione dell’impatto ambientale. La riconversione industriale del sito produttivo di Termoli sarebbe stato co-finanziato dal Governo italiano con risorse proprie e con un investimento previsto dal PNRR di ulteriori 370 Milioni di Euro.

La posizione dilatoria del vertici della multinazionale franco-olandese, in uno con il mancato rispetto degli ulteriori accordi, pure sottoscritti con Stellantis, di produrre nel corso del biennio 2024 /25 un milione di nuove auto “sfornate” dagli stabilimenti italiani del gruppo, determinava la ferma reazione del Ministro Urso e del Governo in ordine al mancato rispetto degli impegni assunti, bloccando i finanziamenti statali verso il comparto automobilistico e trasferendo le risorse del PNRR su altri progetti finanziabili e altrettanto necessari. Quasi immediatamente veniva anche diffidato il Gruppo Stellantis a modificare immediatamente il nome assegnato alla nuova autovettura con Marchio Alfa Romeo, che Stellantis aveva individuato in “MILANO”. Auto che, al contrario, era stata prodotta interamente negli stabilimenti del gruppo, a Tichy in Polonia. Iniziativa governativa oltremodo efficace che faceva immediatamente ribattezzare il nuovo SUV dell’Alfa Romeo con il nome di “JUNIOR”. Tanto in ragione delle nuove normative sulla tutela del Made in Italy, recentemente approvate su proposta del Ministero dello Sviluppo Economico e che vietano tassativamente ad un prodotto realizzato completamente all’estero di assumere un nominativo riconducibile al Paese Italia o alle produzioni italiane.

Un lungo braccio di ferro, dunque, quello ingaggiato da Urso e da tutto il Governo italiano che contestava al gruppo Stellantis di voler lasciare gradualmente, anzi alla “chetichella,” il nostro Paese senza avere la “compiacenza” e senza sentire il dovere di valutare tutte le conseguenze di un simile criminoso progetto a partire dalla crisi occupazionale senza precedenti che avrebbe procurato. Più volte venivano convocati i vertici della multinazionale che fornivano, con il loro Manager Tavares, spiegazioni poco convincenti o rilanciavano con richieste ulteriori di finanziamenti dallo stato italiano, senza offrire garanzie di un piano industriale degno di questo nome. Le richieste di Tavares venivano restituite con fermezza e sistematicamente al mittente, unitamente alla richiesta di voler ascoltare, su questa materia incandescente, unicamente la posizione ufficiale del Presidente del Gruppo John Elkann.

Quest’ultimo, dapprima reticente, mostrava nelle ultime settimane segnali più distensivi, sino ad accogliere  l’invito garbato di Governo e Parlamento a confrontarsi con le Istituzioni italiane sulla presunta crisi del gruppo e sulla eventuale prosecuzione della presenza di Stellantis sul territorio italiano. Cosa é accaduto nel frattempo? Un ripensamento fondato esclusivamente sul buon senso, certamente. Ma noi siamo convinti che il cambio di passo di Stellantis sia da ricercare nelle dimissioni, o meglio l’accantonamento dorato del Manager lusitano Tavares, che aveva fatto il suo tempo e che di umano conservava solo le sembianze. Un uomo che studiava solo tagli e dismissioni e che era ossessionato esclusivamente dai risultati dei bilanci e dai dividenti da conferire agli azionisti. Ma che continuando di questo passo avrebbe distrutto in pochi anni il patrimonio di idee e di iniziative di crescita e di sviluppo globale della ex Fiat, che tanto animò l’attività febbrile e competente di Sergio Marchionne.

Con l’accantonamento di Tavares, prodotto anche e soprattutto dall’atteggiamento intransigente e risoluto del governo italiano che ha sempre preteso programmi chiari e definiti di sviluppo e piani industriali coerenti ed efficaci come pre-condizione  per poter valutare una collaborazione governativa attiva in ordine al rilancio dell’industria automobilistica in Italia, il clima é divenuto via via più sereno.

E nella assemblea convocata dal Ministro Urso nella Sede del Dicastero dello Sviluppo Economico il giorno 17 Dicembre, presenti anche il Ministro del Lavoro, Elvira Calderone, dell’Economia, Gian Carlo Giorgetti, dei Governatori delle Regioni con insediamenti produttivi ex Fiat sul territorio e dei Rappresentanti sindacali di categoria, Il Gruppo Stellantis si é presentato al tavolo con un simpatico  manager italo-francese dal cognome italianissimo, Jean Philippe Imparato che ha subito declinato, in perfetta lingua italiana, la sua origine nella cittadina laziale di Gaeta.  Imparato, Responsabile del Gruppo Stellantis per l’Europa,  ha immediatamente annunciato i termini di un progetto in progress confezionato dal gruppo automobilistico franco-olandese per le sue fabbriche del mercato italiano, che impegnerà non poco il gruppo industriale sul nostro territorio nazionale, regione per regione, in ogni stabilimento industriale operativo, confermando l’Italia al centro delle sue strategie produttive europee. Nel dettaglio ciò significa un impegno economico di 2 miliardi di Euro per il solo anno 2025 destinati agli stabilimenti italiani, e 6 miliardi di Euro in acquisti da soli fornitori dell’indotto italiano. Tanto per dare ossigeno ad un comparto di eccellenza, in grave sofferenza per la ventilata sospensione delle commesse di componentistica di qualità da parte di Stellantis. Investimenti , questi, prelevati da risorse del gruppo e senza aiuti finanziari governativi.

Relativamente ai nuovi carichi di lavoro negli stabilimenti ex fiat, Imparato ha anticipato che dal prossimo anno sarà incrementata la produzione dei veicoli di punta del gruppo (Panda e Jeep, così come la Stelvio e la Giulia del marchio Alfa). Ma già dal 2026 saranno messe in produzione nuove vetture con marchio Fiat e Lancia di media  dimensione, elettriche ed ibride. Ed anche due vetture nuove derivate dalla Peugeot 208, ormai quasi fuori produzione in Francia. Questi nuovi modelli  saranno prodotti a Melfi e Pomigliano. Così come saranno impegnati in questo progetto di sviluppo complessivo tutti gli altri stabilimenti italiani del gruppo Stellantis. Progetto che sarà a breve illustrato al Parlamento Italiano, nel suo dettaglio operativo, proprio dal Presidente John Elkann, probabilmente già prima di Natale.

E così sembra avviarsi a conclusione positivamente la “madre di tutte le crisi aziendali” del comparto automobilistico e non soltanto. Una crisi che viene da molto lontano e che si é incancrenita nel tempo per il mancato controllo dei governi italiani degli ultimi 20/30 anni sulle strategie di crescita e sviluppo dell’ex Fiat nel nostro Paese. Governi che hanno, nel tempo, solo pedissequamente accolto le richieste di aiuti finanziari governativi, i milioni di ore di cassa integrazione erogati per il personale, gravanti sulle risorse finanziarie pubbliche. Senza nulla obiettare, in maniera subalterna, subendo il ricatto dell’azienda di chiusura degli stabilimenti ad ogni soffio di vento di difficoltà societaria o crisi ricorrente del mercato automobilistico. Di qui la perdita di considerazione per le Istituzioni italiane, culminata con la mortificazione dal trasferimento della Sede Sociale in Olanda e dalla direzione strategica dell’azienda in Francia. Con l’inserimento anche dello Stato transalpino nella compagine societaria del gruppo. Un duro e vergognoso colpo mancino al Paese che per 80 anni a questa parte si era identificato con l’azienda Fiat di Torino, raggiungendo traguardi comuni di prestigio nazionale e imprenditoriale non trascurabili. Tanto da conquistare il mercato statunitense con l’acquisizione del Gruppo Chrysler Corporation e il mercato europeo con l’acquisto della francese Peugeot. Ma questa é storia recente che é opportuno certamente non dimenticare.  Ma andando avanti con competenza e determinazione, come dimostrato abbondantemente nella gestione impeccabile di questa crisi da parte degli attuali attori del governo nazionale, restituendo, proprio in concomitanza delle festività Natalizie, fiducia e serenità alle migliaia di lavoratori ex Fiat e alle loro famiglie.

 

LA RIVALITA’ FRATERNA TRA POLITICA E AMBIZIONE PERSONALE: La tragica storia di Geta e Caracalla!

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Nel turbolento panorama dell’Impero Romano, la storia di Geta e Caracalla si distingue come un racconto drammatico di rivalità fraterna, ambizione e conseguenze fatali. Figli dell’imperatore Settimio Severo e della consorte Giulia Domna, questi due fratelli rappresentano le complesse dinamiche familiari e politiche del II secolo d.C., un’epoca segnata da tensioni interne e lotte per il potere. Caracalla, nato nel 188 d.C., e Geta, nato l’anno successivo, vissero in un contesto di crescente ambizione e competizione. Settimio Severo, consapevole delle sfide legate alla successione imperiale, tentò di consolidare il potere dei suoi figli attraverso una co-reggenza. Tuttavia, le differenze caratteriali tra i due erano evidenti: Caracalla era impulsivo e ambizioso, mentre Geta mostrava un approccio più pacato e diplomatico, guadagnandosi il favore di parte dell’esercito e della nobiltà romana.La morte di Settimio Severo nel 211 d.C. segnò un punto di svolta drammatico. I due fratelli divennero co-imperatori, ma la loro alleanza si rivelò fragile e segnata da gelosie e conflitti. Caracalla, sentendosi minacciato dalla crescente influenza di Geta, pianificò un assassinio. Nello stesso anno, Geta fu assassinato in modo brutale, davanti alla madre Giulia Domna, un atto che segnò un drammatico punto di non ritorno nella storia della famiglia imperiale. Dopo la morte di Geta, Caracalla intraprese una vendetta spietata contro coloro che avevano sostenuto il fratello, cercando di cancellare ogni traccia della sua esistenza attraverso la damnatio memoriae. Questo fratricidio non solo rappresentò un tragico capitolo della storia romana, ma contribuì anche a un periodo di instabilità politica. La gestione di Caracalla, caratterizzata da paranoia e autoritarismo, mise a dura prova le fondamenta dell’Impero, che già fronteggiava numerose sfide interne ed esterne.Il destino di Caracalla si compì nel 217 d.C., quando fu assassinato, ma la sua vicenda è un monito sui pericoli insiti nelle dinamiche familiari e nei giochi di potere, evidenziando come le ambizioni personali possano portare a conflitti devastanti. La tragica storia di Geta e Caracalla offre una riflessione profonda sulle conseguenze delle rivalità familiari e delle ambizioni individuali. Mentre l’Impero Romano continuava a affrontare sfide complesse, il destino di due fratelli ci ricorda che le lotte per il potere possono produrre ripercussioni durature, un tema che risuona fortemente anche nella nostra epoca contemporanea.

IL GOVERNO MELONI, DALLE SCELTE IN ECONOMIA, AL POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA IN POLITICA ESTERA. IL RUOLO CENTRALE DEL NOSTRO PAESE NEL CONTESTO INTERNAZIONALE!

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Negli ultimi mesi del 2023 e in questo anno ormai agli sgoccioli, il panorama politico italiano é stato caratterizzato da una serie di sviluppi significativi che riflettono le sfide e le dinamiche attuali del nostro Paese. A partire da quelle dell’economia, che il Governo Meloni ha “ingaggiato” già all’indomani del suo insediamento.

I dati diffusi da tutti gli osservatori nazionali ed internazionali sono particolarmente incoraggianti. Dagli Istituti Internazionali di Revisione Contabile a quelli di Statistica di mezzo mondo, la fiducia per il “sistema Italia” é largamente condivisa e ormai nota a livello globale. Solo i partiti di sinistra, sostenuti da una parte dei sindacati oggi non più “unitari” (come un tempo) continuano nella loro strategia del disconoscimento dei risultati conseguiti dal Governo, attraverso iniziative di piazza terminate in zuffe ed incidenti, dichiarazioni irresponsabili, scioperi a ripetizione come non se ne vedevano dagli anni delle lotte operaie dei primi anni 70. Uno scenario incomprensibile e datato che denota mancanza di strategia politico-sindacale, oltre ad una assoluta inconcludenza e autonoma capacità di proposta politica alternativa alle scelte governative, soprattutto in ambito economico-sociale.

Ma ognuno fa le proprie scelte, si spera nell’interesse del Paese, e non gli interessi di una parte politica che considera il Governo il nemico assoluto da abbattere ad ogni costo.

Tornando alla nostra disamina dell’attualità politica : i dati più recenti diffusi dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) delineano, coerentemente con gli altri Istituti statistico-economici, un quadro più che soddisfacente dell’Italia. A partire dal riconoscimento di paese con il miglior reddito reale nel 2024 grazie all’incremento del reddito da lavoro dipendente del 3,4% tra tutti i Paesi del G7 (i paesi più industrializzati). Altri elementi considerati dall’OCSE riguardano gli investimenti nei settori produttivi; l’estensione delle aree ZES a tutte le regioni meridionali con possibilità di sostegni alle imprese che si insediano sul territorio, sgravi fiscali per le aziende che assumono in area ZES, riduzione o anche eliminazione dei carichi contributivi per giovani assunti con contratti a tempo indeterminato; ed ancora, il dato storico raggiunto in termini di occupazione in Italia con il risultato ancor più sorprendente dell’impennata occupazionale delle donne che conquistano sempre più spazio nel mercato del lavoro in Italia. Ma l’OCSE pone anche l’accento sul PIL sempre crescente; la percentuale più bassa di inflazione tra i paesi dell’Area U.E.; la riforma fiscale e gli ottimi risultati conseguiti sull’affidamento di finanziamenti per il PNRR; la riduzione del cuneo fiscale per i redditi sino a 35.000 Euro, con l’obiettivo di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori e stimolare adeguatamente l’economia.

A questi fattori evidenziati dagli “addetti ai lavori” che scrutano ogni aspetto significativo e riscontrabile in campo economico dei Paesi più industrializzati, va sottolineato che lo Spread (differenziale di rendimento tra titoli di Stato di due Paesi. Nel nostro caso i BPT italiani e i Bund tedeschi) é praticamente dimezzato e che Piazza Affari ha raggiunto livelli da autentico record!

Ma passiamo ad analizzare i risultati del Governo di Centro Destra in tema di politica estera. Iniziando dai risultati ottenuti dall’export nazionale, grazie al sostegno ricevuto dalle politiche promozionali del Made in Italy messe in campo dal Ministero dello Sviluppo Economico guidate dal siciliano Adolfo Urso.  Le esportazioni italiane hanno potuto registrare una crescita significativa con un l’aumento  di 15,5 Milioni di Euro nei confronti degli Stati Uniti e incrementi rilevanti verso Francia e Germania. E il trend é ancora in crescita.

Sotto l’aspetto delle politiche internazionali, il Governo Meloni ha sempre supportato l’Ucraina. Ha mantenuto la posizione coerente di condanna dell’aggressione russa e il sostegno più assoluto al paese invaso arbitrariamente con forze militari soverchianti. Il Governo si é allineato senza esitazioni con gli alleati occidentali e rafforzato la sua posizione, ottenendo il sostanziale riconoscimento della NATO.

A partire dal 1° Gennaio del 2014 l’Italia ha assunto la Presidenza del G7, posizionandosi al centro delle decisioni sulle principali questioni globali, rafforzando il suo ruolo sulla scena internazionale. Ponendo anche con forza e in ogni occasione la necessità di politiche di sostegno delle economie dei paesi africani per incoraggiare e promuovere la nascita di opportunità occupazionali in territorio africano. Un sostegno che sia sostanziale, duraturo, efficace da parte dei paesi più ricchi. Un progetto non più differibile per ostacolare la fame che costituisce il primo caso di morte dei bambini sino a 6 anni in quel continente. Un progetto che deve offrire l’opportunità  di non dover scappare dai propri luoghi di origine per guerre o per mancanza di ogni presupposto di una vita civile. E’ Il cosiddetto “Piano Mattei” che nasce per volontà del governo italiano. Un progetto strategico affidato alle diplomazie mondiali per la cooperazione allo sviluppo e investimenti mirati. A partire dall’Italia, per rafforzare e rinnovare i legami e il buon vicinato con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Non più aiuti a pioggia o con il contagocce. Ma progetti di opere pubbliche, acquedotti, scuole, ospedali e assistenza sanitaria per le popolazioni. Realizzate in loco dai paesi più ricchi. E poi insediamenti industriali ed aiuti all’agricoltura per rendere autonome e autosufficienti le popolazioni locali. Una proposta e un progetto fatto proprio dai paesi del G7 che sta già muovendo i primi passi necessari in tale direzione.

Ed é anche grazie al ruolo di Presidenza del G7 assunto dall’Italia, che la nostra diplomazia, supportata dal Primo Ministro e dal Ministro degli Esteri, ha potuto avere un ruolo di primo piano nelle lunghe e faticose trattative per il cessate il fuoco in Libano e che tutt’ora si adopera perché siano deposte le armi in Ucraina e in Palestina, monitorando anche e con ogni attenzione gli sviluppi della crisi Siriana. Con ciò accrescendo la considerazione internazionale e il prestigio dell’Italia anche nei teatri più difficili e nelle situazioni più laceranti e obiettivamente più pericolose. Come nel caso dei nostri militari dell’UNIFIL/ONU di stanza al confine tra Israele e Libano.

Un governo italiano dialogante con tutti i partner mondiali, che non ha esitato a promuovere incontri bilaterali con gli attori della politica internazionale tanto in Italia, quanto con apposite missioni diplomatiche all’estero. A partire dai paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, agli USA, all’Argentina, alla Cina. In ciascun paese la Premier ha aperto la strada a nuove cooperazioni nei settori più delicati: dalle tecnologie più avanzate, alle intese commerciali, alla cultura e alle infrastrutture. Ma soprattutto ha instaurato rapporti di sincera amicizia dell’Italia in ogni angolo del globo con interlocutori autorevoli che hanno sempre espresso elogi e soddisfazione per l’esito degli incontri con gli esponenti del Governo Meloni e per le stagioni future di nuove e più proficue relazioni diplomatiche con il nostro Paese.

Prova ne sia, la dinamicità del nostro Governo sul fronte internazionale e il rafforzamento delle sue relazioni bilaterali, la recentissima visita di Stato dei Reali di Spagna a Roma e Napoli, che sottolineano l’importanza della cooperazione in ambiti quali l’economia, la cultura e la sicurezza. Ruoli questi molto attivi dell’Italia sulla scena internazionale. La capacità del Governo e delle Istituzioni italiane di affrontare efficacemente queste sfide fondamentali, sarà determinante per il futuro della nostra Nazione.

MANFREDI BATTE LA FUNICOLARE 1000 a 800 !

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La nostra città sta vivendo una grande stagione di visibilità e di successo turistico. Tra le bellezze naturali, i siti culturali e la sua eccezionale gastronomia Napoli continua ad attirare decine di migliaia di visitatori e tutto lascia immaginare che questo “fenomeno” possa durare ancora a lungo. Quando però l’amministrazione comunale, con in testa il Sindaco Manfredi, è chiamata a dimostrare una capacità amministrativa ecco che compaiono gli evidenti limiti di una giunta che si bea del naturale successo turistico ma che sembra del tutto inerte per quanto riguarda la qualità dei servizi pubblici.
La vicenda della Funicolare di Chiaia rappresenta una sintesi di come i fallimenti rimangano nascosti anche nella cronaca dei mezzi di informazione.
Manfredi è in carica dall’ottobre 2021 e la funicolare è chiusa dall’ottobre del 2022.
Una serie interminabile di rinvii nel completamento dei lavori di manutenzione hanno determinato una situazione difficile da spiegare e da giustificare.

Una città moderna che si vanta di avere le stazioni della Metro tra le più belle d’Europa non può permettersi un servizio pubblico di trasporto metropolitano così insufficiente, saltuario, con lunghi periodi di fermo per riparazioni, manutenzioni e deficienze strutturali. Ne può permettersi una linea ferrata a mezzo servizio come la linea 6 che conclude le sue corse giornaliere alle ore 15.00. E tantomeno non  può consentire un disservizio così lungo e catastrofico come quello della funicolare di Chiaia con oltre 800 giorni di chiusura inspiegabili e drammatici per le migliaia di utenti oltremodo penalizzati dallo stop vergognoso dello storico impianto cittadino.

IL MONDO DEI GLADIATORI: TRA FAME E RISCHIO NELLA ROMA ANTICA.

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Con la recente uscita del secondo capitolo de “Il Gladiatore”, l’attenzione si è nuovamente rivolta a quel mondo affascinante e complesso che circondava i gladiatori, figure emblematiche della Roma antica. Sebbene spesso si tendano a rappresentare le lotte gladiatorie come eventi cruenti e sanguinosi, è importante considerare la realtà più sfumata di questi combattenti, che erano al contempo schiavi e celebrità del loro tempo. I gladiatori, infatti, godevano di una certa fama e ammirazione, nonostante la loro condizione di schiavitù. La cultura popolare moderna tende a enfatizzare la brutalità degli scontri, ma è interessante notare che le lotte non sempre terminavano con la morte del gladiatore sconfitto e soprattutto essi erano ben addestrati. La decisione di uccidere un avversario non era mai scontata; anzi, il gladiatore vivo rappresentava una preziosa fonte di guadagno per il suo padrone, poiché ogni combattimento era un’opportunità di lucro. È fondamentale contestualizzare questa realtà all’interno della mentalità dell’epoca. Oggi consideriamo inaccettabile il valore economico attribuito a una vita umana, ma nella Roma antica le dinamiche sociali ed economiche erano profondamente diverse. Le lotte gladiatorie erano eventi organizzati, spesso legati a celebrazioni, vittorie di condottieri o funerali, e si ritiene che abbiano avuto origine come rituale per onorare i defunti. Contrariamente alla percezione comune, non tutti i gladiatori erano schiavi costretti a combattere. Alcuni di loro si arruolavano volontariamente, spinti dal desiderio di fama o dalla necessità di saldare debiti. In effetti, i gladiatori venivano pagati dopo ogni incontro, e molti di loro utilizzavano i guadagni per liberarsi da situazioni debitorie. Tuttavia, anche questi guerrieri volontari non erano esenti dal rischio di morte, poiché ogni combattimento comportava un pericolo reale. Le celebrazioni dei gladiatori, documentate in affreschi e mosaici dell’epoca, testimoniano l’ammirazione della società romana nei loro confronti. Tuttavia, nonostante la loro fama, i gladiatori non godevano di un alto rispetto politico e sociale. Solo dopo un certo periodo di servizio, dopo aver dimostrato il proprio valore e pagato una somma, alcuni gladiatori riuscivano a ottenere la libertà, tramite la consegna del gladio, simbolo della loro emancipazione. Un esempio emblematico di questo mondo è rappresentato dall’elmo di un mirmillone conservato nel museo archeologico di Napoli, rinvenuto nella caserma gladiatoria di Pompei durante gli scavi del XVIII secolo. Questo elmo, riconosciuto come un modello celebrativo, è testimonianza dell’arte e della lavorazione di questi oggetti, che oltre a essere esteticamente affascinanti, erano anche notevolmente pesanti e complessi da indossare. In conclusione, il mondo dei gladiatori non può essere ridotto a una semplice narrazione di violenza e morte. Era un universo intriso di ambivalenze, in cui il rischio di vita si intrecciava con la celebrazione della fama e del coraggio. La storia dei gladiatori ci invita a riflettere su come le percezioni e le realtà possano cambiare nel tempo, rivelando sfaccettature inaspettate della condizione umana.

E POI PIAGNUCOLANO PER LA MANCANZA DI ALLOGGI PUBBLICI PER STUDENTI FUORI SEDE

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Campo Sud in questi ultimi mesi, anzi anche prima, ha scritto tanto su questo argomento.

E cioè la urgente necessità di realizzare posti letto per studenti universitari nella nostra città. La prima motivazione viene fuori dalla considerazione che quelli che esistono sono ancora, in gran parte, quelli realizzati a Napoli e in tutto il nostro Paese negli anni 30. Ma in quegli anni e anche successivamente, gli studenti universitari che si iscrivevano all’Ateneo Napoletano provenienti da altre regioni erano davvero pochi. Limitando la loro presenza ai soli giovani meridionali. Ma con il tempo il numero di studenti universitari é, per fortuna, molto cresciuto. E a Napoli più di recente, facoltà universitarie molto appetibili dal punto di vista  culturale, didattico e scientifico ne sono nate e si sono significativamente affermate. Tanto a Napoli città, che nella sua provincia e nell’intera regione Campania. E ancora tanto si sta facendo per ampliare l’offerta formativa a nuove discipline e a materie tecnico-scientifiche sempre più sofisticate e al passo con la ricerca scientifica a tutto tondo. Che richiede sempre nuovi ambienti di studio, attrezzature, strutture adeguate. Ma mentre “l’appeal” delle università campane cresce portando nuova linfa in termini di matricole, chi dovrebbe interessarsi di trovare o realizzare alloggi a prezzi controllati offerti dal sistema universitario pubblico? Chi dovrebbe sottrarre i giovani studenti fuori sede e le loro famiglie dalle difficoltà sempre crescenti di individuare posti letto offerti dal mercato privato se é vero, come é vero che un mercato privato ormai non esiste più per gli studenti, soprattutto da quando le case libere vengono trasformate tutte in Bed end Breakfast?

Cosa vieta alle amministrazioni pubbliche campane (dalla Regione ai Comuni, dalle stesse università alle città metropolitane) di guardarsi intorno e recuperare edifici pubblici non più in uso? Sappiamo bene che diversi progetti sono stati individuati attraverso il finanziamento europeo del PNRR, ma non c’é ancora notizia dell’inizio dei lavori per questi indispensabili alloggi per studenti. E per quale anno accademico saranno pronti gli studentati? Ma gli amministratori locali hanno idea di quanto sia importante favorire il trasferimento in città di diverse migliaia di studenti universitari provenienti dalle località più diverse del mezzogiorno e non soltanto? Ci si rende conto di quanto sia importante, anche economicamente e culturalmente, favorire in ogni modo l’ospitalità di giovani studenti o ricercatori universitari che si insediano nei nostri territori urbani?  Magari potendo avvalersi di comode, sicure ed economiche case dello studente? Si rendono conto questi amministratori nostrani che gli studenti universitari optano per l’iscrizione presso atenei del nord proprio per questo limite insuperabile della penuria di alloggi per studenti in città?

Su questo fondamentale problema, il nostro giornale ha compiuto uno studio piuttosto approfondito,  confrontando quello che offrono agli studenti fuori sede le altre città italiane, soprattutto del nord. E Milano, con le sue facoltà Universitarie, risulta la prima scelta per gli studenti di tutta Italia. Napoletani compresi. Ci sarà forse un motivo?

Poi si chiacchiera a vuoto sui soliti quotidiani nazionali e cittadini sulla fuga dei giovani cervelli dalle nostre città!

Eppure, spremendosi un po’ le meningi, dovrebbero venire alla mente a tanti napoletani, ma soprattutto agli amministratori locali, le diverse decine di edifici pubblici non più in uso, che potrebbero essere immediatamente individuate per le finalità di cui ci stiamo occupando. Facciamo un tentativo veloce di rinfrescare la mente ai “soliti noti” ed efficienti amministratori cittadini? Partiamo subito:

1) Ex palazzo della Direzione Anagrafe del Comune di Napoli, in Piazza Dante. Proprietà esclusiva del Comune di Napoli (attualmente inutilizzato).

2) Ex Ospedale Militare di Napoli ai quartieri spagnoli. Struttura conventuale del ‘600 di grande pregio artistico (inutilizzata ed abbandonata tutta intera la parte edificata che versa in condizioni di enorme degrado) che, attualmente,  viene aperta al pubblico limitatamente al grande giardino divenuto parco urbano dei quartieri spagnoli. (proprietà esclusiva del Comune di Napoli)

3) Ex sede della Pretura di Napoli in Piazza San Francesco (pochi metri da Porta Capuana). Si tratta di un antico monastero francescano che ha ospitato gli Uffici Giudiziari sino alla fine degli anni 80, con oltre 5 piani e numerose stanze per ogni livello edificato. Di proprietà del Demanio dello Stato. (attualmente inutilizzato).

4) Ex Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi, in Calata Capodichino, 230. Costruito nel 1908, ha mantenuto la sua funzione sanitaria sino al 2002 con il ricollocamento degli ultimi pazienti psichiatrici in altre strutture socio-sanitarie di accoglienza. E’ costituito da oltre 33 padiglioni per le degenze (oggi abbandonati) e di un corpo di fabbrica centrale dal quale si dipartono i padiglioni. Si estende su un’area di 220.000 mila metri quadri con un autentico e meraviglioso bosco urbano annesso. La sola palazzina centrale sembrerebbe utilizzata dalla ASL NA 1 di Napoli (che ha la proprietà del grande complesso edilizio) come archivio e biblioteca aziendale.

5) Ex Studentato Universitario di Via Veterinaria. Edificio costruito dall’Istituto Case Popolari di Napoli negli anni 30 su commissione dell’Opera Universitaria. Negli anni 80 passa in proprietà alla Regione Campania.  L’edificio di oltre 5 piani costruito con il criterio della ospitalità alberghiera per gli studenti, ha assolto a questo compito efficacemente, ospitando regolarmente i giovani universitari fuori sede sino al 1980. In quell’anno, a seguito del terremoto, l’edificio fu requisito dal Comune di Napoli per ospitarvi nuclei familiari di terremotati napoletani. Nel 1990 fu restituito alla Regione in condizioni disastrose. La vandalizzazione subita in quei 10 anni dal fabbricato riguardò le strutture igienico-sanitarie, gli infissi, le porte e gli arredi, le attrezzature, compreso le cucine industriali e suppellettili da cucina. Nel 2014 l’IACP di Napoli e la Giunta Regionale della Campania presieduta da Stefano Caldoro siglarono un Protocollo d’Intesa per ristrutturare completamente l’edificio, mantenendo l’originaria destinazione d’uso di studentato. Furono stanziati 30 milioni di Euro complessivi, impegnando i fondi strutturali europei. L’Iacp fu individuato come esecutore delle opere di ristrutturazione e furono anche avviate le prime attività per l’apertura del cantiere e delimitazione dell’area cantierabile, ed operate le prime attività per le normative di sicurezza.    Tuttavia le Amministrative regionali del maggio 2015 determinarono la vittoria della coalizione di centro sinistra con la elezione di Vincenzo De Luca a Presidente della Giunta Regionale della Campania. Quest’ultimo, come primo atto politico-amministrativo assunto dalla sua Giunta, decretò la cancellazione di tutti i protocolli d’intesa sottoscritti da Stefano Caldoro (che lo aveva preceduto nella guida della Regione Campania), negli ultimi 5 anni. Pertanto decadde anche il Protocollo che prevedeva la ristrutturazione di Casa Miranda, così come era chiamata la Casa dello Studente di via Veterinaria. Ad oggi la struttura pubblica di proprietà regionale rimane abbandonata.

6) ex Ospedale Psichiatrico giudiziario di Sant’ Eframo. Situato in una zona centralissima della città tra il museo Nazionale, via Toledo e via Salvator Rosa, ma piuttosto isolato dal contesto abitativo, perché sorge sulla sommità di una collinetta urbana. Originariamente era un Convento di frati cappuccini edificato nel 1575. Solo alla metà dell”800 il convento fu trasformato in carcere giudiziario e, un secolo dopo, divenne ospedale psichiatrico giudiziario. Funzione che ha mantenuto sino all’anno 2007. Si tratta di un edificio di enormi dimensioni costituito da diversi corpi di fabbrica. Un impiego certamente parziale quale alloggi per studenti potrebbe costituire un utile avvio di un recupero complessivo dell’ex convento anche per altri finalità pubbliche ( aule di studio per facoltà universitarie, aree dedicate alla ricerca scientifica, attività museali, centro congressi etc.)  Recentemente la proprietà della struttura é stata trasferita dal Demanio dello Stato al Comune di Napoli. L’edificio é inutilizzato.

7) Istituto scolastico di via Marco Aurelio. Si tratta di un edificio scolastico realizzato dallo stato sul finire degli anni 80 grazie ai fondi per la ricostruzione del dopoterremoto (Legge 219/81). La scuola é situata in via Marco Aurelio al Rione Traiano (ove rimane l’accesso al fabbricato) ma si sviluppa lungo la via Cinthia in direzione di Pianura, proprio di fronte al varco di accesso del comprensorio universitario di Monte San Angelo, tra i quartieri di Fuorigrotta e Soccavo. Si tratta di un complesso edilizio moderno ed efficiente con ampie aree dotate di attrezzature sportive e parcheggi auto. La diminuzione significativa di platea scolastica ha determinato, negli ultimi anni, la dismissione della scuola pubblica flegrea con relativo abbandono dell’edificio, che rimane di proprietà comunale. L’ipotesi di una riconversione in casa dello studente, per la particolare ubicazione a ridosso dell’Università, sarebbe oltremodo utile e largamente fattibile.

8) L’ex edificio della Manifattura Tabacchi nel quartiere di Poggioreale/Zona industriale. Attualmente inutilizzato.

E l’elenco potrebbe continuare, ma la volontà difetta e le orecchie dei nostri amministratori sono sempre tappate!

 

 

 

CONTRO IL “CLAN DE LUCA” ESISTE UNA OPPOSIZIONE???

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Sono oramai 10 anni di governo della Giunta Regionale guidata da De Luca, ma le iniziative politiche messe in campo dalle opposizioni sono state praticamente inesistenti.
Lo sceriffo salernitano ha certamente una personalità tanto forte da oscurare ogni avversario interno ed esterno, ma questo non può giustificare il nulla cosmico che ha caratterizzato la presenza politica di tutto il CDX.
La insipienza dei partiti e dei consiglieri regionali ha certamente favorito il convincimento di De Luca e del suo clan sulla sostanziale impunità della quale potevano beneficiare. E beneficiano tutt’ora.
La vicenda Cascone ne costituisce la conferma e le dichiarazioni del fedelissimo deluchiano confermano la assoluta mancanza di legalità nella attività amministrativa.
L’appuntamento elettorale si avvicina ed immagino che saranno in molti a sgomitare per conquistare un posto in regione. Spero che gli elettori siano attenti nella loro scelta e che ricordino quanto accaduto in questi anni.

INAUGURATA A ROMA LA MOSTRA-EVENTO DELL’ANNO: “IL TEMPO DEL FUTURISMO” La grande intuizione dell’ex Ministro Sangiuliano!

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Una grande esposizione di arte e cultura con oltre 350 opere di Futuristi italiani e stranieri che abbracciano e coinvolgono interamente il secolo scorso in un percorso artistico e culturale affascinante ma ancora poco conosciuto al grande pubblico.

Una felice intuizione e una precisa volontà dell’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, immediatamente dopo essersi insediato nello storico palazzo di Via del Collegio Romano, sede del Dicastero della Cultura, pensò di realizzare una Mostra Antologica sul fenomeno artistico-culturale del Futurismo in Italia e in Europa. Un evento espositivo di grande respiro che rispecchiasse fedelmente la simbiosi tra Arte, Scienza e Tecnologia e il rinnovamento della sensibilità umana prodottosi in quegli anni come effetto delle grandi scoperte scientifiche che rivoluzionarono le società ovattate e sonnolente di fine Ottocento e dei primissimi anni del Novecento, schiudendo di fatto le porte al  Movimento Futurista in tutte le sue varie forme artistiche e culturali.

Una iniziativa espositiva di rilievo internazionale che, inizialmente, trovò immediati e risoluti detrattori in critici d’arte e studiosi che non ritenevano il Futurismo meritevole di una mostra antologica e un approfondimento culturale degno di questo nome. E giù articoli di fuoco sui soliti giornali “impegnati”; interviste agli “esperti” che cercavano di smontare l’evento; proposte alternative riduttive avanzate con la scusa di contenere le spese preventivate per la Mostra; polemiche velenose sulla validità professionale e scientifica dei curatori della Mostra prescelti dal Ministero della Cultura e ogni altro scartiloffio messo in campo con l’unico scopo di far saltare l’iniziativa per evidenti motivi politici o, peggio ancora, per l’umana gelosia di quanti erano stati esclusi dalle attività di organizzazione e curatela artistica dell’evento.

Ma il buon Sangiuliano tirò diritto senza dar conto agli oppositori e “demolitori” di professione. Si stabilì che la Mostra potesse essere ospitata in luogo idoneo e senza costi aggiuntivi per l’erario, preferendo la prestigiosa Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Viale delle Belle Arti in Roma, ai limiti con il meraviglioso parco urbano di Villa Borghese. Si stabilì che nell’allestimento della Mostra si dovesse partire dalla esposizione delle centinaia di opere d’arte di proprietà dello Stato conservate proprio nei depositi della Galleria d’Arte Moderna e che poche sarebbero state le richieste di prestiti temporanei ad Altre Gallerie e Musei italiani e stranieri per contenere costi e ridurre i tempi di allestimento.

Un grande lavoro di organizzazione e di costruzione di un evento di respiro internazionale in gran parte realizzato “in casa” che offrisse il giusto riconoscimento e l’omaggio doveroso del nostro Paese alla sua “Avanguardia Artistica” più originale e famosa del XX° Secolo.

E finalmente  si inaugura questa “Kermesse” dell’Arte e della Cultura, in una fredda e piovosa serata di Dicembre, nella ricorrenza della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti (2 Dicembre 1944), autore del “Manifesto sul Futurismo” pubblicato sulle pagine del Quotidiano francese “Le Figaro” nel 1909 e fondatore del Movimento Futurista in Italia e in Europa.

Si passa dalle opere di Giacomo Balla con la “LAMPADA AD ARCO” del 1911 a Umberto Boccioni con “L’IDOLO MODERNO” sempre del 1911, passando per Tullio Crali con l’opera “PRIMA CHE CHE SI APRA IL PARACADUTE” del 1939. E ancora la “FUTURLIBECCIATA” di Giacomo Balla dipinta su un lungo e stretto foglio di carta, al ritratto di “BENEDETTA MARINETTI” con paesaggio, di Enrico Prampolini. Opere che risaltano il costante dinamismo, la simultaneità, la velocità espressiva, il movimento. Elementi che rappresentano più di ogni altro i crismi del Futurismo. Ed é per questo che accanto ad opere piene di colore e di vivacità dinamica, sono esposte di seguito, nelle 26 sale attrezzate senza risparmio di spazi, per ben 4000 metri di esposizione complessiva, un Idrovolante Macchi MC72 che stabilì il record della velocità negli anni dal 1933 al 1939 e una serie di motociclette delle marche italiane più conosciute e apprezzate nel mondo a partire dalla FRERA, primo marchio motociclistico tutto italiano, per finire ad alcune autovetture da corsa che parteciparono alla prima gara automobilistica italiana, la Torino-Asti del 1895, messe a disposizione dall’Automobile Club d’Italia, sponsor della Mostra sul Futurismo di Roma. E poi le sale dedicate a Guglielmo Marconi e le sue invenzioni rivoluzionarie: dal telegrafo senza fili alle trasmissioni radiofoniche. E tante, tante opere ancora che testimoniano l’impronta indelebile sulla cultura italiana ed europea impressa dal Futurismo, che ha influenzato anche numerosi movimenti artistici successivi, dal Cubismo al Surrealismo, al Dadaismo, contribuendo in maniera forte e significativa a ridefinire il concetto di espressione creativa. Il movimento Futurista che fu anche ispiratore di opere letterarie, musicali, architettoniche, teatrali, cinematografiche, del mondo della moda e fin anche della gastronomia, ha influenzato intere generazioni  di artisti e designer, aprendo la strada a infinite esplorazioni artistiche, nell’uso dei materiali e nella sperimentazione. Il Futurismo, senza ombra di dubbio, continua ad interpretare, forse senza volerlo, il cambiamento, il progresso, l’innovazione  nell’arte, spingendo artisti e appassionati a guardare il futuro con interesse e senza alcuna preclusione.

Si é anche molto discusso, come abbiamo già avuto modo di parlarne poco prima, delle polemiche sui costi di questa Mostra. Ebbene le spese effettuate per tutte le attività previste sarebbero di pochissimo sopra il milione di Euro. A queste cifre vanno sottratti gli introiti dei biglietti di accesso alla Galleria e gli importi delle sponsorizzazioni delle imprese che hanno sostenuto l’iniziativa culturale. Ma, soprattutto, vanno considerate le spese per l’acquisto dell’appartamento, o meglio, della casa museo di Giacomo Balla in Via Oslavia in Roma.

Si tratta di un significativo investimento del Ministero della Cultura per assicurarsi una icona del Futurismo con tutte le opere d’arte dell’artista rimaste invendute o che facevano parte dell’arredo dell’abitazione romana di Balla. Considerando che ogni mobile o suppellettile lasciata in casa, compreso gli infissi e le porte in legno, furono realizzate personalmente e artisticamente dall’autore.

“Regalare” questo pezzo di storia dell’Arte del nostro Paese ai cittadini italiani che potranno visitare tutto l’anno la casa museo di Giacomo Balla, costituisce una ulteriore felice intuizione e un investimento culturale degno di questo nome per quanti hanno lavorato su questa opportunità unica. Investire in cultura in maniera strutturale e innovativa é certamente l’obiettivo cui si é sempre ispirato l’ex Ministro Sangiuliano, a cui va riconosciuto il merito ed espressa la riconoscenza degli amanti dell’Arte per la grande Kermesse di Roma.

 

 

IL SUD QUASI CANCELLATO

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Dopo le dimissioni “forzate” di Gennaro Sangiuliano e quelle “istituzionali” di Raffaele Fitto la rappresentanza di ministri meridionali si è ridotta al lumicino e con deleghe di scarso peso politico ed economico.
La Meloni si è vista costretta a conservare la delega sul SUD, ma questo non basta a giustificare quella che sembra una tendenza che accompagna da troppo tempo gli ultimi governi nazionali.
Ovviamente non è solo un problema di numero ma soprattutto di capacità di incidere sullo sviluppo di un area che ha assolutamente bisogno di investimenti che riescano a colmare un gap storico con il resto del paese ed in particolare per quanto riguarda sanità e servizi pubblici.