GIOTTO E LA COMETA DI HALLEY: ARTE E ASTRONOMIA.

La Cappella degli Scrovegni, affrescata intorno al 1300, è un’opera d’arte senza eguali,
tanto che dal 2021 è patrimonio dell’UNESCO. Commissionata da Enrico degli Scrovegni,  figlio di Rinaldo, un facoltoso usuraio padovano. La cappella sorge sull’area dell’antica arena
romana di Padova, acquistata agli inizi del Trecento da un nobile decaduto, Manfredo Dalesmanini.
Qui, Enrico edificò un sontuoso palazzo, destinando la cappella a oratorio privato e futuro
mausoleo familiare.
Giotto, con la sua straordinaria maestria, ha raffigurato nelle pareti della cappella diverse
scene della vita di Cristo. Tuttavia, una scena in particolare cattura l’attenzione:
l’Adorazione dei Magi. In questa rappresentazione, il pittore ha immortalato la cometa di
Halley che aveva osservato durante il suo passaggio nel cielo di Padova nel 1301. L’attento
uso della luce da parte di Giotto riflette i legami con gli studi scientifici dell’Università di Padova, dove lo scienziato
Witelo, nel XIII secolo, aveva fornito una spiegazione matematico-sperimentale dei
fenomeni ottici, ispirandosi allo scienziato arabo Alhazen. Questi studi furono ulteriormente sviluppati, in seguito, da Pietro d’Abano.

Nell’Adorazione dei Magi di Giotto, un affresco della Cappella degli Scrovegni a Padova, una
stella cometa splende sopra la capanna della Natività. È probabile che l’idea di dipingere
una cometa, piuttosto che la tradizionale stella a tre punte simbolo della Trinità, sia nata
dalla visione della cometa di Halley, che Giotto avrebbe osservato tra il 1301 e il 1302.
Questa innovativa scelta pittorica non solo dimostra l’attenzione di Giotto per i fenomeni
naturali, ma anche la sua capacità di integrarle nella rappresentazione sacra.
La cometa di Halley, conosciuta ufficialmente come 1P/Halley, è la più famosa e brillante
delle comete periodiche provenienti dal disco diffuso. A differenza delle comete della nube
di Oort, che compaiono ogni migliaia di anni. Quelle del disco diffuso attraversano le regioni
interne del sistema solare a intervalli di decine di anni. La cometa prende il nome da
Edmond Halley, che per primo ne predisse il ritorno al perielio calcolandone il periodo
orbitale nel 1705. Egli intuì che si trattava della stessa cometa osservata da diversi
astronomi fin dal 204 a.C.
La cometa di Halley è il prototipo di comete con periodi orbitali tra i 20 e i 200 anni e orbite
inclinate rispetto al piano dell’eclittica. L’ultimo passaggio della cometa al perielio è
avvenuto nel 1986, e il prossimo è previsto per il 2061.
Un possibile riferimento storico alla cometa si trova nel Talmud ebraico. Un passaggio
afferma che “esiste una stella che appare una volta ogni settanta anni.” Attribuito al
Rabbino Joshua ben Hananiah, potrebbe riferirsi al perielio del 66 d.C., l’unico avvenuto
durante la sua vita. Questo evento avrebbe potuto influenzare gli israeliti a insorgere,
culminando nella prima guerra giudaica e nella distruzione del Tempio di Gerusalemme nel
70 d.c. da parte delle legioni romane dell’imperatore Tito Flavio Vespasiano.
Grazie ai calcoli di Halley, è stato possibile individuare le prime apparizioni della cometa
nella documentazione storica, collegando così scienza e storia in un intreccio affascinante
che trova una splendida espressione nell’arte di Giotto.