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ENRICO LETTA, ALLA CANNA DEL GAS (ORMAI VUOTA) TRASCINA LA POLITICA ITALIANA AI TEMPI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 1948!!

Personalmente non ero ancora nato nel 1948. Ma chi ha maturato nel corso della sua vita una passione per la politica e magari si é anche occupato di politica nazionale o locale tra le sue esperienze di vita o professionali, sa bene che quella campagna elettorale del primo dopoguerra rappresenta una tappa fondamentale per la conoscenza e l’interpretazione di oltre 50 anni di vita italiana. Una pietra miliare nella storia istituzionale, sociale e politica del nostro Paese.

La radicalizzazione dello scontro voluta dai comunisti, con l’aggiunta di una parte dei socialisti e altri raggruppamenti di sinistra filo sovietica, riuniti nel “Fronte Democratico Popolare” elevò sino alla esasperazione i toni della campagna elettorale contro il mondo cattolico e moderato del Paese che, dopo gli orrori della guerra, vedeva piuttosto nell’alleato americano quella garanzia di libertà e di democrazia di cui aveva bisogno assoluto. Fu una campagna elettorale tragica nella quale la sinistra fece leva sulla cosiddetta “lotta di classe” chiamando alla mobilitazione “le masse” ( operai, lavoratori combattenti della guerra partigiana) contro lo schieramento avverso, rappresentato prevalentemente dalla Democrazia Cristiana, che veniva accreditata e quindi accusata del sostegno della Chiesa Cattolica, notoriamente e storicamente contrapposta al marxismo comunista e le dottrine materialistiche del mondo sovietico in primis.

Quella campagna elettorale, tra l’altro, subì inevitabilmente gli scontri che si svilupparono immediatamente dopo la fine del 2° conflitto mondiale tra i partiti che avevano partecipato alla guerra di liberazione sotto l’ombrello del Comitato di Liberazione Nazionale. (Comunisti e socialisti da un lato; democratici cristiani/ popolari e liberali dall’altro). Il dibattito politico, infatti, fu caratterizzato dalla opzione dei comunisti di trasformare il CLN nel fondamento esclusivo del nuovo regime democratico che nasceva dalla fine del conflitto mondiale. Questa ipotesi fu fortemente contrastata dai cattolici democratici e dai liberali che, piuttosto, ritenevano che il ruolo “politico” del CLN (che in periodo di guerra aveva avuto prevalentemente un ruolo militare) avrebbe dovuto esaurirsi con la fine delle ostilità. La sovrapposizione e il perdurare della esistenza di un organismo militare, per altro fortemente caratterizzato dalla presenza comunista, avrebbe costituito una grave imposizione e un elemento turbativo se non ostativo della democrazia parlamentare e delle neonate istituzioni repubblicane.

Questa divaricazione di ordine politico e istituzionale ruppe drasticamente i rapporti politici tra coloro che, con diverse ideologie e diversi obiettivi, condussero la guerra di liberazione sotto l’ombrello del CLN. E gli strascichi si  ripercossero nel 1948 in quella campagna elettorale divenuta ben presto una competizione tra contrapposte forme istituzionali, ideologie, modelli culturali, religione, organizzazione sociale, alleanze. Si arrivò ben presto allo “scontro tra civiltà”. Si richiamava continuamente il principio del bene e del male attribuendo di volta in volta a questo o a quello schieramento l’appartenenza al male assoluto.

Sembrava vivere ogni momento la sensazione di esser giunti all’ultima spiaggia delle libertà individuali  di un popolo intero. La denigrazione dell’avversario era all’ordine del giorno, insieme alle esagerazioni della propaganda elettorale voluta e ricercata  per spaventare l’elettorato. Nessuno degli schieramenti evitò di abusare di questi toni esasperati. Ma la sinistra ebbe la sfrontatezza di usare ogni mezzo più vergognoso e ripugnante di propaganda per ottenere una mobilitazione dell’elettorato che consentisse di vincere quelle elezioni ritenute dai comunisti di fondamentale importanza per realizzare un governo di diretta emanazione sovietica nel nostro Paese.

Lo sforzo del Partito comunista e dei suoi alleati del “Fronte Democratico Popolare” non andò oltre il 31 % dei consensi. La Democrazia Cristiana ottenne un ragguardevole 48,7% di voti degli italiani che respinsero senza appello l’opzione comunista, esprimendo un consenso convinto e diffuso. La denigrazione sistematica degli avversari, in uno con la demonizzazione della Chiesa cattolica, preti e suore, gli alleati americani e altre amenità, non pagarono affatto lo schieramento della sinistra più riottosa e aggressiva che si sia mai conosciuta nel nostro Paese.

Ma la storia ci ha insegnato e ci ricorda, in tante occasioni diverse, dei suoi “corsi e ricorsi storici”. E proprio in queste settimane stiamo vivendo una nuova campagna elettorale ove qualcuno vuole necessariamente ricalcare le stesse folli metodologie di campagna elettorale del 1948. Qualcuno che non vuole certo portare in Italia un governo satellite dell’Unione Sovietica. Innanzi tutto perché l’URSS per fortuna non esiste più. Ma questo qualcuno ha il terrore di perdere il potere. Un potere concesso grazie ad alchimie istituzionali che da oltre 15 anni premia con ruoli di governo il suo partito, che le elezioni le ha ripetutamente perse sul campo. Naturalmente stiamo parlando del PD e del suo impalpabile Segretario, che unitamente al suo alleato più “accreditato” e coccolato, quel tal Luigino di Maio da Pomigliano d’Arco, vomita ogni giorno e ogni genere di falsità e di turpiloquio pseudo politico sui suoi avversari di Centro Destra. Talvolta é la Meloni oggetto delle sue denigrazioni giornaliere (troppo spesso completamente false e pretestuose), talvolta Salvini é il suo bersaglio preferito, altre volte ancora “intrattiene” i suoi fans sparando invettive e veleni a go go’ su Silvio Berlusconi.

E siccome ha paura di vedersi sottrarre voti anche dal cosiddetto terzo polo, da qualche giorno ha iniziato una “nuova campagna” di denigrazione e delegittimazione che include anche il rotondetto Calenda. Almeno evita di diventar monotono e oltremodo ossessionato dai soli leader del Centro Destra.

Si potrebbe obiettare: ma di programmi e tesi politiche, Letta ne parla in questa campagna elettorale?  A giudicare dal richiamo quasi giornaliero al presunto programma o agenda di Mario Draghi (che nessuno ha mai visto e che nessuno ha mai scritto a partire da Draghi) quello di avanzare proposte o parlare di programmi elettorali del PD sembra una attività superflua o poco redditizia per il Segretario PD. Tanto ci pensa Draghi (a far cosa non si sa). La verità vera é che il buon Enrico Letta attacca per non essere attaccato. Sparla degli altri per evitare si parli delle sue scelte contraddittorie e incomprensibili ai più. Evita di far sapere, ad esempio, che il nostro di Maio, inventore del Reddito di cittadinanza, é candidato nelle liste proporzionali del PD e qualora lo ritrovassimo ai primi di ottobre con un seggio  in Parlamento sarà solo per sua responsabilità. Dopo aver detto di tutto e di più sul personaggio ex 5 Stelle e poi “arruolarlo” per un pugno di voti. Se mai li portasse davvero.

Ma questi son fatti suoi e del suo partito che gli consente queste “furbate”.

Quel che ci preoccupa e non poco é questo clima da guerra fredda che Letta sta trasferendo in questa campagna elettorale. Un clima davvero insopportabile.  Una scelta raccapricciante che mira a lasciar intendere all’opinione pubblica che il Paese é in grave pericolo se si vota il centro Destra.

Un tentativo, ripetuto giornalmente e con ossessione, di terrorizzare l’elettorato attraverso l’ impegno di Letta e di tutti i candidati del PD in questa competizione elettorale: demonizzare, screditare, delegittimare l’avversario politico per scongiurare la irrilevanza manifesta della propria parte politica. Poi ci si lamenta della scarsa affluenza alle urne degli elettori. Anziché il confronto tra diverse forze politiche e diversi programmi per il Paese, siamo costretti ad ascoltare invettive contro l’avversario di turno, visto piuttosto come un pericoloso nemico. Magari al soldo di qualche potenza straniera che trama contro il nostro Paese.

Follie inaccettabili dopo 70 anni e più da quelle elezioni turbolente dell’immediato dopoguerra che si ha tanta voglia di rispolverare per esclusivi interessi di parte. E senza pensare che “avvelenando i pozzi” a rimetterci é solo il popolo italiano!

 

 

 

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