mercoledì, Dicembre 4, 2024
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E allora Bibbiano? Non faremo calare il sipario su fatti così gravi

Il PD denuncia il “tormentone”, ma noi intendiamo parlarne ancora.

Dovremmo parlare quotidianamente dell’orrore di Bibbiano, dovremmo tenere accesi i riflettori ininterrottamente su questa vicenda che, a detta di molti, pare sia solo la punta di un orribile iceberg.

Dovremmo analizzare e capire come è stato possibile che, nel nostro paese, venissero perpetrate, sotto gli occhi della società civile, simili atrocità ai danni di minori indifesi – strappati senza motivo alla propria famiglia d’origine, con manipolazioni e pressioni e assegnati ad altri nuclei familiari – e questo proprio ad opera di chi invece avrebbe dovuto tutelarli.

L’inchiesta sui minori di Bibbiano (comune in provincia di Reggio Emilia) si chiama “Angeli e Demoni” e riguarda (come si può leggere se si fa apposita ricerca su Google), affidi illeciti basati su perizie false per togliere illegittimamente i bambini ai propri genitori e collocarli, in “affido retribuito”, ad amici e conoscenti (!).

Una storia che parla di presunte pressioni sui bambini coinvolti affinché fossero indotti a denunciare abusi in realtà mai subiti in famiglia, di assistenti sociali precari che hanno taciuto e assecondato questo sistema per timore di ritorsioni lavorative da parte dei  propri superiori, di documenti falsi e relazioni stese ad hoc per fare apparire i genitori inadeguati, di disegni modificati con l’intento di far ritenere i piccoli vittime di abusi sessuali in famiglia e,  infine, di  soldi pubblici che sarebbero stati utilizzati per favorire le strutture private finite al centro delle indagini.

Il sistema sarebbe stato in atto sin dal 2014. Le indagini sono cominciate circa un anno fa grazie alla PM di Reggio Emilia Valentina Salvi, insospettitasi per le troppe denunce dei servizi sociali contro genitori accusati di essere violenti.

Questi i fatti in estrema sintesi.

Parliamo di 27 persone indagate. Tra i reati contestati: frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni personali gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso.

Ma l’oggetto di questa riflessione è, in realtà, un altro: ovvero la singolare e strumentale priorità individuata, rispetto a tale vicenda, dal PD, i cui esponenti sono attivissimi, da qualche giorno,  nel denunciare e lamentare inesistenti propagande politiche in loro danno (corredando il tutto con querele e minacce di querela verso chiunque osi esprimersi in merito ai fatti di Bibbiano) e ciò all’unico fine di proteggere il proprio partito da qualsivoglia responsabilità e soprattutto distogliere il focus dai fatti di Bibbiano.

L'”orrore” che ha indotto esponenti PD come Fiano, Boldrini & Co. a pronunciarsi sul tema parrebbe essere la presenza sui social di centinaia di “meme” e post che accuserebbero il PD ed il movimento Lgbt “di avere oscurato l’inchiesta di Reggio Emilia sui presunti abusi”.

Ora, se le opinioni possono essere ignorate i fatti invece no, i fatti restano tali e rispetto ad essi chiunque abbia un ruolo politico ha il dovere di esprimersi, di prendere una posizione.

Invece pare che, recentemente, si debba addirittura temere di affrontare l’argomento perché esporrebbe a rischio di querela e questo solo perché il caso coinvolgerebbe (come l’inchiesta sta acclarando) esponenti del PD.

Il partito Democratico non vuole essere accostato a questa vicenda ma, nel frattempo, non ha ancora sospeso dal partito i soggetti coinvolti e, più che condannare quanto accaduto, si è preoccupato di  silenziare chiunque parlasse del caso, con querele e con persecuzioni sui social tese a bloccare account di utenti che scrivono usando determinati  hashtag.

Ma cosa c’entra il Partito Democratico con l’inchiesta sull’affido dei bambini di Bibbiano?

In sintesi: nel sistema degli “affidi” di Bibbiano ricorre il nome di Roberta Mori, presidente Dem della Commissione Parità della Regione Emilia Romagna. A lei, sia Federica Anghinolfi (Pd), dirigente del servizio sociale integrato Val d’Enza, che il sindaco Dem di Bibbiano Andrea Carletti nel 2015 presentarono il Modello Val d’Enza sponsorizzato con fierezza dalla Mori.

L’ex sindaco Dem Andrea Carletti, invece, è agli arresti domiciliari perché, in qualità di primo cittadino, insieme a Federica Anghinolfi (Pd), avrebbe, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, «omesso di indire una procedura pubblica per l’affidamento del servizio di psicoterapia avente un importo superiore a 40mila euro, procurando un ingiusto vantaggio ad Hansel e Gretel».

Le contestazioni a carico di Andrea Carletti sono riferite a reati contro la pubblica amministrazione: abuso d’ufficio e falso ideologico. Nell’ordinanza del Gip di Reggio Emilia, si legge di «una piena consapevolezza dell’illiceità del sistema (sempre dal punto di vista amministrativo) e dell’assenza di qualunque forma di procedura o evidenza pubblica volta all’affidamento del servizio pubblico di psicoterapia a soggetti privati».

Carletti, dall’8 luglio, non è più il sindaco del Comune di Bibbiano e dopo la sospensione disposta dalla Procura, ha deciso di autosospendersi anche dal Partito Democratico.

Tuttavia, Emanuele Fiano, deputato del PD, ha tenuto di recente a ricordarci che “Attenzione perchè c’è chi si è preso una querela dopo aver accostato il nostro partito (PD) a quella vicenda”, riferendosi ad una dichiarazione di Luigi Di Maio che avrebbe detto che il PD sarebbe “il partito di Bibbiano, un partito che toglieva i bambini alle famiglie per venderseli …”.

Insomma, a chi chiede giustizia in merito ai fatti di Bibbiano,  a chi si dichiara umanamente disgustato e orripilato per quanto accaduto a Bibbiano –  fosse anche solo per avere preso cognizione del fatto che può accadere a chiunque di noi che vengano tolti i figli senza motivo,  in base a menzogne costruite a tavolino,  per affidarli a chissà chi e chissà perché  ed a fini di lucro, in danno della salute fisica e mentale di bambini innocenti –   alcuni esponenti del Partito Democratico rispondono denunciando l’esistenza di una “propaganda” contro di esso e annunciando querele e lamentando la nascita di un nuovo tormentone sui “social”: “e allora Bibbiano?” (sulla falsariga de “e le Foibe”, “ed i Marò?”).

Diceva Giorgio Almirante: “Se un politico ruba deve andare in galera. Se il ladro è uno dei nostri deve avere l’ergastolo”.  Ma, a quanto pare, non tutti ragionano così.

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