mercoledì, Dicembre 4, 2024
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De Luca e De Magistris : dei due l’uno. O nessuno dei due!

A De Luca lasciamogli riconosciuta almeno la coerenza. Lo aveva detto nel consueto appuntamento para-istituzionale e simil-propagandistico (della Croce del venerdì) , quando da Palazzo Santa Lucia aveva tuonato “QUEST’ANNO NATALE E CAPODANNO NON ESISTONO!”.
E così… è stato. Nel senso che si è voluto sostituire allo Stato, o quel che esso fu, al Governo che opera – almeno ufficialmente – per mano del CTS, il Comitato Tecnico Scientifico. Chiamato quest’ultimo, a governare al posto del Governo, che alla fine non ascolta nessuno e agisce di testa propria.
De Luca raggruppa in sé la doppia carica di Presidente della Giunta Regionale e di Delegato alla Sanità per cui lui sa cosa deve fare e fa ciò che vuole. Quindi se ne frega di ciò che gli esperti, almeno sulla carta, nazionali e locali, consigliano di adottare e forniscono al Governo le indicazioni da dettare. Per cui lo Sceriffo, come d’altronde il Contebis, fa di testa propria. Se ne frega se la sua ultima ordinanza pare avere – almeno a rigor di logica giuridica – sembianze di illegittimità. Così come fa notare il Sindaco del comune di Chiusano San Domenico (AV) De Angelis, che sottolinea:
“Al fine di assicurare la “riductio ad unum del regime giuridico nazionale e delle Regioni, gli artt. 2 e 2 del D.L. n. 19/2020 hanno introdotto limiti stringenti al potere di adottare ordinanze regionali e comunali. L’art. 2 co. 2 del suddetto decreto ha previsto che, nelle more dell’adozione del DPCM e con limitata efficacia fino a tale momento, la competenza di adottare atti, in casi di estrema necessità e urgenza per situazioni sopravvenute, è esclusivamente del Ministro della Salute e non più del Presidente della Regione o del Sindaco. Un DPCM è un atto amministrativo che può essere ristretto da un’ordinanza regionale solo se una fonte superiore lo consente. Come si vuol restringere una libertà personale con un’ordinanza se l’atto che disciplina la materia non è un atto amministrativo ma un decreto legge?”.
Ma De Luca fa spallucce e se ne frega anche dei contagi in calo; se ne frega se l’indice di mortalità campana è il più basso d’Italia; se ne frega se la Campania ne sta uscendo meglio di tutti (questo l’ha detto lui!); se ne frega se i commercianti e in particolare i ristoratori, si sono adeguati ai deliranti ordini del numero chiuso nei locali, del conteggio della presenza dei commensali; della registrazione dei clienti; della rilevazione della temperatura corporea degli utenti; della distanza tra i tavoli; delle barriere in plexiglass di separazione tra i clienti; dell’obbligo di gel, guanti e mascherine; dei debiti che le partite IVA si sono accollati per non chiudere le attività; dell’ulteriore “salasso” cui si sono obbligatoriamente sottoposti (i ristoratori etc.) per riaprire almeno in questi giorni di festa, così come da autorizzazione del governo nazionale. Ma lo sceriffo, senza timori, se ne frega e chiude !
Siamo al De l-irio di De Luca.
E poiché le cattive notizie (e non solo loro!) non viaggiano mai da sole, passiamo da palazzo a palazzo, da del-irio a dem-enza.
Da palazzo San Giacomo, immediata si leva l’eco di Giggino de Magistris, sindaco forzatamente salvato e socialmente rimpastato. E poiché ci ha abituato a passare dalle implorazioni mediatiche al governat(t)ore campano che sembrano le

7 piaghe, al fine di essere coinvolto nelle decisioni dell’unità di crisi, fino a dire nero se De Luca avesse detto rosso, Nord se Vicienzo diceva Sud e paragonare una città metropolitana nientepopodimeno che ad una Nazione quale il Giappone, a cui solo saremmo (stati) secondi, in soli sessanta minuti compie un quadruplo salto mortale carpiato, mezzo rovesciato, con diversi avvitamenti a sinistra e qualcuno pure a destra, arrivando addirittura al centro: il Primo Cittadino è stato veramente (in)capace di emanare un’ordinanza che rafforzasse le de-luc(r)ate di Vicienzo, salvo poi insorgere per annullare ciò che egli stesso aveva partorito. Per poi concludere con l’invito al Presidente di annullare anche l’ordinanza regionale!
Siamo ben consci che, ormai, viviamo in uno stato di diritto alla rovescia, quindi storto, come questa Italia sfasciata, dove i primi non sono gli Italiani, dove ai malati si chiede di non andare in ospedale, dove i sani sono definiti asintomatici, dove quando qualcuno augura il “bene”, si assiste a delle terribili sciagure che proprio a Napoli assumono un rilevante significato apotropaico. Ma quest’anno che Natale si festeggia senza il “Santo Bambinello” ? E che Capodanno sarà questo inizio di un nuovo anno tristemente uguale a quello vecchio? E in questa realtà greve e pesante quali saranno gli auguri che ciascuno di noi formulerà ai nostri parenti ed amici? Sarà il caso di limitarci ad augurare a tutti tanta buona fortuna. Ridotti come siamo, ogni Italiano ne avrà davvero bisogno!

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