Fiumi di inchiostro e giornate intere di reportage giornalistici sono stati spesi sin ora dalla carta stampata e dalle televisioni di mezzo mondo per fornire una spiegazione plausibile alla assoluta follia di questa guerra fratricida. Comunque la si pensi, qualunque sia la posizione di ciascuno di noi, quel che é certo é che ci troviamo di fronte ad una sciagura dalle proporzioni inimmaginabili. Per quanto si é visto finora e per quanto potrà accadere già nei prossimi giorni. O nelle prossime ore.
E dire che gli stessi Servizi Segreti Statunitensi, da tempo, segnalavano anomalie e iniziative non proprio pacifiche della Russia al confine con l’Ucraina: movimenti di truppe, creazione di aree logistiche per lo stazionamento di carri armati, truppe di terra, interi convogli di attrezzature militari, persino ospedali da campo. Quantitativi di materiale bellico non giustificabili con semplici e innocue manovre militari di reparti dell’esercito russo. Come, al contrario, si dichiarava candidamente da Mosca.
E poi le “grida” affannose del Governo Ucraino e gli appelli inascoltati ai paesi occidentali sulla pericolosità di tali “movimenti di truppe” sul lungo confine dell’ Ucraina, tra Russia e Bielorussia. Tutto annunciato. Tutto abbondantemente previsto. Tutto assolutamente sottostimato e colposamente sottovalutato dai paesi occidentali. Stati Uniti in testa.
Se si fossero attivati tavoli di trattativa e negoziati ad hoc con la Federazione Russa prima della ineluttabile invasione dell’Ucraina, probabilmente non ci troveremmo di fronte ad una catastrofe “annunciata” e ormai senza sbocchi plausibili o immaginabili. Non bastavano quei segnali inequivocabili e minacciosi della Russia per alzare la voce della diplomazia con Mosca ed evitare la distruzione di una nazione sovrana e l’epopea di un intero popolo?
E che dire delle nuove leggi approvate dal Governo e dal Parlamento Russo sull’inasprimento della censura applicata alla stampa locale e internazionale in ordine alla diffusione delle notizie sulla guerra, che Putin definisce semplicemente ed eufemisticamente una “Operazione Speciale” in Ucraina?? Che dire dell’abbandono delle “postazioni” dei giornali occidentali da Mosca e dall’intero territorio della Federazione Russa per motivi di sicurezza dei giornalisti , oltre che per protesta contro la censura alla stampa libera? Risposta che ha adottato anche la RAI, Mediaset e tutte le altre testate più autorevoli dell’Occidente, presenti sin ora sul territorio della Federazione Russa. E chi potrà assolvere, a questo punto, al delicato quanto indispensabile servizio di informazione sulle vicende belliche? Chi racconterà le condizioni del popolo ucraino impegnato nei combattimenti? Chi racconterà al mondo intero le devastazioni delle città ucraine sottoposte a bombardamenti incessanti? Chi ci dirà cosa accade a Mosca alle migliaia di dissidenti o semplici manifestanti che in numero sempre crescente protestano contro l’invasione dell’Ucraina?
Ma, soprattutto, chi potrà documentare le sorti di quei cittadini ancora nascosti nei rifugi e nelle metropolitane di Kiev o di coloro che non intendono lasciare il proprio Paese nonostante i pericoli sempre incombenti della guerra ?? E i profughi? E quanti non sono riusciti ancora a scappare dalla guerra ? Quale sarà la loro sorte se é vero, come é vero, che i soldati Russi, volenti o nolenti, colpiscono anche i civili in fuga?
Basteranno i corridoi umanitari e l’accoglienza commovente dei paesi confinanti, per donne, bambini e anziani scappati dalle bombe e dalle devastazioni? E cosa si pensa di fare ora, in piena guerra, per salvare dalla distruzione quel che resta di un popolo e una nazione collocata nel cuore dell’Europa?
Riuscirà l’America con i suoi alleati occidentali a pensare un pò meno al petrolio e al gas russo e un pò più al genocidio in corso dietro la porta di casa nostra?
O saremo costretti ad assistere nuovamente a quelle scene agghiaccianti di Kabul con i contingenti militari occidentali che lasciarono repentinamente e irresponsabilmente il campo di operazione ai talebani? E tutto questo dopo 20 anni di occupazione dell’Afghanistan, resa in tal modo sostanzialmente inutile, nonostante i grandi sacrifici di vite umane anche tra i militari italiani?
Noi ci auguriamo proprio di no!
E nel frattempo ci adopereremo con gli strumenti propri di un giornale libero per far cessare al più presto questa carneficina. Senza “tifare” per le ragioni politiche degli uni o degli altri. Ma consapevoli che occorra immediatamente riprendere a discutere seriamente e senza infingimenti di sorta tra le parti in guerra. E che tra le parti belligeranti occorra necessariamente avere al tavolo del negoziato tutti i soggetti realmente interessati (per un verso o per l’altro) a questa drammatica vicenda. Senza sottrarsi alle evidenti responsabilità. Ed é per questo che guardiamo con autentica soddisfazione al tentativo di mediazione offerto nella giornata di Sabato dal Primo Ministro Israeliano Naftali Bennett, che ha incontrato Putin e che si é “speso” per individuare e sollecitare una mediazione politico-militare per la risoluzione della grave crisi tra i due Paesi dell’Est Europeo. Un tentativo insperato o forse disperato. Certamente imprevisto. Ma tuttavia un primo passo concreto su cui affidare le speranze di una tregua durevole per salvaguardare in primis quei bambini e quegli adolescenti, già privati dei loro padri in guerra, e sottoposti a prove anche di natura psicologiche, incomprensibili e insopportabili.