La benzina è schizzata alle stelle e non si fermerà. Avere un mezzo di trasporto di proprietà d’ora in avanti sarà sempre più un bene di lusso. Hai voglia a mettere incentivi: di questo passo non solo non compreremo mai più una macchina nuova, ma quella vecchia che abbiamo parcheggiata nel cortile non la muoveremo più da lì.
Questo ci sarà più chiaro quando, tra non molto, aumenteranno anche la tassa di possesso, l’assicurazione e il pedaggio autostradale. Per molti italiani, però, l’aumento del petrolio si è sentito soprattutto col freddo negli appartamenti e i termosifoni spenti. Costa troppo tenerli accesi, soprattutto per le famiglie monoreddito o per quelle in cui gli over 50 lavoratori, sono stati sospesi perché non si sono piegati al vaccino obbligatorio.
Per fortuna l’inverno durerà ancora poco. I pesanti rincari su luce e gas, però, ci colpiranno da giugno in poi quando nelle le aziende si faranno i conti con la moltitudine di lavoratori rientrati già da fine marzo dallo smart working. I quali, giustamente, chiederanno come mai non funzionano i condizionatori e si lamenteranno per il troppo caldo. E le aziende allora inventeranno tante scuse per non dire la verità e cioè che i condizionatori accesi tutto il giorno rappresentano un costo non più sostenibile. Il sindacato allora baldanzoso protesterà. Ma, dopo aver alzato la voce, con la coda tra le gambe verrà a spiegare ai lavoratori che per colpa della guerra bisogna tenere spenti i condizionatori.
E allora sapete cosa accadrà? Accadrà che migliaia di lavoratori, vessati dal caro benzina, resi più poveri dalla riforma dell’assegno unico, dal taglio del trattamento integrativo e dall’aumento della cassa integrazione, esasperati dalle condizioni di lavoro rese più sempre più disagevol,i faranno tanta ma tanta malattia. E l’Inps pagherà tanti ma tanti bei soldini.
Noi però restiamo convinti che bisogna accerchiare la Russia, perché adesso è questa la narrazione dominante. Siamo passati in men che non si dica dal “ne usciremo tutti assieme” dell’era Covid, al “vinceremo tutti uniti” dell’era guerra in Ucraina. E allora il messaggio continuo e costante suona la carica in tutte le lingue dell’Ue e ci dice che bisogna sequestrare le barche di lusso, le ville e le auto di alta cilindrata agli oligarchi. Che poi questi se ne torneranno a casa loro e non sosterranno più quei territori, facendo crollare improvvisamente quelle economie locali che attorno ai loro capitali si erano formate, con tutto l’indotto che entrerà in crisi e che, perso il lavoro, si riverserà in massa nei patronati o nelle sedi INPS a chiedere la Naspi, la Discoll o la Disoccupazione agricola per non morire di fame o andare a rubare, poco importa. Adesso il “mantra” del giornale unico è che è giusto imporre l’embargo alla Russia. Fa niente che poi abbiamo scoperto che il Made in Italy è una bugia – una delle tante – e che il grano in realtà ce lo mandava Putin e ora è fermo nel mare di Azov e che, per questo, la pasta, la farina, il pane, i biscotti e tutti i derivati delle farine sono aumentati a dismisura e che anche un semplice piatto di pasta diventerà sempre più costoso.
Ma noi, anche di fronte all’evidenza che queste sanzioni nuocciono più a noi che a Putin, dobbiamo convincerci che è giusto continuare ad accerchiare la Russia, ad isolarla e indebolirla. Per costringerla così a fare marcia indietro perché messa in ginocchio dalle nostre sanzioni. E che bisogna soltanto attendere il momento – e non manca molto, dicono sicuri al telegiornale – che Putin si arrenda e venga strisciando a chiederci pietà.
Nessuno dei volti belli dell’informazione nostrana però ci racconta dell’incontro che il Presidente francese Macron ha avuto insieme ai suoi ministri con i vertici dell’industria francese – dalle major bancarie d’oltralpe a quelle dell’energia, della grande distribuzione e dell’agricoltura – per suggerire di non lasciare subito la Russia e di seguire una linea “più cauta” di quella dell’Italia. E nessuno, tranne i pochi siti di informazione alternativa, verrà mai a raccontarci che Putin ha ordinato proprio in queste ore la disconnessione dalla rete Internet in tutta la Russia per lanciare una propria rete interna non accessibile se non dal territorio russo. Segnali chiari di una strategia pianificata da tempo. Una “de-occidentalizzazione” chirurgica, scientificamente messa in atto mentre il resto del mondo, Italia in primis, insegue i panfili e le auto di lusso degli “oligarchi” nella convinzione che questo piegherà Putin e la Russia. Aspetta e spera, che poi si avvera. E intanto, se ci riesci, sopravvivi.
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Dalla frase “NE USCIREMO TUTTI ASSIEME” a “VINCEREMO TUTTI UNITI”. Come cambia la narrazione a senso unico dei media da una emergenza all’altra!!
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