È stato inaugurato ieri mattina a Brusciano il murales intitolato al Sergente pilota Giovanni Esposito, eroe della Guerra d’Africa, caduto in battaglia nei cieli di Dessiè in Etiopia il 15 febbraio 1936.
Il pilota bruscianese fu “decorato al valore con la medaglia d’argento del Nastro Azzurro” e ricordato quale pilota ardito, entusiasta, esempio fulgido di volontarismo in Africa Orientale. In numerose azioni, affrontava tutti i rischi pur di raggiungere risultati pari alla sua fede di combattente. Il suo aereo (un Savoia Marchetti S.81) precipitò per cause ancora sconosciute, probabilmente in seguito ad un attacco e, nel tentativo di atterrare e salvare la sua vita e quella del suo equipaggio, trovò la morte con i suoi camerati” dell’equipaggio. E’ quanto si legge nel comunicato a suo tempo diramato dall’Arma Aeronautica e ripreso dall’Associazione “La Cima” che ha ideato, fortemente voluto e realizzato l’iniziativa.
A lui è già dedicata l’arteria principale del suo paese, ma in tanti, grazie all’encomiabile lavoro di questi ragazzi, hanno potuto conoscere chi fosse davvero questo eroe dimenticato.
Numerosi sono stati gli astanti che, fieri, nel corso della manifestazione, hanno ringraziato l’Associazione “La Cima” per aver riportato alla luce questa storia del loro illustre compaesano finora taciuta o addirittura sconosciuta. Un sussulto di orgoglio e di appartenenza, di legame con il paese vesuviano, proprio come testimoniato dallo stesso Giovanni Esposito il quale era solito passare a volo radente i cieli sopra Brusciano per “salutare” il suo paese. Un particolare suggello a testimonianza del suo legame con il paese natale, dove lasciava cadere anche un fazzoletto profumato in dono per la sua promessa sposa, mai più salita all’altare dopo la morte del suo amato Giovanni.
Il murales che ritrae il volto del sergente pilota bruscianese in compagnia del suo aeroplano, in un tripudio di colori, incorniciato dall’immancabile tricolore sullo sfondo di cieli solcati, è opera del locale artista Pasqualino Mocerino.
Commovente anche la cerimonia, al suono di una tromba che ha intonato il Silenzio fuori ordinanza e l’Inno d’Italia, tra gli scroscianti applausi della cittadinanza commossa e lo sventolio del tricolore.
Un vero atto rivoluzionario quello compiuto dall’Associazione “La Cima”: viviamo i tempi del Black Live Matter, dove appartenenza e radici vengono estirpate in nome di un politically correct che più irrispettoso non si può. Dove i monumenti e le vestigia dell’antico splendore, ma anche del pensiero non non uniformato a quello imperante vengono imbrattate con la speranza di cancellarle. Ma a Brusciano, con una maestosa creazione artistica, viene glorificato un “proprio” eroe caduto per difendere la propria Patria fuori i confini nazionali. Dove “proprio” è da intendersi non in quanto bruscianese, o non solo bruscianese, ma della Patria, dell’Italia intera. Quella difesa, glorificata e resa sacra attraverso il dono della vita.
Un esempio di spirito di abnegazione per le generazioni presenti e quelle future, uno sprone a conoscere ciò che eravamo per marcare la propria identità e proiettarla nel futuro, (re)stando «Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!…»
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