Il Napoli torna da Bologna con un punto d’oro. Che poi, a voler essere onesti, chiunque a Napoli avrebbe firmato. Meno tre dall’Inter a fine giornata, ma con molta sofferenza. Ma se c’è una cosa che il campo ha raccontato, è che il Napoli a Bologna non si è proprio presentato.
Un primo tempo decente, un gol clamoroso di Anguissa — cavalcata alla vecchia maniera, alla “scansatevi tutti” — poi il nulla. Vuoto pneumatico. Una squadra che si spegne come se qualcuno avesse staccato la spina negli spogliatoi.
Il Bologna invece c’era. C’era eccome. Aveva idee, fame, ritmo. Ha preso a pallate il Napoli per tutto il secondo tempo.
L’1-1 arriva con una perla di Ndoye, che col tacco umilia la difesa azzurra e pareggia i conti. Ma è da lì in poi che comincia la vera partita: il Bologna assedia, spreca, prende a schiaffi un Napoli molle, lento, spento. La panchina resta immobile, i cambi tardano, e la squadra resta lì, rannicchiata, a pregare che passi la nottata.
Fino al 94’. Raspadori tira, Ravaglia la combina grossa, e Rrahmani, da un metro, riesce a non segnare. Sì, da un metro. Col portiere a terra. La faccia di chi guarda si scioglie nell’incredulità.
Il Napoli chiude con un punto, ma senza orgoglio. È il Bologna che meritava di più, e il Napoli che ringrazia il calendario. Qui sarà dura anche per l’Inter.